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  Il Rosario: una preghiera per più occasioni 
Preghiere
Da Salvatore Maria Perrella, Fatima: un invito e un messaggio a stare con Cristo e vivere e pregare come e con «Maria la Madre di Gesù» (At 1,14), in Acta XXIV Congressus Mariologici-Mariani Internationali in Civitate Fatima Anno 2016 Celebrati, Pontificia Academia Mariana Internationalis, Roma 2021, pp. 422-430.




L’opera compiuta dai Vescovi di Roma di ieri e di oggi è stata quella di promuovere, di motivare e di incentivare nei fedeli la preghiera evangelica del Rosario;254 prece che sa ben accompagnare le stagioni della vita dei credenti. L’appello di san Giovanni Paolo II che invitava i cristiani tutti (pastori, teologi e laici) a riprendere con fiducia il Salterio della Vergine tra le mani, riscoprendolo alla luce della Parola rivelata, in armonia con la liturgia delle fede, nel contesto dell’esistenza quotidiana (cfr. RVM 43) è ancora attuale. La preghiera del Rosario, inoltre, non solo ritma in maniera orante e contemplante l’esistenza quotidiana e normale dei fedeli cattolici, ma è riconosciuto e sperimentato come valido aiuto e conforto anche, come insegna tra l’altro lo stesso Papa Wojtyła, nell’esperienza del dolore e della malattia.255 La Sacra Scrittura, testo fondamentale della fede ebraico-cristiana, che va intesa nelle sue parti di Antico e Nuovo Testamento come «un libro solo e quest’ultimo libro è Cristo (Ugo da san Vittore, L’arca di Noè, II,8)»,256 deve essere considerata dai credenti il grande libro della “storia” di Dio e in Dio dell’umanità.257 Essa nel contempo, è santo e verace racconto del suo sguardo misericordioso/materno sul mondo: «Gli occhi del Signore scrutano la terra» (Zc 4,10); sguardo interessato e capace di penetrare fin nei luoghi più segreti (cfr. Sir 23,19). Tali occhi e sguardi paterno/materni, attenti alle diverse realtà e bisogni dell’uomo e della donna infinitamente amati, sono solleciti a scorgere e a tergere le lacrime della sofferenza, che poi Dio stesso raccoglie teneramente in un otre (cfr. Sal 56,9);258 si compiacciono della spirituale povertà degli umili e dei poveri come l’anaw Maria di Nazaret.259 Lo sguardo compassionevole e il tenero e generoso cuore di Dio Uno e Trino260 hanno sempre accompagnato la storia dell’umanità e ogni singolo suo membro;261 e questo la Madre e Serva del Signora l’ha sperimentato, è stata da questo sguardo beneficata, per questo nella sua maternità universale lo addita! Inoltre, la Madre del Signore e della Chiesa, che in terra ha conosciuto la sofferenza e il dolore non solo a motivo del Figlio e della sua opera salvifica, è invocata da sempre quale Salus infirmorum,262 «è premurosa e piena di tenerezza nel soccorrere i suoi figli segnati dalla sofferenza. Per questo motivo le comunità cristiane, i malati e coloro che si trovano nel dolore la pregano con la recita del Rosario, per riavere, per sua intercessione, la salute del corpo e la pace del cuore, il conforto e la speranza dello spirito. Presso i santuari, dove si fa più accorata la recita del Rosario, si riscontrano tante testimonianze dell’immensa fiducia che i sofferenti ripongono nella Madre di Cristo, perché qualcosa di nuovo è avvenuto nella loro vita: la conversione o la guarigione».263

Non fa meraviglia, quindi, che i Papi nel corso dei secoli, sia nella temperie che nei momenti di serenità sociale ed ecclesiale, abbiano ritenuto il Rosario mariano in gran conto, raccomandandolo costantemente all’attenzione e alla pratica del popolo cristiano, invitandolo a recitarlo con la semplicità e il fervore degli umili, degli afflitti e dei fiduciosi. Non è nemmeno un caso che i Vescovi di Roma del secolo XX, specialmente papa Giovanni Paolo II, abbiano riproposto con convinzione «a tutte le famiglie cristiane la preghiera del Rosario, perché possano gustare la bellezza di fermarsi insieme a meditare con Maria i misteri gioiosi, dolorosi e gloriosi della nostra Redenzione, e così santificare i momenti lieti e quelli difficili della vita quotidiana».264 In occasione del suo pellegrinaggio per il 150° anniversario delle apparizioni al celebre santuario di Lourdes – 14-15 settembre 2008 – il papa emerito Benedetto XVI ha ricordato con forza come il santuario transalpino (e ciò vale anche per le altre numerose “case di Maria” che sono i santuari a lei dedicati) è per vocazione propria luogo di intenso e verace incontro di preghiera a e con Dio, e nello stesso tempo di concreta fraternità/sororità umana in compagnia della Madre di Gesù. Infatti: «la vocazione primaria del santuario di Lourdes [e di tutti i santuari mariani] è di essere luogo di incontro con Dio nella preghiera, e un luogo di servizio ai fratelli, soprattutto nell’accoglienza dei malati, dei poveri e di tutte le persone che soffrono. In questo luogo Maria viene a noi come la madre sempre disponibile ai bisogni dei suoi figli. Attraverso la luce che emana dal suo volto, è la misericordia di Dio che traspare. Lasciamoci toccare dal suo sguardo: esso ci dice che siamo tutti amati da Dio, mai da Lui abbandonati! Maria viene a ricordarci che la preghiera, intensa e umile, confidente e perseverante, deve avere un posto centrale nella nostra vita cristiana. La preghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo. “Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione” (Deus caritas est 36). Lasciarsi assorbire dalle attività rischia di far perdere alla preghiera la sua specificità cristiana e la sua vera efficacia».265

Se per un verso la preghiera è esperienza teofanica, da un altro verso, essa è anche antropofania, cioè manifestazione dell’uomo; difatti, nella preghiera-comunione l’uomo fa esperienza dello splendore, della bellezza e della benignità di Dio.266 E il Tre volte Santo, nell’impensabile ed esemplare umiltà e nella compiacenza che lo contraddistingue, fa esperienza dell’uomo ricolmandolo del suo amore e facendogli fare un’esperienza trasfigurante, ad imitazione delle teofanie veterotestamentarie ma soprattutto della cristofania del Tabor (cfr. Lc 9,28-36), ove l’apostolo Pietro estasiato e… confuso da tanta santa e divina bellezza proferì: «è bello per noi stare qui!» (Lc 9,33 [cfr. Lc 9,28-36]; cfr. Mc 9,2-13; Mt 17,1-9).267

Il mondo oggi soffre per la sconvolgente bruttezza e brutalità che si infliggono all’umanità e al creato; bisogna ricuperare e stabilizzare l’ecologia del cuore e della mente per ricercare la bellezza perduta che è sempre possibile perseguire: una ecologia integrale che il Figlio Bello e Santo di Dio è capace di irradiare, indicare e restaurare nell’uomo e nel mondo, e di cui la Tota Pulchra è salutare e splendida icona.268 Non è un caso che sulla lunghezza d’onda dell’esperienza trasfigurante del Tabor, ogni verace e provvidenziale – perché resa tale dal disegno di Dio – apparizione/mariofania è allo stesso tempo esperienza sommamente estetica: vi si incontra una realtà incontaminata, una Persona Bellissima che amabilmente ci chiama a vivere una vita bella e buona.269 Per cui nel nostro percorso teologale verso il Tre volte Santo tramite la diaconia della Tota Pulchra, sia nella preghiera, sia nella contemplazione, sia nell’esperienza mistica e teologale del Mistero, ci porta a fare, seppur con le dovute differenze, l’esperienza degli Apostoli sul Tabor, con Maria la madre di Gesù (At 1,14)!270 La bellezza trascendente e valoriale del Figlio di Dio invita il discepolo/discepola a “salire” e a lasciarsi immergere nell’aura della santità divina per esserne completamente trasformati in creature dallo “spirito e dal cuore nuovo”. A tal riguardo, scrive la teologa giapponese Luca M. Ritsuko Oka: «La trasformazione del cuore – cioè di tutta la persona corporea-spirituale – di Maria, si è compiuta nella piena partecipazione del corpo glorificato di Cristo. Maria “vive con Gesù completamente trasfigurata” e “nel suo corpo glorificato, insieme a Cristo risorto, parte della creazione ha raggiunto tutta la pienezza della sua bellezza” (Francesco, Laudato sì, 241)».271

Sui frutti teologali scaturiti dalla preghiera/contemplazione del Rosario, paradigmatico, rimane il discorso di pietà popolare al termine della recita del Rosario in Piazza san Pietro il 31 maggio 2013, dove, descrivendo l’atteggiamento della Madre di Gesù così come l’evangelista Luca ce lo ha descritto nell’evento della visita ad Elisabetta, il Pontefice lo riassume in tre parole: ascolto, decisione, azione. Una terna che, di fatto, costituisce la meta stessa della preghiera del Rosario: si contempla con Maria il mistero di Gesù, per imparare ad ascoltare, a decidersi, e ad agire per il Regno di Dio. Una terna che l’anno successivo, il 31 maggio 2014, lo stesso pontefice convoglierà nel titolo mariano di “Madonna della prontezza”.272 Il Rosario per papa Bergoglio, è dunque una preghiera che educa ad “essere pronti”: pronti all’ascolto della Parola di vita; pronti alla decisione o all’opzione fondamentale per il Dio di Cristo; pronti all’azione e al servizio dell’Evangelii gaudium sull’esempio della Vergine di Nazaret, esemplare donna di fede,273 donna amata da Dio, e che da Dio stesso ha imparato la misericordia come ascolto, come decisione, come sua azione nell’oggi della Chiesa e del mondo.274 Infine, cosa non secondaria afferma papa Francesco: «C’è una realtà: Maria sempre ci porta a Gesù. È una donna di fede, una vera credente».275

NOTE
254 Cfr. S. M. PERRELLA, La mariologia dei Papi e il Rosario. Da Papa Sisto IV a Papa Francesco (1478-2017). Tra storia e teologia, p. 55-100; «Il contributo dei Pontefici prima del Concilio Vaticano II»; p. 101-139: «Maria e il Rosario nella svolta teologica del Concilio Vaticano II»; p. 141-250: «La mariologia e la marianità dei Papi da Giovanni Paolo II a Francesco»; p. 251-317 «Riflessioni nel tempo della modernità e della postmodernità. Riflessioni teologico-pastorali».
255 Cfr. I. ENASOAE, La sofferenza, cammino cristiano di maturazione spirituale, nell’insegnamento di Giovanni Paolo II, Pontificia Facultas Theologica "Teresianum", Roma 2003 (Dissertatio ad lauream).
256 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, La Bibbia nella vita della Chiesa (Nota Pastorale del 18 novembre 1995) n. 2, in Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana, EDB, Bologna 1996, vol. 5, n. 2906, p. 1532; si veda l’intero documento in ibidem, n. 2903-2958, p. 1529-1562; il n. 42 della "Conclusione" è di natura tipologico-mariana (cfr. ibidem, n. 2958, p. 1561-1562).
257 Cfr. J. GNILKA, Il significato della Scrittura nella visione cattolica, in Rassegna di Teologia 49 (2008) p. 149-153.
258 Scrive il teologo Greshake: «Il Dio della rivelazione biblica continua a soffrire con i sofferenti e in loro, per essere con loro e condurli ad una vita senza limiti. A partire da tale convinzione di fede innumerevoli persone hanno trovato la forza di vivere – con le loro limitazioni e con le loro sofferenze – e di sperare. Non si possono dimostrare a forza a nessuno tale fede e tale speranza, ma là dove qualcuno – magari in mezzo alla prova – porta in sé questa speranza credente, è sfidato anche ad esprimerla davanti a quelle persone che sperimentano dolorosamente i limiti e ad attestarla, non in maniera indiscreta e invadente con insistenza settaria, bensì come semplice testimonianza della propria vita» (G. GRESHAKE, Perché l’amore di Dio ci lascia soffrire?, Queriniana, Brescia 2008, p. 131-132). Si veda anche la voce: D. SCAIOLA, Male/Malattia, in R. PENNA G.-PEREGO-G. RAVASI (a cura di), in Temi Teologici della Bibbia. I Dizionari, p. 786-792.
259 Cfr. AA. VV., Povero/penēs/ptōchós, in Dizionario dei Concetti Biblici del Nuovo Testamento, EDB, Bologna 1991,4 p. 1351-1360; A. GELIN, Lea pauvres que Dieu aime, Cerf, Paris 1967; E. PERETTO, Povera, in S. DE FIORES-S. MEO (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, p. 1129-1137; A. SERRA, Maria, «… profondamente permeata dello Spirito dei "poveri di Jahvè" (Redemptoris Mater, 37). Testimonianze biblico-giudaiche sul trinomio "Fedeltà alla legge di Dio-Preghiera-Liberazione", in Marianum 50 (1988), p. 193-289; IDEM, Miryam Figlia di Sion. La Donna di Nazaret e il femminile a partire dal giudaismo antico, Paoline, Milano 1997, p. 122-157.
260 Dio Trinità è relazione tra le tre Persone e allo stesso tempo fomenta nell’umanità sovente divisa e ferita una sanante interrelazione in vista dell’amore di comunione che solo Lui sa intavolare e far permanere (cf. P. GAMBERINI, Un Dio relazione. Breve manuale di dottrina trinitaria, Città Nuova, Roma 2007).
261 «Con la parola cuore si dice davvero tutto ciò che è bello, vero e buono, cioè quanto è nell’ordine dell’essenziale e merita di restare per sempre. Cuore evoca bene il mistero di Dio e senza meno sigilla la verità più densa dell’uomo. "Il mistero interiore dell’uomo [ha scritto Giovanni Paolo II in Redemptor hominis 8] si esprime con la parola cuore"» (M. G. MASCIARELLI, Il cuore. Spiritualità, cultura, educazione, p. 16).
262 Cfr. F. ANGELINI, Maria salus infirmorum nel mistero e nella storia della salvezza, Orizzonte Medico, Roma 1970; AA. VV., Maria Madre della Salute e Icona di Salvezza, Camilianum, Roma 1994; R. LAZZARI, Maria nel mondo della salute, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010.
263 M. M. PEDICO, Recitare il rosario con i malati e per i malati. In preghiera con Maria salute, conforto e speranza degli infermi, Camilliane, Torino 2002, p. 18.
264 GIOVANNI PAOLO II, Angelus, del 26 ottobre 1997, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XX/2, p. 683.
265 BENEDETTO XVI, Omelia della Messa per i centocinquant’anni delle apparizioni di Lourdes, 14 settembre 2008, in L’Ossevatore Romano, lunedì-martedì 15-16 settembre 2008, p. 7.
266 Cfr. A. AGUTI, Il paradosso estetico in Karl Barth, in Hermeneutica 10 (2003), p. 143-156, che scrive: «rendendolo capace di percezione, Dio vuole essere conosciuto e riconosciuto dall’uomo autenticamente come Dio, ovvero come l’oggetto iniziale e finale della sua percezione. L’attività percettiva dell’uomo consegue il fine che le è proprio, e dunque si esercita al suo massimo grado, soltanto quando l’uomo percepisce Dio» (ibidem, p. 156). E ciò è esperienza di trascendente bellezza; una esperienza che trasfigura l’esistenza! Su questa polisemica tematica, cfr. G. RAVASI, Bellezza, in O. AIME-B. GARIGLIO-M. GUASCO-L. PACOMIO-A. PIOLA-G. ZEPPEGNO (a cura di), Nuovo Dizionario Teologico Interdisciplinare, EDB, Bologna 2020, p. 197-207; A. LANGELLA, La via pulchritudinis in teologia: in cosa consiste?, in Ephemerides Mariologicae 67 (2017), p. 407-427.
267 Cfr. A. FILIPPI (a cura di), Le chiavi della Bibbia. Vocabolario della Bibbia di Gerusalemme, EDB, Bologna 1996, p. 840-842. Non va dimenticato che all’origine dell’esperienza teofanica della trasfigurazione di Gesù Cristo c’è la preghiera (cfr. Lc 9,28); quindi un’esperienza religiosa intensa (cfr. Lc 9,29-30) di cui non si conosce l’esatta natura (cfr. Mt 17,9 parla di "visione"). L’atmosfera che circonda l’episodio («il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante») fa pensare ad un’esperienza mistica, vero vertice della preghiera (cfr. G. ROSSÉ, Il Vangelo di Luca. Commento esegetico e teologico, Città Nuova, Roma 1995, p. 339-347; si vedano commenti più contemporanei dell’episodio trasmessoci dai Sinottici: G. PEREGO [a cura di], Marco. Introduzione, traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, p. 184-188; G. MICHELINI [a cura di]], Matteo. Introduzione, traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2013, p. 281-288; M. CRIMELLA [a cura di], Luca. Introduzione, traduzione e commento, San Paolo, Cinisello Balsamo 2015, p. 180-185. Mentre dal punto di vista mariologico, cfr. S. M. PERRELLA, Le apparizioni mariane, p. 153-174: «Preghiera e apparizioni mariane»).
268 Possono darci argomenti per riflettere due piccole ma succose riflessioni offerte da Umberto Eco († 2016), grande semiologo, saggista, filosofo e, accademico italiano di fama mondiale, che in più occasioni ha stigmatizzato l’imbarazzante bruttezza e volgarità del presente, richiamando, invece, ad apprezzare e percorrere senza indugio in tutte le situazioni la ristoratrice via pulchritudinis: U. ECO, La bruttezza, La Repubblica, Torino 2021; IDEM, La bellezza, La Repubblica, Torino 2021.
269 Cfr. M. G. MASCIARELLI, La Bellissima. Maria sulla «Via Pulchritudinis», LEV, Città del Vaticano 2012.
270 Cf. S. DUCHI, Ha fatto bella ogni cosa. Spunti cristologici per l’estetica della salvezza, in Vivens Homo 30 (2019), pp. 303-322.
271 L. M. RITSUKO OKA, La devozione al Cuore Immacolato di Maria. Un vissuto a divenire nello Spirito di Cristo "puri di cuore" in S. M. CECCHIN (a cura di), Fatimensis eventus centum post annos. Historia, nuntius et praesentia, p. 213.
272 «Il Vangelo ci dice che, dopo l’annuncio dell’Angelo, lei è andata in fretta, non ha perso tempo, è andata subito a servire. È la Vergine della prontezza, la Madonna della prontezza» (FRANCESCO: parole al termine della veglia mariana, in https://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2014/may/documents/ papa-francesco_20140531_conclusione-mese-mariano.html, consultato il 19 maggio 2017).
273 Sabato 12 ottobre 2013, a motivo dell’Anno della Fede e in concomitanza della "Giornata Mariana e della prossima memoria dell’ultima apparizione, il 13 ottobre 1917, della "Bianca Signora", dinanzi alla vera immagine della Vergine di Fatima, papa Francesco si è soffermato due volte sulla Madre di Gesù: - nell’Angelus in piazza San Pietro, con la presenza della venerata icona della Vergine venuta appositamente dal santuario portoghese di Fatima, e con l’intervento intitolato La fede di Maria (cfr. Insegnamenti di Francesco, LEV, Città del Vaticano 2015-, vol. I/2, p. 367-370); - con un videomessaggio per la veglia «Con Maria oltre la notte», trasmesso nel noto santuario romano del Divino Amore, dal titolo Beata perché hai creduto (cfr. ibidem, p. 371-372); nell’Omelia della Messa di Domenica 13 ottobre 2013, dal titolo Dio sorprende, in cui illustra come Maria sia una delle meraviglie compiute dal Signore (cfr. ibidem, p. 374-377).
274 Cfr. S. M. PERRELLA, Un anno di misericordia nel Signore. Mater misericordiae: polisemia di un titolo, in Kairόs 5 (2015), p. 133-190; A. SERRA, Percorsi di educazione alla «Vita Buona del Vangelo». Accogliere il diverso con Misericordia, Tau Editrice, Assisi 2016, p. 101-108.
275 FRANCESCO, La fede di Maria. Preghiera mariana in Piazza San Pietro, sabato 12 ottobre 2013, in Insegnamenti di Francesco, vol. I/2, p. 367; cfr. S. M. PERRELLA, La mariologia dei Papi e il Rosario. Da Papa Sisto IV a Papa Francesco (1478-2017). Tra storia e teologia, p. 225-250, specialmente le p. 245-250.

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Inserito Sabato 2 Ottobre 2021, alle ore 10:01:38 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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