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  La Donna dal cuore ecumenico 
EcumenismoArticolo di Angelo Amato su Maria Ausiliatrice n.1 del 2001

Il cuore buono di Maria

“Ogni anima ti magnifichi , o  madre di dolcezza, e ogni  lingua di genti pie esalti nei secoli eterni la beatitudine del tuo Cuore, dal quale scaturì la nostra salvezza”.1
Così esalta Maria il benedettino tedesco Egberto di Schönau († 1184), fratello della famosa veggente Elisabetta di Schönau (1129-1165).
Il cuore della beata Vergine è il santuario dello Spirito Santo, il tempio della carità divina trinitaria. Il cuore della “Piena di grazia” e della “Tuttasanta” è un cuore “buono”, semplice, aperto, accogliente, immacolato, tenero, compassionevole, dal momento che ella ha avuto dentro di sé la sorgente stessa della bontà insieme ad ogni pienezza di grazia”.2
Maria è la donna dal “cuore nuovo” (cf Ez 11,19), dal “cuore di carne” (cf Ez 30,26). È la madre il cui cuore è aperto a tutti i suoi figli.
Nel santuario di Monte Berico, a Vicenza, la veneranda statua della Madonna esprime bene questo atteggiamento di Maria, che con le braccia aperte allarga il suo manto a protezione di tutti coloro che vi si rifugiano. Nessuno viene escluso da questo abbraccio materno.
Il cuore di Maria è un cuore che accoglie tutti i suoi figli, a lei affidati da Gesù sul Calvario.

“Mater unitatis”

Per questo la liturgia della Chiesa invoca Maria come la “Mater unitatis”. Così la chiamava Paolo VI, così continua a chiamarla la Chiesa che vede in lei una cooperatrice al grande “mistero dell’unità” realizzatosi nell’incarnazione del suo Figlio. Maria, vergine e madre, è immagine perfetta dell’unica e indivisa Chiesa di Cristo.
Se Gesù prega il Padre perché “tutti siano una cosa sola” (cf Gv 17,21), Maria, la madre dei discepoli del Figlio e della Chiesa una, santa e cattolica, coopera anch’essa con la sua intercessione materna a realizzare questa preghiera di Gesù. Per Maria tutti i battezzati sono figli della Chiesa e quindi figli suoi.
Ed è un fatto, che tutti i cristiani la onorano in modo straordinario. In questo Oriente e Occidente sono concordi nella venerazione della Beata Vergine, nella quale vedono un paradigma insuperabile di atteggiamenti cristiani e dalla quale implorano aiuto e protezione.

Lode a Maria in Oriente e in Occidente

Un inno etiopico, usato anche nell’ufficio canonico delle Ore, così loda Maria: “O tu, il cui pensiero è pieno di tenerezza e il cui costume è di amare gli uomini, tu, interceditrice di grazie, o Maria, circondata dalla croce come da cinta! Orsù, venite incontro alla Figlia di Davide, di Giuda. Ecco che essa viene, eccola insieme al Figlio! Come offerta intrecciamo danze davanti alla sua immagine. Ogni mattina essa sembra essere un nuovo ospite.
O tu, il cui pensiero è pieno di tenerezza, scrigno del Signore, tu che la sua destra ha costruito, abbi pietà di me, Vergine! Siimi in ogni tempo propizia. Se tu hai di me pietà, chi potrà condannarmi? Il Giudice del corpo e dell’anima non è Figlio tuo?”.
Theotókos, Odigitria, Déisis, Regina degli angeli, Trono della Trinità, Cooperatrice di Gesù, Educatrice della Chiesa, Madre e Consolatrice degli afflitti sono questi alcuni dei mille titoli che la pietà orientale e occidentale tributa a Maria.
Pietro di Blois († dopo il 1204) così parla di Maria Madre ed educatrice della Chiesa: “Cristo aveva lasciato temporaneamente sulla terra la Madre sua affinché trasmettesse ai discepoli tutte le esperienze che, in modo più familiare, aveva vissuto con il Figlio e che aveva custodito a lungo nel suo cuore, e, dopo aver schiacciato il capo dell’antico serpente, secondo il vecchio oracolo (cf Gn 3,15), inculcasse nel cuore dei credenti una fede e un amore più radicati e forti verso Cristo; e conducesse al Figlio suo la Chiesa di Cristo senza macchia e senza ruga; quella Chiesa che, nel momento dell’ascensione di lui, ella aveva ricevuto perché la istruisse”.

Atteggiamento di ammirazione verso la Beata Vergine

Anche la Riforma, che ha forti riserve sulla pietà mariana cattolica e ortodossa, non può fare a meno di riscoprire il fondamento biblico e conciliare della figura di Maria.
Lutero, nel suo noto Commento al Magnificat, vede in lei la creatura più aperta alle grazie dello Spirito Santo.
Introducendo il suo commento così scrive: “Per comprendere questo sacro inno di lode nella sua struttura c’è da osservare che la Vergine Maria parla a partire dalla propria esperienza, nella quale venne illuminata e edotta dallo Spirito Santo [...]. Dopo aver sperimentato di persona che Iddio opera in lei grandi cose, sebbene essa fosse piccola, insignificante, povera e disprezzata, lo Spirito Santo le insegna questa profonda conoscenza e sapienza, che cioè Iddio è un Signore siffatto che null’altro ha da fare se non elevare ciò che è basso, abbassare ciò che è alto e, in breve, spezzare ciò che è fatto e fare ciò che è spezzato”.1
Tra le preghiere della Comunione anglicana, c’è un Prefazio per le feste della Vergine che recita: “E ora ti rendiamo grazie [o Dio], perché scegliendo la Beata Vergine per essere la madre di tuo Figlio, tu hai esaltato i piccoli e gli umili. Il tuo angelo l’ha salutata come altamente favorita; con tutte le generazioni la chiamiamo beata e con lei ci rallegriamo e magnifichiamo il tuo santo nome”.
Nelle trentasette chiese e province autonome della Comunione anglicana viene quasi universalmente celebrata la festa del quindici agosto o, in sua vece, la festa dell’otto settembre. Una delle chiese anglicane più dichiaratamente mariane, quella di Papua Nuova Guinea, include nel suo Prayer Book ufficiale (1991) i testi dell’Ave Maria, dell’Angelus e del Regina Coeli.
Maria è presente nella Chiesa perché essa è presente nel mistero dell’incarnazione del Verbo all’annunciazione, alla visita a Elisabetta, nel canto del Magnificat, nel servizio di intercessione materna a Cana, nella vocazione a diventare madre della Chiesa al Calvario, nell’esperienza dell’unità della Chiesa a Pentecoste, nella storia bimillenaria della Chiesa come sacramento universale di salvezza.

Maria, simbolo di unità ecclesiale

La profezia di Maria nel Magnificat è la profezia dell’unità: “Tutte le genti mi chiameranno beata” (cf Lc 1,48). Nonostante reticenze, differenze e rifiuti – che ancora esistono in alcune comunità cristiane nei confronti della Beata Vergine – resta il fatto che tutti i cristiani lodano la sua fede, imitano il suo atteggiamento di speranza e di carità, magnificano la sua corrispondenza alla grazia dello Spirito e, almeno la maggior parte di loro, implora la sua intercessione materna sulla Chiesa e sul mondo.
Una riflessione storica, biblica e dottrinale serena non trova incompatibilità irriducibili nella comprensione di Maria da parte delle comunità cristiane, anche se permangono divergenze teologiche e pratiche, soprattutto legate all’appello, alla tradizione, allo sviluppo del dogma e al ruolo del magistero. Tuttavia – conclude in modo perentorio il Gruppo di Dombes – “il nostro lavoro ha mostrato che in Maria niente permette di fare di lei il simbolo di quel che ci separa”.2

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1 M. Lutero, Commento al Magnificat, Servitium, Sotto il Monte (BG) 1997, p. 14.
2 Gruppo di Dombes, Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi,
Edizioni Qiqaion, Bose 1998, p. 173.

Inserito Giovedi 1 Ottobre 2009, alle ore 10:26:54 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
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