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  Valore culturale e devozionale dei libri apocrifi 
ApocrifiUn articolo di Simone Moreno su Madre di Dio n. 12 - dicembre 2007

Valore culturale e devozionale degli scritti apocrifi presi nel loro insieme

Partiamo dall’interessante studio Maria di Nazareth nel conflitto delle interpretazioni (Edizioni Messaggero Padova, 2005), nel quale Mario Masini dedica un lungo capitolo a "Mariám nella memoria degli scritti apocrifi e gnostici" (pp. 123-165). Egli scrive: «In moltissimi scritti apocrifi si parla di Maria, talora in maniera diretta, molto spesso in dipendenza dal discorso che viene fatto su Gesù. Benché, infatti, sia caratteristico degli apocrifi dare risalto a personaggi ai quali il Nuovo Testamento riserva il secondo piano o pone dietro le quinte, il fatto di avere un interesse eminentemente cristologico fa sì che essi si trovino in situazione di dover parlare della madre di Gesù. Si riscontra in essi un’attenzione che si estende a gran parte della vita di Maria e alla globalità della sua figura» (p. 125). Poi precisa che «l’ampiezza dell’impegno degli scritti apocrifi per riempire lo spazio narrativo lasciato vuoto dai Vangeli mostra quale fosse la loro intenzionalità e attesta quanto intensa fosse, in quei primordi cristiani, l’attenzione riservata a Maria» (p. 128). Masini riferisce questa constatazione specialmente a quanto riguarda la sorte della Madre del Signore negli ultimi anni della sua esistenza terrena negli scritti accomunati dalla tematica del transitus, il ciclo narrativo (che riguarda almeno cinque apocrifi) che unisce l’ultima parte della biografia di Maria in terra e la prima della sua vita in cielo. Per quanto riguarda poi gli scritti gnostici riportati nel libro di Masini, nulla è riferito al tema qui trattato. Comunque, per questi vale soprattutto l’osservazione finale: «Essi lasciano aperto il varco alla riflessione mariologica complessiva, e magari consentono anche alla creatività dei teologi qualche escursione nell’immaginario» (p. 165).

Ruolo devozionale e culturale

Lasciando da parte l’errata convinzione che «scopo principale degli apocrifi sia stato quello di completare e arricchire con apporti trascurati dagli scritti canonici le informazioni date a volte in maniera sommaria dalla Scrittura», scrive Elio Peretto alla voce "Apocrifi" del Nuovo Dizionario di Mariologia (San Paolo 1985), «si è da qualche anno fatta strada e via via si va imponendo la persuasione che il loro scopo sia più vasto e collegato a motivi dottrinali e, nel contesto della produzione letteraria religiosa, svolgano un ruolo culturale e devozionale insieme» (pp. 110-111). Peretto riferisce questa constatazione soprattutto alla sorte di Maria negli ultimi anni della sua esistenza terrena, negli scritti accomunati dalla tematica del transitus. Per quanto riguarda il riferimento diretto alla figura della Santa Vergine, occorre precisare meglio che, se è vero che «si rileva (negli apocrifi) uno spostamento di accenti nei confronti della Scrittura e della tradizione primitiva, dove il protagonista è il Salvatore; e Maria, Giuseppe, gli apostoli, le donne del Vangelo e degli Atti degli Apostoli svolgono un ruolo periferico, e quando assumono la responsabilità di continuare l’opera di Cristo (vedi Atti e Lettere) lo fanno in vista di lui e per lui, negli apocrifi tutti questi personaggi (a cominciare dalla Vergine Maria) diventano protagonisti di numerosi fatti, dando così luogo al passaggio dal genere letterario evangelico, che è annuncio, al genere letterario agiografico, che nasconde dietro la trama della narrazione considerazioni teologico-apologetiche» (p. 111). Così, per fare un esempio, il Protovangelo di Giacomo – come rileva ancora Elio Peretto – «è un’apologia della perpetua verginità di Maria, della sua appartenenza al casato di Davide e contestualmente della divina maternità. Le discrete allusioni degli evangelisti non sembrano sufficienti per tacitare i docetisti. Le idee filtrate sono quelle che hanno preso corpo negli insegnamenti della grande Chiesa. Si assiste, quindi, al singolare fenomeno di uno scritto che non è stato composto in funzione di una setta o di una interpretazione per qualche verso discutibile del cristianesimo, ma a difesa di verità patrimonio della grande Chiesa» (p. 112).

Indubbiamente più complessa è la problematica relativa alla morte e glorificazione in cielo di Maria, secondo la proiezione di almeno cinque testi apocrifi, come abbiamo avuto modo di esaminare a suo tempo. In sostanza abbiamo ricordato che i testi apocrifi riguardanti la glorificazione di Maria sono certo ricchi di dati interessanti; ma ciò che più conta è il fatto che i cosiddetti autori "assunzionisti" si preoccupano di far presagire che per Maria non tutto termina con la morte, perché ella è e rimane la Vergine-Madre del Signore, avendo per sempre conservato intatta la sua verginità. Insegnamento notevolissimo in quanto – come ancora rileva Elio Peretto – «va sottolineato che gli apocrifi assunzionistici non rappresentano una posizione ereticale, ma una dottrina della quale sono la prima documentazione scritta. E, nonostante le loro contraddizioni, convergono in un punto fondamentale che è il nucleo del dogma cattolico: il corpo di Maria non si decompose nel sepolcro, ma fu portato in cielo» (p. 112). Ciò detto, va anche precisato che il dogma dell’Assunzione di Maria in cielo in anima e corpo si è certo sviluppato in modo indipendente dagli apocrifi, riconoscendo che è una verità rivelata (oggetto di pietà cristiana, di formule liturgiche e di omelie prima di essere ufficialmente dichiarato). Dunque, semmai, una risposta, non una sanzione, ai racconti "assunzionistici" degli apocrifi, e infine una rivalutazione di una tradizione latente nella Chiesa sulla quale ha lungamente indugiato la riflessione dei teologi.

Considerazioni conclusive

Restiamo convinti che la rappresentazione che ci hanno lasciato gli apocrifi delle varie fasi di vita della Santa Vergine serva a farci un po’ entrare in quella dimensione umano-familiare della Madre del Signore che non poteva non interessare i cristiani dei primi tempi, come non cesserà di interessare anche noi. Perciò, a parte i problemi storico-teologici sollevati dagli scritti apocrifi, possiamo con certezza affermare che ciò che ne risulta è indubbiamente un buon insegnamento mariologico, comunque li si voglia considerare. Fermo restando che l’argomento rimane da approfondire, ricorrendo a studi di carattere scientifico, di maggiore peso e pretesa di quanto possano essere state le note qui riprodotte, lo scopo era di rappresentare in modo semplice e narrativo personaggi e fatti del Nuovo Testamento, magari dando talvolta l’impressione di riprodurre piuttosto una letteratura di intrattenimento, con intenti di edificazione religiosa e di devozione mariana.
Resta infine da ricordare che gli scritti apocrifi ebbero grande incidenza sull’arte e sulla letteratura religiosa, particolarmente proprio per quanto riguarda le origini e la vita della Madre del Signore, dato che al suo riguardo i Vangeli canonici non dicono nulla: da Giotto ad Albrecht Dürer, dal Ghirlandaio a Tiziano e Raffaello, è tutto un fiorire di scene ispirate agli apocrifi; per non parlare del loro influsso sulla pietà popolare, sulla letteratura e persino sulla teologia, specie in riferimento al Protovangelo di Giacomo il quale, benché dichiarato molto presto non canonico dalla Chiesa, fu molto amato e citato. Queste ci paiono essere, in estrema sintesi, le conclusioni da ricavare dalle "Cronache apocrife di Maria di Nazareth".

 

 

Inserito Martedi 29 Dicembre 2009, alle ore 23:38:59 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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