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  Il Movimento mariano in Italia 
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L’Italia, per la specialissima nota mariana della sua tradizione religiosa, non può non essere fedele a Colei che è stata scelta come Madre e Regina. Un articolo di Giuseppe Daminelli in Madre di Dio - n. 11 - novembre 2007

 




La storia del movimento mariano è strettamente legata a una parola fondamentale che è: "consacrazione" o, come diremmo oggi, affidamento a Maria, sia nella forma personale sia in quella comunitaria.
Alla prima serie appartengono le consacrazioni che hanno via via caratterizzato forme storiche di spiritualità mariana: l’oblatio delle congregazioni mariane, la vita mariaforme del Carmelo, la santa schiavitù d’amore, ecc... Sono ben note anche le formule di consacrazione a Maria di sant’Ildefonso di Toledo (+667) e san Giovanni Damasceno (+749). Tra le consacrazioni comunitarie a Maria vanno ricordate quella conosciuta come voto di Luigi XIII (1638) e quella con cui il re di Polonia Giovanni Casimiro consacrò il suo regno e il suo popolo alla Madre di Dio (1656).
Conoscendo questi precedenti, sapendo anche che la storia religiosa d’Italia è tutta intrecciata di avvenimenti mariani, è necessario tornare alla fine di due secoli fa, a Torino, in occasione di un Congresso eucaristico, per scoprire che il progetto della consacrazione era stato messo a punto nei minimi dettagli, sottoposto a Leone XIII, caldeggiato da molti vescovi, fortemente voluto da alcuni movimenti d’ispirazione mariana e non solo. All’inizio di quel secolo, un movimento favorevole alla consacrazione a Maria stava prendendo consistenza a livello internazionale.

Il voto del Congresso eucaristico di Torino

L’idea di un movimento d’ispirazione mariana nacque in occasione del Congresso eucaristico internazionale di Torino del 1895. Terminando il suo dotto intervento sulla "Restaurazione sociale per mezzo dell’Eucarestia", il canonico Pietro Tarino così si era espresso: «Questo è il voto che faccio, che in mezzo a tanti congressi cattolici, che si vanno moltiplicando ogni dì, uno altresì ne sorga, che prenda il nome di congresso mariano; e sono persuaso che la Madonna lo vedrebbe di buonissimo occhio e si impegnerebbe a farlo riuscire fruttuosissimo, onde compiere l’opera che sembra averle assegnata la Provvidenza in questo secolo di tante apparizioni; e ne gioirebbe il cuore del defunto Pontefice dell’Immacolata e del vivente Papa del Rosario, che tutto si aspetta dalla divozione alla Madre di Dio». Il Congresso approvò il voto.
Il primo a interessarsi ai lavori di preparazione del Congresso fu monsignor Davide Riccardi, arcivescovo di Torino, il quale, tuttavia, morì quasi subito. A succedergli fu chiamato monsignor Agostino Richelmy, conosciuto per la sua grande devozione alla Madonna e già notoriamente favorevole al progetto del Congresso. Nella stesura del primo abbozzo di programma volle subito evidenziare che uno dei motivi del futuro Congresso doveva essere la creazione di un vasto movimento per promuovere una consacrazione solenne dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. In una lettera manifesta il suo proposito al Papa Leone XIII.
Sul seguito di questo progetto non si hanno notizie precise. Perché non fu realizzato? Quali difficoltà concrete ha incontrato? Non avendo modo di approfondire la questione, si possono azzardare delle ipotesi.
Nelle varie relazioni del Congresso e anche nelle risposte di vescovi si fa spesso accenno a una situazione italiana difficile e complessa per una serie di problemi politici e sociali rimasti insoluti da troppo tempo. Proprio per questo, se da una parte troviamo la comprensibile ansia pastorale dell’episcopato e dello stesso Leone XIII, dall’altra c’è una classe politica ostile e diffidente, un laicato cattolico tenuto lontano dai " punti caldi " dove si stanno giocando i destini del Paese, un movimento operaio che è sempre di più terra di conquista del socialismo.
A questo punto ci si può chiedere a quale di queste varie Italie era diretto il progetto di consacrazione a Maria voluto dai vescovi. C’erano delle reali difficoltà che avrebbero potuto impedire la consacrazione e che, forse, di fatto, l’hanno impedita; ma si potrebbe anche supporre che proprio queste difficoltà hanno potuto influire sulla decisione dei Vescovi di consacrare alla Madonna una nazione bisognosa di riconciliazione, di giustizia sociale, di pace religiosa.

Le circostanze favorevoli

Nel periodo in cui si sviluppa in Italia un movimento favorevole alla consacrazione a Maria, un movimento analogo si sta muovendo a livello internazionale. Si raccolgono firme da presentare al Papa perché consacri il mondo al Cuore Immacolato di Maria. Una supplica viene presentata a Pio X da padre U. Gebhard, procuratore dei Missionari monfortani. La risposta del Papa è ancora una volta possibilista: «Non ci vedo grandi difficoltà. Naturalmente bisognerà che le cose si facciano in regola, che cioè la Congregazione dei Riti esamini [...]; ma lo ripeto, non ci vedo difficoltà: nulla anzi di più gradito per me di questa supplica; son sempre felice quando mi è dato fare qualcosa per la Madonna».
L’avvenimento di Fatima (1917) ha sicuramente dato un contributo decisivo alla causa della consacrazione mariana del mondo e delle singole nazioni. Il 13 maggio 1931, i vescovi portoghesi, accogliendo l’invito della Signora, consacrano al suo Cuore Immacolato le loro diocesi e l’intera nazione. Nel maggio 1942, venticinquesimo anniversario delle apparizioni di Fatima, il cardinale Schuster, arcivescovo di Milano, rende noto in una lettera pastorale che l’ultima superstite dei tre veggenti di Fatima ha espresso il desiderio della Madonna che il mondo venga consacrato al suo Cuore Immacolato. Quattro mesi dopo, nell’ottobre dello stesso 1942, sempre nell’ambito delle celebrazioni di Fatima, l’episcopato portoghese chiede a Pio XII la consacrazione del mondo.
Nella Lettera enciclica Auspicia quaedam Pio XII lascia intendere che la consacrazione della Chiesa e del mondo al Cuore Immacolato di Maria sia quasi una logica conseguenza della consacrazione al Cuore di Gesù compiuta da Leone XIII nel 1899.
Il 7 luglio 1952 Pio XII consacra la Russia al Cuore Immacolato di Maria. Richiesto di un commento su tale avvenimento, il cardinale Gregorio Pietro XV Agagianian scrive: «Pio XII, favorito di straordinarie grazie e segni fatidici dalla Vergine di Fatima, accoglie, con un atto singolarissimo non mai ripetuto per nessun altro popolo in particolare, un altro desiderio di Maria, consacrando al Cuore Immacolato di Lei la Russia, malgrado che i popoli che la compongono siano ancora in massima pane separati dalla Sede Apostolica».
Non abbiamo testimonianze apprezzabili sulla reazione dei vescovi italiani sia agli avvenimenti di Fatima, sia alle continue esortazioni di Pio XII a ripetere la consacrazione a tutti i livelli, soprattutto a livello nazionale.
Ufficialmente nessuno si fa promotore di iniziative concrete, anche sulla scorta del progetto di consacrazione elaborato dal Congresso mariano di Torino e mai realizzato. Qualcosa, comunque, incomincia a maturate agli inizi degli anni ‘50. Già nel 1945, in occasione di una settimana di studi mariani, la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria era stata fatta oggetto di un serio approfondimento teologico.
Padre Gabriele Roschini, concludendo una lunga relazione sulla consacrazione, la definiva «un atto di portata veramente eccezionale» ed esortava i presenti ad adoperarsi in tutti i modi perché l’appello del Papa per le consacrazioni delle singole nazioni fosse accolto.

 

Inserito Venerdi 1 Gennaio 2010, alle ore 13:15:33 da latheotokos
 
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