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  Sotto la Tua misericordia... 
PreghiereUna meditazione di C. Dobner sul Il Castello dell'anima del 15.05.06.


 

Trascrivo, in una attendibile ed elegante traduzione, un tropario che ci conduce nel cuore della supplica mariana:

Sotto la tua misericordia ci rifugiamo,
Genitrice di Dio.
Le nostre suppliche tu non respingere nella necessità,
ma nel pericolo liberaci: sola casta, sola benedetta.


Risaliamo così al III secolo della vita della Chiesa che, nella sua liturgia, invocava Maria nei momenti in cui la vita diventava più ardua.
I nostri antichi padri furono molto sensibili e recettivi nell’accogliere e sottolineare l’indole mariana della nostra famiglia carmelitana, perciò questo tropario divenne patrimonio dell’espressione orante di chi vive sul Monte Carmelo.
La nostra antica tradizione, consegna alla catena viva delle generazioni oranti, susseguitesi nei secoli, questa breve preghiera che recitiamo alla conclusione dell’orazione quotidiana, perno della nostra comunione orante con Dio.
Il termine prescelto dal messale ambrosiano “misericordia”, per tradurre il latino “praesidium”, evoca con molta efficacia la natura del legame che il credente desidera stringere con la Madre di Dio. La misericordia esprime, nell’originale ebraico, il “Dio degli uteri”, il Misericorde, Colui che genera e Maria è proprio Colei che ha generato il Figlio.
Anche noi, ricorrendo a Lei, entriamo in questo ciclo vitale di generazione e rigenerazione che scandisce tutto il nostro vissuto quotidiano se, conclusa l’orazione, non concludiamo anche il rapporto orante ma, al contrario, rimanendo aperti alla vita concreta, rimaniamo racchiusi in questo grembo. Per essere generati sempre, malgrado il nostro peccato, e per generare, a nostra volta, nella storia e nel tempo.
L’esclamazione “sola casta”, “sola benedetta”, palesa come il dogma si stesse allora sviluppando e come Maria, insieme, fosse Madre di Dio e Vergine.
La fede della Chiesa ci viene donata, dobbiamo abitarla con grande amore perché solo questa è la condizione del contagio vivo e non del condizionamento. Il dono che Maria ricevette in purezza e gratitudine è sempre pronto anche per noi: Dio Padre ce lo dona per le mani di Colei che, in pienezza, seppe accoglierlo e farlo fruttificare.
Molti dei nostri problemi o angosce trituranti acquisterebbero la loro reale consistenza ( o inesistenza) se fossimo capaci di lasciarci abitare dalla Madre e Sorella, non per disperderci in una ingenuità paradossale ed infantile, ma per far crescere in noi una appartenenza integra e trasparente.
Chi si rivolge a Maria trova una Sorella che accompagna e guida all’incontro con Cristo, trova una strada da percorrere e una salita su di cui inerpicarsi.
Non raggiungeremo mai la vetta del Monte se non muoveremo i nostri passi ritmati dai suoi, rischieremmo di disperderci, di smarrire, o addirittura di perdere, il cammino.
Maria, così accogliente e così plasmabile dallo Spirito, diventa un grembo che crea nel momento stesso in cui esclude ogni dominio, ogni assoggettamento dell’altro. La gratuità allora può diventare certezza e non attendersi neppure un grazie per quanto opera.
Il nuovo può zampillare senza trovare ostacoli e inondare chiunque cammini, consapevolmente o inconsapevolmente, con noi. Infatti, con noi, cammina qualunque persona esista sulla faccia della terra e di tutte queste siamo responsabili, perché siamo stretti in reciproca dinamica vitale.
L’offerta di Sé, la tenerezza, l’oblatività, si coniugano con la responsabilità e la debolezza di chi si riconosce peccatore ma pur sempre figlio.
Generare dal Misericorde significa vivere l’esperienza tipica (ma donata a tutti i credenti) della donna che si apre fecondamene ad ognuno e concreta, realmente, la propria vocazione.
Significa abitare la sorgente prima, significa abitare Maria e lasciarsi abitare da Lei per rispondere con amore di Sposa/o, non nel romanticismo di uno slancio ma nell’autenticità di una risposta dignitosa e consapevole.
Significa proclamare il primato assoluto di Dio, che Ella stessa con la tutta la sua vita ha proclamato e portato a splendore.
L’invocazione finale non si chiude e non rimane sospesa, librata nell’aria di un desiderio, ma nella certezza della grazia, dell’amicizia di un Dio che accosta la sua creatura.
Sempre e incessantemente: Sotto la tua misericordia.




 

Inserito Giovedi 3 Giugno 2010, alle ore 10:51:14 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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