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  L'angelo Gabriele fu mandato da Dio... (Lc 1,26) 
Bibbia

Dal Sinai a Nazaret, dall'Antica alla Nuova Alleanza. Dal libro di Aristide SerraMaria di Nazaret. Una fede in cammino, Edizioni Paoline, Milano 1993, pp. 9-17



L'annuncio a Maria (Lc 1,26-38), quale momento sorgivo della Nuova Alleanza1, ha consonanze sorprendenti con la ratifica dell'Antica Alleanza, avvenuta alle pendici del monte Sinai (Es 19,3-8).

1. Israele al Sinai

L'Alleanza conclusa al Sinai - vero Vangelo di tutto l'Antico Testamento! - ebbe tre attori: Dio, Mosè, il popolo. Più chiaramente: Dio, mediante il ministero di Mosè, suo portavoce, parla al popolo d'Israele; e il popolo, mediante Mosè, dà la sua risposta a Dio.
Il momento, quanto mai solenne, è descritto in Es 19,3-8.
Anzitutto vi è l'iniziativa di Dio. Sulla vetta del Sinai, ove l'aveva chiamato, il Signore dice a Mosè: « Questo dirai alla casa di Giacobbe e annuncerai agli Israeliti: "Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà fra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa". Queste parole dirai agli Israeliti» (Es 19,3-6).
Mosè, fedele al suo mandato, scese dal monte e spiegò all'assemblea lì riunita i termini della proposta divina, in tutta la sua ampiezza (v. 7). Dio, infatti, vuole un popolo libero e consapevole delle proprie responsabilità. L'Alleanza è dialogica e coinvolge tutte le risorse della persona: « Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze » (Dt 6,5).
Illuminato dalle parole di Mosè, tutto il popolo rispose a una sola voce: « Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo!» (Es 19,8a).
E Mosè tornò dal Signore a riferire le parole del popolo (v. 8b). Parole decisive per la sorte di Israele! Erano come il « sì » del popolo alla proposta del Signore. Da quel momento sono conclusi gli sponsali dell'Alleanza. Israele diviene « sposa » di Dio: « Io stesi il lembo del mio mantello su di te..., giurai alleanza con te, dice il Signore, e divenisti mia» (Ez 16,8).
Il Signore stesso rivelò a Mosè il proprio compiacimento per quella pronta dichiarazione di fedeltà: « Ho udito le parole che questo popolo ti ha rivolte; quanto hanno detto, va bene. Oh! se avessero un tal cuore da temermi e da osservare i miei comandi, per essere felici loro e i loro figli per sempre » (Dt 5,28b-29).
Lungo la storia successiva dell'Alleanza, Israele - Sposa farà memoria assidua del suo « sì » alle pendici del Sinai. Custodendo nel cuore l'eco di quella promessa, ella assaporava la freschezza del primo amore. Lo documentano bene i libri dell'Antico Testamento. Per una dozzina di volte essi narrano il rinnovamento del Patto sinaitico, o qualcuno degli impegni basilari che esso comportava. Ebbene: lo svolgimento di quel rituale riflette e prolunga l'evento del Sinai.
Se ai piedi del Monte Santo vi era Mosè, che parlava a nome di Dio, adesso entra nuovamente in scena un mediatore, che parla all'assemblea in veste di portavoce del Signore. A seconda delle circostanze, questo ruolo sarà assunto ora da un re: Giosia (2Re 23,1-3), Asa (2Cr 15,9-15); ora da un capo del popolo: Giosuè (Gs 1; 24,1-28), Neemia (Ne 5,1-13), Simone Maccabeo (lMac 13,1-9); oppure da un sacerdote, come Esdra (Esd 10,10-12; Ne 9-10).
A somiglianza di quanto fece Mosè al Sinai, la funzione del mediatore rimane quella di presentare e chiarire la volontà di Dio fondata sull'Alleanza. Occorre destare in ogni momento una coscienza più vivida degli oneri assunti come popolo di Dio. Perciò il formulario si arricchisce a volte di battute vivaci tra il mediatore e l'assemblea, o viceversa: è quel che vediamo nel caso di Giosuè2, di Esdra3, di Neemia4... E siccome al Sinai il popolo manifestò il proprio consenso, dicendo: « Quanto il Signore ha detto, noi lo faremo » (Es 19,8; 24,3.7), nelle scene di rinnovamento dell'Alleanza il popolo ribadisce la propria fedeltà al Signore con formule identiche nella sostanza:
« Noi serviremo il Signore nostro Dio e obbediremo alla sua voce! » (Gs 24,21.24). O anche: «Faremo come tu dici» (Esd 10,12; Ne 5,12; lMac 13,9), ossia secondo la parola del mediatore, che si esprimeva a nome di Dio.
Nei tempi prossimi al Nuovo Testamento, « il giorno dell'assemblea» del Sinai (Dt 4,10) era divenuto il paradigma ideale per la comunità d'Israele; il Messia atteso, quale nuovo Mosè, avrebbe dovuto presentarla al Signore, rinnovata dall'intimo. Il « fiat » primigenio del Sinai risuonava nella mente e nel cuore di ogni verace israelita, come un ritorno nostalgico ai « giorni della [s]ua giovinezza » (Os 2,17; cfr. Ez 16,8). Filone di Alessandria (50 circa d.C.) vi dedica una pagina memorabile, pervasa da intensa commozione5. Negli ambienti della comunità monastica di Qumràn ci si augurava che in presenza del Messia il popolo mostrasse la stessa docilità espressa dall'antico Israele al Sinai, nei confronti di Mosè6. E la letteratura rabbinica è costellata di riferimenti variopinti a quella promessa, che costituiva il merito irreversibile di Israele7.

2. Maria a Nazaret

La tradizione cristiana antica, specie orientale, intuì lucidamente che il quadro dell'annuncio a Maria mostra alcune affinità di fondo con la stipulazione dell'Alleanza al monte Sinai. In ambedue gli episodi, è Dio che si rivela. Al Sinai egli parla al popolo mediante Mosè; a Nazaret egli parla a Maria mediante l'angelo Gabriele (Lc 1, 26.45)8.
Come portavoce di Colui che lo manda, l'angelo Gabriele manifesta a Maria il disegno che Dio ha concepito su di lei. Ella è ripiena dei favore divino, che ha operato una profonda trasformazione nella sua persona (« piena di grazia »: v. 28). E questo è avvenuto perché la vergine di Nazaret è stata scelta per divenire madre del Messia, Figlio di Dio. Egli regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, che è ormai la Chiesa (vv. 30-33).
In che modo si comporta Maria davanti alla proposta divina? Ella, come « figlia di Sion », mostra di aver assimilato lo stile di fede che era proprio del suo popolo. Dio aveva educato Israele non al mutismo, bensì al dialogo illuminato e confidente, come farebbe un figlio con suo padre. Anche Maria, assunta al dialogo con Dio in un momento così nodale della storia salvifica, impiega le risorse della mente e del cuore, per offrire un assenso cosciente e responsabile al Signore che chiama. Afferma Giovanni Paolo II:  « Se Dio la interpella, anche lei interpella il suo Dio »9. E nell'enciclica Redemptoris Mater egli scrive: « Nell'annunciazione... Maria si è abbandonata a Dio completamente... prestando il "pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" (Dei Verbum, n. 5). Ha risposto, dunque, con tutto il suo "io" umano e femminile » (n. 13)10.
Tale è la dinamica del dialogo dell'annunciazione. La fede non appiattisce i doni di natura e di grazia che il Signore ha profuso in noi. Anzi! Essa mobilita e nobilita mente, cuore, affettività, discernimento... E un ossequio non razionale (d'accordo!), ma ragionevole. Bando, dunque, alla cosiddetta « fede del carbonaio »!
A Nazaret, in effetti, l'angelo parla tre volte: « Esulta... » (v. 28); « Non temere... » (vv. 30-33); « Lo Spirito Santo scenderà su di te... » (w. 35-37). E per tre volte Maria dà prova di un comportamento intelligente e libero. Sulle prime ella è turbata, e si domanda quale senso potesse mai avere il saluto dell'angelo (v. 29). Poi avanza una difficoltà: potrà divenire madre lei che si sente misteriosamente inclinata a vivere in verginità, pur essendo sposata a Giuseppe? (v. 34). La sua obiezione non è mancanza di fede, come nel caso di Zaccaria (v. 20): l'anziano sacerdote conosceva le Scritture, e le Scritture documentano diversi casi di donne sterili, che concepirono dopo essere state guarite dal Signore. Ma la situazione di Maria non ha precedenti in assoluto; perciò ella implora luce sul « come » potrà collaborare a ciò che Dio le sta chiedendo. L'angelo allora, a somiglianza di quanto facevano gli antichi mediatori in ordine all'Alleanza, conforta i suoi pensieri, parlandole dell'intervento dello Spirito Santo.
Ed è a questo punto che Maria si abbandona a Dio, al quale niente è impossibile. La sua risposta suona così: « Eccomi, io sono la serva del Signore, [oh! si], avvenga di me secondo la tua parola » (v. 38a).
Il contenuto del « fiat » di Maria echeggia da vicino il « fiat » pronunciato da Israele, quando dava il proprio consenso all'Alleanza: « Quanto il Signore ha detto, noi lo fare
mo» (Es 19,8; 24,3.7). « Noi serviremo il Signore » (Gs 24,24). « Faremo come tu dici » (Esd 10,12; Ne 5,12; lMac 13,9).
A chiusura della scena, l'angelo si partì da lei (v. 38b), quasi a somiglianza di Mosè quando « ... tornò dal Signore a riferire le parole del popolo » (Es 19,8b) ".

Conclusione


Inesauribile è la « novità » di quanto accadde in quel giorno a Nazaret quando Dio, mediante il suo angelo, scese a colloquio con Maria.
Fino a quel momento, l'Alleanza o comunione di Dio col suo popolo si esprimeva attraverso i profeti suoi portavoce, tramite la Legge, il Tempio... Ora, invece, il grembo di Maria dà la misura di come Dio avesse progettato di essere l'Emanuele, il « Dio con noi ». Nove mesi di gestazione fanno di Maria la cattedrale del Silenzio. Il Verbo, calatosi nel seno di lei, non parla. Però è saldato con la carne di sua madre, a lei è avviluppato dal cordone ombelicale. Da quel grembo uscirà rivestito di umane sembianze. In quanto « nato da donna » (Gal 4,4), egli è « il figlio di Maria » (Mc 6,3), è « figlio dell'uomo », è « fratello nostro » (cfr. Eb 2,11). Per realizzare questo progetto, è ovvio che Dio dovesse richiedere la collaborazione di una donna. La Mulieris dignitatem di Giovanni Paolo II (15 agosto 1988) mette in evidenza il fatto che « ...altre volte nell'Antico Testamento Dio, per intervenire nella storia del suo popolo, si era rivolto a delle donne, come alla madre di Samuele e di Sansone: ma per stipulare la sua Alleanza con l'umanità si era rivolto solo a degli uomini: Noè, Abramo, Mosè. All'inizio della Nuova Alleanza, che deve essere eterna e irrevocabile, c'è la donna: la Vergine di Nazaret » (n. 11)12.
Perciò, afferma il documento mariano Fate quello che vi dirà (16 novembre 1983), « ...il "dialago di Nazaret" ci appare come il momento più pregnante e il punto più alto del femminismo nella: storia della salvezza » (n. 79)13.
Ma 1'« Annunziata » si converte in icona esemplare per ogni discepolo del Signore. Anche noi diveniamo « teofori », cioè « portatori di Dio », quando, sotto l'impulso dello Spirito Santo (G v 4,23), apriamo il cuore e la mente alla sua parola di verità. L'Alleanza sancita a Nazaret si prolunga allora nella persona che asseconda l'azione dello Spirito. Il credente diventa « madre » di Gesù e « tabernacolo » della sua presenza. Questa, infatti, è la promessa che ci fatto lui stesso: « Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica » (Lc 8,21; cfr. Mc 3,34-35; Mt 12,49-50). E ancora: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (G v 14,23).

Note

1 L'incarnazione del Figlio di Dio nel grembo di Maria è considerata giustamente l'aurora o l'inizio della Nuova Alleanza. Assumendo infatti la nostra carne e il nostro sangue da una sorella delle nostre (Myriam di Nazaret), Dio realizza una maniera « nuova » e inaudita di « essere con noi » e « in mezzo a noi ». La comunione di Dio con l'uomo (ecco l'Alleanza!) attinge così l'espressione più abissale dovuta unicamente all'iniziativa del suo amore: un amore che non cessa di essere imprevedibile nelle sue trovate.
2 Gs 24,2-15 (il discorso di Giosuè); 16-18 (risposta del popolo); 19-20 (obiezione di Giosuè); 21 (risposta del popolo); 22a (ripresa di Giosuè); 22b (impegno del popolo); 23 (nuovo comando di Giosuè); 24 (risposta conclusiva del popolo).
3 Esd 10,10-11 (discorso di Esdra); 12 (risposta dell'assemblea); 13-14 (difficoltà pratica presentata dal popolo); 15-16a (nuovo assenso del popolo, a eccezione di alcuni gruppi); 16b-17 (Esdra accoglie l'obiezione del popolo e sceglie un capofamiglia per ogni casato).
4 Ne 5,8a (discorso di Neemia ai notabili e ai magistrati del popolo); 8b (i notabili e i magistrati non sanno che rispondere); 9-11 (Neemia prosegue con l'esortazione); 12a (i notabili e i magistrati accettano la proposta di Neemia); 12b-13a (Neemia li fa giurare davanti ai sacerdoti e compie un'azione simbolica); 13b (tutto il popolo aderisce a quanto hanno promesso i notabili e i magistrati).
5 De confusione linguarum, 58-59.
6 4Q (= quarta grotta di Qumràn), Testimonia, righe 1-8.
7 Desumo questa sintesi da un mio studio intitolato Contributi dell'antica letteratura giudaica per l'esegesi di Gv 2,1-12 e 19,25-27, Herder, Roma 1977, pp. 139-215.
8 A. Serra, Maria secondo il Vangelo, Queriniana, Brescia 1987, pp. 18-23.
9 Il « fiat » di Maria compimento del « fiat » di Israele al Sinai. Omelia alla preghiera dell'e Angelus » tenuta da Giovanni Paolo II la domenica 3 luglio 1983. Cfr. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Vl/2, luglio-dicembre 1983, Libreria Editrice Vaticana, 1983, p. 17.
10 Enchiridion Vaticanum, 10 (1986-1987), Dehoniane, Bologna [1989], p. 933.
11 A. Serra, Contributi... cit., pp. 169-173.
12 Enchiridion Vaticanum cit., 11 (1988-1989), Bologna 119911. D. 753.
13 Capitolo Generale dell'Ordine dei Servi di Maria, Fate quello che vi dirà. Riflessioni e proposte per la promozione della pietà mariana, LDC, Leumann (Torino) 1985, D. 73.
 

 

Inserito Martedi 6 Luglio 2010, alle ore 17:56:16 da latheotokos
 
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