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  Il Commentario coranico su Maria dell'Imam Al-Qushayrî [I Parte] 
Islamdi Yahya Sergio Yahe Pallavicini su Theotokos XVII (2009), pp. 175-179.

        Siamo lieti di presentare la prima e inedita versione in lingua italiana del commentario coranico dei versetti sulla storia di Maria, Maryam, nel Sacro Corano, fatta dall'imam Al-Qushayrî e tradotta per l'occasione dall'arabo in italiano da due esperti della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islâmica) Italiana, l'imam Abd Al-Wadoud Gouraud e Maryam Tabaglio. Il titolo generale dell'opera è Latâ'if al-ishârât fî tafsÎr Al-Qur'ân che significa «Gli aspetti sottili dei significati allusivi nel commentario del Corano».
        Può essere opportuno ricordare in proposito che i commentatori ortodossi della Rivelazione islâmica variano tra coloro che cercano prevalentemente di ricostruire il significato esteriore dei versetti e coloro che cercano anche di approfondire il senso nascosto, più interiore, soffermandosi sullo sforzo di penetrare il linguaggio simbolico, allusivo, della Parola divina.
        In questo saggio lo studio dell'alto grado spirituale di Maryam nell'islâm ci spinge proprio al riconoscimento di questo livello particolare di comunicazione spirituale, che va ben al di là delle parole e che può essere sintetizzato dall'immagine che vede la vergine Maryam presentarsi al suo popolo con il bambino in braccio, fare un gesto di silenzio e indicare il neonato: la Sua voce non tarderà ad esprimersi.

        1. Limam Al-Qushayrî (986-1074)

        L'autore di questo commentario, l'Imam Abû Al-Qâsim Al-Qushayrî (986-1074), è stato il discepolo del grande maestro shaykh Abû 'Alî Al-Daqqâq e il maestro di Al-Fadl ibn Muhammad ibn 'Alî al-Farmadî al-Tûsî, a sua volta uno dei maestri dell'imam Abû Hâmid Al-Ghazâlî.
        Nell'XI secolo venne considerato il portavoce del tasawwuf, il sufismo o esoterismo islâmico, e la sua opera più importante è Risâla ilâ as-sûfiyya, «Lettera agli iniziati», dove sono sintetizzati i fondamenti della via del cammino verso Dio attraverso l'insegnamento più autentico dei maestri della sapienza tradizionale, maestri che si distinguono nettamente da coloro che deviano, contaminano e fanno la parodia di questa nobile disciplina spirituale.
        La preparazione dottrinale e la sensibilità spirituale dell'imam Al-Qushayrî gli permisero di ribaltare le false accuse mosse dal vizir del regno selgiuchide Al Kindarî, che aveva fomentato una cospirazione contro la corrente dei saggi sunniti che si rifacevano agli insegnamenti della scuola dell'imam Abû Al-Hasan Al-Ash'arî. Costretto all'esilio dopo una battaglia per la sua liberazione dalla prigionia, venne riconosciuto dal Califfo abbaside Al-Qâ'im bi Amrillâh che gli organizzò intorno un circolo di esperti e consiglieri adibiti a raccogliere e ritrasmettere i suoi sermoni e insegnamenti.
        Questo estratto dei suoi commentari coranici sulla figura di Maryam permette di conoscere la sensibilità dei maestri musulmani dell'XI secolo nelle loro esegesi e letture del testo sacro e di imparare il profondo valore che assumono per i fedeli musulmani alcuni passi e descrizioni del percorso spirituale della madre di Gesù.

        2. Maryam nel Commentario coranico di Al Qushayrî

        È significativo il fatto che all'inizio del suo commentario Al-Qushayrî si soffermi a focalizzare tre aspetti: l'accettazione, l'accompagnamento formativo e l'affidamento che Dio riserva a Maryam.
        Secondo i sapienti musulmani infatti la pacifica accettazione della volontà divina rappresenta l'essenza dell'islâm e la finalità di ogni musulmano. Nel caso di Maryam la sua accettazione avviene già all'inizio, con una «buona accettazione»1 da parte di Dio dal momento della sua nascita, quando viene iscritta come pura, incontaminata dal male, ricettacolo immacolato e predisposto ad una funzione d'eccezione. Questa accettazione, infatti, rappresenta normalmente un traguardo di purificazione che riguarda tutti i fedeli che devono dimostrare di riuscire a superare il male grazie ad un processo di progressiva adesione al bene. L'eccezione di Maryam riguarda proprio la natura e il livello di questo percorso, che prescinde da qualsiasi legame con le predisposizioni critiche dei comuni mortali verso le passioni negative, ma che la pone già tra le figure accettate, elette, autorizzate da Dio ad un servizio straordinario, che appartengono, pur vivendo in questa terra, alla realtà di un mondo superiore.
        In secondo luogo, l'accompagnamento formativo viene descritto nel testo coranico con il verbo «germogliare» e con l'espressione «buon germoglio», che ricorda la precedente «buona accettazione». «Germogliare di germoglio buono»2 è l'itinerario di maturazione di Maryam, che è costantemente accompagnata da Dio in un cammino di formazione e devozione crescente, di affinamento e assimilazione della consapevolezza e della conoscenza della realtà divina condivisa direttamente con il suo Signore.
        Da ultimo, l'affidamento che Dio dispone, chiedendo al Profeta Zaccaria di porre sotto la sua tutela la cura della giovane Maryam, ripropone il significato profondo della tutela, del servizio spirituale per obbedienza, in favore di qualcun'altro o di qualcosa d'altro, e della delicatezza del ruolo di mediazione e formazione sovraindividuale che solo un Profeta può garantire nella massima trasparenza. Così in una miracolosa integrazione al colloquio intimo che Maryam mantiene con Dio si pone anche l'affidamento alle cure materiali del Profeta Zaccaria. E la sorpresa alla quale assistiamo insieme a lui è proprio quella di constatare che a Maryam non manca mai nulla "di materiale", perché anche a questo piano provvede direttamente il suo Signore.
        È interessante a questo punto notare lo scrupolo che Zaccaria esprime, temendo di essere arrivato tardi o piuttosto di essere stato preceduto da qualcuno che abbia saputo servire Maryam al suo posto con maggiore precisione e puntualità. Il Profeta, nel timore di non adempiere all'ordine divino in modo adeguato, in realtà scopre il grado di elezione riservato a Maryam e proprio così realizza pienamente la natura più elevata e profonda della funzione affidatagli di tutore di Maryam, nella nuova qualità di testimone e protettore dei dialoghi che la sua assistita ha con Dio. Chi sta prendendosi cura di chi, Zaccaria di Maryarn, Maryam di Dio o Dio di Maryam e Zaccaria? Chi è il miglior custode degli eletti, dei profeti e dei credenti se non Dio stesso che ci custodisce affidandoci compiti di custodia? Forse Zaccaria deve custodire Maryam proprio come Maryam dovrà custodire Gesù?
        Infatti, uno sforzo di elevazione interpretativa simile a quello fatto da Zaccaria lo dovrà vivere anche Maryam proprio quando minaccia l'angelo, richiamandolo al timore di Dio, mentre le annuncia la buona novella della nascita di Gesù.
        Secondo alcuni sapienti la forma di uomo perfetto che manifesta l'angelo Jibrîl, Gabriele deve in realtà permettere a Maryam di intravedere il livello di perfezione che Gesù assumerà nella sua prossima missione sulla terra. Cosi, proprio come il cibo che il profeta Zaccaria trova presso Maryam rappresenta una prefigurazione della ricaduta del nutrimento celeste, allo stesso modo anche Maryam deve riconoscere una forma angelica che rappresenta la chiave di lettura della funzione straordinaria riservata a suo figlio. Il linguaggio allusivo dei simboli, del resto, serve proprio per mettere in comunicazione la realtà di un mondo superiore con le possibilità di riconoscimento intellettuale di chi si dispone alla ricerca della conoscenza metafisica.
        Solo il ricordo di questa funzione simbolica e di questa comunicazione spirituale sapranno permettere a Maryam di affrontare e superare sia i dolori del parto sia le incomprensioni delle genti e della sua stessa famiglia. La pietà spirituale è infatti la qualità che ispira Maryam nel momento in cui ritorna dalla sua gente, anche quando la consapevolezza della loro ignoranza e della malignità del pensiero umano fanno parte di scenari che la sua educazione privilegiata ha accuratamente evitato di analizzare. Come potrà allora presentarsi con un bambino in braccio e rispondere alle domande impertinenti della sua famiglia? Come saprà "custodire e prendersi cura" di suo figlio proteggendolo dalle accuse rivolte ingiustamente a sua madre? Una voce di Verità saprà preservare e "tutelare" il suo onore! E lo stesso Gesù bambino a rispondere dalla culla e a difendere Maryam.
        Non abbiamo già visto questo stesso scrupolo e preoccupazione nel profeta Zaccaria risolversi? Come farà a «custodire e prendersi cura» di Maryam e dei suoi beni materiali? Anche in quel caso, come allora, sono gli stessi "beni materiali" a dare la risposta su un piano più elevato alle sue preoccupazioni insegnandoci che il riconoscimento, la ritrasmissione e la tutela dei frutti spirituali comporta sempre un superamento della propria interpretazione, anche quando questa parte da un livello di elezione o di realizzazione di particolare qualità.
        Seguendo il commentario di Al-Qushayrî si potrà notare anche l'attenzione che egli pone all'affermazione coranica «egli (Gesù) parlerà agli uomini dalla culla come un adulto»,3 espressione che merita una riflessione sulla reale condizione e capacità di comprensione degli interlocutori di Maryam che l'accusano ignobilmente. Chi sono i bambini e chi è l'adulto in questa situazione? Non sono forse proprio infantili e incapaci di intendere le persone che, non capendo cosa sia successo, fanno deduzioni senza ragione? E come poter cercare misericordiosamente di accendere in loro il lume della ragione, se non comunicando per mezzo del linguaggio dei bambini?
        Secondo la dottrina islamica, infatti, vi sarà un giorno nel quale Gesù farà ritorno dal cielo sulla terra e allora parlerà veramente da "adulto, mentre tutte le creature saranno destate dalla "culla" delle loro tombe. Parallelamente la stessa voce adulta di Gesù si rende già accessibile eccezionalmente a coloro che cercano la Pace nella Verità più profonda della propria funzione simbolica sulla terra. Per questi santi la vitalità del Cristo assume una funzione simile a quella di consolatore di Maryam, quando la pena del parto in solitudine sembra intollerabile, e la invita a riconoscere il ruscello che «il Signore ha fatto sgorgare ai suoi piedi>, e a scuotere il tronco della palma affinché «questa farà cadere su di te frutti freschi e maturi».4 Tale evidenza di un contatto diretto con Dio al riparo da «colui che divide», il diavolo, ricorda l'immagine primordiale di un giardino terrestre sovrabbondante di frutti dove, per il primo Adamo, primo profeta della tradizione islamica, era evidente che ogni cosa venisse da Dio stesso, a differenza dell'uomo decaduto la cui fatica più grande sembra essere quella di vedere l'azione dello spirito riflessa costantemente nel mondo della materia.

NOTE
1 Corano 111, 37; Per una traduzione in lingua italiana del Sacro Corano, cf. anche Il Corano a cura di A. BAUSANI, Bur-Rizzoli, Milano 1997.
2 Ibid.
3 Ibid., III, 46
4 Ibid., XIX, 24-25.

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Inserito Venerdi 26 Novembre 2010, alle ore 8:58:12 da latheotokos
 
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