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  Spiritualità mariana delle diverse vocazioni 
Chiesa

dal libro di Juan Esquerda Bifet, Spiritualità mariana della Chiesa. Esposizione sistematica, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1994, pp.107-126.



1. Maria nel cammino della vocazione

Ogni creatura umana è chiamata a realizzarsi nella storia secondo i piani di Dio. Nell'Antico Testamento troviamo le grandi vocazioni come punto di riferimento di ogni vocazione attuale1. La vocazione è sempre una elezione in Cristo: «In lui (Cristo) ci ha scelti prima della creazione del mondo ...» (Ef 1,4). In questo senso parliamo di vocazione «cristiana», che è una «chiamata alla libertà» (Gal 5, 13) o alla «verità» di Cristo (Gv 8, 32). La chiamata di Dio è sempre dono e iniziativa sua (Gv 15,16), dal momento che «è lui che ci ha amati per primo» (lGv 4,10). La vocazione è sempre «sorprendente» e, come nel caso di Maria, produce un primo sentimento di «timore» e di stupore (Lc 1,29). In un secondo momento, quando la persona ha risposto liberamente alla chiamata, si produce la gioia di sperimentare la bontà e la misericordia di Dio, come nel Magnificat di Maria (Lc 1, 46ss.). La vocazione cristiana può essere considerata in una gamma molto ampia di possibilità:
- Chiamata alla fede, come opzione fondamentale e «adesione piena e sincera a Cristo e al suo vangelo» (RMi 46), in un processo di sintonia con i suoi criteri, con la sua scala di valori e atteggiamenti. Maria è modello di questa fede (Lc 1, 45    )
- Chiamata alla santità, come impegno di configurazione a Cristo, di unione o di relazione con lui, come sua imitazione, specialmente a partire dal «battesimo». A questa santità, come «pienezza di vita cristiana» e «perfezione della carità», sono chiamati tutti i cristiani (l,G 40). Maria è modello di questa santità cristiana, come «piena di grazia» avendo fatto della propria vita un «sì» di donazione totale ai piani di Dio (Lc 1, 28.38).
- Chiamata alla missione, come impegno di annunciare Cristo e il suo vangelo, secondo i carismi ricevuti e i servizi o «ministeri» affidati a ciascuno. Maria è modello di questo annuncio di gioia messianica (Lc 1, 40-41).
- Chiamata ad uno stato di vita che tradizionalmente è andato distinguendosi in laicale, vita consacrata, sacerdotale (vedi i punti seguenti), come un insieme di circostanze di luogo e di tempo, dove ognuno si realizza secondo le grazie ricevute. Ogni stato di vita è in relazione con la Chiesa come mistero, comunione e missione. Maria è «tipo» o «modello» e figura della Chiesa come comunità organica di persone e di gruppi; è «la donna» (Gv 2,4), modello di ogni comunità ecclesiale (Lc 8,19-21).
La risposta alla vocazione è possibile precisamente per il fatto che essa è una grazia di Dio che rende capaci di dire un «sì» cosciente libero e generoso. Il tema dell'Alleanza (antica e nuova) presenta questo doppio aspetto: la chiamata di Dio e la risposta personale e comunitaria. Dio vuoi salvare l'uomo mediante la cooperazione dell'uomo stesso. Il consiglio di Maria ai servi di Cana («fate quello che lui vi dice»: Gv 2,5), oltre ad essere una manifestazione della sua risposta personale (Lc 1,38), è, allo stesso tempo, un invito a rispondere all'Alleanza del Sinai (Es 24,7) e alla nuova Alleanza sigillata con il sangue di Cristo (Lc 22,20).
Tradizionalmente si è soliti spiegare la risposta vocazionale attraverso un processo di discernimento dei cosiddetti segni della vocazione e attraverso un processo di fedeltà generosa. I segni della vocazione sono come delle manifestazioni della voce di Dio, la quale «deve essere capita e riconosciuta per mezzo dei segni che quotidianamente fanno conoscere ai cristiani prudenti la volontà di Dio» (PO 11 ) . La vocazione è una esperienza di dichiarazione di amore (Mc 10,21), che si traduce in una relazione personale con Cristo (Mc 3, 13-14). Maria sarà sempre modello e aiuto materno per discernere e formarsi in un processo di:
- Retta intenzione, e cioè di motivazioni che siano sufficientemente chiare e coerenti (gloria di Dio, servizio di carità, criteri evangelici ...).
- Libertà di scelta, senza condizionamenti psicologici né sociologici, con equilibrio affettivo, come decisione personale e impegno permanente.
- Qualità sufficienti che stiano alla base della idoneità a diversi livelli: umano (personale e di convivenza comunitaria), spirituale, intellettuale, apostolico ...2.
Secondo il vangelo di Giovanni, la sequela evangelica del gruppo apostolico incominciò dopo il miracolo di Cana: «Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Dopo di questo scese a Cafarnao con sua madre, i suoi fratelli e i suoi discepoli» (Gv 2,11-12).
Maria è modello di risposta fedele e generosa alla vocazione. «In intima comunione con Cristo, Maria, la Vergine Madre, è stata la creatura che più di tutte ha vissuto la piena verità della vocazione, perché nessuno come lei ha risposto con un amore così grande all'amore immenso di Dio» (PDV 36)3.
Al tempo stesso, Maria «continua a vigilare nello sviluppo delle vocazioni» (PDV 2O). Essa aiuta in tutto il processo vocazionale per «cercare Gesù, seguirlo e rimanere con lui» (PDV 34) . L'inizio di una vocazione presenta sempre qualche segno della presenza mariana, come avvenne nella santificazione del Precursore (Lc 1,15.41) e la sequela apostolica (Gv 2,11-12). La perseveranza nei momenti di difficoltà trova un appoggio nella sua fortezza ai piedi della croce (Gv 19, 25-27). Le nuove grazie dello Spirito Santo, in un periodo di rinnovamento, segnalano Maria come figura della Chiesa, sempre fedele alla Parola (At 1,14; Lc 11,28; Mt 12,46).
A Maria è affidata la missione di fare di ogni cristiano un «Gesù vivente» (secondo l'espressione di San Giovanni Eudes) o una sua trasparenza, un vangelo vivente, d'accordo con lo stile proprio di ogni vocazione. In ogni vocazione bisogna distinguere il dono e la cooperazione.
La santità o perfezione cristiana consiste sempre nella carità, come espressione delle beatitudini: «tutti i fedeli, di qualunque stato o condizione, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità» (LG 40).
Maria «è nostra madre nell'ordine della grazia» perché «cooperò ... all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, al ripristino della vita soprannaturale delle anime» (LG 61). Ella continua a cooperare «con amore materno» alla nostra «generazione ed educazione» come fratelli in Cristo (LG 63; Rm 8, 29), e «figli nel Figlio» (cf. Ef 1, 5).
Il vivere con autenticità la propria vocazione si concretizza nella gioia di sapersi amato da Dio e di poter riamare Dio in se stesso e nei fratelli. La «gioia» che Maria canta nel Magnificat rafforza questo sentimento di autenticità, il quale darà la possibilità di superare le difficoltà senza cadere nell'aggressività o nella fuga.
L'atteggiamento mariano di risposta generosa alla vocazione fa scoprire e vivere che «l'uomo, essendo l'unica creatura terrena che Dio ha amato per se stessa, non può trovare la propria pienezza se non nella donazione di se stesso agli altri» (GS 24). Ogni vocazione cristiana si realizza nella comunione e nella missione ecclesiale.

2. Maria e la vocazione laicale

La vocazione laicale ha come obiettivo «estendere il Regno di Dio, e animare e perfezionare l'ordine delle realtà temporali con lo spirito cristiano» (AA 4). I laici, «guidati dallo spirito evangelico, contribuiscono alla santificazione del mondo quasi dall'interno, a modo di fermento» (LG 31). È, dunque, una vocazione di «inserimento» nel «mondo» o nella «secolarità» per essere «fermento evangelico» «in mezzo al mondo» (EN 70) e, in questo modo, «cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio» (LG 31). Così, «la condizione ecclesiale dei fedeli laici viene radicalmente definita dalla loro novità cristiana e caratterizzata dalla loro indole secolare» (CFL 15). Secondo l'etimologia della parola, «laici» sono i «membri del popolo» di Dio. Ma la loro peculiarità non consiste tanto nella parola quanto nella realtà di formare parte del popolo di Dio come fermento evangelico nella società. Il loro cammino di santità e di apostolato sarà, dunque, peculiare, allo scopo di immettere lo spirito evangelico nelle strutture umane. La loro condizione di profetismo, sacerdozio e regalità non è quella della gerarchia (o del sacerdozio ministeriale), ma quella del carattere battesimale (e dei sacramenti dell'iniziazione) con la derivazione verso:
- La secolarità o inserimento nelle «realtà temporali>, (can. 225) 0 «città terrena» (can 227), che è costituita dalle cose «temporali» o «secolari» (cf. LG 31; GS 43).
- La testimonianza di una vita da fermento evangelico, come segno speciale delle esigenze fondamentali che derivano dal battesimo rispetto alle beatitudini e al comandamento dell'amore.
- L'assumere la propria responsabilità nella missione della Chiesa, per far pervenire alle strutture umane la forza del profetismo, del sacerdozio e della regalità.
- Il vivere la comunione ecclesiale come parte peculiare del Popolo di Dio, nell'armonia dei carismi, delle vocazioni e dei ministeri4.
La spiritualità laicale, senza venir meno alle esigenze della carità, avrà, dunque, queste caratteristiche di inserimento nel mondo come membra responsabili della Chiesa, mistero, comunione e missione. La vocazione di ogni fedele è un invito alla santità e all'apostolato, come «vocazione alla santità nell'amore»; quando si tratta dei fedeli laici, questa vocazione «si esprime e si attua nei fedeli secondo l'indole secolare loro propria e peculiare» (CFL 64). La loro linea spirituale e apostolica è di inserimento, come segno credibile del vangelo, formando parte integrante e responsabile della Chiesa, mistero, comunione e missione. I laici, come gli altri fedeli, per il fatto di essere membri della Chiesa, potranno compiere la missione loro affidata solamente se si rinnovano evangelicamente. A questo scopo bisogna che «tutti i cristiani riprendano il cammino del rinnovamento evangelico» (CFL 16).
Se la linea «laicale» o «secolare» deriva dal mistero dell'Incarnazione (come inserimento profondo del Verbo nell'umanità), appare evidente che la dottrina mariana aiuterà tutta la Chiesa e, in modo particolare, i laici a comprendere meglio questa dimensione salvifica: «La Chiesa, raccogliendosi con pietà nel pensiero di Maria, che contempla alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nel supremo mistero dell'Incarnazione» (LG 65). I laici sono chiamati a una spiritualità e missione specifica. Orbene, il «modello perfetto di tale vita spirituale e apostolica è la beata Vergine Maria» (AA 4), poiché, «mentre viveva sulla terra una vita comune a tutti, piena di sollecitudini familiari e di lavoro, era sempre intimamente unita al Figlio suo, e cooperava in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore» (AA 4). I laici, quindi, imitino Maria e «affidino alla sua materna cura la propria vita e il proprio apostolato» (ibidem)5.
Il tema della Sacra Famiglia di Nazaret è intimamente in relazione soprattutto con l'aspetto matrimoniale del laicato. «Per misterioso disegno di Dio, in essa [nella Famiglia di Nazaret] è vissuto per lunghi anni il Figlio di Dio: essa è dunque prototipo ed esempio di tutte le famiglie cristiane. E quella Famiglia, unica al mondo, che ha trascorso un'esistenza anonima e silenziosa in un piccolo borgo della Palestina; che è stata provata dalla povertà, dalla persecuzione, dall'esilio; che ha glorificato Dio in modo incomparabilmente alto e puro, non mancherà di assistere le famiglie cristiane, anzi tutte le famiglie del mondo, nella fedeltà ai loro doveri quotidiani, nel sopportare le ansie e le tribolazioni della vita, nella generosa apertura verso le necessità degli altri, nell'adempimento gioioso del piano di Dio nei loro riguardi» (FC 86)6.
L'amore sponsale tra Cristo e la Chiesa (Ef 5,25-27)si esprime in due maniere: attraverso la vita matrimoniale e attraverso la verginità. Maria è sempre il «Tipo» della Chiesa Sposa fedele a Cristo Sposo, sia nell'uno come nell'altro stato. «Il matrimonio e la verginità sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico Mistero dell'Alleanza di Dio con il suo popolo. Quando non si ha stima del matrimonio, non può esistere neppure la verginità consacrata; quando la sessualità umana non è ritenuta un grande valore donato dal Creatore, perde significato il rinunciarvi per il Regno dei Cieli» (FC 16)7.
In forma di preghiera a Maria, Giovanni Paolo II conclude la esortazione «Christifideles Laici» (n. 64), indicando alcune linee fondamentali della spiritualità mariana laicale. Prima di tutto riassume la loro vocazione laicale specifica nel campo della spiritualità e dell'apostolato: «Chiamati per nome da Dio a vivere in comunione di amore e di santità con Lui e a essere fraternamente uniti nella grande famiglia dei figli di Dio, mandati a irradiare la luce di Cristo e a comunicare il fuoco dello Spirito per mezzo della loro vita evangelica in tutto il mondo» (CFL 64). Raccomanda poi a Maria la fedeltà alla vocazione laicale secondo le sue linee fondamentali:
- «Riempi i loro cuori di riconoscenza e di entusiasmo per questa vocazione e per questa missione» ...
- «Donaci la tua stessa disponibilità per il servizio di Dio e per la salvezza del mondo».
- «Apri i nostri cuori alle immense prospettive del regno di Dio e dell'annuncio del Vangelo a ogni creatura».
- «Insegnaci a trattare le realtà del mondo con vivo senso di responsabilità cristiana e nella gioiosa speranza della venuta del regno di Dio»...
- «Guidaci e sostienici perché viviamo sempre come autentici figli e figlie della Chiesa di tuo Figlio e possiamo contribuire a stabilire sulla terra la civiltà della verità dell'amore» (CFL 64).

3. Maria e la vocazione di vita consacrata

Chiamiamo «vita consacrata» quel modo di vita cristiana che vuole imitare, in modo permanente, lo stile evangelico di Cristo, che visse casto, obbediente e povero. Tradizionalmente è stato chiamato «sequela evangelica» radicale, come risposta al «seguimi» del Signore (Mt 19,21). Non ci riferiamo alla «consacrazione» fondamentale del battesimo (che è propria di ogni cristiano), ma a quel «genere di vita verginale che Cristo Signore scelse per se stesso e che la Vergine Maria abbracciò» (I,G 46). Si tratta, quindi, di una «speciale consacrazione che ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale e l'esprime con maggior pienezza» (PC 5)8. La vita consacrata nella pratica permanente dei consigli evangelici è «segno» eminente delle beatitudini come «sequela di Cristo come viene insegnato dal Vangelo» (PC 2), «segno e stimolo della carità» (LG 42) e di un amore totale a Cristo e alla Chiesa sua sposa (LG 44). La pratica dei consigli evangelici deve essere accompagnata da una qualche forma di fraternità e si realizza a vantaggio di un servizio ecclesiale di carità. Per questo di tratta sempre di una vocazione (personale e comunitaria) in vista della consacrazione e della missione9. L'opzione radicale di Dio solo, si vive in un'atmosfera di cristocentrismo (sposalizio con Cristo), come segno e servizio della Chiesa. L'azione dello Spirito Santo, che ha comunicato i suoi «carismi» in vista della consacrazione e della missione, rende possibile l'equilibrio di unità di vita tra la contemplazione della Parola e l'azione apostolica. È sempre un «dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva» (LG 43)10. La vita consacrata si realizza «secondo il modello della consacrazione della stessa Genitrice di Dio» (RD 17), dal momento che «Ella è la più pienamente consacrata a Dio, consacrata nel modo più perfetto. Il suo amore sponsale raggiunge il vertice nella maternità divina per la potenza dello Spirito Santo» (ibidem). Maria è modello e aiuto per questo sposalizio con Cristo, che è «speciale sorgente di fecondità spirituale nel mondo» (LG 42). In Maria e analogicamente nella Chiesa, «si può dire che questo suo consenso alla maternità sia soprattutto frutto della totale donazione a Dio nella verginità» (RMa 39). La consacrazione diventa fecondità materna e missionaria, poiché la «verginità per il Regno si traduce in molteplici frutti di maternità secondo lo spirito» (RMi 70)11.
Maria è modello e madre in tutti gli elementi fondamentali della vita consacrata:
- nella sequela evangelica, a modo di sposalizio con Cristo (Gv 2, 11-12);
- nella povertà evangelica secondo la vita a Betlemme e a Nazaret (Lc 1-2: Mt 1-2);
- nell'obbedienza ai disegni salvifici di Dio (Lc 1,38);
- nella verginità sotto l'azione dello Spirito Santo, per essere «la Donna» associata a Cristo (Lc 1, 35; Gv 2, 4);
- nella disponibilità per il servizio e missione della Chiesa per una nuova maternità (Gv 19, 25-27; Apoc 12, lss.);
- nella vita fraterna come vincolo di comunione e di aiuto per la vita spirituale, apostolica, intellettuale e umana (At 1, 14)12.
In ogni istituto di vita consacrata si può constatare una presenza attiva e materna di Maria, che ha lasciato le sue vestigia in gesti di vita, di documenti, in usi e costumi, in preghiere, ecc. In questo modo, la «vita consacrata» può diventare «un riflesso» della presenza di Maria nel mondo13. Il senso di totalità nella donazione, espressa in un «cuore indiviso» (cf. lCor 7, 32-35), è stato sottolineato in tutta la tradizione ecclesiale, fin dagli inizi delle forme concrete di vita consacrata. Maria è sempre Modello e aiuto di questa donazione totale. Si tratta di «non anteporre assolutamente nulla a Cristo»14. È «la Chiesa intera» quella che «trova in Maria il suo primo modello», però «a maggior ragione le persone e le comunità consacrate all'interno della Chiesa» (RD 17). Il motivo è che «Ella ... nel modo più perfetto ... segue Cristo come suo Maestro in castità, in povertà e in obbedienza» (ibidem). Per questo bisogna «ravvivare» la consacrazione alla sequela evangelica «secondo il modello della stessa Genitrice di Dio» (ibidem). La Chiesa rivelerà al mondo il messaggio evangelico di Cristo specialmente per mezzo della vita consacrata. Dal rinnovamento della vita consacrata dipende, in gran parte, che la Chiesa sia veramente «sacramento universale di salvezza» (AG l)15. I1 rinnovamento della vita consacrata si realizzerà nella misura in cui si fissi lo sguardo su Maria come modello e Madre. Bisogna cercare nel suo esempio e nella sua azione materna «la vitalità spirituale» e il ringiovanimento delle istituzioni16. I fondatori degli istituti ecclesiali, e specialmente delle diverse forme di vita consacrata, hanno manifestato sempre una linea spirituale, comunitaria e apostolica, marcatamente mariana. Le regole e gli statuti di codeste istituzioni portano frequentemente questo taglio mariano: la preghiera personale e comunitaria (preghiera, devozione e consacrazione mariana), le motivazioni che riguardano ciascuno dei consigli evangelici, la vita fraterna a modo di un cenacolo con Maria, l'apostolato nei suoi svariati campi di carità e di vicinanza ai poveri. Questo senso mariano della vita consacrata li aiuta a vivere il senso e l'amore della Chiesa17.

4. Maria e la vocazione sacerdotale

La figura del Buon Pastore (Gv 10, 1-18) è il punto di riferimento per la spiritualità dei dodici apostoli, come anche dei loro successori e degli immediati collaboratori. Questa spiritualità è stata anche chiamata «vita apostolica», cioè, la vita evangelica degli Apostoli, che, come la vita del Buon Pastore, si svolge a due livelli: la responsabilità sulla comunità (il Buon Pastore conosce, guida, conduce a ubertosi pascoli, difende), e la vita evangelica a somiglianza di quella del Buon Pastore (che «dà la vita» ). I1 modello apostolico di Pietro e di Paolo è rimasto descritto principalmente nei due frammenti neotestamentari: lPt 5 (sui «presbiteri»); At 20, 17ss. (il discorso di Paolo a Mileto, ai «presbiteri» di Efeso). Si tratta di un atteggiamento di sequela evangelica, che suppone la vita fraterna e si orienta verso la missione. Dai testi neotestamentari risultano queste linee fondamentali di spiritualità «apostolica» o sacerdotale:
- La vocazione o elezione come iniziativa di Cristo: Mt 10,lss.; Le 6,12ss.; Mc 3,13ss.; 6,7; Lc 9,1 e 10,1; Gv 13,18; 15,14ss.
- La sequela evangelica di Cristo: Mt 4,l9ss.; 10,1-42; 19,21-27; Mc 6, 7-12; 10,35ss.; Lc 9,1-6; 10,2-9.
- Chiamati a condividere la carità del Buon Pastore: Gv 10; At 20,17 ss.; 1 Pt 5,lss.
- Comunione fraterna: Mt 10,15; Mc 6,7. 30-31; I e 9, 1.10; 10,1. 17-21; Gv 13,34-35; 17,21-23.
- Missione di totalità e universalismo: Mt 10,5; 28, 18ss.; Mc 6,7; 16,15ss.;Lc 9,2 e lO,l; Mt l,8; Gv 20,21 (PO 10).
- L'Eucaristia come centro e fonte di evangelizzazione: Lc 22,19-20; 1 Cor 11,23 ss.; Gv 6,35 ss.
- A servizio della Chiesa sposa: 2 Cor 11,2; Ef 5,25-27; Gv 17,23; 1 Tm 4,14 («grazia» permanente).
- Sintonia con i sentimenti (e preghiera) sacerdotali di Cristo: Gv 17; Mt 11,25ss.; Lc 10,21ss.; Fil 2,5.
La vita sacerdotale (o del ministero apostolico) è un «segno» e una «ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo, Capo e Pastore» (PDV 15), per «agire in nome suo» o «in persona di Cristo Capo» (PO 2). Ciò comporta di essere, davanti alla Chiesa, trasparenza della vita e dell'amore totalitario di Cristo Buon Pastore e Sposo, come segno della sua carità pastorale e sponsale (cf. PDV 22; PO 13). Il Concilio Vaticano II ha sottolineato la fisionomia sacerdotale di oggi, che trova nel volto di Cristo il modello perfetto che deve essere imitato e attualizzato in ogni tempo. Il fatto di essere segno di Cristo Sacerdote e Buon Pastore, e di partecipare alla «consacrazione e missione» del Signore, fa sì che il sacerdote possa operare «in nome di Cristo Capo» (PO 2) e prolungare la sua Parola, il suo Sacrificio, la sua azione salvifica e pastorale (PO 4-6). Orbene, questa realtà dell'essere e dell'operare sacerdotale, porta con sé un'esperienza di «spiritualità», allo stile della vita del Buon Pastore (PO 7ss.). Il sacerdote è chiamato ad essere «trasparenza» di Cristo. «Pertanto i presbiteri sono chiamati a prolungare la presenza di Cristo, unico e sommo pastore, attualizzando il suo stile di vita e facendosi quasi sua trasparenza in mezzo al gregge loro affidato». (PDV 15). Il decreto conciliare sul sacerdote aveva segnalato alcune idee-forza: comunione (PO 7-9), missione (PO 10-11), santificazione sullo stile del Buon Pastore (PO 12-17)18.
La natura e la missione del sacerdote, cioè la sua identità, viene descritta a partire dalla consacrazione e missione di Cristo comunicate al sacerdote ministro: «Mi ha unto e mi ha inviato» (Lc 4,18). Il sacerdote resta configurato a Cristo Sacerdote e Buon Pastore, per prolungarlo nella Chiesa. La spiritualità o vita spirituale del sacerdote si esplica come vita nello Spirito: «Lo Spirito del Signore è su di me» (Lc 4, 18). E lo stesso stile di vita del Buon Pastore e della «sequela evangelica» dei Dodici19. La configurazione a Cristo, in quanto all'essere, all'operare e al vivere, è un'azione permanente dello Spirito Santo, come conseguenza della «consacrazione" operata dal sacramento dell'Ordine. In questa base teologica si appoggia la esortazione postsinodale per passare poi alla descrizione della figura del sacerdote che si deve delineare e costruire per servire la Chiesa e il mondo di oggi. La «ripresentazione sacramentale di Gesù Cristo, Capo e Pastore» (PDV 15) si basa sul fatto che il sacerdote partecipa dell'essere o consacrazione di Cristo, per prolungare la missione (I.c 4, 18-19; Is 61, 1-2). In colui che ha ricevuto l'imposizione delle mani nel sacramento dell'Ordine, c'è un'azione permanente dello Spirito Santo che modella l'essere, l'operare e lo stile di vita 0 di spiritualità (PDV 33). Questa rappresentazione di «autorità», come configurazione a Cristo «Capo», ha il senso del servizio, a imitazione di «Cristo servo»: «Gesù Cristo è Capo della Chiesa, suo Corpo. È "Capo" nel senso nuovo e originale dell'essere servo ...(Mc 10,45)» (PDV 21). E la linea di servizio accentuata dal Vaticano II: «Sono promossi al servizio di Cristo maestro, sacerdote e re (PO 1; cf. LG 24)20.
Per tracciare le linee principali della spiritualità sacerdotale mariana, bisogna tener presenti questi dati essenziali:
- Maria è «Madre del Sommo ed eterno Sacerdote» (PO 18); i sacerdoti partecipano del suo essere (consacrazione), prolungano il suo operare (missione), vivono il suo stesso stile di vita (spiritualità).
- Maria è Madre del Popolo sacerdotale (cf. LG 62), poiché «appartiene indissolubilmente al mistero di Cristo, ed appartiene anche al mistero della Chiesa» (RMa 27), alla quale serve pure il sacerdote nei ministeri profetici, liturgici e di direzione e carità.
- Maria è Madre speciale del sacerdote ministro, in tutto il processo di vocazione, sequela, missione, dal momento che «Cristo, morente in croce, la diede come Madre al discepolo» (OT 8)21.
La spiritualità sacerdotale, per il fatto che affonda le sue radici nella stessa consacrazione di Cristo e per il fatto che ne condivide la missione, implica la sintonia con i sentimenti di Cristo nei riguardi di sua Madre, dato che egli volle nascere da lei e volle associarla alla sua opera redentrice. Cristo fu unto sacerdote, per l'azione dello Spirito Santo, nel grembo di Maria, e volle che ella «si associasse con animo materno al suo sacrificio, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata» (I.G 58). Per questo i sacerdoti «devono venerarla e amarla con devozione e culto filiale», come la Madre del sommo ed eterno Sacerdote, la Regina degli Apostoli, il sostegno del loro ministero» (PO 18)22. L'invito di Giovanni Paolo II nella «Pastores dabo vobis» indica le piste per un «Cenacolo, permanente, nel quale, grazia ad una presenza attiva di Maria «Madre dei sacerdoti» e «Regina degli apostoli», avverrà «quasi una straordinaria effusione dello Spirito di Pentecoste ... E la Chiesa è pronta a rispondere a questa grazia» (PDV 82). «Per questo noi sacerdoti siamo chiamati a crescere in una solida e tenera devozione alla Vergine Maria, testimoniandola con l'imitazione delle sue virtù e con la preghiera frequente» (ibidem). La dimensione mariana della spiritualità sacerdotale è imprescindibile per raggiungere la «unità» affettiva ed effettiva della comunità ecclesiale della Chiesa particolare e del suo Presbiterio (cf. At 1, 14). «Ogni aspetto della formazione sacerdotale può essere riferito a Maria come alla persona umana che più di ogni altra ha corrisposto alla vocazione di Dio, che si è fatta serva e discepola della Parola sino a concepire nel suo cuore e nella sua carne il Verbo fatto uomo per donarlo all'umanità ... Con il suo esempio e la sua intercessione, la Vergine Santissima continua a vigilare sullo sviluppo delle vocazioni e della vita sacerdotale nella Chiesa» (PDV 82)23. Se il sacerdote deve trovare il suo modo peculiare di realizzare la spiritualità sacerdotale «esercitando sinceramente e instancabilmente i propri ministeri nello spirito di Cristo» (PO 13) è proprio lì dove soprattutto deve trovare la presenza attiva e materna di Maria, come Madre, modello, mediatrice, che egli deve conoscere, amare, imitare, celebrare e invocare, come concretizzazione della sua carità pastorale. La fedeltà alla consacrazione e alla missione (partecipazione di quella di Cristo), in ogni momento della vita e del ministero del sacerdote, è l'essenza della sua spiritualità. «Un esempio meraviglioso di tale prontezza lo possono trovare sempre nella Madonna, che sotto la guida dello Spirito Santo si consacrò pienamente al mistero della redenzione dell'umanità» (PO 18). Si può dire allora che il sacerdote realizza, in modo del tutto speciale, per mezzo del suo ministero, la maternità della Chiesa a imitazione di Maria e in relazione con lei. Per questo, come Paolo, prende come modello Maria, «la Donna» (Gal 4, 4), per il suo difficile ministero di «formare Cristo» negli altri (Gal 4, 19). «La Vergine infatti nella sua vita fu modello di quell'amore materno di cui devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini» (LG 65)24.

NOTE
1
Gen 12,1; Es 3,10-16; lSam 3,10; Is 6,39; Ger 1,7; Ez 3,1-4.
2 AA.VV., Vocazione comune e vocazioni specifiche, Roma, UPS 1993; M. BELLET, Vocation et liberté, Bruges, Desclée 1963; R. BERZOSA, El camino de la vocación cristiana, Estella, Verbo Divino 1991 ;J.F. DE RAYMOND, Le dynamisme de la vocation, Paris, Beauchesne 1974; J. ESQUERDA BIFET, Compartir la vida con Cristo, dinamismo de la vocación cristiana, Barcelona, Balmes 1988; IDEM, Dinamismo de la vocación cristiana, in: Caminar en el amor, Madrid, Soc. Educ. Atenas 1989, cap. 5; J. LUZARRAGA, Espiritualidad biblica de la vocacion, Madrid, Paulinas 1984; C.M. MARTINI, A. VANHOYE, Bibbia e vocazione, Brescia, Morcelliana 1982; M. NICOLAU, Esbozo de una teologia de la vocación, "Manresa" 40 (19fi8) 47-64; A. PIGNA, La vocazione, teologia e discernimento, Roma, Teresianum 1976; C. ROMANIUK, La vocazione nella Bibbia, Bologna, Dehoniane 1973.
3 La esort. apost. post-sinodale «Pastores dabo vobis» parla di Maria in relazione alla vocazione, nei nn. 36, 38, 45, 82 (bis).
4 AA.VV., Dizionario di spiritualità dei laici, Milano, OR 1981; AA.VV., Vocación y misión del laicado en la Iglesia y en el mando, "Teologia del Sacerdocio" 20 (1987); A. ANTÓN, Principios fundamentales para una teologia del laicado en la ecclesiologia del Vaticano II, "Gregorianum" 68 (1987) 103-155; J. AUMANN, The role of the Laity in the Church and in the World, "Angelicum" 65 (1988) 157-169; J. I. ARRIETA, Formación y espiritualidad de los laicos, "Ius Canonicum" 27 (1987) 79-97; Y.M. CONCAR, Sacerdoce et laïcat, devant leur tâches d'évangélisation et de civilisation, Paris, Cerf 1965; J. ESQUERDA BIFET, Dimensión rnisionera de la vocación laical, "Seminarium" 23 (1983) 206-214; F. FESTORAZI, La vocazione dei laici nella costruzione della Chiesa alla luce degli Atti e delle Lettere Apostoliche, ''Seminarium'' 23 (1983) 157-167; B. FORTE, Laicato e laicità, Casale Monferrato, Marietti 1986; PONT. CONSILIUM PRO LAICIS, Apostolato dei laici e responsabilità pastorale dei Vescovi, Roma 1982; IDEM, Spiritualità dei laici, Roma 1980.
5 I frammenti mariani dei documenti post-conciliari sui laici, indicano linee simili: CFL 64; CT 73; FC 86; MD 2ss.
6 La «Familiaris Consortio» n. 86 continua: «Che San Giuseppe, "uomo giusto", lavoratore instancabile, custode integerrimo dei pegni a Lui affidati, custodisca [le famiglie], le protegga, le illumini sempre. Che la Vergine Maria, come è Madre della Chiesa, così anche sia la Madre della "Chiesa domestica", e, grazie al suo aiuto materno, ogni famiglia cristiana possa diventare veramente una "piccola Chiesa", nella quale si rispecchi e riviva il mistero della Chiesa di Cristo. Sia Lei, l'ancella del Signore, l'esempio di accoglienza umile e generosa della volontà di Dio; sia Lei, Madre Addolorata ai piedi della Croce, a confortare le sofferenze e ad asciugare le lacrime di quanti soffrono per le difficoltà delle loro famiglie» (FC 86). G. MEDICA, Alla scuola di Nazaret, Maria Maestra di vita, Leumann, LDC 1983.
7 AA.VV., Famiglia e società, Vicenza, Rezzara 1985. Vedere commento alla «Familiaris consortio» in: A. SARMIENTO, A rnissâo da família cristâ, "Theologia"' 19 (Braga 1984) 14-224.
8 Prescindiamo, nel presente studio, dalle diverse modalità di «vita consacrata» (sempre - s'intende - con la pratica permanente dei «consigli evangelici»): monacale, eremitica, religiosa, società di «vita apostolica», istituti secolari, associazioni, ecc. Queste diverse modalità di vita consacrata (ed altre che potranno sorgere in futuro), sono, ognuna di esse, segni peculiari di sposalizio tra Cristo e la Chiesa: vita claustrale stretta, vita di solitudine nel «deserto», impegni pubblici, consacrazione in una piena inserzione nel mondo, consacrazione privata ecc. Nessuna forma di «vita consacrata» deve diminuire il valore delle altre possibilità della «sequela evangelica» radicale. E anche se ognuna di queste forme esprime una certa pienezza di consacrazione, nessuna può abbracciare tutte le modalità. In tutte le forme si esprime il desiderio di vivere secondo lo stile di vita degli Apostoli come punto di riferimento.
9 Il nuovo Codice riassume così gli elementi fondamentali della vita consacrata: «La vita consacrata attraverso la professione dei consigli evangelici e la forma stabile di vivere, in forza della quale alcuni fedeli, seguendo più da vicino Cristo sotto l'azione dello Spirito Santo, si dedicano totalmente a Dio sommamente amato, affinché, donatisi con titolo nuovo e peculiare in onore di Lui e per l'edificazione della Chiesa e per la salvezza del mondo, conseguano la perfezione della carità nel servizio del Regno di Dio e, diventati splendido segno nella Chiesa, preannuncino la celeste gloria» (can. 573, par. 1).
10 Tutti gli aspetti della vita consacrata restano differenziati dal «carisma dei Fondatori», secondo l'espressione di Paolo VI nella «Evangelica Testificatio» n. 11 (del 1971). AA VV., Lo stato giuridico dei consacrati per la professione dei consigli evangelici, "Monitor Ecclesiasticus" 110 (1985) I-II; AAVV., Los religiosos ante la misión del Redentur, "Confer" (Madrid, 1991) 521-666; S.M. ALONSO, La utopia de la vida religiosa, Madrid, Inst. Teol. Vida Religiosa 1982; M. AZEVEDO, I religiosi: vocazione e missione, Milano, Ancora 1983; A. BANDERA, Teologia de la vida religiosa, Madrid, Soc. Educ. Atenas 1985; J. BEYER, Vie consacrée ei vie religieuse de Vatican II au Code dì Droit Canonique, "Nouv. Revue Théologique" 110 (1988) 74-96; G.G. DORADO, Religioso y cristiano hoy, Madrid, Perpetuo Socorro 1983; La vida religiosa, docuraentos conciliares y postconcilzares, Madrid, Inst. de Vida Religiosa 1987; J. I,UCAS HERNÁNDEZ, La vida sacerdotal y religiosa, Salamanca, Soc. Educ. Atenas 1986; T. MATURA, El radicalismo evangélico, Madrid, Inst. de Vida Religiosa 1980; A. MONTAN, La vita consacrata nel mistero della Chiesa fra tradizione e rinnovamento. Dal concilio Vaticano II al Codice di diritto canonico (1983), "Lateranum" 57 (1991) 515-576; B. SECONDIN, Sequela e profezia, Roma, Paoline 1983.
11 AA.VV., Maria en la vida religiosa, Madrid 1986; G. RAMBALDI, Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, la devozione a Maria nelle anime consacrate, Milano, Ancora 1968.
12 Vedere il n. 2 del cap. V: Maria nel campo di perfezione e comunione. Fin dai tempi patristici la vita consacrata delle vergini viene presentata sul modello di Maria: S. ATANASIO, De Virginibus, CSCO, t. 151, 58-64; S. AMBROGIO, De Virginibus, 1,1-6: PL 16, 208-211.
13 Lettera di Giovanni Paolo II ai Religiosi, 1988. Il Papa insiste su alcuni altri punti di relazione tra Maria e la vita consacrata. Riguardo alla vocazione, afferma: «Questa scelta ci sollecita, così come è stato per Maria nell'annunciazione, a ritrovarci nel profondo dell'eterno mistero di Dio che è amore ... Insieme con la Vergine, nell'evento dell'annunciazione a Nazareth, meditiamo il mistero della vocazione, che è diventata la nostra "parte" in Cristo e nella Chiesa». L'azione apostolica della Chiesa e specialmente della vita consacrata, è maternità ecclesiale a imitazione della Vergine: «Maria porta al Cenacolo della Pentecoste la "nuova maternità" ... Questa maternità deve rimanere in lei e, nello stesso tempo, da lei come da "figura" deve trasferirsi su tutta la Chiesa... Quanti sono dediti alla vita apostolica ... hanno in Maria il modello della carità verso Dio e verso gli uomini ... Con Maria essi sapranno condividere la sorte dei loro fratelli e aiutare la (Chiesa nella disponibilità di un servizio per la salvezza dell'uomo, che oggi essa incontra nel suo cammino».
14 S. BENEDETTO, Regola, c. 4,21 e c. 72,11. Si vuol vivere l'unità del cuore: «Un cuore unificato verso Dio» (S. ACOSTINO, Regula ad Servos Dei, 1,1: PL 32, 1378). Maria «è modello della vita evangelica; impariamo ad amarti sopra ogni cosa con il suo cuore e a contemplare con il suo spirito il tuo Verbo fatto uomo, per servirlo con la stessa sollecitudine nei fratelli» (Prefazio del formulario della Messa "Madre Spirituale").
15 «La Chiesa deve far conoscere i grandi valori evangelici di cui è portatrice, e nessuno li testimonia più efficacemente di chi fa la professione di vita consacrata nella castità, povertà e obbedienza, in totale donazione a Dio ed in piena disponibilità a servire l'uomo e la società sull'esempio di Cristo» (RMi 69).
16 Lettera di Giovanni Paolo II a tutte le persona consacrate... in occasione dell'anno mariano (1988), conclusione.
17 I fondatori hanno cercato in Maria l'esempio e l'aiuto per la fedeltà ai disegni universali del Padre, I'associazione a Cristo Redentore, la fedeltà allo Spirito, il senso di maternità della Chiesa missionaria. AA.VV., Spirito del Signore e libertà, Figure e momenti della spiritualità, Brescia, Morcelliana 1982; F. CIARDI, I fondatori uomini dello Spirito, per una teologia del carisma di fondatore, Roma, Città Nuova 1982; IDEM, Indicazioni metodologiche per l'ermeneutica del carisma del Fondatore, "Claretianum" 30 (1990) 5-47; G.M. MEDICA, Grandi catechisti, Leumann, LDC 1989. Vedere le figure mariane della storia, in modo speciale tra i fondatori: S.M. RAGAZZINI, Maria vita dell'anima, Frigento 1984; G. RAMBALDI, Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, la devozione a Maria nelle anime consacrate, Milano, Ancora 1968.
18 Concretamente si possono sottolineare tre affermazioni chiare: essere «strumenti vivi di Cristo Sacerdote» (PO 12), «ascesi propria del pastore d'anime» (carità pastorale) (PO 13), «raggiungeranno la santità nel loro modo proprio se nello Spirito di Cristo eserciteranno le proprie funzioni con impegno smcero e instancabile» (PO 13). È sempre la carità pastorale quella che si esprime concretamente nelle virtù del Buon Pastore (umiltà, obbedienza, castità, povertà) (PO 15-17), e che ha bisogno dell'uso concreto di alcuni mezzi comuni e particolari (PO loess.).
19 Questa è la sintesi dei capitoli 2 e 3 dell'esortazione apostolica «Pastores dabo vobis». Vedere: AA. VV., Vi darò pastori secondo il mio cuore, Esortazione Apostolica «Pastores dabo vobis» ..., Testo e commenti, Lib. Edit. Vaticana 1992; AA.VV., Os daré pastores según mi corazón, Valencia, EDICEP 1992; M. CAPRIOLI, L'Esortazione Apostolica Postsinodale «Pastores dabo vobis», "Teresianum" 43 (1992) 323-357; Pastores dabo vobis, Esort. Apost, Post-Sinodale di Giovanni Paolo II (25 marzo 1992): Testo originale... Presentazione,, introduzioni, commento e sussidi (J. Saraiva, L. Pacomio), Casale Monferrato, PIEMME 1992.
20 Vedere la sintesi della spiritualità sacerdotale attuale in: AA.VV., Espiritualidad sacerdotal, Congreso, Madrid, EDICE 1989; J. CAPMANY, Apóstoly téstigo, reflexiones sobre la espiritualidad y la misión sacerdotal, Barcelona, Santandreu Edit. 1992; J. ESQUERDA BIFET, Spiritualità e missione dei Presbiteri, PIEMME 1990; IDEM, Teologia de la espiritualidad sacerdotal, Madrid, BAC 1991; M. CAPRIOLI, Il sacerdozio, teologia e spiritualità, Roma, Teresianum 1992; A. FAVALE, Spiritualità del ministero presbiterale, Roma, UPS 1985; J. GEA, Ser sacerdote en el mando de hoy y de maòana, Madrid, PPC 1991; J SARAIVA, Il sacerdozio ministeriale, storia e teologia, Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1991; J. SERVAIS, Ordinato per la missione: la spiritualità del ministero sacerdotale, "Communio" 19 (1990) 47-55. Sul decreto «Presbyterorum Ordinis»: AA.VV., Los presbíteros a los diez aòos de «Presbyterorum Ordinis», Burgos, Facultad Teológica 1975. Ricerca sull'«iter» del documento conciliare: M. CAPRIOLI, Il decreto conciliare «Presbyterorum Ordinis», storia, analisi dottrina, Roma, Teresianum 1989 e 1990.
21 «I sacerdoti sono figli di Maria a titolo speciale» (Pio XII, Menti nostrae, n. 42). «È Madre dell'Eterno Sacerdote e, quindi, Madre di tutti i sacerdoti... Se la Vergine Madre di Dio ama tutti con tenerissimo affetto, in modo speciale sente una predilezione per i sacerdoti, i quali sono viva immagine del suo Gesù» (ibidem n.124). È «Madre dei sacerdoti» (GIOVANNI PAOLO II, Lettera Giovedì Santo 1979). «Tutti noi, in un certo modo, siamo i primi ad avere diritto a vedere in lei la nostra Madre» (ibidem). Perciò, «è conveniente che si approfondisca costantemente il nostro legame spirituale con la Madre di Dio» (Lettera Giovedì Santo 1988).
22 Sintesi e bibliografia sulla spiritualità mariana del sacerdote, in: G. CALVO, La espiritualidad mariana del sacerdote en Juan Pablo II, Compostellanum" 33 (1988) 205-224; G. D'AVACK, Il sacerdote e Maria, Milano, Ancora 1968; J. ESQUERDA BIFET, Spiritualità e missione dei Presbiteri, PIEMME 1990, cap. IX; IDEM, Teologia de la espiritualidad sacerdotal, Madrid, BAC 1991, cap. XI; IDEM, Maria nella spiritualità sacerdotale, in: Nuovo Dizionario di Mariologia, Milano, Paoline 1985, 1237-1242; L.M. HERRAN, Sacerdocio y maternidad espiritual de Maria, "Teología del Sacerdocio" 7 (1975) 517-542; A. HUERGA, La devoaón sacerdotal a la Santisima Virgen, "Teologia Espiritual" 13 (1969) 229253; B. JIMÉNEZ DUQUE, Maria en la espiritualidad del sacerdote, " Teología Espiritual" 19 (1975) 45-59; A. MARTINELI.I, Maria nella formazione teologico pastorale del futuro sacerdote, ''Seminarium'' 27 (1975) 621-640; P. PHILIPPE, La très Sainte Vierge et le Sacerdoce, Paris 1947 (La Virgen Maria y el sacerdote, Bilbao, Desclée 1955).
23 Vedere anche «Pastores dabo vobis», nn. 36, 38, 45. La Lettera della Congregazione per l'educazione Cattolica (25 marzo 1988) ribadisce «la necessità di suscitare un'autentica pietà mariana nei seminaristi, in coloro cioè che saranno un giorno i principali operatori della pastorale della Chiesa» (La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale, n.33).
24 La conclusione alla quale si deve giungere nella vita pratica è la seguente: «Che la verità sulla maternità della Chiesa, a esempio della Madre di Dio, si faccia più vicina alla nostra coscienza sacerdotale... È necessario andare di nuovo a fondo in questa verità misteriosa della nostra vocazione: questa paternità nello spirito, che a livello umano è molto simile alla maternità... Si tratta di una caratteristica della nostra personalità sacerdotale, che esprime precisamente la sua maturità apostolica e la sua fecondità spirituale... Che ognuno di noi permetta a Maria di occupare uno spazio nella casa del proprio sacerdozio sacramentale, come Madre e Mediatrice dl quel grande mistero (cf Ef 5,32) che tutti vogliamo servire con la nostra vita» (GIOVANNI PAOLO II, Lettera Giovedì Santo, 1988). RMa 43 applica il testo Paolino di Gal 4,119 all'apostolo in senso mariano.

Inserito Lunedi 23 Maggio 2011, alle ore 9:50:40 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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