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  L'annuncio a Zaccaria (Lc 1,5-25) 
BibbiaDal libro di Aristide Serra, E c’era la Madre di Gesù…, Edizioni Cens – Marianum, Milano Roma 1989, pp. 544 - 549

 Zaccaria e Maria

Tra l’annuncio a Maria e quello a Zaccaria, si possono notare le seguenti convergenze e discrepanze:
1. L’apparizione a Zaccaria avviene nel tempio di Gerusalemme, alla destra dell’altare dell’incenso, che si trovava davanti al Santo dei Santi e quindi nel luogo più sacro di tutto Israele; l’annunciazione a Maria ha luogo in una città della Galilea chiamata Nazareth, una cornice quasi pagana a motivo dei suoi confini con terre pagane per cui nel suo perimetro si infiltravano elementi non ebrei. Inoltre Nazareth era considerata una città dalla quale non poteva uscire qualcosa di buono. Questo preludio fa capire che la dimora di Dio non sarà più legata al tempio di Gerusalemme, ma ogni angolo, anche negletto di questo mondo, può essere benissimo il santuario della sua in abitazione. E’ primo segno dell’universalismo cristiano per cui cessa l’economia del tempio di pietra: ormai è il cuore di ogni credente che può diventare il sacrario della presenza divina. Già nel racconto dell’Annunciazione Luca sottolinea come sia Maria il mistico spazio in cui Dio prenderà la sua dimora.
2. Zaccaria ed Elisabetta erano giusti davanti a Dio, osservavano cioè tutte le leggi prescritte e incarnavano l’ideale della religiosità veterotestamentaria; Maria è invece chiamata dall’Angelo kecharitóméne, quasi il suo nome proprio. Il vocabolo è il perfetto del verbo charitóo a sua volta avente come radice cháris che significa il favore di Dio, la sua benevolenza gratuita per cui chi riceve questo dono è costituito in stato di grazia, è ricolmo della compiacenza divina. Il verbo significa anche che Dio rende una persona piena della sua compiacenza, la mette in condizione di favore, fa si che sia trasformata da questa sua benevolenza. Luca stesso ci dice che questa benevolenza è concessa a Maria perché deve essere la Madre di Gesù. Mentre dunque nel presentare i genitori di Giovanni il Battista, si mette in evidenza il merito derivante dalla loro condotta integra, quando l’evangelista parla di Maria mette invece in evidenza l’iniziativa di Dio, il quale previene e avvolge con la sua grazia questa creatura. Il regime della legge viene dunque assorbito da quello della grazia; in contrasto con Zaccaria, Maria inaugura e simboleggia l’economia cristiana che, da parte di Dio, è caratterizzata dalla sua effusione di grazia e da parte dell’uomo, dalla sua risposta di fede.
3. Tanto a Zaccaria che alla Vergine, l’angelo dice “Non temere”, tuttavia le motivazioni sono diverse. A Zaccaria viene detto: “La tua preghiera è stata esaudita”, a Maria “Hai trovato grazia presso Dio”. Per Zaccaria è la conferma dell’esaudimento di una preghiera, per Maria è la rivelazione di un progetto divino, un mistero unico e irrepetibile nella storia della salvezza.
4.Tanto Zaccaria che Maria muovono un’obiezione, ma con diverso intendimento. Zaccaria mette in dubbio la possibilità di un intervento divino di carattere miracoloso che si era verificato altre volte nell’AT e quindi il suo atteggiamento è qualificato come una mancanza di fede alle parole dell’Angelo. Maria, invece ha fede nelle parole dell’angelo, ma non riesce a capire come si possa conciliare il diventare madre col fatto che non conosce uomo. Maria dunque ha fede e chiede come fare e cosa fare in una situazione che le sembra umanamente impossibile. Il suo è l’atteggiamento del salmista che dice: “Fammi conoscere la via dei tuoi precetti e mediterò i tuoi prodigi…..Indicami Signore la via dei tuoi decreti e la seguirò sino alla fine.”(119)


 Giovanni Battista e Gesù

Il parallelismo tra le due annunciazioni ci porta a considerare anche i pronunciamenti detti dall’angelo sul Battista e Gesù, che fanno rilevare il netto divario fra i due, sia sul piano dell’essere che dell’agire:
- Giovanni “sarà grande” davanti al Signore; di Gesù invece è detto semplicemente che “sarà grande”;
- Giovanni “sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre” e la sua nascita è frutto dell’incontro tra Zaccaria ed Elisabetta. Gesù non solo sarà “pieno di Spirito Santo”, ma l’inizio stesso della sua esistenza umana è opera dello Spirito;
- L’effusione dello Spirito farà di Giovanni un “profeta dell’Altissimo”, l’adombrazione dello Spirito su Maria, rivela invece l’origine divina di Gesù per cui sarà chiamato “figlio dell’Altissimo” e “Figlio di Dio”;
- Mentre Giovanni ha il compito di preparare le vie del Signore presso il popolo di Israele, Gesù avrà dal Padre la missione di essere il re messianico del nuovo popolo di Dio. E’ questo il motivo per cui Luca descrive Maria come la “Figlia di Sion”, cioè colei che sintetizza nella propria persona tutto l’Israele delle promesse e inizia ad essere il nuovo Israele.


La donna in Israele al tempo di Maria

1. La donna è esclusa dalla vita pubblica: sul piano giuridico è equiparata agli schiavi non ebrei e ai fanciulli minorenni. E’ fatta per restare in casa, non può testimoniare, può attingere l’acqua alla fontana pubblica, andare nei campi a mietere il grano, bacchiare le olive, vendemmiare. Il marito poteva deputarla a vendere nella propria bottega.
2.I rapporti in pubblico regolati con grande rigidità: I rabbini non potevano guardare le donne, farsi servire a mensa, camminarle dietro, conversare con lei sulla strada. In un alloggio si sconsigliava di rimanere con sorella, figlia, suocera ecc, a motivo di ciò che avrebbe potuto pensare la gente Anche con la propria moglie si doveva parlare poco.
3. Preclusa alla donna l’istruzione nella Torah: Eliezer affermava che istruire la propria figlia nella Legge, significava insegnarle oscenità: la scienza della donna sta nel fuso. In linea di massima lo studio non è aperto alle donne, sia per insegnare e sia per apprendere perché frequentando le scuola sarebbero venuto a contatto con gli uomini con i rischi e le conseguenze che ne derivano;
4. Dare il libello di ripudio compete ordinariamente all’uomo: trovando in lei qualcosa di vergognoso, il marito può ripudiare la sua donna. Al tempo di Gesù si discuteva per quali motivi questo era possibile: alcuni affermavano per causa di impudicizia da parte della donna, altri anche solo se il marito si era invaghito di un’altra. Non poche voci di protesta comunque, anche prima di Cristo, si levarono contro l’arbitrio eccessivo di cui godeva il marito nella casistica del ripudio. Alcuni rabbini affermavano che l’uomo non poteva sposare una donna se già aveva l’intenzione di ripudiarla. In linea di massima però l’insegnamento rabbinico sulla donna è dichiaratamente dispregiativo.


Inserito Domenica 13 Settembre 2009, alle ore 9:35:07 da latheotokos
 
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