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  Il titolo «Mater unitatis» 
Ecumenismoda I. M. Calabuig Postfazione, in Salvatore M. Perrella, Non temere di prendere con te Maria (Matteo 1,20). Maria e l'ecumenismo nel postmoderno, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004, pp.219-231.

Il titolo «Mater unitatis» è un titolo storico: lo si incontra nel Sermo 192,2 di sant'Agostino (430), pronunciato probabilmente a Ippona, nel Natale di un anno imprecisato, posteriore in ogni caso all'anno 412. Rivolgendosi alle vergini consacrate, sant'Agostino le incoraggia con affettuosa apostrofe:
«Proinde quia veritas et pax et iustitia Christus est,
hunc fide concipite,
operibus edite;
ut quod egit uterus Mariae in carne Christi,
agat cor vestrum in lege Christi.
Quomodo autem non ad partum Virginis pertinetis,
quando Christi membra estis?
Caput vestrum peperit Maria,
vos Ecclesia.
Nam ipsa quoque et mater et virgo est:
mater visceribus caritatis,
virgo integritate fidei et pietatis.
Populos parit,
sed unius [= Christi] membra sunt,
cuius ipsa est corpus et coniux,
etiam in hoc similitudinem gerens illius Virginis,
quia et in multis mater est unitatis [= Christi]
»11.

Sant'Agostino parla spesso di Maria quale vergine e madre: vergine, perché per opera dello Spirito, senza concorso di uomo (cfr. Lc 1,34-37; Mt 1,20) ha concepito nel grembo intatto; madre, perché ha dato alla luce (cfr. Lc 2,7; Mt 1,15), carne della sua carne, un figlio, Cristo, vero Dio e vero uomo. E spesso pure, soprattutto nei sermoni, il discorso di Agostino diviene parola sulla Chiesa, anch'essa vergine e madre: vergine, per l'integrità della fede, madre perché nel fonte battesimale genera, nell'acqua e nello Spirito (cfr. Mt 3,11; Mc 1,8; Lc 3,16; Gv 1,33), innumeri figli di Dio12.
Anche nel Sermo in questione, il 192,2, accade che l'omileta passi dal discorso sulla maternità divina di Maria a quello sulla maternità pasquale della Chiesa. Proprio in chiusura del Sermo 192,2, Sant'Agostino conclude il paragone Maria-Chiesa con una frase in cui figura il titolo «mater unitatis». Gli studiosi non sono tuttavia concordi sull'attribuzione di tale titolo: a Maria o alla Chiesa? Così ad esempio, P. Bellini, traduttore dei Discorsi 184-211 per l'edizione della Nuova Biblioteca Agostiniana (=NBA), attribuisce il titolo alla Chiesa: «Partorisce [la Chiesa] popoli, ma sono membra di uno solo [Cristo], di cui essa è corpo e sposa. Anche in questo è paragonabile alla Vergine perché, pur partorendone molti, è madre di unità»13. Invece P. de Luis, traduttore dei Discorsi 184-272B per l'edizione delle Obras completas di Sant'Agostino presso la BAC, lo attribuisce a Maria: «Engendra a los pueblos, pero todos son miembros de uno solo [Cristo], de la que ella es cuerpo y esposa, siendo también en esto semejante aquella Virgen que también es madre de la unidad entre muchos»14.
A mio parere la versione «partorendone molti» costituisce una grave violenza al testo. Infatti l'espressione in multis non può essere complemento oggetto di pario. Cristo come è verus e veritas, così è unus e unitas. Sant'Agostino ha affermato che la Chiesa «genera popoli» (populos, plurale), i quali tuttavia sono membri di «uno solo» (unius, singolare). Poi precisa che la Chiesa, nel suo parto plurimo (in hoc), è simile a Maria, la quale è «anche Madre dell'unità [= Cristo] tra molti [= popoli]», oppure, secondo un'altra possibile traduzione, che si richiama all'entroterra teologico del Vescovo di Ippona: «tra molti» (in multis) è stata scelta per essere la «Madre dell'unità», cioè di Cristo che raduna in se i popoli dispersi (cfr. Gv 11,49-51)15.


a. «Mater unitatis» in un'omelia di Paolo VI

La mattina del 2 febbraio 1965, festa liturgica della Presentazione del Signore nostro Gesù Cristo, papa Paolo VI (1963-1978) presiede, nella sala del Concistoro, la tradizionale offerta dei ceri. Papa Montini pronuncia un accurato discorso in cui ne decifra il significato simbolico. Lungo il discorso tuttavia il suo pensiero si volge verso i lavori del Concilio Vaticano II: non sono trascorsi neanche tre mesi dalla chiusura della terza sessione conciliare (21 novembre 1964), in cui è stata promulgata «l'autorevole, la bella, la densa, la giusta parola del Concilio Ecumenico, con l'inserzione sapiente del capitolo "De Beata Maria Virgine" nella monumentale costituzione De Ecclesia"»16. I lavori saranno ripresi nel settembre 1965 per la quarta e ultima sessione conciliare17. Intanto si profila imminente, per la fine di marzo, la celebrazione a Santo Domingo del primo Congresso Mariologico Internazionale postconciliare18. Paolo VI ne avverte la straordinaria portata ecumenica:
«Questo indirizzo [cristocentrico ed ecclesiologico che mette nel suo più alto e più vero splendore la "benedetta fra tutte le donne", Noi confidiamo che imprimerà al Congresso il suo carattere post-conciliare, rinnovatore, moderatore, promotore del culto cattolico mariano, gli darà il merito di ricercare le sorgenti vere e feconde del culto stesso nelle pagine della Sacra Scrittura, negli insegnamenti dei Padri, nelle espressioni liturgiche, nelle speculazioni dei Maestri, nella dottrina tradizionale della Chiesa sia orientale che latina, in modo che lo studio e la pietà dei cattolici verso la Madre di Cristo agli altri meriti aggiungano quelli di riunire intorno a Maria "Mater unitatis" non solo i cattolici che già, in tante diverse maniere, le sono filialmente vicini, ma, Dio voglia, altresì tutti i cristiani, anche quelli ancora da noi separati, ai quali una grande gioia, se già non la godono, è preparata per il giorno della loro integrazione nell'unica Chiesa fondata e voluta da Cristo, quella di riscoprire Maria umile ed altissima nel posto essenziale assegnatole da Dio nel disegno della nostra salvezza»19.
Il testo meriterebbe un'approfondita analisi, che qui non posso compiere. Mi limito a rilevare l'uso del titolo Mater unitatis. Paolo VI lo menziona senza alcun rinvio alla fonte agostiniana, ma come dato pacificamente posseduto dalla Chiesa cattolica. Dopo avere elencato le «sorgenti vere e feconde» della venerazione ecclesiale alla Madre del Signore - la Scrittura, i Padri, la liturgia, la speculazione dei Maestri della Chiesa sia orientale sia latina -, il Pontefice esprime la fiducia che «lo studio e la pietà» verso la Vergine avranno come risultato quello «di riunire intorno a Maria "Mater unitatis"» non solo i cattolici ma tutti i cristiani. L'espressione «riunire intorno a Maria» sembra alludere e certamente evoca  Atti 1,12-14.


b «Mater unitatis» in un saluto mariano di Giovanni Paolo II


La domenica 21 gennaio 1996, Giovanni Paolo II dedica il saluto dell'Angelus alla questione, da lui fortemente sentita, dell'unità dei discepoli di Cristo: un'altra testimonianza della sua attenzione alla causa ecumenica, che in questo caso tuttavia potremmo qualificare doverosa. In quei giorni, infatti, si sta celebrando la «Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani» (18-25 gennaio)20 che, come è noto, risale a una iniziativa dell'abbé Paul-Irénée Couturier (1953), saggio e appassionato promotore dell'ecumenismo21. Giovanni Paolo II, oltre al contesto orante della Settimana, inquadra il saluto domenicale nell'ambito della rilettura del Vaticano II, che egli ha proposto per commemorare i trent'anni trascorsi dalla chiusura del Concilio (8 dicembre 1965). Punto di riferimento principale del suo saluto sono giustamente i decreti Unitatis redintegratio e Orientalium ecclesiarum, promulgati entrambi il 21 novembre 1964, subito dopo la costituzione dogmatica Lumen gentium22.
La constatazione della divisione dei cristiani è motivo di amarezza, perché essa «contraddice apertamente alla volontà di Cristo, ed è scandalo al mondo e danneggia la santissima causa della predicazione del Vangelo a ogni creatura» (Unitatis redintegratio, 1). Ma tale constatazione deve essere accompagnata da un moto di speranza; perché ortodossi, anglicani, protestanti, cattolici non si possono rassegnare a questa situazione lacerante: essi, confidando soprattutto nella preghiera, devono attendere con fiducia la ricomposizione dell'unità, quale dono dello Spirito.
Giovanni Paolo II ricordava la nobile figura di Massimo IV Saigh (1967)23 patriarca di Antiochia, che richiamò energicamente il Concilio a «preservare il posto dell'Assente, ossia dei fratelli ortodossi in attesa della piena comunione»24. Verso la fine del saluto dell'Angelus, il pensiero di Giovanni Paolo II si volge esplicitamente alla Vergine:
«La Vergine Santa, Madre dell'unità, ci faccia sentire forte la voce del Signore che ai suoi discepoli ripete: "Ecco, sto alla porta e busso" (Ap 3,20), come opportunamente ricorda il tema della Settimana per l'unità dei Cristiani»25.
Anche per Giovanni Paolo II, la funzione ecclesiale insita nel titolo «Madre dell'unità» è un dato pacifico, derivante dalla sua maternità spirituale. La parola del Papa diviene supplica alla Vergine perché «ci faccia sentire forte la voce del Signore»; siamo infatti diventati, come i fedeli di Laodicea, troppo sordi alla parola del Signore, incapaci di percepire che egli bussa alla nostra porta; sordità che ha come conseguenza che la porta resta chiusa, e quindi resta disatteso il desiderio del Signore di entrare nella cella del nostro cuore per un incontro di comunione e di amicizia.


c. «Mater unitatis» in una catechesi mariana di Giovanni Paolo II

Dal 7 settembre 1995 al 12 novembre 1997, Giovanni Paolo II dedicò la consueta udienza generale del mercoledì a una catechesi organica sulla figura e la missione di Maria, la Madre del nostro Salvatore Gesù Cristo. L'ultima catechesi, quella del 12 novembre 199726, è dedicata a Maria: La Madre dell'unità e della speranza27.  Il tono della catechesi è pacato. Giovanni Paolo II informa, per così dire, i suoi uditori sulla situazione della pietà verso la Madre del Signore nelle varie confessioni cristiane. Citando un testo della costituzione dogmatica Lumen gentium, egli ricorda che per il Vaticano II è stato motivo «di grande gioia e consolazione che vi siano anche, tra i fratelli separati, di quelli che tributano il debito onore alla Madre del Signore e Salvatore...»28.
Nella catechesi Giovanni Paolo II dedica un numero, il 2, alle Comunità evangeliche e anglicane e uno, il 3, alle Chiese orientali con il preciso intendimento di mettere in luce le loro varie aperture alla dottrina cattolica sulla beata Vergine. Riguardo ai protestanti rileva che «alcuni sono giunti persino a posizioni molto vicine a quelle dei cattolici per quanto riguarda i cardini fondamentali della dottrina su Maria, quali la maternità divina, la verginità, la santità, la maternità spirituale»29. Relativamente agli ortodossi, Giovanni Paolo II, dopo aver constatato che tra essi e i cattolici «restano, tuttavia, alcune divergenze circa i dogmi dell'Immacolata Concezione e della Assunzione»30, ritiene che esse siano «forse più di formulazione che di contenuto», per cui non debbano «far dimenticare la comune fede nella divina maternità di Maria, nella sua perenne verginità, nella sua perfetta santità, nella sua materna intercessione presso il Figlio»31.
Il Papa, poi, sulla scia di Lumen gentium 69, ricorda che il Concilio invitò i fedeli ad affidare a Maria la causa dell'unità dei cristiani:
«Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e Madre degli uomini, perché Ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella Comunione di tutti i Santi interceda presso il Figlio suo (LG 69)»32.
A partire dal testo conciliare, Giovanni Paolo II istituisce un duplice parallelismo tra la presenza di Maria nella vita della Chiesa, prima nella fase storica (come), poi in quella celeste (così). Esponendo il primo parallelismo cita il testo agostiniano su Maria, mater unitatis: «Come nella prima comunità la presenza di Maria promuoveva la unanimità dei cuori, che la preghiera consolidava e rendeva visibile, così la più intensa comunione con Colei che Agostino chiama "madre dell'unità", potrà condurre i cristiani a godere il dono tanto atteso dell'unità ecumenica. Alla Vergine Santa si rivolgono incessanti le nostre preghiere perché, come agli inizi ha sostenuto il cammino della comunità cristiana unita nella preghiera e nell'annuncio del Vangelo, così oggi con la sua intercessione ottenga la riconciliazione e la piena comunione tra i credenti in Cristo»33. Naturalmente la sola citazione papale non dirime, dal punto di vista filologico, il senso mariano dell'espressione agostiniana «Madre dell'unità», ma la favorisce. Infatti è legittimo pensare che, nel delicato campo ecumenico, Giovanni Paolo II non abbia proceduto con leggerezza interpretando l'espressione Mater unitatis del Sermo 192,2 riferita a Maria di Nazareth.


d. «Mater unitatis» nel formulario 38 della «Collectio missarum de beata Maria Virgine»

Il 15 agosto 1986, con il decreto Christi mysterium, firmato dal card. Agostino Mayer, la Congregazione per il Culto Divino promulgò «veluti appendix Missalis Romani» la Collectio missarum de beata Maria Virgine34, singolare raccolta di 46 formulari di messe mariane distribuite secondo il ritmo dell'anno liturgico. Contrariamente a quanto spesso si afferma, la Collectio non fu composta in vista della celebrazione dell'Anno mariano voluto da Giovanni Paolo II (7 giugno 1987, solennità di Pentecoste - 15 agosto 1988, solennità dell'Assunta), ma indipendentemente da esso: il Santo Padre non aveva manifestato ancora la sua intenzione di indire un tale Anno35, che la Congregazione per il Culto Divino, il 23 novembre 1984, aveva già istituito un Gruppo di studio per la formulazione del progetto e la sua realizzazione36. In ogni caso, qui interessa rilevare che il formulario 38 ha quale titolo «Sancta Maria, Mater unitatis». In esso l'espressione «Madre dell'unità» figura due volte: nel titolo appunto e nell'orazione dopo la comunione:
Per haec sancta qua sumpsimus, Domine,
in hac memoria sancta Maria, unitatis Matris,
Spiritum mansuetudinis et pacis nobis clementer infunde,
ut concordes operantes,
Regni tui festinemus adventum.
Per Christum
37.
Per quanto mi consta il formulario 38 non è stato ancora oggetto di studio specifico38. Il compianto A. M. Triacca aveva avviato il suo documentato articolo su Maria Vergine, madre dell'unità. Linee teologiche-liturgiche per il dialogo ecumenico39, richiamandosi al formulario 38 e riproducendo per intero la nota introduttiva. Lo studio del Triacca non è un commento al formulario 38, ma se egli iniziò la sua ricerca partendo da quella nota, ciò si dovette probabilmente a un duplice motivo: perché ne condivideva il contenuto e perché, per la sua esperienza di docente, sapeva che la liturgia è, dal punto di vista pastorale, l'espressione più efficace per la trasmissione e l'assimilazione della dottrina della Chiesa. Difatti nel seguito dell'articolo, in cui sono frequenti le citazioni della Collectio missarum, egli procede scandagliando «quattro fulcri», di indole liturgica:
1. «La liturgia celebra i misteri del Redentore a cui è associata Maria» (pp. 173-181);
2. «Correlazione tra Maria presente nei "mysteria storici" di Cristo e nella celebrazione dei sacramenta» (pp. 181-183);
3.«Compenetrazione vitale tra celebrazione dei "mysteria Christi" e "pietas liturgica" mariana» (pp. 183-187);
4. «Corollari liturgico-teologici» (pp. 187-198), derivati dal principio liturgico che Maria fu «mysterio redemptionis fideliter inserviens»40.
I redattori del formulario con l'espressione Mater unitatis, caratterizzante il titolo stesso, intendevano senza dubbio alludere al compito (munus) che la Vergine svolge nella causa del ristabilimento dell'unità dei cristiani. Un compito che papa Leone XIII aveva illustrato egregiamente nell'enciclica Audiutricem populi. De sacro Rosario, del 5 settembre 1885. Scriveva il Papa: «Il Rosario sarà, come abbiamo detto, la preghiera più opportuna per perorare presso di lei la causa dei nostri fratelli dissidenti. Ciò rientra in pieno nella missione (officium) della sua maternità spirituale. Infatti coloro che appartengono a Cristo, Maria non li ha generati, né poteva generarli, se non nell'unità della fede e dell'amore a lui [...]. E dunque necessario che tutti coloro che la malvagità degli eventi ha separato da questa unità, siano di nuovo, per così dire, generati a Cristo da questa medesima Madre, che Dio rese perennemente feconda di santa prole. Ella, da parte sua, null'altro desidera più ardentemente»41. Seguendo questa linea teologica i redattori del formulario intitolarono il prefazio: «De munere beatae Virginis in Ecclesiae unitate fovenda».
L'espressione Mater unitatis figura come appellativo nell'orazione dopo la comunione: «in hac memoria sanctae Mariae unitatis Matris»42.
La post-communionem è strutturata in modo corretto in riferimento sia alle esigenze tecniche e contenutistiche di questo genere di orazioni (allusione al sacramento ricevuto; duplice richiesta di grazia, una nella prospettiva del momento presente, l'altra in prospettiva escatologica), sia al contesto ecumenico proprio dell'intero formulario. Per coloro che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica, l'orazione chiede:
- «Il dono dello Spirito di mitezza e di pace», il quale, secondo il convincimento comune del Magistero e degli operatori ecumenici, è il supremo artefice dell'unità ecclesiale;
- la pace, da intendersi, a mio parere, come riconciliazione tra i cristiani divisi; solo la pace-riconciliazione consente, superando ataviche diffidenze, di agire in operosa concordia (concordes operantes, riferimento al momento presente) e di affrettare, quindi, la venuta del Regno (dimensione escatologica).
La sola presenza della messa «Santa Maria, Madre dell'unità» in un libro ufficiale del rito romano costituisce un riconoscimento, nella linea magisteriale di Leone XIII, del compito (munus, officium) della Madre del Signore nel processo di ricomposizione dell'unità dei cristiani. Costituisce anche un'altra espressione di quell'«ecumenismo spirituale», promosso da Paul-Irénée Couturier (1953) e oggi largamente condiviso tra gli operatori ecumenici43.

NOTE
11 Diamo la traduzione italiana del testo: «Pertanto poiché Cristo è verità, pace e giustizia, concepitelo con fede e partoritelo con le opere, affinché ciò che ha fatto il grembo di Maria nei riguardi del Corpo di Cristo, lo faccia anche il vostro cuore nei riguardi della legge di Cristo. E poi in che modo non avreste niente a che fare con il parto di Maria se siete membra di Cristo? Maria ha partorito il vostro capo, la Chiesa ha partorito voi. Anche la Chiesa è madre e vergine: madre per le viscere di carità, vergine per l'integrità della fede e della pietà. Partorisce popoli, ma sono membra di uno solo, di cui essa è corpo e sposa. Anche in questo è paragonabile alla Vergine perché, pur partorendo molti, è madre di unità (S. Agostino, Discorsi. Natale del Signore, Città Nuova, Roma 1984, vol. IV, pp. 52-53).
12 Sulla Chiesa vergine e madre in sant'Agostino si consulterà utilmente: M. Agrerberg, «Ecclesia virgo». Étude sur la virginité de l'Église et des fidèles chez saint Augustin, Heverlé, Louvain 1960; R Rinetti, Sant'Agostino e l'Ecclesia Mater, in Augustinus Magister 2 (1954) pp. 827-834.
13 Cfr. NBA 32/1, p. 53.
14 BAC 447, p 40.
15 Partendo dal testo giovanneo l'esegeta Aristide Serra intende mostrare come la figura e la presenza della Madre di Cristo nella Chiesa abbiano un legame anche con la riconciliazione e l'unità della Chiesa stessa: cfr. A. Serra, Maria, segno operante di unità dei «dispersi figli di Dio» (Giov 11,52), in AA. VV., Il ruolo di Maria nell'oggi della Chiesa e del mondo, Marianum, Roma 1979, pp. 69-106.
16 Insegnamenti di Paolo VI, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1966, vol. III/1, p. 67.
17 Cfr. AA. VV., Storia del Concilio Vaticano II. Concilio di transizione. Il quarto periodo e la conclusione del Concilio (1965), a cura di G. Alberigo, Peeters - Il Mulino, Bologna 2001, vol. 5.
18 Il Congresso si celebrò, infatti, nella repubblica di Santo Domingo nel Mar dei Caraibi, dal 17 al 25 marzo 1965 (cfr. G. M. Besutti, Il Congresso Mariologico di Santo Domingo, in Marianum 27 [1975] pp. 133-155). Gli atti del Congresso sono stati pubblicati dalla Pontificia Academia Mariana Internationalis, Maria in sacra Scriptura. Acta Congressus Mariologici-Mariani in Republica Dominicana anno Domini 1965 celebrati, PAMI, Romae 1967, 6 voll.
19 Insegnamenti di Paolo VI, cit., vol. III/1, pp. 68-69.
20 Sulla genesi di questa benemerita iniziativa, basata sulla convinzione che la preghiera comune sia fondamentale per la ricerca dell'unità visibile della Chiesa di Cristo, cfr. Th. F. Best, Settimana di Preghiera per l'Unità dei Cristiani, in Dizionario del Movimento Ecumenico, EDB, Bologna 1990, pp. 991-992.
21 Cfr. Ans J. van der Bent. Couturier, Paul-Irénée. in Dizionario del Movimento Ecumenico, cit., pp. 312-313.
22 Una dettagliata cronaca e presentazione del dibattito conciliare, che la portato alla promulgazione dei due documenti ecumenici, la offre C. Soetens, L'impegno ecumenico della chiesa cattolica, in AA. VV., Storia del Concilio Vaticano II, a cura di G. Alberigo, Il Mulino, Bologna 1998, vol. 3, pp. 277-365. Si vedano anche Unità cristiana e Movimento ecumenico, a cura di C. Boyer, D. Bellucci e S. Virgulin, Studium, Roma 1963, vol I (1864-1961); 1975, vol II (1961-1973).
23 Su questa nobile figura che ha dedicato la propria vita per l'unità dei cristiani di Oriente ed Occidente, entrata in Concilio alla veneranda età di ottantaquattro anni, che fece parte di quel piccolo gruppo di vegliardi che, a cominciare da Giovanni XXIII, seppe ringiovanire il volto della Chiesa, cfr. J. Grootaers, Protaginisti del Concilio, in AA. VV., Storia della Chiesa. La Chiesa del Vaticano II (1958-1978), San Paolo, Cinisello Balsamo 1994, vol. XXV/1, pp. 460-468.
24 Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1998, vol XIX/1, p. 107.
25 Ibidem. pp. 68-69.
26 Il Santo Padre, la cui pietà mariana solida e filiale è assai nota e che traspare quasi immancabilmente in molti suoi atti e documenti, dal 7 settembre 1995 al 12 novembre 1997, ha pronunciato in oltre due anni, nel tradizionale incontro del mercoledì coi fedeli di tutto il mondo, 70 catechesi mariane, che costituiscono un vademecum prezioso per chi voglia conoscere la Madre del Signore e per chi è chiamato, per dovere pastorale ed esigenze di cuore, a parlarne e ad illustrarne la missione, così come viene presentata dal magistero ecclesiale della Chiesa cattolico-romana. La fonte di questi 70 interventi mariani del magistero pastorale del Vescovo di Roma rimangono i volumi degli: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, cit, vol. XVIII/2; XIX/1; XIX/2; XX/1; XX/2. Un volume che raccoglie in modo organico tali interventi è La Catechesi mariana di Giovanni Paolo II. Presentazione di S. Ecc. Mons. Cosmo Francesco Ruppi, Quaderni de «L'Osservatore Romano», Città del Vaticano 1998.
27 Insegnamenti di Giovanni Paolo II, cit., vol. XX/2, pp. 791-793.
28 Ibidem, 1, p. 791. Giovanni Paolo Il cita Lumen gentium 61 e aggiunge giustamente un rinvio alla sua enciclica Redemptoris Mater 29-34, dove egli tratta della pietà mariana delle Chiese orientali e delle Comunità protestanti
29 Ibidem, 2, p. 792.
30 Ibidem, 3, p. 792.
31 Ibidem, 3, p. 792.
32 Cfr. Ibidem, 3, pp. 792-793.
33 Ibidem, 4, p. 793. Nella nota 4, il Papa rinvia ad Atti 1,14; nella nota 5 a S. Augustinus, Sermo CXCII. 2. PL 38, 1013.
34 Congregatio Pro Cultu Divino, Collectio Missarum de Beata Maria Virgine (I). Editio typica, LEV, Città del Vaticano 1987; Lectionarium pro Missis de Beata Maria Virgine (Il). Editio Epica, LEV, Città del Vaticano 1987 (= CMBMV).
35 L'annuncio ebbe luogo nell'omelia pronunciata dal Santo Padre il 1° gennaio 1997, solennità liturgica della Madre di Dio. Rivolgendosi alla Vergine, Giovanni Paolo II diceva: «Per meglio prepararsi a quella scadenza [l'avvento del terzo millennio dell'era cristiana], la Chiesa volge i suoi occhi a Te, che fosti lo strumento provvidenziale di cui il Figlio di Dio si servì per divenire Figlio dell'uomo e dare inizio ai tempi nuovi. Con questo intento essa vuole celebrare uno speciale Anno dedicato a Te, un Anno Mariano, che, iniziando dalla prossima Pentecoste, si concluderà, l'anno successivo, con la gran festa della tua Assunzione» (Acta Apostolicae Sedis 79 [1987] p. 1149.
36 Sulle origini della Collectio, cfr. R. Barbieri, Collectio Missarurn Beatae Mariae Virginis, in Notitiae 21 (1985) pp. 151-155; P Farnés, Liturgia y pastoral de las nuevas «misas» de la Virgen Maria, in AA. VV., La Virgen Maria en el culto de la Iglesia. Jornadas nacionales de liturgia, PPC, Madrid 1988, pp. 129-145; M. Sodi, Con Maria verso Cristo. Messe della Beata Vergine Maria. Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1990. Le pagine introduttive del volume di Sodi contengono cenni sulla genesi della Collectio, sui membri del Gruppo di studio e sulla tappa redazionale decisiva: dal gennaio 1984, prima ancora che fosse costituito formalmente il Coetus, all'agosto 1985.
37 CMBMV, form 38, p. 149.
38 Dico questo dopo aver consultato l'eccellente rassegna di N. Zamberlan, La «Collectio missarum de b. Maria Virgine». Bibliografia ragionata (1986-2001), in Marianum 65 (2003) pp. 49-99.
39 In Rivista Liturgica 85 (1998) pp. 171-208.
40 L'espressione citata dal Triacca proviene dal form. 22 della Collectio missarum, «Sancta Maria, Ancilla Domini» (Praefatio), il quale a sua volta si ispira a Lumen gentium 56.
41 Seguo la versione italiana dell'Enchiridion delle Encicliche, vol. 3, n. 1229, p. 927, tranne pochi emendamenti (per es., quando il latino Maria è stato tradotto con Madonna, ho preferito mantenere Maria). Sovente i Vescovi di Roma hanno consideralo utile la recita del Rosario come preghiera per l'unità fra le Chiese (cfr. S. M. Perrella, Il Rosario nel magistero dei Papi da Leone Xlll a Giovanni Paolo II. Una preghiera "con Maria la madre di Gesù» [At 1,14], in AA. VV., Contemplare Cristo con Maria. Atti sulla giornata di studio sulla Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae di Giovanni Paolo II, PAMI, Città del Vancano 2003, pp. 61-173).
42 CMBMV, form. 38, p. 149.
43 Si veda, ad esempio, l'intervento del cardinale presidente dell'organismo vaticano preposto all'unità fra i cristiani, fine teologo, sempre attento alla causa ecumenica W Kasper, Spiritualità ed ecumenismo, in Rivista Teologica di Lugano 7 (2002) pp. 211-224.

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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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