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  De Beata. A cinquant'anni dal Concilio 
Magistero

Un articolo di Giacomo Didas su La Madonna della Neve, n. 5 - maggio 2012, pp.16-17.




Gregorio Marinaro. Maria Madre della Chiesa

La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, pur essendo un capitolo della Lumen gentium - l'ultimo per La precisione -, è da considerarsi fondamentale per le nuove vie indicate nella comprensione della figura della Madonna. Nonostante si tratti di un documento importante, anzi forse proprio per questo, la genesi si è rivelata alquanto impervia. Volendo riassumere in poche righe quello che stava accadendo proprio cinquant'anni fa, si deve ricordare che tra l'aprile 1961 e l'aprile 1962 erano state presentate alla Commissione Teologica ben sette redazioni di uno schema de Beata, così si diceva per abbreviare il testo riguardante la beata Vergine Maria. Malgrado tutta questa mole di lavoro non era ancora chiaro se tutto questo materiale avrebbe costituito il corpo di un vero e proprio documento mariano oppure avrebbe conosciuto un destino diverso, in particolare se fosse rifluito nel più ampio documento sulla Chiesa.
Questa duplice possibilità ha accompagnato la discussione prima e durante il Concilio fino alla scelta definitiva e sofferta di inserire lo schema mariano nel De ecclesia. Sarebbe semplicistico affermare che solo i sostenitori del documento autonomo erano devoti della Madre di Dio, mentre non lo erano o lo erano di meno coloro che ritenevano di inserire Maria nel testo sulla Chiesa.

Due orientamenti

Si trattava di un confronto tra due posizioni teologiche diverse: entrambe riconoscevano l'importanza e il valore della Vergine Maria per La fede e per la Chiesa, ma divergevano nella modalità. Schematicamente possiamo dire che una prima corrente riteneva che per comprendere e salvaguardare adeguatamente la singolarità di Maria e i suoi privilegi, era necessario considerarla isolatamente e vederla esclusivamente nel suo rapporto con Cristo; l'altra corrente pensava invece che i privilegi e i carismi singolari di cui è rivestita Maria si contestualizzano meglio all'interno della vita della Chiesa, della quale Maria è l'immagine esimia. Questa tendenza aveva dalla sua il merito di valorizzare meglio l'insegnamento della Scrittura e dei Padri della Chiesa.
Nell'Archivio Vaticano che raccoglie i documenti preparatori al concilio, nella busta 750, è presente una raccolta di testi che porta in prima pagina una dichiarazione di Sebastian Tromp, segretario della Commissione Teologica: «Oggi, 25 aprile 1962, mi ha chiamato S. E. Felici, il quale mi ha restituito il testo della Costituzione de BMV dicendomi che il santo Padre preferiva non mandarlo avanti». Lo stesso prelato annota nel suo Diario: «25 aprile: mercoledì. Mons. Felici ha consegnato a P. Leclercq la Costituzione sulla beata Vergine Maria, dicendo che il S. Padre non desidera una costituzione tutta dedicata alla beata Maria! Perciò la costituzione non deve essere stampata, né trasmessa alla Commissione Centrale... ».
La Commissione Centrale Preparatoria, che operò durante i lavori di organizzazione del Concilio, era l'organo deputato a valutare e ammettere ai lavori conciliari veri e propri gli schemi che le diverse Commissioni avevano preparato. Nel nostro caso il documento mariano era stato bloccato addirittura prima su volontà del S. Padre.
Il fatto non deve meravigliare. In tutta la fase preparatoria e per buona parte dello svolgimento del Concilio si discusse non tanto se parlare o meno della Madonna, ma del luogo nel quale collocare la dottrina mariologica: in un documento a sé stante oppure in un testo dottrinale più ampio, in particolare nel documento sulla Chiesa?
Il giorno seguente P. Tromp ebbe un colloquio con il Cardinale Ottaviani, che della Commissione Teologica era il Presidente, e non solo lo convinse a recarsi dal Santo Padre per difendere la causa del documento mariano, ma gli preparò anche un Memorandum di appoggio.

Ripensamento del Pontefice

Fu così che Giovanni XXIII ritornò sui suoi passi. Il progetto di Costituzione, avente come titolo: «La beata Vergine Maria Madre di Dio e Madre degli uomini» fu dunque consegnato al Segretario generale del concilio - il card. Pericle Felici - il 7 maggio per essere stampato e venire inoltrato alla Commissione Centrale Preparatoria.
Il documento era costituito da cinque paragrafi:
1. Lo stretto legame fra Cristo Maria e la Chiesa secondo la volontà di Dio;
2. Il ministero della beatissima Vergine Maria nell'economia della nostra salvezza;
3. I titoli con i quali si suole esprimere la collaborazione della beatissima Vergine Maria con Cristo nell'economia della nostra salvezza;
4. Il culto verso la beatissima Vergine Maria;
5. Maria santissima promotrice dell'unità dei cristiani.
Il paragrafo più dibattuto era stato il terzo, che fino alla quinta redazione recava come titolo: I singolari privilegi della Madre di Dio e degli uomini.
Nella busta succitata è presente anche un Votum redatto da Balic, uno dei collaboratori più attivi nella elaborazione dello schema sulla Madonna. Il teologo croato l'aveva già annunciato agli altri membri della Commissione Teologica qualche mese prima. P. Tromp precisa che il Rev. P. Balic volentieri avrebbe voluto offrire quel voto ai membri della Commissione Centrale. Questo però non poté accadere sia perché questo non rientrava tra i compiti della Commissione Teologica, sia perché non c'era più tempo per stamparlo.
La Commissione Centrale Preparatoria esaminò lo schema mariano nella riunione del 19 giugno. Fu lo stesso cardinale Ottaviani a presentare il documento, su un testo redatto da P. Sebastian Tromp. Egli motivò questo testo anzitutto con il fatto che 250 vescovi chiedevano la definizione dogmatica di Maria Mediatrice, anche se era chiaro già all'interno della Commissione Teologica che il Concilio non intendeva procedere in tale direzione. La seconda ragione derivava dal fatto che in questo concilio non si poteva fare a meno di parlare di colei che nel Corpo Mistico occupa un posto assai eminente. Inoltre la Costituzione era necessaria da un lato per controbattere gli errori moderni in ambito mariano e, volendo obbedire all'indole ecumenica, additata da Giovanni XXIII, mostrare ai protestanti come la dottrina cattolica sulla Mediazione mariana non contrasta con la sacra Scrittura né con il dogma di Cristo unico Mediatore.

 

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Inserito Martedi 22 Maggio 2012, alle ore 12:15:44 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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