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  La Vergine Maria segno di unità tra i cristiani 
EcumenismoUn intervento del vescovo luterano Henry William Tajra al X Colloquio Internazionale di Mariologia di Parma del 19-21 aprile 2001, dal libro AA. VV., La Madre di Dio per una cultura di pace, Edizioni Monfortane, Roma 2001, pp. 55-63.


Lungo il corso dei secoli la Chiesa luterana - come parte della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, quale è professata nel Credo Niceno - ha sempre tenuto come principale articolo della fede che Nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è il Figlio Unigenito di Dio, concepito per opera dello Spirito Santo e nato dalla Vergine Maria. Quest'articolo della fede è professato ad ogni Messa in perfetta fedeltà agli insegnamenti della sacra Scrittura e della santa Tradizione dell'indivisa Chiesa, cioè della Chiesa dei sette Concili Ecumenici. È professato di nuovo nell'Articolo III della Confessione Augustana (1530), che afferma che il Figlio di Dio divenne uomo, nacque dalla Vergine Maria, e che le sue due nature, divina e umana, sono inseparabilmente unite in un'unica Persona, sicché esiste un solo Cristo che è vero Dio e vero uomo. Volendo esprimere in sintesi gli insegnamenti della Chiesa universale che sono pure quelli del nostro ramo della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica - si può dire che Nostra Signora è la Madre di Dio, lo strumento divinamente scelto per l'incarnazione di Nostro Signore, ed è l'essere umano che ha una relazione unica con la divina e gloriosa santa Trinità, col Padre, col Figlio e con lo Spirito Santo. Tutta la teologia luterana riguardante Maria è fondata sullo speciale rapporto tra la beata Vergine e la santa Trinità. Da questa funzione materna, da questa qualifica, deriva il ministero essenziale della Beata Vergine: cioè il suo ruolo di interceditrice o mediatrice. La teologia luterana è molto chiara su questo punto e non confonde mai l'intercessione di Cristo con quella di sua Madre. Nell'Articolo XXI, la Confessione Augustana ripete le formulazioni dogmatiche di Paolo: «Cristo che è morto per noi, anzi che è risuscitato e che sta sempre alla destra di Dio e intercede per noi» (Rm 8, 34); e di nuovo: «Perché vi è un solo Dio e un solo mediatore tra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» ( ITm 2, 5-6). In conformità con questi testi, la chiesa luterana confessa, nel Credo degli Apostoli, la Comunione dei santi. L'Articolo VIII della Confessione Augustana afferma che la chiesa cristiana è la comunità di tutti i credenti e di tutti i santi. L'Articolo VII afferma che tale comunità, cioè la Chiesa, è santa, eterna e fuori dal tempo. È il luogo dove il Vangelo è proclamato e predicato, e dove i santi Sacramenti sono celebrati e conferiti in accordo con gli insegnamenti del Vangelo. In questa dinamica di preghiera e liturgia, i fedeli e i santi pregano gli uni per gli altri, intercedono presso Dio gli uni in favore degli altri, come fanno gli angeli beati. La mediazione di Cristo deriva dal suo unico sacrificio sulla croce per la nostra redenzione; la mediazione di Maria deriva dall'essere Madre, nel contesto della Comunione dei santi. La mediazione di Maria presso il Figlio in nostro favore è potente ed efficace, come Giovanni dimostra nel secondo capitolo del suo Vangelo, quando parla delle nozze di Cana.


1. Maria segno di unità tra i cristiani

Preferisco esprimere questo concetto con termini più forti: la beata Vergine Maria, essendo la più pura di tutte le creature - cosi ci insegna Martin Lutero nel suo Commento al Magnificat scritto nel 1521 - è il segno preminente di unità tra i cristiani perché ne è la madre. È anche il segno preminente di riconciliazione per tutto il genere umano. Lutero ha proclamato al mondo intero che la beata Vergine è madre di amore e di compassione, la madre di pace e di giustizia, la madre della non violenza. Consideriamo brevemente la vita e il ministero di una così straordinaria persona. I Vangeli canonici non dicono nulla della nascita e dell'infanzia di Maria, ma Lutero ci trasmette un'antichissima tradizione dell'Immacolata Concezione di Maria, una dottrina che egli ha difeso durante tutta la vita. Nel 1544, verso la fine della vita, Lutero in un saggio dal titolo Vom Schem Hamphoras und vom Geschlecht Christi (WA 53, 640) scrive: «Era necessario che sua Madre fosse vergine, una giovane vergine, una santa vergine. che fu preservata dal peccato originale e purificata per mezzo dello Spirito Santo». Lutero sta dicendo qui varie cose: primo, che Maria, pur essendo nata dalla carne dai santi Gioacchino ed Anna, era pura fino alle più profonde radici del suo essere: pura nella mente, nel corpo e nell'anima. In lei non v'era traccia di peccato. Nel Praelectio in librurm Iudicum (WA 4, 559) scrive: «Beata Virgo, licet de carne Ioachim et Annae nata sit, omnino tamen spiritualis, non carnalis in conversatione». La santità e purezza di Maria proviene dal fatto che fu preservata dal peccato, - il peccato originale - fin dal momento della sua concezione, per la grazia preveniente di Dio e per i meriti anticipati del suo Figlio, che ha redento tutti gli uomini nel momento della sua morte sacrificale sulla croce. A Maria questi meriti - ma io preferirei dire questa grazia - furono conferiti in un modo speciale. Come Madre di Dio e Arca del Nuovo Testamento, essa fu senza macchia - immacolata - e, sola tra tutti gli esseri umani, fu preservata dal peccato originale. Per Lutero, dunque, la divina elezione di Maria comincia nel momento della sua concezione. Perciò tutto quello che fece la bambina e la donna Maria, ogni sua parola, le sue azioni e tutto quello che lasciò non fatto, perfino il suo silenzio, fu santo, fu puro. Essa fu totalmente senza macchia agli occhi di Dio Creatore, madre dell'incarnato Figlio di Dio, e santificata dallo Spirito Santo. È questa una forte testimonianza alla divina potenza di Dio e alla santa e pura natura di Maria. Dottrina vera, valida per tutti i cristiani.


2. Ruolo di Maria nella Storia della Salvezza

Il compito della beata Vergine, il suo ruolo nella Storia della salvezza, è quello di Madre di Dio. Nel Commento al Magnificat e in accordo con gli insegnamenti del Concilio di Efeso (431 d.C.), Lutero esalta questa maternità unica. La personalità stessa di Maria, i suoi pensieri e le sue azioni, i suoi rapporti con i discepoli e con i fedeli lungo i secoli devono essere collocati nel contesto del grande mistero di Cristo e di sua Madre. Questo mistero divino ha il suo punto di partenza nell'Annunciazione. Tutta la teologia dell'incarnazione si incentra nel mistero della madre e del Figlio. Il racconto dell'Annunciazione è contenuto nel vangelo di Luca 1, 26-38; il testo è costruito intorno a due «sentenze». Al versetto 37 l'arcangelo Gabriele dice: «Niente è impossibile a Dio». L'arcangelo pone la maternità di Maria inequivocabilmente nella realtà celestiale. In adempimento della profezia di Isaia (Is 7, 14) la Vergine avrà un Figlio il cui nome sarà Emmanuele. Maria sarà la sempre-Vergine, che significa vergine prima, durante e dopo il parto del Figlio di Dio. La sua verginità è perpetua nonostante questa nascita, perché nulla è impossibile a Dio. La nascita verginale di Cristo rende testimonianza all'onnipotenza di Dio Padre, creatore del mondo e di tutto quello che in esso esiste. La seconda «sentenza» intorno alla quale fu costruito il racconto dell'Annunciazione, è la famosa risposta di Maria: «Ecco l'ancella del Signore: si faccia di me secondo la tua parola». Questo versetto, il 38, costituisce il modello della nostra risposta umana Dio che ci chiama al suo servizio. La beata Vergine si mostra disponibile, senza alcuna esitazione, a compiere quanto Dio le chiede per mezzo dell'arcangelo. Le sue parole sono per noi un esempio di risposta alla chiamata che Dio rivolge a ciascuno di noi. Maria diventa per noi modello di fede, di umiltà e di obbedienza: le grandi virtù cristiane da lei pienamente vissute. Maria è nostro modello vera, immagine della Chiesa che dà eternamente lode a Dio. Nella Enarratio capitis noni Isaiae (WA 40, 3. 680) Lutero ci ricorda la centralità della nascita verginale: «quod Infans hic nasciturus esset de matre clausa, de incorrupta et virgine illibatae et intemeratae pudicitiae». Ci ricorda la fede incondizionata di Maria in questo mistero. Se la Chiesa deve ritrovare l'unità, deve anche recuperare il senso di purezza e santità. Deve imitare Maria, sua Madre, nell'obbedienza, nella castità, nell'umiltà, nella devozione e nell'immensa gioia che la pervade nella contemplazione del Bambino Gesù, redentore del mondo, Via, Verità e Vita. Il fiat di Maria non è altro che l'espressione della sua totale fede e fiducia in Dio. Con il suo fiat Maria diviene, per tutti i tempi, la vivente immagine della Chiesa indivisa. La beata Vergine diventa un sacramento: ricolma dell'increata luce di Dio, essa fa sì che la Chiesa, comunità dei credenti uniti nella preghiera e nella liturgia, possa vedere l'invisibile e, nello stesso tempo, trasmettere la grazia che Dio, nella sua infinita misericordia, elargisce all'umanità sofferente. Il mistero dell'Annunciazione insegna alla Chiesa universale una grande verità: Nostra Signora è il perfetto strumento di cui Dio si è servito per l'Incarnazione del suo unico Figlio; è, quindi, strumento di salvezza, inizio della nostra redenzione, la venuta di Dio tra di noi (Adventum Christi).


3. Maria: epifania di Cristo

La beata Vergine fu anche strumento dell'epifania di Nostro Signore. San Giovanni lo dimostra chiaramente nel racconto del miracolo compiuto da Gesù alle nozze di Cana. Fermiamoci un momento su quel testo. uno dei più vitali di tutto il Nuovo Testamento, perché presenta in modo chiaro il mistero di Cristo e della sua beata Madre, ed è la base del nostro insegnamento e della nostra devozione alla beata Vergine: «Il terzo giorno Vi fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli» (Gv 2.1-2). Notiamo la precisazione di tempo: il matrimonio ebbe luogo il terzo giorno. San Giovanni colloca questo suo racconto nel contesto della grande vittoria pasquale di nostro Signore: il racconto di Cana non può essere compreso appieno se non nella luce della gloria di Pasqua. San Giovanni nota vivamente che la Madre del Signore era là, come già partecipe della gloria di Cristo. Questa è dunque l'essenziale identità di Maria nel Vangelo. Le gioie, i dolori e la gloria di Maria possono essere capiti solo alla luce di quella maternità unica, frutto della grazia e del potere di Dio. Come Madre, Maria sempre presenta al mondo il Figlio suo. Tutte le iconografie mariane della Chiesa luterana - affreschi, pitture, mosaici, icone - mostrano sempre la beata Vergine unita al Figlio. Essa è sempre nel gesto di presentarlo a questo mondo peccatore e violento come il Redentore, per la conversione del mondo. Quale fu la sua funzione a Cana, tale è ora la sua funzione. Martin Lutero ci insegna, nel Commento all'Ave Maria, che tutti gli uomini vanno a Gesù per mezzo di Maria: Ad Iesum per Mariam, era il suo motto. «E quando venne a mancare il vino. la madre di Gesù gli disse: non hanno più vino» (Gv 2,3). Dalla maternità di Maria deriva la sua funzione essenziale: quella di interceditrice. E la beata Vergine a presentare al Figlio le necessità degli invitati a nozze. Gli invitati a nozze, in senso mistico, sono tutta l'umanità che soffre lungo il corso dei secoli. Gli invitati a nozze sono uomini e donne vittime della violenza e dell'ingiustizia: quelli che soffrono fisicamente o psicologicamente: quei nostri fratelli e sorelle la cui umana esistenza non ha più senso. La Madre Maria solleva queste vittime di un mondo tenebroso, le presenta a suo Figlio. prega per loro: per tutti noi. Ella presenta a Gesù, suo divin Figlio, i nostri bisogni e le nostre necessità: solo Lui può darci l'aiuto (auxilium) di cui abbiamo disperatamente bisogno. «Non hanno più vino» mette in evidenza la povertà della vita umana; esprime l'oscurità dell'umana esistenza senza Dio; il vicolo cieco in cui il peccato e l'ingiustizia dell'uomo conducono il genere umano. «Non hanno più vino» è il peccato di Eva reso attuale nel quotidiano delle nostre vite; è la manifestazione del peccato originale e della caduta del genere umano. Ma per grazia di Dio noi abbiamo Maria come mediatrice: «La Madre dice ai servi: Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). Con queste belle parole la beata Vergine manifesta piena fede nel Figlio. È assolutamente convinta che Egli risponderà alla sua preghiera. Come all'Annunciazione, ella non ha alcun dubbio: la sua fede è completa. Per questo è icona della Chiesa, popolo di Dio, sposa di Cristo. Come Madre essa impartì a noi suoi figli una lezione vitale: la grazia dell'obbedienza. I1 vero discepolo di Cristo compirà sempre quello che il divino Maestro gli dice di fare. Sottomettendosi all'autorità di Cristo, - autorità totale, che tutto abbraccia - il credente trova liberazione da questo mondo di male e di violenza, dalle ansie e preoccupazioni quotidiane. Maria sottomette se stessa alla volontà del Figlio: essa è veramente la Figlia del suo Figlio, come la definisce Dante nella Divina Commedia. A Cana Maria ci offre una lezione di fede, di umiltà e di obbedienza. Ci presenta il Figlio senza il quale le nostre vite sono come il nulla. A Cana Maria è strumento del primo miracolo di Gesù; strumento che dà inizio al suo ministero pubblico; strumento della sua manifestazione al mondo, della sua epifania. Mentre cerchiamo di discernere il vero significato spirituale del miracolo delle nozze di Cana, teniamo presente l'insegnamento di Lutero: a Gesù per mezzo di Maria sua Madre.


4. Maria ai piedi della Croce

Il Vangelo di Giovanni è il punto più alto di tutta la sacra Scrittura. Esso esprime il misticismo, la spiritualità e la sacramentalità della fede cristiana in un linguaggio sublime e poeticamente pieno di bellezza. Perciò non c'è da sorprenderci se troviamo qui, nel quarto Vangelo, il possente ritratto di Maria ai piedi della croce. «Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre Mana. moglie di Cleofa, e Maria Maddalena. Gesù allora, vedendo la madre e lì. accanto a lei, il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre». E da quell'ora il discepolo la accolse presso di sé» (Gv 19, 25-27). Ai piedi della croce Maria partecipa maternamente al sacrificio del Figlio. Il rapporto tra Madre e Figlio raggiunge là il momento più tragico. La profezia di Simeone alla beata Vergine al momento della presentazione del bambino Gesù: «E anche a te una spada trafiggerà l'anima» (Lc 2,35), ha qui la sua realizzazione. In questa unione, intima e unica, tra Maria e Gesù, la Madre è martirizzata, soffre, ha la sua passione. Ma la sua fede rimane intatta: la fede nella bontà di Dio e nel fatto che a Dio nulla è impossibile. La fiducia rimane totale. Nonostante il dolore, Maria è ancora totalmente disponibile alla divina vocazione al servizio. Le parole di Gesù sulla croce sono una vera seconda Annunciazione. La maternità di Maria è trasformata: Madre di Dio, diviene ora madre di Giovanni, il discepolo prediletto e, in lui, madre di tutti noi. Madre di tutti come singole persone e madre della comunità dei santi e dei credenti: la Chiesa. Nonostante il suo dolore, Maria accetta anche questa maternità come aveva accettato la prima all'annuncio dell'arcangelo Gabriele. Il suo fiat è espresso col silenzio, quel silenzio tanto eloquente ai piedi della croce. Con tutto il suo essere - mente, corpo e anima - essa accetta di essere madre dell'umanità sofferente: la sua materna sollecitudine si estende da Gesù a tutti i suoi discepoli, a cominciare dal discepolo amato. È questo amato discepolo che riceve Maria nella sua casa, cioè - in termini spirituali - la accoglie nel suo cuore come madre. Vi è qui una seconda trasformazione: il compito di figlio passa da Gesù al discepolo prediletto e, per mezzo suo, a tutti noi. Giovanni, il discepolo amato, accogliendo Maria nella sua casa, dà il suo consenso, dice il suo fiat, e lo pronuncia anche per noi. Anche noi tutti, come discepoli di Cristo, siamo figli di Maria con Gesù: crediamo a questa maternità e ne siamo ricolmi di gioia. L'articolo XXI della Confessione Augustana ci insegna a onorare e imitare i santi, nostri modelli nella fede. Quale migliore modo di onorare la beata Vergine, se non imitandone le virtù? Amore e fedeltà, umiltà e obbedienza, disponibilità alla vocazione divina che chiama a servire, consenso a partire per una missione e a vivere la nostra vocazione personale. Al di sopra di ogni forma di venerazione con cui possiamo onorare Nostra Signora Madre di Dio, la sempre Vergine Maria, l'omaggio più puro, il più grande dono che possiamo offrire a Maria nostra Madre, è il dono dell'unità. La divisione nella Chiesa rattrista il cuore della beata Vergine. La divisione è un terribile peccato, è la vera spada che trapassa il cuore immacolato di Maria. Il secolo iniziato, il secolo 21° della Chiesa, Corpo di Cristo sulla terra, deve essere quello nel quale si ristabilirà la visibile e organica unità della Chiesa: la famiglia cattolica e apostolica riunita sotto un solo Pastore: Cristo; sotto la protezione della sua beata Madre e sul fondamento degli apostoli e dei profeti. L'unità dovrà essere ristabilita sulla base della sacra Scrittura e della santa Tradizione, i due pilastri della fede.


5. Il mistero dell'unità

L'unità è un grande mistero spirituale. Tale mistero può essere compreso appieno nel suo giusto valore solo nella contemplazione della gloria di Gesù e di Maria. Passiamo quindi a considerare il culmine glorioso della vita e del ministero della beata Vergine: la sua Dormizione e Assunzione al cielo. L'Assunzione di Maria non figura nei libri canonici del Nuovo Testamento. C'è però una significativa allusione in quel meraviglioso versetto che si trova nell'Apocalisse di san Giovanni al cap. 12, versetto 1: «Nel cielo poi apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole. con la luna sotto i suoi piedi. e sul suo capo una corona di dodici stelle». Il 15 agosto del 1522, Lutero pronunciò uno dei suoi più grandi sermoni sull'Assunzione della beata Vergine al Cielo (WA. 10, 3, 268-269). Con voce possente, Lutero concluse proclamando: «La Madre di Dio vive!». In queste parole è spiegato il mistero dell'Assunzione: la Madre di Dio vive. Lei è alla presenza del Figlio nel Regno, del quale l'Apocalisse offre a noi poveri mortali un semplice bagliore. Ella prega per noi, presenta le nostre necessità al Figlio suo, gloriosamente risorto e asceso al cielo. Ella è in un rapporto di amore e di tenerezza con la comunità dei credenti che è la Chiesa e con ciascuno di noi come singole persone. Proprio come la beata Vergine partecipò alla gioia del mistero dell'Incarnazione e soffrì nella Passione del suo Figlio, così ora partecipa pienamente alla gloria di Lui. Rivestita di solei con la luna sotto i piedi, gloriosamente coronata di dodici stelle, Maria, la nostra cara, dolce Madre. la più pura di tutte le creature, vive pienamente la vita dei redenti nel Regno di Dio, nell'eterna presenza del suo Figlio. Di fronte alla sua gloria al suo raggiante splendore, alla purezza della sua adorazione del Figlio e alla preghiera che a Lui rivolge per noi suoi figli, la nostra collaborazione al piano divino di salvezza deve essere quella della disunione? Dobbiamo proprio offuscare la gloria di Nostra Signora, Regina dei cieli, continuando nel nostro peccato, nell'assurdità di rifiutarci la comunione gli uni con gli altri? Questa disunione nella Chiesa non è una specie di odio? E l'odio non è una forma di omicidio? Non stiamo noi rinnegando Nostro Signore col rifiutare di essere una cosa sola, come Lui e il Padre sono una cosa sola? Non stiamo rinnegando il vero, mistico senso del nostro battesimo, con il quale siamo stati ammessi nella comunità dei credenti, rifiutando di accettare gli altri cristiani come eguali a noi, continuando a pronunciare condanne e anatemi contro i nostri fratelli nella fede? Il peccato della disunione non sconvolge forse il vero senso unificante della santa Eucaristia, il suo autentico significato sacramentale, quando certe chiese rifiutano il pane di vita, il corpo e il sangue di Cristo, ad altri cristiani battezzati, in nome di leggi e regole composte da uomini? Non è questo riportare il popolo di Dio alla condizione dell'antica schiavitù della legge, invece di farlo gioire nella grazia della libertà evangelica? La disunione disonora la beata Vergine, madre di tutti i cristiani. L'unità è il più grande dono che possiamo offrire a Maria Madre di Dio, e nostra Madre. L'unità è il modo più profondo di esprimerle la nostra venerazione. La sacra Scrittura e la santa Tradizione proclamano l'onnipotenza di Dio, l'unico ministero di salvezza del Figlio di Dio e la dinamica dello Spirito Santo. La sacra Scrittura e la santa Tradizione proclamano l'unico e preminente ruolo della beata Vergine Maria nella storia della salvezza. Essa è la più grande beneficiaria dell'increata luce di Dio che riempì tutto il suo essere: una grazia unica le fu conferita quando fu scelta ad essere la Madre di Dio. Ora ella è il segno preminente dell'unità tra i cristiani. Le sue parole, le sue azioni, il suo silenzio pieno di poetica bellezza, indicano sempre la via verso il Salvatore: imitare le sue virtù, ascoltare i suoi insegnamenti, conformare la nostra vita alla sua, è la via per cercare di ottenere, come ella fece, la pienezza di comunione col Redentore del mondo. Ma la pienezza di comunione col Figlio, cioè il raggiungimento della nostra stessa glorificazione come redenti, non può mai aver luogo se prima non raggiungiamo la piena comunione delle chiese. La beata Vergine è mediatrice di unità della Chiesa e di riconciliazione tra tutti i popoli. Senza la sua orante presenza, non ci potrà essere vera unità nella famiglia cristiana. Preghiamo, costantemente, la beata Vergine perché interceda presso il Figlio e ottenga per ciascuno di noi e per ogni nostra Chiesa la ricchezza del dono dell'amore. Quel divino amore, espresso in termini umani di fraternità, di compassione, di solidarietà, che ci permetta di superare gli antichi pregiudizi, gli odi, gli stereotipi, ereditati dalle tenebre del peccato, e ci renda partecipi dell'eterna gioia del Regno di Dio, nel seno della divina e gloriosa santa Trinità.

 

Inserito Domenica 26 Agosto 2012, alle ore 19:02:28 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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