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  Maria nell'iconografia, nell'arte, nella letteratura e nella musica 
Cultura

Dallo studio di Maria Grazia Cittadini Fulvi, La Mariologia nel cammino della storia, in Aa. Vv. Maria, Mater nostra. Riflessioni teologiche, esperienze mistiche e culto. A cura di P. Giustino Farnedi o.s.b, Morlacchi Editore, Perugia 2013, pp.59-64.



Iconografia e arte mariana

Seguendo i Vangeli, la prima iconografia mariana presenta la Vergine nell'episodio dell'Incarnazione e dell'infanzia del Signore. Ciò che è emerso lungo i tempi è il ritratto teologico morale e simbolico della Vergine corrispondente all'ideale classico della "Kalòs Kaì Agathós" (bello e valoroso).
Il mondo antico tramonta con il crollo dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) mentre la parte Orientale sopravviverà a lungo. La Cristianità si spaccherà in due tronconi nel 1054: la Chiesa Orientale resterà legata al tipo di raffigurazione ormai stabilizzata; la Chiesa Occidentale percorrerà un'altra strada soprattutto nel secolo XIII, il secolo di Francesco D'Assisi; la borghesia nascente eserciterà un controllo sul patrimonio figurativo che sarà prodotto da una committenza privata sempre più prestigiosa. Il Concilio di Efeso del 431 segnerà una data nello sviluppo dell'arte mariana. Con l'edificazione a Roma della Basilica di Santa Maria Maggiore, compiuta sotto il Pontificato di Sisto III (432-440), nasce una struttura che vede nel suo apparato decorativo intrecciarsi tradizioni popolari, pagine bibliche, leggende apocrife; i vari episodi vengono collegati in una sequenza narrativa che mette in luce i grandi temi mariani. I predicatori soprattutto domenicani e francescani proclamano narrazioni storiche e devozionali che saranno rappresentate visibilmente in manufatti artistici. Il predicatore domenicano Jacopo da Varazze tra il 1252 e il 1265 compone la Legenda aurea raccogliendo storie della vita di Maria e dei Santi più popolari del Medioevo. Il ciclo di Maria raggiunge una sua codificazione negli affreschi di Giotto e nella Cappella degli Scrovegni a Padova (I° decennio, secolo XIV) che ne costituiscono un vertice assoluto.
Una delle più antiche iconografie della Vergine la troviamo nel cimitero romano di Priscilla: la Vergine appare seduta con il bambino in braccio dinnanzi ad un personaggio vestito di tunica e pallio che punta l'indice della mano destra verso l'alto in direzione di una stella, identificato nell'Ottocento come un profeta.
Un'altra antica immagine mariana contenente la scena dell'adorazione dei Magi, la troviamo nella cosiddetta Cappella Greca. (Sul complesso iconografico della cappella destinata alla celebrazione del rito funerario del Refrigerium, si veda L. de BRUYNE, La Cappella Greca di Priscilla, in RAC, XLCI (1970) 291-330. Sull'iconografia paleocristiana dell'adorazione dei Magi, (E P. MASCARA, Magi, in TIP 205, 211).
Sui sarcofagi romani del I-IV secolo accanto alla rappresentazione dell'Epifania, fa la sua comparsa anche il Presepe.
Agli inizi del XV secolo il Rinascimento riscopre il mondo classico soprattutto greco e romano: tutti gli artisti rinascimentali hanno affrontato la figura di Maria sotto vari aspetti della sua personalità: si veda il dipinto di Masaccio del Quattrocento agli Uffizi in cui viene rappresentata la Madonna e Sant'Anna.
Il secolo XVI è dominato da enormi personalità come Leonardo Da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio: le loro magnifiche opere sulla Vergine faranno scuola anche nei secoli successivi. La crisi del mondo rinascimentale sfocerà nel Manierismo e nel Barocco. Anche per influsso del Concilio di Trento (1545-1563) gli artisti effettueranno un'iconografia mariana adeguata ai nuovi tempi in cui la predicazione mira ad insegnare la purificazione da ogni elemento che possa disturbare la concentrazione devozionale. Il Caravaggio, in sintesi con il modello classico e con la sensibilità barocca, provocherà uno sconvolgimento sul piano stilistico teologico e devozionale. La polemica contro il mondo protestante del tempo si manifesta anche nelle immagini mariane: gli anni della riforma cattolica vedono sorgere nuovi ordini religiosi che saranno i committenti di opere d'arte che risentiranno della spiritualità specifica di ogni congregazione religiosa. Nel Settecento l'iconografia mariana si modella su linee barocche e i soggetti religiosi vengono sempre più abbandonati.
Nell'Ottocento si intensifica il crescente disinteresse per le problematiche religiose anche se non mancano raffigurazioni mariane di incantevole bellezza come L'educazione della Vergine ( 1849) e l'Ecce Ancilla Domini (1950) di Dante Gabriele Rossetti (Tate Gallery, Londra); il Novecento relega l'iconografia religiosa in un ruolo secondario anche se movimenti come l'espressionismo hanno lasciato significative testimonianze mariane. Più che le nuove chiese, abbondano le collezioni di arte religiosa in cui troviamo gusti nuovi; si pensi alla collezione di arte religiosa moderna dei Musei Vaticani sorta nel 1973 per iniziativa di Paolo VI in cui compaiono opere di Van Gogh, Matisse e De Chirico.
L'iconografia mariana del nostro secolo [XX secolo] risentendo del dibattito teologico, del dialogo ecumenico e interreligioso e delle istanze sociali, fa memoria di drammatici eventi legati anche a ideologie totalitarie. Si pensi alla Madonna della Crocifissione di Pablo Picasso che esprime quasi un grido di dolore (1930, Parigi, Museo Picasso). Nella nostra società dell"'immagine" Maria ha il suo posto nel cinema e nella fotografia in tutti i molti mass media che costituiscono un ulteriore sviluppo delle possibilità iconografiche mariane

Letteratura mariana

La letteratura italiana è ricca di opere dedicate a Maria; l'influsso di Maria è già vivo nella letteratura latina in volgare. Saranno soprattutto i secoli XIII e XIV che vedranno consolidarsi la pietà mariana.
Il Cantico di Frate Sole di Francesco d'Assisi (1181 ca. - 1126) è una supplica mariana in cui la Vergine viene salutata come "Signora Santa Regina Santissima Madre di Dio / che sempre sei Vergine eletta dal Santissimo Padre Celeste" (Cfr. Fonti Francescane, Movimento Francescano, Assisi 1977, Sez. I, 176).
Anche nelle Laudi dei Disciplinati e dei Flagellanti la devozione alla Croce si completa con una devozione a Maria: la Laude diventa drammatica con Jacopone da Todi, diventa Planctus cioè diventa dramma di Maria Crocifissa nello spirito mentre piange il Figlio crocifisso nel corpo. Dante Alighieri (1265-1321) accoglie l'eredità spirituale e culturale del Duecento: Maria corre in aiuto del poeta fino dall'Inferno; nel Purgatorio è figura di carità e accoglie il pentimento di Buon Conte: «Quivi perdei la vista e la parola / nel nome di Maria finii, e quivi / caddi e rimase la mia carne sola» (ivi, V, 100-102). Nel Paradiso Maria è al centro della vita beata: magnifica è l'invocazione: [...] Donna se' tanto grande e tanto vali / che quel vol grazia ed a te non ricorre, / sua distanza vuoll volar senz'ali (Paradiso XXXIII, 1.49. 13-15).
Anche Francesco Petrarca (1304-1374) chiude le Rime, che segnano la redenzione del poeta, con parole di fiducia nella Vergine Madre: " Vergine bella che di sol vestita / coronata di stelle, al sommo sole / piacesti sì, che 'n te sua luce ascose / amor mi spinge a dir di le parole". (Cfr. Canzoniere 366, 1-78, in Maria. Testi teologici dal I al XX secolo, ed. Comunità di Bose, Mondadori, Milano 2000, p. 713).
Nel periodo dell'Umanesimo e del Rinascimento Lorenzo il Magnifico scrive una Canzone a Maria chiamandola "Vergine Santa dolce e pia"; Angelo Polizano scrive una Lauda alla Vergine ''Immacolata e degna"; nel Cinquecento solo il Tasso lascia una "Canzone alla Madonna di Loreto" (Cfr. Opere, ed. B. T. Sozzi. UTET, Torino 1981).
Nel Seicento, il secolo barocco e dell'Arcadia, la maggior parte della poesia è dominata dalla retorica e da un vuoto concettismo. Anche il Settecento non dà grandi opere riguardo alla Vergine, fatta eccezione per Ludovico Muratori che sul tema della Immacolata Concezione scrive quattro sonetti di profonda pietà mariana.
Solo Giovanbattista Vico celebra l'Immacolata che ha salvato l'umanità dal naufragio del peccato.
Nell'Ottocento la grande poesia riappare con il Saul dell'Alfieri e con il Manzoni che nel I degli Inni Sacri, la Resurrezione, celebra la maternità della Donna Alma del cielo e mediatrice.
Nel Canto dell'Amore Carducci accenna a Maria come "idea" non come Madre di Cristo; in Pascoli troviamo spunti di carattere mariano. Nella seconda metà del secolo lo sconforto esistenziale è presente con Clemente Rebora e con Marino Moretti. Nel Novecento David Maria Turoldo si rivolge a Maria con l'animo pieno di rimorso di peccatore: in Maria vede la bellezza esemplare del rapporto con Dio. Voci di donne si levano sublimi sulla poesia del Novecento come quella di Ada Negri (1870-1945). Anche in antiche letterature europee come quella francese del XII secolo abbiamo poeti come Gauthier de Coincy (1177-1236) che con l'opera Miracle de Notre Dame celebra l'intercessione della Vergine anche per i criminali: famoso è il Miracle de Théophile del poeta Rutebeuf (metà secolo XIII): un peccatore con la preghiera alla Vergine fa sì che questa strappi a Satana il patto firmato. Anche il Quattrocento francese crea le più belle liriche alla Vergine nella Ballade des Pendus di F. Villon e nella Ballade pour prier Notre Dame in cui sulle labbra della Madre l'autore esprime i propri sentimenti di peccatore. Nel Rinascimento francese Pierre Corneille traduce in versi un poema latino alla Vergine. Tra l'Ottocento e il Novecento Paul Claudel (1868-1955) con L'Annonce fait à Marie e Charles Peguy (18731914) con Tapisserie de Notre Dame celebrano la Vergine.
Altre letterature del secolo IX, come quelle del periodo anglosassone, vedono il grande poeta mariano Cynewulf celebrare i momenti gloriosi della Vergine. Alla scuola di costui è attribuito il più importante poema religioso: Il sogno della Croce. Dopo la conquista normanna del 1166 la Vergine Maria è celebrata non solo come regina ma come Immacolata Vergine e Madre. Il grande poeta Chaucer (1340-1400), il poeta dei racconti di Canterbury, celebra la Vergine come mediatrice dell'umanità.
Nel mondo spagnolo Alfonso el Sabio (1221-1284) ne Las Cantigas de Santa Maria chiama la Vergine: "rosa delle rose, fiore dei fiori".
Col secolo XVI comincia l'età d'oro della letteratura spagnola: Cervantes canta il suo amore per Maria; Lope de Vega, Calderòn de la Barca, Tirso de Molina, celebrano la Vergine.
Anche la letteratura tedesca del secolo XII e XIII è ricca di Laudi e Canzoni alla Madre del Signore. I secoli XV e XVI hanno testi letterari di scarso valore. Un grave colpo alla devozione mariana viene inferto dalla Riforma protestante. Lutero dichiara che non è lecita la preghiera a Maria e ai Santi. Col secolo XVII si riaccende la lode alla Vergine anche presso i luterani. Angelo Silesio (1624-1677) ne Il pellegrino cherubico esalta le qualità della Vergine. Anche Goethe (1749-1833) nel Faust si rivolge commosso all'Addolorata pregandola di "inchinare il suo volto nella sua pena". Rainer Maria Rilke (1875-1926) celebra in Marienleben l'umiltà, l'abnegazione di Maria. Profonda poesia mariana è quella Gertrud von Le Fort (1876-1971) che canta l'ascesa al cielo di Maria. Si può affermare che la letteratura mariana che si muove dalla supplica alla lode, dall'invocazione alla contemplazione inaugura quello che sarà il rapporto che Dio ha stabilito con gli uomini facendosi uomo. Questo spiega perché ai nostri giorni c'è un proliferare di saggi, di trattati di mariologia che denotano l'importanza della Vergine per la convivenza sociale tanto che i lettori avvertono di trovarsi davanti Maria più vicina alle loro aspirazioni: una donna che ispira fiducia e che ci soccorre nelle traversie della vita.

Composizioni liturgico - musicali dedicate alla Vergine: le Antifone mariane

L'antifona della "voce reciproca" deriva dal greco antiphonos = voce contro voce, per cui viene cantata a cori alterni, si afferma dal IV secolo nell'Occidente cristiano con lo sviluppo della vita monastica; viene adottata dall'Occidente cristiano dopo due secoli di liturgia in lingua greca. Sono i monaci che danno il primo impulso alla recita e al canto. Dal V secolo la Chiesa alimenta una fioritura di composizioni liturgico - musicali. Molte antifone sono dedicate alla Vergine Maria: oltre alla antifona Sub tuum praesidium, tropario alessandrino rinvenuto agli inizi del XX secolo in un papiro egiziano datato fine del III secolo, il Salve Regina è la più antica preghiera mariana giunta fino a noi; l'Ave Maria fin dal IV secolo è attestata in Oriente; il Salve Regina è attribuito a Ermanno il Contratto (+1054) monaco da Reichenau. La fonte ispiratrice è costituita da versetti biblici tratti dal Vangelo soprattutto di Luca, dagli Atti, dall'Apocalisse ma anche dall'Antico Testamento. Dopo il Concilio di Efeso del 431, allorché si riconobbe a Maria il titolo di Madre di Dio, le celebrazioni mariane si andarono affermando ed anche le antifone. Sicuramente l'antifona Sub tuum praesidium è la più antica preghiera mariana: (Cfr. S. Felici ed, La Mariologia nella catechesi dei padri (età prenicena), LAS, Roma 1989,207-240). Per quanto riguarda l'antifona Ave Maria fin dal IV secolo è attestato l'uso di accostare il saluto dell'Arcangelo Gabriele: "Ave Maria, gratia plena dominus tecum (Lc 1,28) alla esclamazione di Elisabetta: "Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventri tui" (Lc 1,42).
Dante Alighieri nell'Empireo la sente intonare dall'Arcangelo Gabriele e recitare in coro da tutti i Beati (Cfr. Paradiso XXXII, 94 ss.).
Il Salve Regina è un testo attribuito a Ermanno il Contratto (+1054) monaco di Reicheneau, ma anche a Pietro di Mezzonzo vescovo di Cornpostela (+1000) e a Ademaro di Monteil, Vescovo di Le Puy-en-Velay, delegato pontificio alla I Crociata (+1098). Si veda G.M. CANAL, Salve Regina misericordiae: historia y legenda en torno a esta antifona, edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1963).

 

Inserito Lunedi 21 Ottobre 2013, alle ore 15:10:32 da latheotokos
 
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