Maria, modello di vita carismatica nel pensiero dei Padri
Data: Martedi 21 Aprile 2015, alle ore 23:58:50
Argomento: Patristica


Un articolo di P. Giuseppe Bentivegna, in Venite e vedrete, 91 (2007) n. 1., pp. 32-35.


La Sacra Famiglia di Cristian Pastorelli

La menzione di Maria e del posto privilegiato che la sua persona occupa nella storia della Salvezza appare come un obbligo negli scritti dei Padri della Chiesa. Giovanni Paolo II in una lettera ai gruppi e alle comunità del Rinnovamento nello Spirito additava in Maria “la via privilegiata che dispone ad accogliere la sua Parola e ci rende perseveranti nella preghiera, nell’attesa dello Spirito che infiamma i cuori” (28 aprile 2001). Vale la pena dare conferma a questo pensiero del Vicario di Cristo con alcune riflessioni attinte dai santi Padri della Chiesa “portatori di Dio”( S.G. Damasceno, PG 95,1040). Questi pensieri si possono raccogliere sottolineando alcuni titoli con i quali essi invitano i credenti a invocarla.

I. MARIA È LA PIÙ SANTA TRA LE DIMORE DELLO SPIRITO

In Maria convergono, osserva san Giovanni di Damasco, “tutti i canali del fiume” (cf Sal 45,5), cioè le onde dei carismi dello Spirito Santo. Difatti di nessun’altra creatura si può dire come di Maria, che è «come un albero piantato lungo i corsi dell’acqua dello Spirito». Lo Spirito ha fatto di Lei la dimora più santa della sua presenza. A questa dimora, in Gerusalemme, con intelligenza pura rivolgevano lo sguardo della loro anima i primi predicatori del Vangelo. Tutti erano a contatto con questa donna, con questa luce risplendente dello Spirito; perché veneravano in lei la Madre del Dio incarnato e accorrevano a lei come alla sorgente della benedizione e alla fontana zampillante di tutti i beni (S. G. Dam., PG 96,676). La beatissima sempre vergine Maria, insegna san Gregorio Magno, è la creatura che signoreggia fra tutte le altre nella perfezione con cui ha ricevuto nella sua anima l’effusione pentecostale dello Spirito Santo e tutti i doni dai quali questa effusione è accompagnata (S. Gregorio M., 1R I,5, PL79,25). Maria contiene in maniera singolare la sublimità dell’amore divino che viene concesso ai veri eletti nell’unica Chiesa cattolica; essa è la montagna, preparata negli ultimi giorni al di sopra dei monti, perché fosse la casa del Signore (Is 2,2) (1R I,62,1, PL79,50). Maria è la dignitas terrae, come ama chiamarla sant’Agostino (S. Agostino, Gen. contra Man. 2,25,38); la cui bellezza, irrorata dallo Spirito Santo, rende presentabile al cielo il volto del nostro mondo; poiché lei, per la sua elezione, trascende ogni altezza di creatura eletta, rifulge al di sopra di tutti i Santi, si eleva al di sopra dell’altezza degli Angeli; perché in lei la terra ha dato come suo frutto Colui che lei, Vergine, ha partorito e che fu concepito in virtù dello Spirito che su di lei si era posato (S. Gregorio M., 1R I,5 PL79,25.2) Maria, ribadisce S. Isidoro, il cui nome, in lingua siriana, significa Padrona, per la bella ragione che ha generato il Padrone (S. Isid. Di Siv., PL82,289), è diventata per virtù dello Spirito madre di Dio e dell’uomo, madre della vita e della vite, madre di colui che è via e verità, madre del pastore e del pane (S. Is. Di Siv., PL83,1285). E questo spiega perché nella Chiesa, con la quale viene talvolta assimilata, venga riconosciuto a Maria un compito unico e insostituibile nel dispensare ai credenti la bevanda dello Spirito del Signore (S. Greg. M., 1R III,46). Di qui la ricerca di parole - dove la pietà si confonde con l’arte - dettate dalla gratitudine allo Spirito che, soprattutto nella madre di Gesù, a partire da Pentecoste dà un volto nuovo alla faccia della terra. Questo Spirito, quando si effuse in Maria, venne inviato là dove già riposava (S.Agostino, De Trin. 2,5,8), perché in Maria la sapienza si era già costruita una casa (Pr 9,1) (Sermo 25,2,2) e aveva depositato in lei tutti i beni della salvezza. Tutti i nomi dei santi sia dell’Antico sia del Nuovo Testamento toccano il culmine della loro nobiltà nel nome di Maria, talamo della Trinità, madre del Signore onnipotente, madre del sole e del fiore, madre di Dio e dell’uomo, tempio di Dio, Sacrario dello Spirito Santo: la creatura più consolata dallo Spirito del Signore, perché a sua volta divenisse punto di riferimento per tutti coloro (S.Is. di Siv., PL83,148), che credono nel Signore che si è degnato di nascere servo e uomo dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria (S. Agostino, Sermo 215,4).

II. MARIA È LA CITTADELLA DEI CARISMI

1. Grazia e giustificazione
Maria può dire a tutti coloro che sono consapevoli di doverla celebrare come la più eccelsa fra tutte le creature e sono provvisti di fede che non esita (cf Gc 1,6): “Io sono stata elevata alle dimore celesti... e il mio corpo è stato rapito in alto” perché diventassi la città del rifugio; ora in me risiede la divina grazia. Eccomi divenuta rimedio che allontana il male dagli infermi. Io sono fonte inesauribile di guarigioni. Io sono terrore che mette in fuga i demoni... Accostatevi con fede, o popoli, e come da un fiume venite ad attingere i carismi in grande abbondanza... Infatti i carismi divini sono senza pentimento. Ho ospitato in me la fonte della gioia e sono stata arricchita della sua perpetua trasmissione" (S. Giovanni Damasceno, PG96,745). Nel giorno in cui si inaugurò la legge dello Spirito. Nel giorno, cioè, in cui i discepoli, si raccolsero con la Madre di Gesù come in una cittadella; nel giorno in cui si effuse lo Spirito Santo sotto forma di fuoco; rifulse grandiosa nella Chiesa quella ricchezza di beni, che risplendevano in Maria come in colei che gode di ogni virtù come di un proprio carisma (PG 96,751). Dove «carisma» o «Spirito di carisma», come in altri contesti del Damasceno, è sinonimo di effusione pentecostale dello Spirito Santo sia nei primi seguaci di Gesù sia nei cristiani di tutti i tempi (PG95,504). Quando riceviamo il dono dello Spirito che fu effuso sui discepoli in quel giorno, si riversa nei nostri cuori quella pienezza dello Spirito, che, dopo aver bruciato tutte le malvagità che deformano le nostre anime, ci fa raggiungere il più alto grado di somiglianza con Cristo. Lo Spirito di Gesù ci colma cioè di tutte le ricchezze della fede cristiana sia nei suoi principi che nella sua prassi (PG95,233). Ma al di sopra di tutto trasforma la nostra vita in un continuo rendimento di grazie al Dio che ci fa “fratelli e coeredi del suo Figlio Unigenito”; e suscita nel nostro cuore i sentimenti di quei fedeli che non fanno niente che non corrisponda ad un preciso desiderio di Cristo (PG95, 504).

III MARIA È LA MAESTRA CHE CI INSEGNA COME ACCOGLIERE L’EFFUSIONE DELLO SPIRITO NEL NOSTRO CUORE

Alla rassegna dei titoli più importanti, che adornano Maria come modello di vita carismatica, pensiamo che possa costituire una buona conclusione di questo nostro breve compendio accogliere la descrizione degli aspetti di ricchezza che l’effusione dello Spirito, quando è bene accolta, produce nella vita di noi credenti.

1. L’effusione è una grazia di Cristo che sorpassa la nostra preghiera

L’effusione pentecostale - evento che si verifica quando un credente, come i discepoli a Pentecoste, viene battezzato dallo Spirito Santo - è “una grazia di Cristo“ che supera la nostra natura, sorpassa la nostra preghiera, trascende la nostra speranza (S. G. Damasceno., PG95,233). Questa grazia di Cristo non si identifica semplicemente con il perdono dei peccati, che certamente suppone, e neppure consiste soltanto nei buoni comportamenti che a questo perdono susseguono (PG95,540). Per capirne qualcosa bisogna pensare che si tratta di un beneficio gratuito dello Spirito Santo, il quale, dopo averci giustificati mediante il lavacro della rigenerazione, dopo averci concesso l’adozione a figli, ci eleva a diventare una particolare manifestazione della gloria di Dio Trino (PG95,515). Si tratta di un beneficio gratuito che si aggiunge alla grazia iniziale in cui si fonda la nostra fede; un beneficio che crea in noi la capacità di pregustare fin da questa terra la potenza dei beni del mondo futuro. Per essere ancora più concreti, bisogna pensare che colui al quale viene data questa partecipazione dello Spirito Santo e che quindi viene santificato «mediante il carisma» (dià tou charìsmatos), cioè mediante l’effusione dello Spirito Santo, diventa centro di una particolare manifestazione della divinità. Colui infatti che viene battezzato dallo Spirito Santo (baptìzetai aghìo pneumati) rimane santificato sia nei suoi concetti sia nelle sue parole sia nelle sue azioni, è diventato una persona spirituale, unicamente guidata dallo Spirito Santo nel suo modo di pensare come nel suo modo di agire (PG95,1277).

2. Crea una familiarità nuova e indicibile con Dio trino
I singoli credenti, quando accolgono con piena docilità l’effusione pentecostale dello Spirito Santo, raggiungono, già in questa vita, una conoscenza arcana e indicibile (gnosin apòrreton) dell’amore di cui Dio Trino ci circonda (PG95, 837D.841D); avvertono con sempre maggiore gioia e sicurezza che sono membra del corpo del Cristo glorioso; si sentono come immersi nella nuova realtà della risurrezione, la quale è il tutt’altro da quel mondo con il quale dobbiamo stare a contatto finché siamo in questa vita; si considerano come svincolati da tutto ciò che è passato, come una donna si sente svincolata dal marito che è morto (PG95,489). Coloro sui quali è scesa la pienezza dello Spirito incominciano a far parte di quei credenti, che l’Apostolo chiama perfetti, in quanto fatti sede di un’azione particolarmente perfezionante dello Spirito: essi vengono come investiti di una sapienza che scende tutta dall’alto e dinanzi alla quale i puri ragionamenti umani sembrano stoltezze. Allorché infatti lo Spirito ha operato questo perfezionamento, si acquista una consapevolezza così profonda della povertà delle cose umane, da sentirsi portati a far pochissimo conto di tutto ciò che avviene sulla terra (PG95,584). Si raggiunge un perfezionamento che ci avvicina sempre più a Cristo. Passiamo da una fede basata sul semplice ascolto, e quindi non completamente libera da umani giudizi, a una fede che è tutta dono dello Spirito: la fede di cui si parla nella lettera agli Ebrei (Eb.11,1), “scevra da ogni dubbio e da ogni ambiguità”, sicura di sperimentare le promesse del Signore, certa di ottenere quello che a Dio si domanda (PG94,1128); lontana da ogni tendenza alla cupidigia (PG95,813), propensa alla tristezza per tutto ciò che è vizio, pronta al godimento per tutto ciò che è virtù (PG96,752).

3. Opera una nuova parentela spirituale tra i credenti
Le comunità dei fedeli, dove aleggia lo Spirito effuso a Pentecoste, sono assemblee nelle quali si realizza «la grande Chiesa di Dio»: leali nell’osservanza delle definizioni e delle regole stabilite “dai divini Apostoli e dai santi e beati Padri”; uguali nel pensiero e nella sentenza su tutti i simboli della retta e giusta fede; uniti nella pietà quando sulle nostre labbra rigurgita la parola spirituale e il cuore pio zampilla come una fonte per i carismi dello Spirito (PG96,12); accomunati dalla stessa gioia “quando l’eco degli oranti risuona nella voce dell’esultanza” (PG95,345). Sono queste le assemblee, dove non avviene nulla che non trovi la sua ricapitolazione conclusiva nella carità (PG95,581). È questa carità che instaura, fra i membri che in tali assemblee si radunano una parentela spirituale che è ben più importante di quella corporale (PG95,1296). È questa carità che, anziché estinguere i carismi, invoglia tutti a bramare i migliori doni spirituali per il servizio degli uomini (PG95, 676.680.681); perché diventi sempre più robusto l’edificio della Chiesa «colonna dell’universo» (PG95,1008).

IV. UNITI CON GIUSEPPE ATTORNO ALLA MADRE DEL SIGNORE

Un grande invito a contemplare e meditare possiamo trovarlo in una delle più interessanti pagine di sant’Agostino. Maria concepì da vergine, partorì da vergine, rimase vergine. Gesù proveniva veramente dalla stirpe di David, ma secondo la carne (Rm 1,3), per via della vergine Maria, promessa sposa di Giuseppe. Chi dice che (Giuseppe) non si doveva chiamare padre, perché non aveva generato il figlio (come suole avvenire), nella procreazione dei figli dà più valore al piacere carnale (libidinem) di quanto non ne debba essere dato all’affetto della carità... Pertanto Giuseppe, non dovette essere considerato padre in modo semplice, ma in modo altissimo (maxime). Non ci deve disturbare il fatto che le generazioni [di Cristo] vengano enumerate attraverso Giuseppe e non attraverso Maria. Infatti come Maria diventò madre senza concupiscenza carnale, così Giuseppe diventò padre senza unione carnale. Ciò che lo Spirito Santo operò, fu operato a favore di ambedue. Dice: Essendo uomo giusto (Mt 1,19). Giusto quindi l’uomo, giusta la donna. Lo Spirito Santo, riposando nella giustizia di ambedue, sia all’una che all’altro diede anche il Figlio. Per questo l’Angelo dice ad ambedue che impongano il nome al bambino, per sottolineare la comune autorità di genitori. Giuseppe è padre non certamente per la carne, bensì per la carità... Tanto più fermamente padre, quanto più padre casto... Alla pietà e carità di Giuseppe nacque da Maria Vergine un figlio, lo stesso Figlio di Dio (Sermo 51, PL 38,342).

Concludiamo con un pensiero, tratto dai Sermoni di sant’Antonio di Padova, che si adatta bene al tema che abbiamo trattato: Pentecoste è un termine greco che significa cinquantesimo. Cinque volte dieci fanno cinquanta. Cinque sono i sensi del nostro corpo, dieci i precetti del decalogo. Se i cinque sensi del nostro corpo saranno perfetti nell’adempimento dei dieci precetti, allora senza dubbio si compirà in noi quello che avvenne nel sacratissimo giorno della Pentecoste. Il nome di Maria si interpreta "mare amaro”, simboleggia il cibo delle lacrime. Maria è un «mare amaro», perché è vissuta sulla terra unita sempre alla passione redentrice del suo Figlio. Ti preghiamo, Signore Gesù, aiutaci ad imitare la bontà dei tuoi santi; l’intercessione della tua Madre, fatto «mare amaro» per i nostri peccati ci aiuti a meritare l’effusione dello Spirito di verità che ci insegna la verità tutta intera. Amen.







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