Maria, icona dello Spirito Santo
Data: Martedi 28 Aprile 2015, alle ore 18:45:20
Argomento: Mariologia


Dal libro di René Laurentin, Maria chiave del mistero cristiano, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 109-112.

Il fatto che Maria sia profeta in modo così limpido è l'effetto della sua unione speciale con lo Spirito Santo. In lei come in molti mistici, la santità sboccia in modo normale e dinamico senza carismi. Il vangelo stesso lo testimonia. Lo Spirito Santo, autore di tutti i frutti spirituali, ha scelto lei per produrre il suo frutto migliore in questo mondo: quel frutto trascendente che è Dio fatto uomo. Matteo, come Luca, ci insegna che è l'opera dello Spirito Santo. Non è una fecondazione. Lo Spirito Santo non è il padre di Gesù Cristo. Gesù Cristo non ha un padre terreno; secondo la natura, ha un solo Padre, divino, celeste, eterno, testimonia Matteo in modo coerente in tutto il suo primo capitolo.
E Maria non è, propriamente, la sposa dello Spirito Santo, che non è un fecondatore e neanche un partner, perché il suo modo d'agire è completamente diverso. Egli agisce dall'interno, conformemente alla sua qualità trascendente. Come stimola ciascuno di noi a dare il meglio di se stesso, stimola Maria a sviluppare la sua potenzialità materna sì da far nascere il Figlio di Dio. Egli mette in atto le sue potenzialità di donna per innalzarle alla relazione suprema con Dio. Il Figlio del Padre diventa suo Figlio secondo « una sola e medesima filiazione » elargita e comunicata, dice san Tommaso d'Aquino. Gesù non ha padre secondo la carne, perché la filiazione eterna non poteva essere divisa. Poteva soltanto essere manifestata, resa presente al nostro mondo, come esprime così profondamente il prologo di Giovanni dove si vede la nascita eterna procedere nella nascita del Verbo fatto carne e nella nascita dei cristiani per mezzo della fede e del battesimo. La fecondità dello Spirito è verginale e Maria non poteva esserne che l'immagine.
Il Paraclito l'ha afferrata tutta intera per adattare il suo cuore e il suo corpo a questo mistero. Questo parto è anche, è innanzi tutto, un'opera di fede, un'opera profetica. Maria parla al mondo per mezzo della sua maternità divina. Fa nascere colui che è, da sempre, la Parola di Dio, il Verbo di Dio.
Se lo Spirito Santo non ha inseminato Maria, come mai il bambino da lei concepito non è una femmina, ma un maschio? Questa è la domanda Jéròme Lejeune, che ben s'intende di cromosomi, lui che ha scoperto il segreto della trisomia, risponde: «Se la vita è veramente, come si insegna oggi, l'attuazione di un messaggio contenuto nel DNA (i cromosomi, ecc.), allora l'incarnazione è l'attuazione di un messaggio completo di tutto il Verbo in un certo luogo, in un certo tempo. Quando i teologi scoprirono che questa incarnazione del Verbo richiedeva una tappa simile, quella di un ricettacolo perfetto (da cui l'immacolata concezione di Maria), fecero forse la scoperta più importante della storia della conoscenza, sebbene noi non la comprendiamo ancora. Per quanto riguarda l'incarnazione di Gesù, essa fu il frutto di un intervento straordinario dello Spirito. Perciò il messaggio di vita si trova subito completo, dal momento che il Figlio di Dio diventa uomo restando Dio. Cercare di descrivere quest'operazione dello Spirito Santo in termini di struttura cromosomica, formula di nucleoproteme e scissione di cellule, ecc., non mi sembrerebbe affatto irriverente, ma perfettamente vano. Al livello in cui siamo, voglio dire nell'attuale stato d'ignoranza, questo tentativo equivarrebbe non a mettere l'Ossa sul Pelio per scalare l'Olimpo, ma a pretendere di descrivere il funzionamento di un calcolatore quando si sa appena contare sulle dita (Lettera di Jérôme Lejeune a René Laurentin, 17 febbraio 1978).
Noi non siamo in grado di comprendere i procedimenti dello Spirito Santo. Sono interiori, suscitano la vita, nell'intimità più recondita della creazione. Lo Spirito Santo è l'autore di ogni vita. E il carattere distintivo della vita, in antitesi alle industrie umane, è che essa si struttura, in modo coerente e autonomo, dall'interno secondo finalità che vanno al di là della capacità di comprensione di ogni vivente.
Matteo dice bene, e ripete: Gesù è da Maria (Mt 1,16: ek); Gesù è dallo Spirito Santo (Mt 1,18 e 20).
Queste parole indicano un rapporto di origine, di trasparenza, in cui lo Spirito Santo ispira e mette in atto, dall'interno, le potenzialità femminili di Maria affinché diventi la madre di Dio. Qui riconosciamo bene il suo modo d'agire. E discreto, non si mostra (non c'è una buona iconografia dello Spirito Santo). Si fa da parte in due modi: davanti a quelli che ispira e davanti a Cristo che comunica loro.
- Quando lo Spirito Santo ci ispira, oltre le nostre modeste potenzialità, possiamo anche credere che tutto sia il frutto del nostro genio. Invece è lui che stimola le nostre potenzialità, oltre il loro grado massimo, come fa nei santi: Francesco d'Assisi, madre Teresa; come fece innanzi tutto in Maria.
- Si fa da parte anche davanti a Gesù Cristo. Lo Spirito Santo non si presenta in prima persona, fa conoscere Gesù Cristo, lo illumina con la sua luce, come fa un riflettore là cui funzione non è quella di mostrare se stesso, poiché accecherebbe, ma quella di illuminare.
Parimenti, egli scompare per far crescere il corpo mistico in questo mondo. Egli concede a Maria di partorire il Figlio di Dio, ma innanzi tutto di accogliere liberamente questo bambino, non in modo libresco e verboso, ma con il cuore, nell'intimità dell'adorazione e del rendimento di grazie che ella esprime bene nel Magnificat e ancor prima con il suo consenso: « Ecco la serva del Signore » (Lc 1,38).
Come esprimere questo rapporto? Lo Spirito Santo è « tutto » a tal punto che Massimiliano Kolbe e Leonardo Boff hanno parlato dell'unione ipostatica di Maria e dello Spirito Santo ». C'è qui un eccesso verbale, una superfetazione poetica per esprimere l'ineffabile. Non è esatto (Kolbe attenua l'espressione), perché l'unione ipostatica significherebbe che Maria è lo Spirito Santo in persona. Orbene, Maria è un'altra persona, un'umile persona umana, creata, limitata. Kolbe, parlando di unione ipostatica, vuole soltanto indicare fino a che punto tutto in lei è sotto il dominio dello Spirito Santo, senza interferenza di peccato o di qualsiasi scoria.
Ma, come sempre, quando lo Spirito Santo agisce in una creatura, la creatura, in questo caso Maria, rimane se stessa. Lo Spirito Santo non la cola in uno stampo, passivamente. Dall'interno, la stimola a dare il meglio di se stessa. Così Maria si slancia verso tutto ciò che lo Spirito Santo le suggerisce, senza indugio né debolezza.
Lo Spirito Santo ha creato l'uomo a immagine di Dio. Ha fatto di Maria la più bella immagine femminile di Dio, l'icona della sua ricettività sommamente attiva nei riguardi della Trinità.
Infatti egli è l'Amore del Padre e del Figlio, il compimento e la quintessenza della Trinità.
Maria, a immagine di lui, non è che amore. E un cuore nel senso biblico della parola, che significa la libertà vivente, il dinamismo ardente dell'impegno umano.
Infine, tutte le lingue semitiche designano lo Spirito Santo con un nome femminile: in ebraico rûah. Questa affinità grammaticale non è priva di fondamento ontologico.
Perciò lo Spirito Santo accorre dov'è Maria, come dice Montfort, e Maria accorre dov'è lo Spirito Santo.
Qui come altrove, Maria è ad un tempo apice e modello perfetto, trasparente, inimitabile. Essa ci invita a realizzare nel mondo l'escatologia che lo Spirito Santo fa avanzare verso il trionfo dell'amore.

 







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