Il Libano rinnova la consacrazione a Maria
Data: Martedi 16 Giugno 2015, alle ore 0:05:35
Argomento: Varie


Dal Radiogiornale vaticano del 15 giugno 2015

Elevando il pianto e le sofferenze di tutto il Medio oriente, il patriarca maronita card Béchara Raï ieri ad Harissa - in una basilica gremita in ogni ordine di posto - ha celebrato, davanti alla statua miracolosa di Nostra Signora di Fatima, il secondo anniversario della consacrazione del Libano al Cuore Immacolato di Maria, avvenuta il 13 giugno 2013.  L’atto di consacrazione “del Libano e di tutto il Medio oriente” - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stato ripreso dal patriarca e dalla folla dei fedeli sul finale della messa, nel contesto di un cammino di fede che considera la preghiera un attore primario della storia. E perché no, sottolineano quanti credono in una storia che si rivela agli occhi della fede, essa è considerata un metodo di conoscenza di un qualcosa di vero e soprannaturale. 

Il rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra

“Confidiamo nella provvidenza (del Salvatore) per i popoli e le nazioni del Medio oriente devastati da conflitti, divisioni e guerre, oppressi da tutte le potenze del terrore e dai mercenari sostenuti a livello finanziario, militare e politico” ha esordito il patriarca. Egli ha quindi puntato il dito contro quanti favoriscono “il traffico alla frontiera, gli Stati di Oriente e Occidente”.  Dopo aver ricordato gli atti di consacrazione già celebrati dalla Santa Sede il patriarca ha ricordato alcune delle parole udite dai pastorelli a Fatima: “Attirare così sulla vostra patria la pace”. “Dire il rosario tutti i giorni per ottenere la pace nel mondo e la fine della guerra”. “Oggi - ha quindi proseguito il patriarca - anche noi consacriamo di nuovo la nostra terra santa d’Oriente, in cui si è manifestato il mistero di Dio e il suo piano di Salvezza”. Egli ha quindi nominato in primis l’Iraq, patria di Abramo, poi l’Egitto, la Palestina e la Terra Santa, Gerusalemme, Antiochia “ponte di partenza di tutte le missioni evangeliche”, il Libano e Canaa, dove Gesù ha compiuto il suo primo miracolo pubblico. E ancora Damasco, il luogo della conversione di San Paolo, la Siria, che ha dato dei papi alla Chiesa “e dove ha vissuto san Marone”. 

Il dialogo con l'islam

“Tutte queste terre, consacrate ancora una volta, sono terre in cui i cristiani erano presenti già sei secoli prima dell’arrivo dei musulmani” ha aggiunto il patriarca. Sono terre in cui, da 1400 anni, stanno cercando di imbastire con i musulmani “una civiltà comune, che possa essere modello di vita - ha quindi auspicato - per tutte le società in cui coesistono religioni e culture diverse, a fronte dei venti internazionali contrari che soffiano e sferzano le nostre regioni”. 

Il card. Rai ricorda i recenti massacri dei fratelli drusi in Sinai

Come in un processo di transizione fra la regione e il Libano, il patriarca ha denunciato e manifestato tutta la propria sofferenza nel vedere “fratelli (in Oriente), che professano la stessa fede religiosa, uccidersi fra loro”, facendo riferimento alle violenze fra sunniti e sciiti musulmani. Egli ha poi concentrato le proprie attenzioni sul Libano, esprimendo “la propria pena profonda per i recenti massacri dei fratelli drusi nel villaggio di Qalb Lozé (in Siria)”. Il capo della Chiesa maronita ha presentato le condoglianze allo sceicco druso Akl, formulando al contempo la speranza che questo episodio doloroso sia trattato “con saggezza e ponderazione, per scongiurare sviluppi ancor più gravi”. 

I politici libanesi privano il Libano di un presidente della Repubblica

Il patriarca ha infine affrontato le questioni interne al Paese e soprattutto quelle che più gli stanno a cuore, quelle inerenti la presidenza della Repubblica. Dopo aver sottolineato che “gli spazi di collaborazione dell’uomo con Dio” comprendono anche la sfera politica, il patriarca rivolgendosi ai deputati e agli schieramenti politici impegnati nella cosa pubblica ha precisato: “Nessuno ha il diritto di privare il Libano di un presidente della Repubblica per oltre un anno, ben sapendo che questa vacanza che colpisce il potere legislativo, ostacola l’azione del governo e blocca le nomine nell’amministrazione pubblica. Nessuno ha il diritto di gettare un intero Paese e tutto un popolo in una situazione di anarchia, di povertà e di disagio. Le potenze non hanno il diritto di trattare la patria, il suo destino e le sue istituzioni, in base ai propri umori e interessi personali”.







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