Il Proemio del Capitolo VIII della «Lumen Gentium»
Data: Mercoledi 16 Settembre 2009, alle ore 16:01:52
Argomento: Magistero


Analisi dei numeri 52 - 53 - 54.
Da. E. Toniolo, La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, Marianum, Roma 1998.

Introduzione

Il Proemio si compone di tre numeri nei quali il Concilio riassume le tematiche che tratterà nel Capitolo e chiarisce quali sono le sue intenzioni nel promulgare il Documento.
- Il numero 52 si apre con l'affermazione della continuità dottrinale e con la presentazione delle prospettive cristologica ed ecclesiologica della mariologia conciliare.
- Il numero 53 presenta la Vergine inserita nel mistero di Cristo e della Chiesa.
- Il numero 54 chiarisce quali sono le intenzioni del Concilio nell'esporre la Dottrina della Chiesa su Maria.

 52
Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa

(A)Volendo Dio misericordiosissimo e sapientissimo compiere la redenzione del mondo, « quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo Figlio, nato da una donna... per fare di noi dei figli adottivi» (Gal 4,4-5), « Egli per noi uomini e per la nostra salvezza è disceso dal cielo e si è incarnato per opera dello Spirito Santo da Maria vergine ».

(B)Questo divino mistero di salvezza ci è rivelato e si continua nella Chiesa, che il Signore ha costituita quale suo corpo e nella quale i fedeli, aderendo a Cristo capo e in comunione con tutti i suoi santi, devono pure venerare la memoria «innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo »

Continuità dottrinale
Il proemio si apre con la solennità dei due maggiori documenti mariani: la bolla Ineffabilis Deus di Pio IX e la Munificentissimus Deus di Pio XII, raccordati e richiamati dalle parole “Il Benignissimo e Sapientissimo Iddio”. L’intento è di dimostrare la continuità d’insegnamento tra il precedente magistero pontificio solenne e la dottrina espressa dal Vaticano II su Maria. Esso si ricollega anche alla LG 2 e riconduce già dalle prime parole al Padre, fonte dell’umana salvezza e della Storia della Salvezza. Chiaro anche il richiamo a tutte le Persone della SS. Trinità e alla loro opera: al Padre che manda, al Figlio che discende, allo Spirito che opera l’Incarnazione del Figlio in Maria e la nostra adozione a figli per mezzo di Lui.

Tre tesi cardine della dottrina mariologia
Il Concilio apre il testo citando i documenti più antichi e venerandi:
- il testo più arcaico Gal. 4,4
- il simbolo niceno – costantinopolitano
- il comunicantes del Canone romano
Quindi tre testi e tre fonti inconcussi: Bibbia, Magistero e Liturgia. Essi riassumono anche le due tendenze di cui si è parlato e cioè quello cristotipica e quella ecclesiotipica.

A - PROSPETTIVA ECCLESIOTIPICA
Espressa dal richiamo a Gal. 4,4 e dal simbolo niceno – costantinopolitano.
- Gal. 4,4 è il testo più antico che parlando della “Donna” da cui è nato Gesù, accenna a Maria. L’accenno è indiretto ma nell’espressione “nato da Donna” vi è chiaramente un richiamo tanto al modo con cui Dio colle che il suo Verbo si facesse uomo, cioè mediante una vera generazione umana, quanto al fine per cui egli assume questa nostra natura e cioè donarci la partecipazione alla sua filiazione divina. Questo inciso mostra la Vergine Maria nel cuore della salvezza operata da Verbo Incarnato e a Lui intimamente unita. La Storia della Salvezza è perciò l’unico contesto entro il quale si possa e si debba considerare la figura di Maria, elemento costitutivo del progetto di Dio, non solo in quanto indispensabile come “Donna” alla generazione del Figlio, ma perché come “persona” interamente e consapevolmente introdotta nell’attuazione del piano salvifico con Cristo Salvatore.
- Il simbolo niceno – costantinopolitano aggiunto senza alcuna membrana di congiunzione al testo paolino, ha un sommo valore perché, ufficializzato dalla Chiesa, costituisce la più completa professione e il più articolato compendio della fede cristiana. Oriente ed occidente lo riconoscono come tessera della vera ortodossia, lo professano e recitano durante le liturgie, cosa che sottolinea il perenne valore del simbolo. Con questo simbolo il Concilio ha voluto citare solo il nucleo dell’Incarnazione, per sottolineare il punto radicale di Maria “La Vergine”, cioè la Madre di Dio divinamente feconda per opera dello Spirito Santo: persona e funzione, cooperazione materna e responsabile all’azione di Dio

B - PROSPETTIVA ECCLESIOTIPICA
- Continuità del mistero di Cristo e il mistero della Chiesa. Il mistero di Cristo è raccordato a quello della Chiesa, chiamando il Cristo Capo della Chiesa suo corpo. Il mistero della salvezza è unico: ha per centro Cristo, ma è rivelato nella Chiesa e in essa prolungato mediante i sacramenti. E’ nella Chiesa, considerata il Corpo di Cristo, che il Padre rivela il suo progetto salvifico, che il Figlio opera la salvezza, che lo Spirito Santo si effonde ed agisce. La vera identità della Chiesa è essere il luogo del mistero di Cristo, che unifica, nella comunione dei santi, tutte le membra, sia quelle pellegrinanti sulla terra, sia quelle che hanno già raggiunto il cielo.
- Comunicantes. Di questa comunione si fa espressione il canone che al primo posto pone la “Gloriosa sempre Vergine Maria Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo”. Il peso dottrinale del testo è enorme in quanto il Concilio riconosce che la “lex supplicandi” è il fondamento della “lex credendi”, fonda cioè il credo della Chiesa che in primo luogo riconosce da tempi più remoti la preminenza della Madre di Dio in tutta la Comunione dei Santi: dal cielo scende l’intercessione e la protezione e dalla terra sale la preghiera e la venerazione. 


53
Maria e la Chiesa


(A) Infatti Maria vergine, la quale all'annunzio dell'angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo, è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore. Redenta in modo eminente in vista dei meriti del Figlio suo e a lui unita da uno stretto e indissolubile vincolo, è insignita del sommo ufficio e dignità di madre del Figlio di Dio, ed è perciò figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo; per il quale dono di grazia eccezionale precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri.

(B) Insieme però, quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è « veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra ». Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità; e la Chiesa cattolica, istruita dallo Spirito Santo, con affetto di pietà filiale la venera come madre amatissima.
E’ una sintesi stupenda e riassume tutto l’ordito su cui verrà intessuta tutta l’esposizione dottrinale. Sempre articolato nelle due parti ormai note: quella cristologica e quella dottrinale.

(A)Prospettiva cristocentrica: Maria nel mistero di Cristo

Il Concilio descrive qui il nucleo centrale mariologico che è la divina maternità nel suo momento generatore; nella sua realtà celebrativa creduta e celebrata dalla Chiesa; nella preparazione che l’ha preceduta; nella dignità scaturita per Lei; nelle relazioni derivate col Padre e con lo Spirito Santo; nella sovreminenza di grazia che la colloca sopra tutte le creature.

Momento generatore
- L’Annunciazione: insieme con i Padri, soprattutto Agostino, il Concilio afferma che Maria accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio, per cui, come afferma il Vangelo, Ella è più beata perché ha creduto che perché ha allattato;
- Centralità della persona di Maria: quando la Scrittura parla di “carne” e di “corpo” intende affermare la completa realtà umana che non può essere scissa. Maria è impegnata come persona all’accoglienza del Figlio di Dio: prima il suo “io” interno, il centro della conoscenza e poi il corpo con le sue funzioni generative;
- L’accoglienza della Parola: in luogo di altri sinonimi il Concilio usa intenzionalmente “Logos”, Verbo, Parola, per richiamarsi al Prologo di Giovanni per il quale il Verbo è la Parola vivente del Padre che viene accolta con la fede da quanti vogliono diventare per mezzo suo figli di Dio. Anche Maria la accoglie con la fede, più di tutti, perché gli offre anche il corpo
- Il parto salvifico attraverso il quale Maria diede la vita al mondo, è il prolungamento di “accogliere la Parola”: la Parola che è vita e dà la vita a chi l’accoglie, viene da Maria accolta con fede, rivestita della natura umana e offerta al mondo. Non è un parto solo fisico, dunque, ma una generazione della “Vita” che è il Figlio di Dio che dona la vita agli uomini. Il Concilio riprende il pensiero dei Padri a partire da Giustino.

La divina maternità salvifica

Da tutto quanto detto scaturisce l’affermazione che la Vergine Maria “viene riconosciuta e onorata come vera Madre di Dio”.
- Maternità vera e divina: essa è indissolubile dalla vera incarnazione del Figlio di Dio, senza la quale non ci sarebbe salvezza.
- Maternità salvifica: quindi non è in se stessa considerata ma nella prospettiva salvifica, nella Storia della Salvezza e per questo a “vera Madre di Dio” viene aggiunto “Redentore”. Infatti lo scopo ultimo per cui il Figlio di Dio si fa uomo è la nostra salvezza per cui nascendo si costituisce Redentore.

La preparazione alla divina maternità
Coinvolgendo tutta la persona di Maria, la divina maternità esigeva una lunga preparazione. I dogmi mariani vengono incastonati nel succedersi della Historia Salutis come parte di essa. Qui vengono assunti due aspetti del dogma dell’Immacolata Concezione: la dipendenza salvifica di Maria da Cristo e la sua indissolubile unione con Lui.
- Redenzione preventiva: la preservazione di Maria dal peccato è anche Redenzione, anzi l’espressione più sublime di essa ed il vertice espressivo della salvezza umana, dove più alta e potente si manifesta l’azione del Redentore. Il fatto che il modo con cui è stata salvata è singolo ed unico, è dovuto alla sua preelezione ad essere la Madre di Dio.
- Unita indissolubilmente al Figlio: il legame inscindibile che unisce la Madre al Figlio inizia proprio con la Concezione Immacolata perché essa segna la totale dipendenza di Maria dai meriti e dalla grazia di Cristo. La creatura viene unita al suo Dio salvatore, la Madre al suo Figlio Redentore in una maniera così intima e profonda che è indissolubile.

La dignità della Madre di Dio
All’Annunciazione Maria viene arricchita del sommo ufficio e della dignità di “Madre di Dio”. I due termini “funzione e ufficio” e “dignità” sono interdipendenti perché la maternità divina è una funzione somma e suprema, un compito superiore a qualsiasi altro, per cui su colei che lo diventa si riversa anche una dignità somma e suprema che non ha eguali tra le creature.

Relazione di Maria con le persone divine
- Figlia prediletta del Padre: chi accoglie il Figlio riceve da lui il potere di diventare Figlio di Dio; l’accoglienza del Figlio da parte di Maria comporta, con la preservazione dal peccato in vista dei suoi meriti, il suo essere la prima dei figli di Dio, la pre – amata, e la pre – diletta.
- Sacrario dello Spirito Santo: la sua presenza che l’aveva già riempita di grazia nell’Immacolata Concezione, viene sigillata nell’annunciazione quando lo Spirito che dà la Vita, pone stabilmente in lei la sua dimora e la consacra come luogo santo della divina presenza. Il Concilio non usa l’espressione “Sposa dello Spirito Santo” ma si attiene alla formula usata dall’antica Tradizione, per sottolineare la continuità del rapporto Maria – Spirito oltre l’Incarnazione anche se questa relazione da essa promana come dalla sua fonte inesauribile.
Superiorità di grazia
Per il dono di grazia esimia che ha ricevuto, Maria eccelle e precede di gran lunga tutte le altre creature celesti e terrestri. Questa grazia esimia è la pienezza della grazia santificante, di virtù e di doni richiesti dall’inestimabile dono della maternità divina e dalla sua particolare unione con la Trinità.

(B)Prospettiva ecclesiocentrica: Maria nel mistero della Chiesa Maria membro, tipo e modello della chiesa

Dopo aver descritto, per così dire, i privilegi, il Concilio afferma che tutto questo non distacca la Vergine da noi, ma che ella è solidale con la stirpe umana perché bisognosa di salvezza come tutti e perché madre spirituale rispetto ai fedeli della Chiesa. Maria è madre di tutti – afferma il Concilio con Agostino – non in forza della sua maternità fisica per la carità con cui cooperò perché i figli nascessero nella Chiesa. Pur non specificando di quale “carità” si tratta, si evince che essa è la cooperazione generosa che pone la madre attivamente tanto nel mistero di Cristo che della Chiesa. Le relazioni della Chiesa con Maria sono, secondo il Concilio, tre:
- è riconosciuta come suo sovreminenze e del tutto singolare membro;
- è sua figura
- è suo modello soprattutto nella fede e nella carità
Il culto della chiesa verso Maria
Il Concilio afferma che la Chiesa, edotta dallo Spirito Santo venera Maria con affetto filiale come sua amatissima madre. Pur non usando il termine “Madre della Chiesa” esso è implicito: se la pietà per Maria è filiale, ne segue che la Chiesa la considera propria madre e non solo madre di Cristo suo capo.


54
L'intenzione del Concilio

Perciò il santo Concilio, mentre espone la dottrina riguardante la Chiesa, nella quale il divino Redentore opera la salvezza, intende illustrare attentamente da una parte, la funzione della beata Vergine nel mistero del Verbo incarnato e del corpo mistico, dall'altra i doveri degli uomini, e i doveri dei credenti in primo luogo. Il Concilio tuttavia non ha in animo di proporre una dottrina esauriente su Maria, né di dirimere le questioni che il lavoro dei teologi non ha ancora condotto a una luce totale. Permangono quindi nel loro diritto le sentenze, che nelle scuole cattoliche vengono liberamente proposte circa colei, che nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi.
Nel numero 54 il Concilio indica le sue intenzioni in ordine alla dottrina e alla pietà mariana e cioè che cosa intende o non intende:

Il Concilio intende:
- illustrare la funzione della B. Vergine nel mistero del Verbo Incarnato e del Corpo mistico;
- illustrare i doveri degli uomini credenti verso la Madre di Dio, Madre di Cristo, Madre degli uomini soprattutto dei fedeli.

Il Concilio non intende:
- proporre una dottrina completa su Maria;
- dirimere le questioni dei teologi non ancora pienamente illustrate, per cui permangono nel loro diritto le sentenze che nelle scuole cattoliche sono liberamente proposte.

Da notare i preziosi accenni dottrinali che arricchiscono il piano dottrinale mariano:
a) Maria è detta “Madre di Dio”, “Madre di Cristo”, “Madre degli uomini, specialmente dei fedeli”: viene sottolineata la maternità spirituale di tutti gli uomini, soprattutto di coloro che partecipano attualmente e di fatto dei tesori soprannaturali della vita divina;
b) Maria occupa nella Chiesa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi. 


Rilievi conclusivi

Il Concilio non ha voluto assolutamente minimizzare la devozione mariana ma voleva correggere l’impressione che Maria sia un pezzo separato ed isolato nel divino concerto della Salvezza. Maria e la sua missione sono inquadrate invece nella Storia della Salvezza, senza attentare alla sovranità assoluta di Dio e del Verbo Incarnato e insieme senza toglierla dal seno dell’umanità bisognosa di redenzione, partecipe di quel dialogo e di quella alleanza ineffabile tra Dio e gli uomini che proprio nel suo grembo ha avuto inizio con l’Incarnazione.

Non si può dunque parlare di Maria fuori dell’alveo della Historia salutis e senza collegarla col mistero trinitario e cristologico.


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