San Bernardo di Chiaravalle, cantore di Maria
Data: Sabato 25 Giugno 2016, alle ore 9:38:09
Argomento: Autori


Una ricerca di Eva Carlotta Rava, in Vita Nostra 3 (2008).

«[...]Tutto ciò che Bernardo scrive è profondamente radicato nella sua vita. Il materiale da cui egli ricava i suoi sermoni, le sue omelie, la sua dottrina insomma è tratto dalla sua esperienza, egli non può insegnare altro di quanto ha sperimentato. Al cuore dell'esperienza bernardiana si trova la consapevolezza che egli ha della distanza che lo separa da Dio, della sua condizione di uomo peccatore e dell'infinita misericordia di Dio che si è chinato su di lui, che si è fatto carne per salvarlo, trasformarlo e condurlo verso la gloria della risurrezione. La sua esperienza non è quella di un convertito come s. Agostino. «È semplicemente l'esperienza di un monaco al quale il raccoglimento della vita contemplativa ha dato il tempo e l'occasione di essere lucido su se stesso, a chi la frequentazione della Sacra Scrittura ha fatto capire il significato della sua prova». È da questa profonda esperienza di miseria e di misericordia, da questa certezza interiore della grazia operante nel suo intimo che scaturisce l'esigenza di Bernardo di lodare Dio. «Non si può essere perdonato - osserva J. Leclercq - senza provare il bisogno di ringraziare, di cantare. La confessione dei peccati non è sufficiente perché ci sia confessione nella Chiesa; occorre l'azione di grazia, la lode, tutto ciò che esprime la gioia di vivere sotto il sole della redenzione». Il canto di Bernardo esprime la gioia, l'ammirazione, la riconoscenza nei confronti del Verbo che si è fatto carne, «il Verbo del quale si legge che è candore della vita eterna, splendore e figura della sostanza di Dio» e il cui splendore illumina tutta la storia dell'uomo redento.[...]».

 

 







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