Importanza e attualitą del Rosario nei Documenti dei Papi
Data: Giovedi 14 Settembre 2017, alle ore 11:10:27
Argomento: Magistero


Una ricerca del Prof. Antonino Grasso sui Documenti dei Papi da Sisto IV a Giovanni Paolo II.

 1. I PAPI E IL ROSARIO FINO A LEONE XIII

Tutti i pontefici seguirono sempre con positivo interesse il nascere e lo svilupparsi della nuova devozione del Rosario:
- Sisto IV nel 1478 arricchì la preghiera di indulgenze, approvò il “Salterio mariano” per tutta la Chiesa universale e il 12 maggio del 1479 riconobbe ufficialmente il movimento rosariano nato a Colonia, in Germania;
- Innocenzo VIII nel 1484, concesse l’indulgenza plenaria “semel in vita et in morte” a tutti gli iscritti alla Confraternita del Rosario e nel 1486 con la bolla: “Sacer Praedicatorum Ordo” confermò tutte le indulgenze dei predecessori a favore del Rosario;
- Alessandro VI nel 1495, papa  denominò S. Domenico “esimio predicatore della Confraternita del Rosario”;
- Pio V  il 17 settembre 1569, pubblica la bolla “Consueverunt romani Pontifices” nella quale spiega l’origine del Rosario, il nome, gli elementi essenziali, gli effetti, la fecondità spirituale il modo adeguato per diffonderlo. Egli definisce il Rosario un modo piissimo di orazione e di preghiera a Dio, modo facile e alla portata di tutti, che consiste nel lodare la beata Vergine ripetendo il saluto dell’Angelo per 150 volte, quanti sono i salmi del Salterio di Davide, interponendo a ogni decina il Padre nostro, con determinate meditazioni illustranti l’intera vita del Signore Gesù Cristo. Nello stesso anno il papa autorizza l’introduzione della seconda parte dell’Ave Maria. Il 5 marzo 1572 con la bolla “Salvatoris Domini” riconosce che la Cristianità ha ottenuto la vittoria contro i Turchi invocando la Vergine con il Rosario e concede l’indulgenza plenaria a quanti visitano il 7 ottobre a Martorell la cappella del Rosario, eretta da Ludovico di Requasens, che era stato uno dei comandanti di Lepanto. Nel Concistoro del 17 marzo 1572, il papa esprime il desiderio di voler istituire una “Commemoratio sanctae Mariae de Victoria” da celebrarsi il 7 ottobre a ricordo della vittoria di Lepanto;
 - Gregorio XIII, successore di Pio V, realizzò il desiderio del suo predecessore morto prematuramente. Con la bolla “Monet Apostolus” del 1 aprile 1573, il papa istituisce la festa del Rosario da celebrarsi la prima domenica di ottobre in tutte le chiese in cui si trova una cappella o almeno un altare dedicato alla Vergine con questo titolo;
- Alessandro VII il 28 maggio 1664 condannò le deviazioni sulle istituzioni e la nascita del Rosario, proibendo la diffusione di formule diverse da quelle tradizionali;
- Innocenzo XI nel 1683, papa  vietò anche la diffusione di immagini della Vergine del Rosario non conformi all’origine domenicana della preghiera;
- Clemente XI estese la festa del Rosario a tutta la Chiesa e l’8 marzo 1712, proibì il cosiddetto “Rosario della SS. Trinità”;
- Benedetto XIII Il 24 maggio 1727 anche rinnovò la proibizione di un qualsiasi altro tipo di Rosario che pregiudicasse l’autentica devozione in onore di Maria sotto questo titolo e con questa preghiera.

2. Leone XIII (1878–1903)

 a) Documenti sul Rosario
 Leone
XIII ha dedicato 16 documenti al Rosario, tra cui 11 Encicliche; 1 Costituzione Apostolica, 3 Lettere Apostoliche e altri: Lettera Enciclica SUPREMI APOSTOLATUS del 1 settembre 1883 sull'efficacia del Rosario nella storia; Lettera Apostolica SALUTARIS ILLE del 24 dicembre 1883 sull'aggiunta dell’invocazione “Regina SS. Rosarii, o.p.n.” nelle Litanie lauretane; Lettera Enciclica SUPERIORE ANNO del 30 agosto 1884 sulla recita del Rosario; Lettera VI È BEN NOTO del 20 settembre 1887 ai vescovi d’Italia sul Rosario; Lettera Enciclica OCTOBRI MENSE del 22 settembre 1891 sul Rosario mariano; Lettera Enciclica MAGNAE DEI MATRIS dell’8 settembre 1892 sul Rosario mariano; Lettera Enciclica LAETITIAE SANCTAE dell’8 settembre 1893 sul Rosario come rimedio ai mali della società; Lettera Enciclica JUCUNDA SEMPER dell’8 settembre 1894 sul Rosario mariano; Lettera Enciclica ADIUTRICEM POPULI del 5 settembre 1895 sul Rosario per la riconciliazione del Fratelli separati; Lettera Enciclica FIDENTEM PIUMQUE del 20 settembre 1896 sul Rosario mariano; Lettera Enciclica AUGUSTISSIMAE VIRGINIS del 12 settembre 1897 sul Rosario mariano; Lettera Enciclica DIUTURNI TEMPORIS del 5 settembre 1898 sul Rosario mariano; Lettera QUOD NOS del 28 marzo 1901 al P. Costanzo M. Becchi sul Rosario perpetuo; Lettera Apostolica PORTA HUMANO GENERI dell’8 settembre 1901 per la consacrazione del Tempio del Rosario a Lourdes.
       
b)
La Lettera Enciclica SUPREMI APOSTOLATUS
 Le difficoltà del tempo e il bisogno di difendere i diritti della Chiesa, spingono il papa a ricorrere alla Madre di Dio quale dispensatrice di grazia e mediatrice di pace. Avvicinandosi la festa del Rosario, egli sollecita la Chiesa a rivolgersi nel mese di ottobre con questa preghiera a Maria, per invocare la sua protezione e il suo aiuto. Lungo la storia la Vergine, infatti, invocata con questa preghiera, si è mostrata protettrice e ausiliatrice della Chiesa, soprattutto quando essa era minacciata dalla furia degli avversari, dalla corruzione dei costumi e dagli errori contro le verità della fede. Ricordando, quindi, la forza e la potenza del Rosario e tutte le lodi ad esso tributate dai suoi predecessori, il papa sollecita i fedeli a recitarlo frequentemente.

c) La Lettera Enciclica OCTOBRI MENSE

Questa Enciclica riassume i motivi fondamentali della devozione a Maria ed è un meraviglioso elogio del Rosario. Maria è la nostra interceditrice presso Dio ed è anche la dispensatrice delle grazie a motivo della sua cooperazione alla nostra salvezza. Tra le varie forme di culto verso la Madre di Dio e a lei la più gradita, è la preghiera del Rosario, la cui eccellenza nasce dall’essere un intreccio dei misteri della Redenzione con le preghiere più belle. Praticata bene, questa preghiera irrobustisce la fede, spinge alla conversione, ottiene il soccorso della Vergine, nei momenti di grave pericolo e difficoltà. Il papa raccomanda, quindi, il Rosario per ottenere l’aiuto e la protezione della Madre di Dio.

d) La Lettera Enciclica LAETITIAE SANCTAE

La società moderna è afflitta, secondo il papa, da tre mali principali, ai quali offre un rimedio sicuro il Santo Rosario. Il primo male è l’avversione alla vita umile e modesta che causa disamore al proprio lavoro, invidia, corsa alle lusinghe della città, aspirazione ad una impossibile equiparazione delle classi sociali e genera turbamenti e gravi disagi individuali e sociali. Facendo meditare i misteri gaudiosi, il Rosario insegna a cercare e trovare la gioia nella vita semplice, onesta e laboriosa, condotta secondo la propria condizione. Il secondo male è il rifiuto del dolore considerato un’ingiustizia e un disonore da eliminare per far posto a falsi paradisi terrestri. Facendo meditare i misteri dolorosi, il Rosario mostra la sofferenza di Cristo e di sua madre, fa comprendere il dolore, lo fa accettare dalle mani di Dio e lo rende un mezzo di salvezza personale e comunitaria oltre che fonte di merito. Il terzo male, infine, è la dimenticanza dei beni eterni. Facendo meditare i misteri gloriosi, il Rosario fa comprendere qual è la vera felicità che aspetta l’uomo al termine del suo cammino terreno. Il Rosario, realizzando una spirituale trasformazione dell’uomo, contribuisce anche al rinnovamento sociale.

e) Lettera Enciclica ADIUTRICEM POPULI

Il papa invita ad innalzare preghiere alla Vergine del Rosario per l’unità della Chiesa, in modo particolare per le Chiese d’Oriente che hanno in comune con la Chiesa Cattolica una profonda e antichissima venerazione verso la Madre di Dio, iniziata con il Concilio di Efeso da tutti riconosciuto come pietra miliare del culto mariano. La Vergine è intervenuta sempre nella storia sia per suscitare la fede languente dei fedeli, sia per vincere pericolose eresie. Il Rosario è una preghiera che può contribuire all’unità della Chiesa e, perciò, il papa sollecita i fedeli a recitarlo nel prossimo mese di ottobre con questa intenzione.

f) Lettera Enciclica MAGNAE DEI MATRIS

Ravvivare nel popolo cristiano l’amore per la Vergine e promuovere il suo culto è un precipuo compito del papa. Il ricorso a Maria attraverso la preghiera del Rosario è un’usanza costante nella Chiesa, perché la sua efficacia è attestata dalla storia e perché è un valido mezzo per migliorare la vita cristiana. Come nelle controversie e nei pericoli del passato, anche nella presente situazione della Chiesa, il Rosario deve mostrare la sua potente efficacia. Dopo aver spiegato i titoli che a giusta ragione i fedeli attribuiscono a Maria, il papa passa a spiegare il Rosario come mezzo atto a ravvivare la fede, perché rende sempre presenti i misteri della salvezza e mostra Maria come Serva del Signore e nostro modello, Colei in cui si realizza in pieno il dono della grazia e che ha saputo rispondere prontamente e generosamente a Dio, la pienamente realizzata e coronata di gloria, totalmente configurata a Cristo risorto. Il papa raccomanda la recita del Rosario per ravvivare la speranza nell’aiuto della Vergine santa e trovare la via sicura nell’imitazione dei suoi santi esempi.

3. Benedetto XV (1914 1922)

a) Documenti sul Rosario
Lettera Enciclica FAUSTO APPETENTE DIE del 29 giugno 1921 nel VII centenario della nascita di San Domenico. Una parte dell’Enciclica è dedicata al Rosario.

b) Lettera Enciclica FAUSTO APPETENTE DIE
In questa breve Enciclica il papa ricorda anche l’istituzione del Rosario che è una soave preghiera sia vocale che mentale per l’intreccio della meditazione sui principali misteri con un certo numero di Pater ed Ave Maria. Il Rosario è una preghiera adatta a mantenere viva nel popolo cristiano la fiamma della pietà accompagnata dall’esercizio delle virtù cristiane. Attraverso il Rosario, la Chiesa ha sempre sperimentato Maria come madre di grazia e madre di misericordia, e i Sommi Pontefici non hanno lasciato passare occasione per esaltare la potenza di questa preghiera e arricchirla di molte indulgenze.

4. Pio XI (1922–1939)

a) Documenti sul Rosario
Lettera INCLYTAM AC PERILLUSTREM del 6 marzo 1934 nel VII centenario della canonizzazione di S. Domenico con accenni al Rosario; Lettera Enciclica INGRAVESCENTIBUS MALIS del 29 settembre 1937 sulla devozione del Rosario mariano.

b) Lettera INCLYTAM AC PERILLUSTREM
 La lettera, indirizzata al P. P. Gillet, generale dei Domenicani, parla dell’efficacia del Rosario contro le eresie e della sua rapida diffusione nel mondo cattolico. La forza del Rosario proviene dai misteri stessi del Redentore divino che si contemplano e meditano devotamente tanto da potersi affermare che il Rosario mariano contiene il principio e la base su cui si fonda non solo la perfezione di vita dell’ordine domenicano, ma anche la salvezza di tutti gli altri uomini. Per questo motivo il papa ha sempre vivamente raccomandato questa preghiera che induce a meditare i frutti della Redenzione del Signore e procura in sommo grado i favori della Regina del cielo. Infine, il papa si augura che il Rosario venga religiosamente conservato e con più vigore nuovamente recitato soprattutto in famiglia.

c) Lettera Enciclica INGRAVESCENTIBUS MALIS
 Il papa scrive l’Enciclica a Castelgandolfo dove si trova in convalescenza a causa di una grave infermità. Richiamandosi al suo predecessore Leone XIII, afferma che, come nel passato, anche di fronte ai mali e agli errori attuali, la Chiesa deve far ricorso alla preghiera del Rosario che è fonte inesauribile di bene per i singoli, per la società e per la Chiesa. Il papa spiega, quindi, il valore del Rosario che ci ottiene l’aiuto di Maria e ci fa contemplare i misteri di Cristo. Esso è una preghiera onorata nel corso dei secoli da tutto il popolo cristiano. I fedeli vengono quindi esortati a rinnovare la preghiera del Rosario, considerato anche uno stimolo efficace alla pratica delle virtù evangeliche che vengono insinuate e coltivate nell’animo di chi lo prega; un mezzo che sollecita la speranza nei beni eterni e ci fa accettare le prove della vita sull’esempio di Gesù e di Maria; un valido mezzo di apostolato. Il papa consiglia la preghiera del Rosario ai giovani, perché trovino in esso nuove energie; agli anziani perché abbiano sollievo, riposo e pace; ai padri e madri di famiglia, perché ricevano da esso la forza di dare il buon esempio di una vera vita cristiana ai figli; a tutti i fedeli, perché lo considerino anche un lodevole mezzo di riparazione delle offese che da più parti vengono lanciate contro la Beata Vergine.

5. Pio XII (1939–1958)

a) Documenti sul Rosario
Lettera PHILIPPINAS INSULAS del 31 luglio 1946 all’Arcivescovo di Manila; Lettera Enciclica INGRUENTIUM MALORUM del 15 settembre 1951 sulla Recita del Rosario nel mese di ottobre quale potente mezzo di soccorso nei mali presenti.

b) Lettera PHILIPPINAS INSULAS
La santità cristiana si manifesta quando noi aderiamo pienamente alle verità ed ai comandamenti di Dio e, con il suo aiuto, conformiamo ad essi il nostro agire. Nel conseguimento di questa perfezione, Maria ci previene con le sue opere, ci precede con i suoi esempi, ci aiuta con la sua protezione. Vincitrice del demonio e del peccato, con cui è in perpetua inimicizia, ornata dello splendore di ogni virtù e principalmente della grazia di Cristo, la Beata Vergine è quell’esempio altissimo di vita, che i fedeli devono contemplare e ritrarre in sé, perché contiene in se stessa integro e sempre efficace lo spirito della religione cristiana descritto dall’Apostolo Paolo come spirito di forza, di amore, di sobrietà (2Tm 1,7). La preghiera del Rosario ci aiuta ad avere davanti ai nostri occhi i misteri della Madre di Dio, per cui pensiamo a lei con pio affetto, la amiamo, ne imploriamo la protezione, con la soave insistenza delle nostre preghiere, meditiamo convenientemente ed imitiamo pienamente l’esempio della sua vita. Il Rosario deve essere tenuto, perciò, in sommo onore perché sintesi di tutto il Vangelo, meditazione dei misteri del Signore, sacrificio vespertino, corona di rose, inno di lode, preghiera della famiglia, compendio di vita cristiana, pegno sicuro del favore celeste, presidio per l’attesa salvezza. Il papa si augura che, con l’aiuto del Rosario, rinasca la virtù, rifiorisca la scienza cristiana e umana e ritorni la speranza di un mondo migliore.

c) Lettera Enciclica INGRUENTIUM MALORUM
Fin da quanto fu assunto al soglio di S. Pietro, il papa non ha cessato di ricorrere al patrocinio della Madre di Dio per affidarle continuamente le sorti della Chiesa e della famiglia umana, notando con gioia le manifestazioni di fede e devozione del popolo cristiano per lei. La triste situazione dei tempi presenti, i pericoli che minacciano la pace, l’odio e la rivalità tra le nazioni, la minaccia di sanguinosi conflitti come anche le persecuzioni contro la Chiesa che causano lo spargimento del sangue di martiri innocenti e la separazione forzata di intere regioni dalla Sede Apostolica e dall’unione con il Pastore universale, spingono il Pontefice a chiedere il ricorso fiducioso a Maria attraverso la recita del Santo Rosario, preghiera più che mai adatta ed efficace per ottenere pace e salvezza alle anime, alla Chiesa e la mondo intero. Il Rosario è una preghiera adatta a tutti, anche ai semplici, perché unisce mirabilmente la preghiera vocale con la meditazione dei santi misteri, alimentando e custodendo così la fede. Pregando il Rosario, il fedele attinge le virtù che i misteri racchiudono, vede ravvivarsi la speranza verso i beni immortali, si sente sollecitato a seguire il sentiero di Cristo e di sua madre, imitandone i luminosi esempi. Il Rosario deve essere recitato soprattutto in famiglia affinché essa venga sospinta all’osservanza delle norme evangeliche, facendosi mezzo di rinnovamento per le vacillanti sorti della società civile. Il Rosario riesce, infatti, a stabilire nella famiglia l’unità dei cuori tra genitori e figli, la pace e la concordia perdute e congiunge spiritualmente tutti i suoi membri vicini, lontani o defunti, perché li stringe nel vincolo d’amore dell’unica madre. Il Rosario insegna a vivere cristianamente specchiandosi nei fulgidi esempi di Gesù e di Maria e a tendere sempre verso i veri valori dell’eternità, al di là delle effimere realtà che ci circondano. Il Rosario deve avere anche un respiro universale perché il cristiano non può dimenticarsi di pregare per coloro che hanno perduto la via della verità e della virtù, per il bene comune della società, per la concordia e la pace tra i popoli, per i prigionieri delle carceri e dei campi di concentramento, per i poveri, gli infelici, i sofferenti. Il papa si augura, concludendo, che la Vergine Immacolata, invocata con l’efficace preghiera del Rosario, rivolga verso tutti il suo sguardo di pietà e di misericordia, allontani le sofferenze, conceda la pace e riaccenda la speranza nel cuore di tutti.

6. Giovanni XXIII (1958–1963)

a) Documenti sul Rosario
Lettera Enciclica GRATA RECORDATIO del 26 settembre 1959 in cui invita alla recita del Rosario nel mese di ottobre per la pace tra i popoli e il prossimo Concilio Ecumenico; Lettera Apostolica IL RELIGIOSO CONVEGNO del 29 settembre 1961 in cui si raccomanda la recita del Rosario specialmente nel mese di ottobre e per la pace tra i popoli; ELEVAZIONI SUI 15 MISTERI DELL’AUREA CORONA del 1 ottobre 1961 con brevi elevazioni sui misteri del Rosario; Lettera Apostolica OECUMENICUM CONCILIUM del 28 aprile 1962 in cui si raccomanda la recita del Rosario per il buon esito del Concilio Ecumenico.

b) Lettera Enciclica GRATA RECORDATIO
Ad un anno dalla sua elezione al sommo pontificato il papa, ricordando le encicliche di Leone XIII e di Pio XII sul Rosario, invita la Chiesa alla recita di questa preghiera specialmente nell’imminenza del mese di ottobre, anche a causa dei gravi problemi attuali e dei pericoli che minacciano la giustizia e la pace. Egli suggerisce anche come intenzioni la riuscita del Sinodo di Roma e del prossimo Concilio Ecumenico.

c) Lettera Apostolica IL RELIGIOSO CONVEGNO
Avvicinandosi il mese di ottobre, il papa raccomanda la recita del Rosario per la pace. Ricollegandosi al magistero mariano di Leone XIII che, nei momenti di grave difficoltà per la Chiesa, invitava incessantemente i cristiani a ricorrere a Maria con la preghiera del Rosario, il papa passa a spiegare la sua natura, connubio tra preghiera vocale e contemplazione misterica, che fa scorrere davanti agli occhi dell’anima i mirabili esempi di Gesù e di Maria, considerandolo simile ad un ricamo lieve e sostanzioso, pieno di calore e fascino spirituale. Il Rosario è una preghiera non solo individuale ma anche comunitaria e universale. Il papa si augura che tutti preghino il Rosario per invocare la pace nei cuori e nel mondo intero.

d) ELEVAZIONI SUI QUINDICI MISTERI DELL’AUREA CORONA
Sono meditazioni sui misteri del Rosario, un corollario alla Lettera Apostolica Il Religioso convegno. I devoti pensieri sono distribuiti per ogni decina con riferimento al triplice elemento di contemplazione, riflessione e integrazione per ciascun mistero.

7. Paolo VI (1963 – 1978)

 a) Documenti sul Rosario
Lettera Enciclica CHRISTI MATRI del 15 settembre 1966 sul Rosario per la pace; Esortazione Apostolica RECURRENS MENSIS OCTOBER del 7 ottobre 1969 nel V° centenario della Lettera Apostolica di Pio V “Consueverunt romani pontifices”; Esortazione Apostolica Marialis cultus del 2 febbraio 1974 sul culto della Beata Vergine Maria, che dedica i numeri 42 – 55 al Rosario e al suo rinnovamento.

b) Lettera Enciclica CHRISTI MATRI

Durante il mese di ottobre, il popolo cristiano è solito recitare il Rosario, usanza che il papa, sull’esempio dei suoi predecessori vivamente approva, chiamando tutti i figli della chiesa a tributare alla Vergine particolari attestazioni di pietà. Questo a causa dell’addensarsi del pericolo che incombe sull’umana famiglia, poiché, specialmente nelle regioni dell’Asia orientale, ancora si combatte con spargimento di sangue, e infuria una guerra difficile, e perché si accavallano tristi notizie di ciò che avviene in altre regioni del mondo, come la crescente corsa agli armamenti nucleari, i nazionalismi, i razzismi, i movimenti rivoluzionari, la forzata divisione dei cittadini, i criminosi attentati, l’eccidio di persone innocenti. Tutte queste cose possono fornire l’esca di un immane flagello. Fin dall’inizio del suo pontificato, il papa nulla ha trascurato per sostenere la causa della pace nel mondo, con la preghiera, l’incoraggiamento, l’esortazione, e continua ancora ad elevare la sua voce per scongiurare insistentemente i governanti a fare ogni sforzo perché l’incendio non si estenda, ma sia totalmente estinto. E poiché nei momenti di dubbio e di trepidazione la Chiesa ricorre all’intercessione validissima di Maria che le è Madre, il papa invita a rivolgere il pensiero a lei che, come dice s. Ireneo, "è divenuta causa di salvezza per tutto il genere umano". Nulla sembra di maggiore opportunità e importanza quanto l’innalzarsi al Cielo delle suppliche di tutta la Cristianità verso la Madre di Dio, invocata come la regina della pace, affinché in tante e sì gravi angustie e afflizioni essa effonda pienamente i doni della sua materna bontà. Ma poiché, se crescono i pericoli, occorre che aumenti la pietà del popolo di Dio, il papa desidera che la Madre clementissima del Signore sia invocata durante il mese di ottobre con la pia pratica del Rosario. Questa preghiera è, infatti, adatta alla mentalità del popolo, è assai gradita alla Vergine, ed efficacissima per impetrare i doni celesti. E il Concilio Ecumenico Vaticano II, sebbene non espressamente ma con chiara indicazione, ha infervorato l’animo di tutti i figli della Chiesa per il Rosario, raccomandando di "stimare grandemente le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei (Maria), come sono state raccomandate dal magistero nel corso dei tempi". Tale fruttuosa preghiera non soltanto ha una grandissima efficacia nello stornare i mali e nel tener lontane le calamità, come chiaramente dimostra la storia della Chiesa, bensì anche alimenta la vita cristiana e innalza la mente fino alle verità rivelate. Pertanto, nel mese di ottobre, dedicato alla beata Vergine del Rosario, aumentino le preghiere, si moltiplichino le implorazioni, affinché per sua intercessione brilli finalmente sugli uomini l’aurora della vera pace, anche nei confronti della religione, che purtroppo in questa epoca non tutti possono professare liberamente.  

c) Esortazione  Apostolica RECURRENS MENSIS OCTOBER
Paolo VI esorta vivamente l’Episcopato, il clero e il popolo della Chiesa Cattolica a invocare l’aiuto della B.V. Maria con la recita del Santo Rosario durante il mese di ottobre affinché rifulga finalmente al mondo la vera pace. Il ritorno del mese di ottobre offre al papa l’occasione di invitare ancora una volta tutto il popolo cristiano  a recitare il Rosario, con l’intenzione della pace tra gli uomini e fra i popoli, a causa del perdurare di conflitti micidiali e di incomprensioni tra fratelli che vicendevolmente si accusano e si condannano, e per ricordare il quarto centenario della Bolla Consueverunt Romani Pontifices con la quale S. Pio V definiva la forma del Rosario ancora oggi in uso, in un’epoca di turbamenti per la Chiesa e il mondo. Il papa spiega quindi i motivi per cui pregare Maria per la pace: La pace è certamente opera degli uomini, un bene comune di tutti, preoccupazione costante di tutti, specialmente di coloro sui quali grava la responsabilità degli Stati e della comunità dei popoli. Ma la pace è anche opera di Dio, che ha infuso nei nostri cuori il desiderio della pace; ci spinge a cooperarvi e che a tale scopo sostiene le nostre energie e le nostre volontà vacillanti; che solo può donarci un animo pacifico e consolidare in profondità e stabilità i nostri sforzi di pace. La preghiera con cui chiediamo il dono della pace è adunque un contributo insostituibile all’instaurazione della pace. È per mezzo di Cristo che noi possiamo disporci ad accogliere il dono della pace. Come non cercare sostegno lungo il nostro cammino di pace nell’intercessione di Maria, Madre di Cristo, di cui il Vangelo ci rivela che « ha trovato grazia davanti a Dio »? (Lc 1, 30). Il Vangelo ci insegna che Maria è sensibile ai bisogni degli uomini. A Cana, essa non esita ad intervenire per la gioia di abitanti di un villaggio invitati a nozze (Gv 2, 15). Come potrebbe non intervenire per la pace, per questo bene cosi prezioso, se noi sapremo invocarla con cuore sincero, Lei che continua sempre ad intercedere presso il suo Figlio a favore dei suoi figli della terra (Costituzione dogmatica Lumen Gentium, n. 62)? Se ciascuno ha il dovere di adoperarsi per la giustizia e la pace nel mondo, ogni cristiano avrà a cuore di domandare a Maria di pregare con noi e per noi, affinché venga a noi concessa questa pace che il Signore solamente può donarci. Anzi, meditando i misteri del santo Rosario, impareremo, sull’esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice. La Chiesa intera, unita a Maria deve pregare per tutti coloro che fanno opera di pace nel mondo; affinché si destino ovunque le vocazioni degli operatori di pace, degli operai della concordia e della riconciliazione fra gli uomini e fra i popoli; affinché da tutti i cuori siano estirpati settarismi e razzismi, odi e cattiverie, che sono la sorgente sempre rinascente delle guerre e delle divisioni; affinché si instauri fra tutti i figli della Chiesa un clima di rispetto reciproco e fiducioso, di dialogo e di mutua benevolenza; affinché, riconoscendosi diversi, tutti si vedano complementari gli uni degli altri, nella verità e nella carità di Cristo. La frequente meditazione dei misteri della nostra salvezza trasformi i cristiani in operatori di pace, conforme all’immagine di Cristo, all’esempio di Maria. Che il Rosario, come affermava Giovanni XXIII, sia una grande preghiera pubblica e universale, in faccia ai bisogni ordinari e straordinari della Chiesa santa, delle nazioni e del mondo intero. Per mezzo di questa preghiera a Maria, Madre Santissima di Dio e madre nostra, contribuiremo a far adempiere il voto del Concilio: che «tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e degli uomini, perché Essa, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora, esaltata in cielo sopra tutti i Beati e gli Angeli, nella Comunione di tutti i Santi interceda presso il Figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle già insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, in pace e in concordia siano felicemente riunite in un solo Popolo di Dio, a gloria della Santissima e indivisibile Trinità» (Lumen Gentium, n. 69).

d) Esortazione Apostolica MARIALIS CULTUS

A partire dal numero 42, il papa si sofferma a parlare sul rinnovamento del Rosario, a buon titolo chiamato “Compendio di tutto quanto il vangelo” Ad esso i suoi predecessori hanno dedicato vigile attenzione e premurosa sollecitudine: ne hanno più volte raccomandata la recita frequente, favorita la diffusione, illustrata la natura, riconosciuta l’attitudine a sviluppare una preghiera contemplativa, ricordata la connaturale efficacia nel promuovere la vita cristiana e l’impegno apostolico. Il santo Rosario ha un’indole evangelica in quanto dal vangelo esso trae l’enunciato dei misteri e le principali formule; al vangelo si ispira e del vangelo ripropone, nel susseguirsi armonioso delle Ave Maria, un mistero fondamentale - l’incarnazione del Verbo contemplato nel momento decisivo dell’annuncio fatto a Maria.  È stato, altresì, compreso più facilmente come l’ordinato e graduale svolgimento del Rosario rifletta il modo stesso con cui il Verbo di Dio, inserendosi nella vicenda umana, ha operato la redenzione, della quale il Rosario considera, in ordinata successione, i principali eventi salvifici che si sono compiuti in Cristo: dalla concezione verginale e dai misteri dell’infanzia fino ai momenti culminanti della pasqua - la beata passione e la gloriosa risurrezione - ed agli effetti che essa ebbe sia sulla Chiesa nascente nel giorno di pentecoste, sia sulla vergine Maria nel giorno in cui ella fu assunta in corpo e anima alla patria celeste. Ed è stato ancora osservato come la triplice partizione dei misteri del Rosario non solo aderisca strettamente all’ordine cronologico dei fatti, ma soprattutto rifletta lo schema del primitivo annuncio della fede e riproponga il mistero di Cristo nel modo stesso in cui è visto da s. Paolo nel celebre inno della lettera ai Filippesi: umiliazione, morte, esaltazione ( Fil 2,6-11). Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico - la ripetizione litanica del " Rallegrati, Maria " - diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’angelo e del saluto della madre del Battista: " benedetto il frutto del tuo seno " (Lc 1,42); la ripetizione dell’Ave Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri: il Gesù che ogni Ave Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, di volta in volta, Figlio di Dio e della Vergine, nato in una grotta di Betlemme; presentato dalla madre al tempio; giovinetto pieno di zelo per le cose del Padre suo; Redentore agonizzante nell’orto; flagellato e coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario; risorto da morte e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito. È noto che, appunto per favorire la contemplazione e far corrispondere la mente alla voce, si usava un tempo - e la consuetudine si è conservata in varie regioni - aggiungere al nome di Gesù, in ogni "Ave Maria", una clausola che richiamasse il mistero enunciato. Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire un altro elemento essenziale del Rosario: la contemplazione. Senza di essa il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule. Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano all’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze. Come giustamente sottolinea la riflessione contemporanea,  il Rosario è, infine, una preghiera molto vicina alla liturgia, quasi un virgulto germogliato sul tronco secolare di essa. Tuttavia, le celebrazioni liturgiche e il pio esercizio del Rosario non si devono né contrapporre né equiparare. Ogni espressione di preghiera riesce tanto più feconda, quanto più conserva la sua vera natura e la fisionomia che le è propria. Riaffermato il valore preminente delle azioni liturgiche, non sarà difficile riconoscere, come il Rosario sia un pio esercizio che si accorda facilmente con la sacra liturgia. Come la liturgia, infatti, esso ha un’indole comunitaria, si nutre della sacra scrittura e gravita intorno al mistero di Cristo. Sia pure su piani di realtà essenzialmente diversi, l’anamnesi della liturgia e la memoria contemplativa del Rosario hanno per oggetto i medesimi eventi salvifici compiuti da Cristo. La prima rende presenti, sotto il velo dei segni ed operanti in modo arcano, i più grandi misteri della nostra redenzione; la seconda, con il pio affetto della contemplazione, rievoca quegli stessi misteri alla mente dell’orante e ne stimola la volontà perché da essi attinga norme di vita. Stabilita questa sostanziale differenza, non è difficile comprendere come il Rosario sia un pio esercizio che dalla liturgia ha tratto motivo e ad essa naturalmente conduce, pur senza varcarne la soglia. Infatti, la meditazione dei misteri del Rosario, rendendo familiari alla mente e al cuore dei fedeli i misteri del Cristo, può costituire un’ottima preparazione alla celebrazione di essi nell’azione liturgica e divenirne poi eco prolungata. La corona della beata vergine Maria, secondo la tradizione accolta da s. Pio V e da lui autorevolmente proposta, consta di vari elementi, organicamente disposti: a) la contemplazione in comunione con Maria di una serie di misteri della salvezza, sapientemente distribuiti in tre cicli, che esprimono il gaudio dei tempi messianici, il dolore salvifico di Cristo, la gloria del Risorto che inonda la chiesa; contemplazione che, per sua natura, conduce a pratica riflessione e suscita stimolanti norme di vita; b) l’orazione del Signore, o Padre nostro, che per il suo immenso valore è alla base della preghiera cristiana e la nobilita nelle sue varie espressioni; c) la successione litanica dell’Ave, Maria, che risulta composta dal saluto dell’angelo alla Vergine (cfr. Lc 1,25) e dal benedicente ossequio di Elisabetta (cfr. Lc 1,42), a cui segue la supplica ecclesiale "Santa Maria". La serie continuata delle "Ave, Maria" è caratteristica peculiare del Rosario, e il loro numero, nella forma tipica e plenaria di centocinquanta, presenta una certa analogia con il salterio ed è un dato risalente all’origine stessa del pio esercizio. Ma tale numero, secondo una comprovata consuetudine, diviso in decadi annesse ai singoli misteri, si distribuisce nei tre cicli anzidetti, dando luogo alla corona di cinquanta Ave  Maria, la quale è entrata nell’uso come misura normale del medesimo esercizio e, come tale, è stata adottata dalla pietà popolare e sancita dai sommi pontefici, che la arricchirono anche di numerose indulgenze; d) la dossologia Gloria al Padre che, conformemente ad un orientamento comune alla pietà cristiana, chiude la preghiera con la glorificazione di Dio, uno e trino, dal quale, per il quale e nel quale sono tutte le cose (cfr. Rm 11,36). Questi sono gli elementi del santo Rosario. Il papa conclude ritornando a raccomandare in continuità di intendimenti con i suoi predecessori, la recita del Rosario in famiglia, dato che, senza ombra di dubbio, la corona della beata vergine Maria è da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci " preghiere in comune ".

8. GIOVANNI PAOLO II (1978-2005)

a) Documenti sul Rosario
Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae del 16 ottobre 2002.

b) Lettera Apostolica ROSARIUM VIRGINIS MARIAE
La Lettera Apostolica si divide in tre capitoli preceduti da una introduzione e seguiti da una conclusione.

        Introduzione

        Il papa definisce subito il Rosario come una preghiera che concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico, in cui riecheggia la preghiera di Maria e attraverso la quale il popolo cristiano si mette alla scuola di lei per lasciarsi introdurre alla contemplazione e all’amore di Cristo. Passa, quindi, a descrivere l’importanza che i pontefici romani hanno attribuito a questa preghiera, soprattutto Papa Leone XIII. Ed è proprio l’avvicinarsi del centoventesimo anniversario dell’Enciclica sul Rosario Supremi Apostolatus officio del 1883 che offre al papa l’occasione di proclamare un Anno del Rosario da celebrarsi dal mese di ottobre 2002 a quello del 2003. L’invito a recitare e celebrare il Rosario, vuole anche fronteggiare una certa crisi di questa preghiera nell’attuale contesto storico e teologico, mentre in realtà il Rosario è una preghiera che dovrebbe sollecitare l’impegno di contemplazione del mistero cristiano. Il Rosario, secondo l’insegnamento dei papi, è una preghiera adatta ad invocare da Dio il dono della pace anche per la famiglia, oggi insidiata da forze disgregatrici a livello ideologico e pratico che fanno temere per il futuro di questa fondamentale istituzione. Richiamandosi anche alle apparizioni di Lourdes e Fatima, il papa conclude l’introduzione, ricordando la lunga serie di santi che hanno pregato e propagato il Rosario, in particolare S. Luigi Grignon da Montfort e Bartolo Longo, fondatore del Santuario della Regina del Rosario a Pompei.

        Capitolo I: Contemplare Cristo con Maria

        In questo capitolo il papa invita a contemplare il volto splendente di Cristo con Maria, autentico modello di contemplazione perché conservava e meditava nel suo cuore le cose che riguardavano il Figlio suo. Maria continua a riproporre costantemente alla nostra meditazione di credenti i misteri di Cristo, desiderando che anche noi li contempliamo lasciando che da essi si sprigioni tutta la forza salvifica. Proprio partendo dall’esperienza di Maria, il Rosario è una preghiera spiccatamente contemplativa: senza la contemplazione sarebbe una preghiera senz’anima e la recita si ridurrebbe soltanto ad una meccanica ripetizione di formule. La contemplazione di Maria è prima di tutto un ricordare biblico, cioè un attualizzare nell’oggi della vita gli eventi della salvezza. Nella Chiesa questo si realizza soprattutto nella Santa Liturgia. Pur essendo essa, tuttavia, il culmine a cui tende l’azione della Chiesa, la Liturgia non esaurisce la vita spirituale, dato che il cristiano ha il dovere di pregare incessantemente, anche al di fuori dell’azione liturgica. Il Rosario si pone proprio nell’ambito della preghiera incessante, qualificandosi come contemplazione salutare. Attraverso il Rosario, Maria ci insegna, quale nostra maestra spirituale, a saperci conformare pienamente a Cristo per cui questa preghiera ci pone misticamente accanto a lei e ci fa crescere con il suo aiuto in Cristo e con Cristo, come se ci trovassimo in una mistica Nazaret, dove anche lei è presente solo in Cristo e in funzione di Cristo. Infine, Maria ci sostiene nella nostra preghiera a Cristo e, sebbene lui soltanto sia l’unico mediatore, Maria mostra la sua efficace intercessione nei nostri confronti, per cui il Rosario, oltre che preghiera di contemplazione, è anche preghiera di supplica, come un’incessante implorazione alla Madre di Dio, che poggia sulla sua materna intercessione che può tutto sul cuore del Figlio. Il Rosario è anche un percorso di annuncio e di approfondimento, per il quale il mistero di Cristo viene continuamente ripresentato ai diversi livelli dell’esperienza cristiana.

        Capitolo II: Misteri di Cristo - Misteri della Madre

        I misteri che si meditano nel Rosario, sono misteri di Cristo e misteri della madre. Il Rosario è una preghiera evangelica, per cui è chiamata “Compendio di tutto il Vangelo”, ed è una preghiera di chiaro orientamento cristologico, perché centrata sull’evento dell’Incarnazione redentrice e perché anche il ripetersi del “Rallegrati, Maria”, è una lode incessante a Cristo Salvatore, termine ultimo del saluto dell’Angelo e del saluto della madre del Battista. Ai tradizionali misteri della gioia, caratterizzati dal gaudio che emana dall’evento dell’Incarnazione, ai misteri del dolore, che rivelano attraverso la passione il culmine dell’amore di Cristo e ai misteri della gloria, che ci aiutano a riscoprire nel Risorto le ragioni profonde della nostra fede e in Maria assunta e regina alimentano la nostra speranza escatologica, il papa suggerisce di aggiungere anche i misteri della luce, centrati sulla vita pubblica di Cristo che è vera luce del mondo e piena rivelazione del Regno. La meditazione e la contemplazione dei misteri ci aiutano, da un lato, a comprendere meglio il mistero di Maria strettamente legato a quello di Cristo e, dall’altro, ci fanno capire la verità sull’uomo, quale egli è nel progetto originario di Dio, dando al Rosario anche un’autentica implicazione antropologica. Il Rosario si inserisce così anche nel mistero dell’uomo, batte il ritmo della sua vita e fa comprendere meglio il vero destino e l’anelito dell’esistenza umana.

        Capitolo II: Per me vivere è Cristo

        Il papa presenta quindi i vari elementi del Rosario considerato, dopo quanto ha detto fin qui, una via di assimilazione del mistero e un metodo valido di preghiera che può essere soggetto anche ad una rinnovata esigenza di meditazione. Gli elementi del Rosario sono: l’enunciazione del mistero che può essere seguita dalla lettura di un passo biblico corrispondente e da un breve momento di silenzio nutrito di meditazione; Il Pater, le 10 Ave Maria e il Gloria che, come dossologia della SS. Trinità, è il culmine della contemplazione cristiana; le giaculatorie che seguono il Gloria, alle quali il papa riconosce la validità, soprattutto a quelle più significative sperimentate in centri e santuari mariani attenti alla pratica del Rosario, perché sono delle invocazioni atte a ottenere i frutti della meditazione del mistero; la corona, strumento tradizionale per la recita del Rosario che, con il suo convergere verso il Crocifisso, apre e chiude il cammino dell’orazione, evoca l’incessante cammino della contemplazione e della perfezione cristiana e ci ricorda il nostro rapporto reciproco a causa del vincolo di comunione e fraternità che ci lega in Cristo. Il papa ricorda anche che ci sono diversi modi di introdurre e chiudere il Rosario, in particolare si richiama al lodevole uso di terminarlo con la recita della Salve Regina e delle Litanie Lauretane, con cui si ringrazia Maria per l’esperienza fatta della sua maternità. e che sembrano il giusto coronamento di un cammino interiore che ha portato il fedele a contatto vivo con il mistero di Cristo e di sua madre. Lodando, infine, coloro che recitano giornalmente il Rosario per intero, il papa suggerisce giorni diversi per l’enunciazione dei misteri: lunedì e sabato per quelli della luce; martedì e venerdì per quelli del dolore; mercoledì e domenica, per quelli della gloria; giovedì per quelli della luce.

        Conclusione

        Nella conclusione, il papa ricorda l’efficacia del Rosario per invocare la pace, essendo esso stesso una preghiera di pace orientata alla pace, perché è la contemplazione di Cristo, principe della pace. Il Rosario è, inoltre, una tipica preghiera della famiglia, nella quale, per antica tradizione, essa si ritrova unita ed alla quale può essere affidato l’itinerario di crescita dei figli, educati così fin dalla giovinezza a cercare nel rapporto orante con Dio e la Vergine un valido aiuto nei percorsi difficili della vita. Il Rosario, esaltato con le parole della popolare supplica alla Regina di Pompei, è un grande tesoro spirituale, per cui il papa invita tutti nella Chiesa a riprendere in mano la corona e a riscoprirne la profonda e spirituale ricchezza.

 







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