Perché appare sempre la Madonna?
Data: Giovedi 4 Gennaio 2018, alle ore 10:19:11
Argomento: Mariofanie


Un articolo di Giuseppe Daminelli in Madre di Dio, gennaio 2017, pp. 4-5.



Chissà quanti si saranno posti questa domanda di fronte agli interventi mariani nel secolo XX: Perché sempre Maria? Non ci sono altri santi? Non potrebbe il Signore stesso rivelare la sua volontà? A questi interrogativi la teologia o non risponde, trincerandosi nella «impenetrabile politica del cielo» (Bektiet), o tenta alcune risposte, che si possono raggruppare in tre categorie:
- La prima riguarda l'identità di Maria, come persona adatta a trasmettere agli esseri umani i voleri divini per una data epoca storica;
- la seconda presenta un carattere ecclesiologico, poiché in Maria emerge in modo prototipico quello che Dio unitrino si aspetta dalla sua Chiesa e cioè Dio non vuol fare tutto da solo, ma sceglie collaboratori;
- la terza infine rimanda alle necessità dei tempi, drammatizzati dagli interventi di Maria nella sua femminilità e cioè Dio vuol rivelare il suo lato materno attraverso Maria.
Nel Dizionario delle apparizioni della Vergine Maria di René Laurentin, alla fine dell'ampia introduzione, Laurentin si pone la domanda del senso o significato delle apparizioni, «perché il senso è essenziale in tutte le cose» (pag. 4-5), ma termina il paragrafo con un'affermazione seguita da un interrogativo: Maria appare, quindi, per così dire, su questa frontiera del tempo e dell'eternità, di Dio e degli uomini: come una mediazione materna, perché questa donna umile tra le donne ha dato alla luce Dio tra gli uomini perché, a loro volta, essi nascessero alla vita divina. É questo il motivo per cui le sue apparizioni sono così frequenti ed eloquenti? (pag. 4-6).

1. Dio parla nel nostro tempo mediante Maria

L'identità storico-salvifica e teologica di Maria, rimane quella della serva del Signore, sempre disponibile a compiere e trasmettere la volontà divina, e insieme quella della madre dei discepoli, che non può abbandonare lungo il cammino terreno finché non giungano alla patria beata. Del resto, lo stato glorioso di Maria, unica creatura a partecipare alla condizione pneumatica di Cristo risorto, le offre la possibilità di essere presente nello spazio e nel tempo senza esserne circoscritta. Per il teologo Hans Urs von Balthasar le domande suggerite su «Perché Maria?» perdono ogni consistenza: «Chi si meraviglia in questo modo non ha capito chi è veramente Maria. Ella é il prototipo della Chiesa, la Chiesa nella sua forma più pura, la Chiesa come dovrebbe essere o (poiché siamo tutti peccatori), come dovrebbe cercare di essere. Maria non è una persona privata. Ella si potrebbe dire, una persona universale [...] quale serva del Signore che si può a tutto adoperare. Ella è ora disponibile anche per il Figlio suo, per mostrare ai cristiani ciò che la Chiesa è in realtà e come dovrebbe essere. Proprio perché ella é la perfetta umile, non ha alcun timore nel rimandare a sé stessa, nell'apparire con un rosario, nel fungere da intermediaria al Figlio. Tutto in lei è grazia: perché dovrebbe evitare a presentare al mondo questo miracolo di Dio, fare ammirare non già sé stessa, ma manifestare la potenza di Dio e del proprio Figlio?». L'interpretazione originale di von Balthasar presenta Maria come la «Serva del Signore» (Lc 1,38), quindi la creatura più adatta a trasmettere i messaggi divini con fedeltà. Si vuol dire che la condizione di servizio con cui Maria si definisce, la rende una comunicatrice ideale di quanto ha ricevuto da Dio. Infatti «in ogni comunicazione c'è sempre un emittente (o destinatore), un ricevente (o destinatario) e un messaggio che è trasmesso dal primo al secondo». La Serva del Signore è definita da una grande capacità ricettiva in quanto desidera ardentemente ''ascoltare-accogliere" la parola di Dio, per ''obbedire" alla sua volontà. La formo ostativa «Avvenga di me» (Lc 1,38) coglie felicemente la disposizione interiore della Vergine: ella aspira a uscire da sé stessa per immergersi totalmente nelle vie del Signore-Dio dell'Alleanza, che ha posato lo sguardo su di lei. Poi la ricevente si trasforma in emittente o "diffusora", sciogliendo il cantico del Magnificat, in cui riafferma la sua missione di serva (cf Lc 1,48) e proclama le meraviglie operate in lei dal Potente. In questo rimando a Dio, due grandi uomini spirituali francesi, Pierre de Bérulle (†1633)e Luigi Maria di Montfort (†1715), vedono la definizione dell'essere di Maria come la creatura essenzialmente relazionale. Bérulle scorge il riflesso della Trinità in Maria in cui l'essere e la relazione coincidono, sicché ella è definita come relazione: «Così la Vergine non era che una relazione verso l'eterno Padre che la rese madre di suo Figlio, verso l'unico Figlio in quanto sua madre. Tutto l'essere e lo stato della Vergine erano fondati e fusi in questa disposizione di relazione».

2. Essere in relazione con Dio

E Montfort, con linguaggio più popolare e comprensibile procede verso una definizione dell'essere di Maria sotto il profilo esclusivo della relazionalità: ella «non esiste se non in relazione a Dio» (Vera Devozione, 225). Senza il rimando a Dio e la proiezione verso di lui, Maria non esiste, poiché la relazionalità costituisce il suo essere: Maria è tutta relativa a Dio, e io la chiamerei benissimo la relazione di Dio (più modernamente: l'essere relazionale a Dio), che non esiste se non in relazione a Dio... (cf Vera Devozione, 225). Questa acquisizione é lanciata da Paolo VI nel discorso di chiusura della III sessione del Concilio vaticano II, a commento della costituzione Lumen gentium e ribadita dieci anni dopo nel 1974, dalla Marialis cultus per la quale «nella Vergine Maria tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende» (MC 25). In sintesi, Dio non poteva scegliere persona più adatta di Maria, per trasmettere all'umanità i suoi messaggi, dal momento che lei è la sua serva. tutta proiettata ad accoglierli e farli rimbalzare ai suoi figli con la massima trasparenza.

 

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