Maria in San Massimiliano Kolbe
Data: Martedi 11 Giugno 2019, alle ore 17:09:21
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Di Alfonso Langella in Miles Immaculatae70 (2014), n. 2, pp. 216-242.



«Il recente cammino della ricerca sull’attualità di san Massimiliano Kolbe è scandito in particolare dalle tappe percorse dai Congressi internazionali successivi alla canonizzazione, avvenuta il 10 ottobre 1982 (quelli del 1984, a Roma, sulla mariologia kolbiana; del 1994, a Niepokolanów, su Kolbe e la nuova evangelizzazione; del 1998, a Brasilia, sul volto attuale della Milizia dell’Immacolata; del 2001, a Roma, sull’attualità del pensiero e della spiritualità del martire polacco). Negli anni successivi la riflessione sull’attualità di Kolbe è proseguita; dal 2007, in particolare, è stata istituita la “Scuola kolbiana di esperienza e di spiritualità” presso il “Seraphicum” proprio con lo scopo di verificare il significato del ricco messaggio del santo polacco nel contesto culturale odierno: il volume recente di Anna Maria Calzolaro, docente della stessa Scuola, è un importante frutto di questo sforzo di attualizzazione. La riflessione mariana di Kolbe nasce negli ultimi decenni dello sviluppo del movimento mariano e risente, dunque, della mariologia che si era sviluppata dall’epoca postridentina. È chiaro a tutti che in mariologia il terminus a quo per stabilire il concetto di “attualità” è la promulgazione del capitolo VIII della Lumen gentium (21 novembre 1964), avvenuta oltre vent’anni dopo la morte di Kolbe. Il capitolo mariano della Costituzione conciliare sula Chiesa è «la magna charta della mariologia della nostra epoca», secondo Giovanni Paolo II; e benché Benedetto XVI, nel discorso alla Curia romana del 22 dicembre 2005, abbia autorevolmente invitato a comprendere il Concilio e l’età postconciliare alla luce dell’«ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa», piuttosto che a quella dell’«ermeneutica della discontinuità e della rottura» col passato, egli stesso aveva riconosciuto, ancora da teologo, che le scelte mariologiche del Concilio avevano costituito «uno spartiacque spirituale». Il magistero cattolico, in particolare quello pontificio, ha proseguito anche dopo il Concilio a sviluppare quei semi che nella Lumen gentium erano solo nascosti. Così prima Paolo VI, soprattutto con l’esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 2974), poi Giovanni Paolo II, nei suoi diversi interventi magisteriali, hanno offerto nuove linee per la riflessione mariana; la Congregazione per l’Educazione cattolica, inoltre, ha promulgato un importante documento su La Vergine Maria nella formazione intellettuale e spirituale (25 marzo 1988), che fissa le caratteristiche dell’insegnamento e della predicazione sulla Vergine per il nostro tempo, mentre la Congregazione il culto divino ha elaborato nel 2002 il Direttorio su pietà popolare e liturgia, che contiene importanti riferimenti alla pietà mariana[...]».

 

 







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