Maria nelle Catacombe di Priscilla
Data: Sabato 19 Settembre 2009, alle ore 16:53:36
Argomento: Storia


Antichi reperti archeologici sulla Madre di Dio nelle Catacombe romane

 Catacombe di Santi e di Papi
Lungo l’antichissimo tracciato della via Salaria, è ubicato questo vasto e importante cimitero sotterraneo, ricco di memorie storiche e testimonianze artistiche di notevole interesse.La "Depositio Martyrum" e la "Depositio Episcoporum" citano nel IV secolo la prima presenza a Priscilla di sepolture di martiri e papi: Felice e Filippo, figli di Santa Felicita, uccisi sotto Diocleziano, insieme a lei e agli altri 5 fratelli; papa Marcellino (296 – 304) e papa S. Silvestro (314 – 335). Il "Liber Pontificalis" del VI secolo parla di altri papi seppelliti a Priscilla nella famosa “Cripta dei papi”: Eusebio, Milziade, Liberio, Silicio, Celestino e Vigilio. Negli itinerari medievali che illustravano ai pellegrini le cose da visitare a Roma, troviamo per Priscilla elencata una lunga serie di santi: Crescenzione, Prisca, Fimite, Pudenziana e Prassede, Paolo, Mauro e Simetrio, oltre ad un altro non ben precisato numero di 365 martiri.

Origini e struttura

L’origine della catacomba è legata al gesto della fondatrice, o meglio, della donatrice del terreno sul quale sorgerà il cimitero. Infatti, da uno dei nuclei funerari primitivi, denominato “Ipogeo degli Acili” provengono una serie di iscrizioni che menzionano gli appartenenti alla famiglia, tra cui quello di Priscilla. Gli Acili erano una aristocratica famiglia senatoriale, discendente del console Acilio Glabrione.
La catacomba si articola su due piani. Il superiore è il più antico e il più interessante. Alcune gallerie dall’andamento tortuoso, denotano in molti casi la presenza di cunicoli idraulici. Quattro sono i nuclei funerari primitivi, datati agli inizi del III secolo che avevano scale di accesso indipendenti e dai quali si svilupperà in seguito la catacomba comunitaria. Questi nuclei sono. L’Arenario, il Criptoportico, l’Ipogeo di Eva, l’Ipogeo degli Acili.

Maria col Bambino e il profeta

In fondo della galleria denominata “Galleria dei sarcofagi” per la presenza di nicchie intonacate appositamente costruite per ospitare arche marmoree, troviamo tra la volta della stessa e una serie di tombe a loculo, la famosa pittura di Maria con il bambino e il profeta Balaam che indica una stella, databile in età severiana tra il 195 e il 235. Accano sono visibili, anche s e solo parzialmente, due figure in stucco del Buon Pastore tra pecore e alberi fioriti e tre personaggi oranti. Si distinguono inoltre scene tratte dagli episodi di Giona e figure di genere (pavoni, festoni vegetali con fiori). La stranezza nella disposizione delle figurazioni è dovuta al fatto che l’ambiente funerari subì in antico notevoli trasformazioni.

Cubicolo della Velatio

In una diramazione della stessa galleria si trova il “Cubicolo della Velatio” così chiamato dalla splendida immagine di donna velata orante al centro di un arcosolio. Ai lati sono rappresentati verosimilmente due momenti della sua vita terrena: a sinistra il ricordo della scena nuziale con l’anziano vescovo seduto in cattedra mentre celebra il matrimonio dei due giovani; a destra la tenera immagine della giovane donna che tiene in braccio un fanciullo. Tutto l’ambiente è popi affrescato con tre episodi desunti dall’Antico Testamento:
- i tre giovani ebrei nella fornace, liberati dall’intervento divino, qui rappresentato nella figura di una colomba che reca un ramoscello nel becco;
- il sacrificio di Isacco in cui si può appena riconoscere la figura di Abramo, Isacco con la fascina e l’ara con il fuoco;
- il profeta Giona mentre viene rigettato dalla balena che lo aveva ingoiato e nel cui ventre aveva soggiornato tre giorni.
Al centro della volta del cubicolo c’è un’immagine del buon Pastore dall’aspetto giovanile fiancheggiato da due ovini e da due alberi con colombe tra i rami.
Le pitture di questo cubicolo si fanno risalire all’età gallienica (253 – 268), soprattutto per la finezza e la forte espressione del volto della donna orante, in cui si scorge una ripresa dei modi classici e un ritorno ai valori formali, qualità tipiche dell’arte di questo periodo.

Criptoportico, Cappella greca e Ninfeo

La regione del Criptoportico
E’ così chiamata per la presenza di una sorta di portico sotterraneo di forma rettangolare, in opera listata e coperto da volte a crociera. L’ambiente utilizzato a scopo funerario, con apertura di cappelle nel vano centrale, è il risultato di trasformazioni verificatesi nel corso dei secoli. Il grande atrio inglobò anche una cisterna per la conserva dell’acqua.

La cappella greca
E’ il monumento funerario più importante e suggestivo che si affaccia sul Criptoportico. Essa è così denominata per due iscrizioni in greco dipinte sull’intonaco della nicchia di destra. Non si tratta di una chiesa sotterranea, ma di un mausoleo ipogeo munito di banconi in muratura utilizzati per le necessità del rito del refrigerio e di tre grandi nicchie nella parte terminale dell’ambiente. La cappella è interamente affrescata con episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento e immagini simboliche:
- la Fractio panis: essa è dipinta su fondo rosso sulla fronte dell’arco della nicchia centrale. Sdraiati su una sorta di triclinio semicircolare attorno ad una mensa imbandita con pani, pesci e un calice per il vino, si vedono sette personaggi, tra cui una donna con il capo velato e un uomo intento a spezzare il pane. Ai lati sono raffigurati sette cesti colmi di pane. La sottolineatura dei dettagli ha fatto pensare al banchetto celeste, forse allusivo al tempo stesso all’Eucaristia.
- Mosè fa scaturire l’acqua: è la prefigurazione del battesimo e si ripete più di settanta volte negli affreschi delle catacombe;
- Ciclo di Susanna: rappresenta il concetto di salvezza ed è rappresentato sulle pareti principali dell’ambiente: Susanna insidiata dai due perfidi anziani, accusata dagli stessi (l’atto di accusa è sintetizzato dal gesto degli anziani che pongono la mano sulla sua testa), Susanna scagionata dall’ingiusta accusa e rappresentata in atteggiamento orante perché ormai salva, grazie all’intervento del profeta Daniele.
- I tre fanciulli nella fornace
- Il sacrifico d Isacco con uno sfondo paesaggistico
- Daniele fra i leoni: la scena è inquadrata tra elementi architettonici che alludono forse ad un ambiente di città;
- Noè e l’arca
- La guarigione del paralitico: con la chiave di lettura del lettuccio portato sulle spalle dallo storpio ormai guarito
- La resurrezione di Lazzaro: raffigurato fasciato come una mummia sulla porta del sepolcro, nell’attimo in cui Cristo compie il miracolo attorniato dalle sorelle del resuscitato
- L’adorazione dei magi che portano i doni al Bambino tenuto in braccio da Maria.
- La fenice sul rogo: il mitico uccello, che risorgeva dalle proprie ceneri e che costituiva già per il mondo pagano il simbolo dell’immortalità, entra ben presto nel repertorio dell’arte paleocristiana e come il pavone, assurge a simbolo della resurrezione.
- Il ciclo delle stagioni: , di cui si conserva solo l’estate con la testa coronata di spighe, oltre ad alludere allo scorrere del tempo, vuole simboleggiare anche il contesto della resurrezione.
- Decorazioni in stucco, ornamentazione pittorica con festoni e ghirlande, pannelli di finto marmo.
Di tutti gli ambienti che si affacciano sul criptoportico la cappella greca sembra essere la più tarda e viene datata verso la seconda metà del III secolo, nei primi anni successivi all’età gallienica.

Il Ninfeo
E’ situato a destra della cappella greca che fino a poco tempo fa si pensava facesse parte di una domus romana. In realtà è un ambiente ottagonale con nicchie che doveva ospitare tombe di una certa importanza.

Ipogeo degli Acili

E’ così denominato per la gran quantità di iscrizioni funerarie appartenute a questa famiglia e rinvenute nell’area in questione. Agli inizi del III secolo questa regione venne adibita a scopo funerario trasformando una cisterna e alcune gallerie idrauliche. L’ambiente ebbe le funzioni di triclinio funebre, con banconi in muratura simili a quelli della cappella greca. Successivamente agli inizi del IV secolo l’ipogeo venne foderato di marmo e decorato con mosaici sulla volta. La trasformazione più interessante la subì l’area del sopraterra dove, agli inizi del IV secolo si impiantò su un mausoleo che ospitava le tombe dei martiri Felice e Filippo la basilica di San Silvestro. Venuta alla luce agli inzi del novecento, venne ricostruita da Orazio Marucchi sulle fondazioni dell’edificio primitivo. Papa Silvestro oltre a prevedere la costruzione di un’abside nella zona dove è stata rinvenuta una grande tomba, forse una volta coperta da un ciborio, realizzò la costruzione di una nuova aula funeraria, successivamente unita alla prima per mezzo di muri laterali. Qui vi trovò sepoltura lo stesso Silvestro con altri pontefici.

Immagini


L'Adorazione dei Magi



La Madonna col Bambino e il profeta.



La Cappella greca


Fonte dell'articolo

- Lionella De Santi - Giuseppe Biamonte, Le Catacombe di Roma, Tascabili Economici Newton, Roma 1997







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