Ireneo di Lione: Maria, l'Avvocata di Eva
Data: Domenica 9 Febbraio 2020, alle ore 11:19:16
Argomento: Patristica


Un articolo su La Madonna della Neve, n 1 - gennaio 2020, pp. 4-6.



Ireneo di Lione è il primo a parlare di Maria avvocata - Uno dei padri della chiesa per il quale si chiede il titolo di dottore - L'obbedienza di Maria legata a quella di Cristo ricapitola dunque e rigenera l'umanità dal principio - La vergine Maria ripara la trasgressione della vergine Eva.

L'autore che per primo applica a Maria il titolo di «avvocata» è Ireneo di Lione (202). Egli riprende il confronto tra Eva e Maria già formulato da Giustino, ma, rifacendosi alla dottrina di S. Paolo su Cristo nuovo Adamo, ne trae conseguenze e implicazioni mariologiche così chiare e coerenti, da segnare la vera nascita della mariologia. Ireneo propone questo parallelo - Eva-Maria - con un vigore che mai sarà superato. Nella sua teologia della ricapitolazione, cioè della rigenerazione mediante la testa (caput), mediante il principio, Maria occupa un posto strutturale. Si tratta di un processo in cui ogni elemento della prima creazione è ripreso e spiegato secondo il principio delle recirculatio (ritorno a ritroso): Maria riprende la funzione della donna-Eva, come la croce riprende la parte dell'albero della caduta.
«Di conseguenza - scrive Ireneo nell'opera Contro le eresie - si trova anche Maria vergine obbediente che dice: "Ecco la tua ancella, Signore, sia di me secondo la tua parola". Eva però non è obbediente: non obbedì infatti, pur essendo ancora vergine. Allo stesso modo quella, avendo Adamo come marito, era ancora vergine - infatti "erano ambedue nudi" nel paradiso "e non ne provavano vergogna", perché essendo stati creati poco prima, non avevano alcuna idea della generazione dei figli: infatti prima dovevano crescere e poi moltiplicarsi -; come Eva, dunque, divenne disobbediente e fu causa di morte per sé e per il genere umano; così anche Maria avendo un uomo a lei destinato, e ancora vergine, obbediente, divenne causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano. E proprio per questo la legge chiama "moglie" di colui che I'aveva presa come fidanzata colei che era stata fidanzata ad un uomo, anche se vergine; indicando quel movimento a ritroso (recirculatio) che va da Maria a Eva; poiché non diversamente viene sciolto ciò che è legato se non si slegano all'inverso gli intrecci della legatura, affinché i primi capi si sciolgano tramite i secondi e i secondi sciolgano nuovamente i primi. E accade che il prima intreccio si scioglie con il secondo nodo e che il secondo nodo ha il verso per sciogliere il prima atto della legatura. E per questo che il Signore diceva che i primi sarebbero stati gli ultimi e gli ultimi sarebbero stati i primi. E anche il profeta indica la stessa cosa, dicendo "invece che i padri ti succederanno i figli"; infatti il Signore nato "primogenito dai morti" accogliendo gli antichi padri nel suo seno, li rigenerò nella vita di Dio, divenuto egli stesso principio dei viventi, poiché Adamo divenne principio dei morenti. Per questo anche Luca cominciando dal Signore I'inizio della generazione, la riconduce ad Adamo indicando che non quelli (i padri) generarono lui, ma egli rigenerò loro per mezzo del vangelo della vita. Cosi pure anche il nodo della disobbedienza di Eva trovò soluzione di scioglimento attraverso l'obbedienza di Maria. Quello che la vergine Eva aveva legato nell'incredulità, questo la vergine Maria sciolse nella fede» (Contro le eresie III, 22.4).

La pronta adesione di Maria

L'opera di Maria inizia dal suo fiat. É la risposta della vergine obbediente mediante la quale avviene l'incarnazione del Verbo. In tal modo quello che era stato legato viene sciolto con un movimento opposto alla disobbedienza di Eva.
«Dunque il Signore è venuto visibilmente nella sua proprietà; e stato portato dalla sua propria creazione che da lui stesso è portata; grazie alla sua obbedienza sul legno (croce) ha compiuto la ricapitolazione della disobbedienza che era stata compiuta per mezzo del legno (albero); e la seduzione, di cui miseramente era stata vittima Eva, vergine soggetta al marito, è stata dissipata dalla verità che fu annunciata magnificamente dall'angelo a Maria, vergine già in potere del marito. Come infatti quella fu sedotta dalla parola di un angelo da fuggire Dio avendo prevaricato la sua parola, così anche questa fu evangelizzata da una parola angelica da portare Dio obbedendo alla sua parola. E se quella era stata disobbediente a Dio, questa però fu persuasa a obbedire a Dio, affinché la vergine Maria divenisse avvocata della vergine Eva. E come a causa di una vergine il genere umano fu legato alla morte, (così) a causa di una vergine è salvato; la disobbedienza di una vergine fu equamente controbilanciata dall'obbedienza di una vergine. Così il peccato del primo uomo ricevette riparazione dalla correzione del Primogenito e la prudenza del serpente fu vinta dalla semplicità della colomba, essendo stati sciolti quei legami con i quali, morti, eravamo incatenati» (Contro le eresie V, 19.1-2).

Vergine obbediente

E qui appare il termine di «avvocata»: colei che attraverso l'obbedienza all'angelo, con I'evento dell'incarnazione, permette di recuperare il danno operato da Eva. Non perché Maria intervenga direttamente in difesa di Eva, ma perché lasciando che la Parola divina venga in lei, permette il compimento dell'opera di salvezza.
«Come a causa di una vergine disobbediente l'uomo fu colpito, cadde e morì, cosi a causa di una vergine obbediente alla parola di Dio, fu risuscitato e riebbe vita. Infatti il Signore è venuto a cercare la pecora perduta, cioè l'uomo che si era smarrito. Per questo non si formò un corpo diverso, ma per mezzo di colei che era discendente di Adamo, mantenne la somiglianza di quel corpo. Adamo infatti fu ricapitolato in Cristo, affinché quello che è mortale fosse divorato dall'immortalità ed Eva da Maria, affinché una vergine divenuta avvocata di una vergine, dissolvesse e annientasse con la sua obbedienza di vergine la disobbedienza di una vergine. Il peccato commesso a causa dell'albero fu annullato dall'obbedienza compiuta sull'albero, abolendo la scienza del male e donando la scienza del bene. Male è disobbedire a Dio, bene è obbedire». (Dimostrazione della predicazione apostolica 32).
Tutti e tre I brani proposti - gli unici in cui il parallelo Eva-Maria è esplicitamente formulato - insistono su alcuni concetti fondamentali e le stesse definizioni coniate per Eva e per Maria si ripetono quasi identiche, sottolineando però, in modo particolare, il principio di obbedienza, causa di salvezza, contrapposto a quello della disobbedienza, causa di morte. Il male, nato dalla ribellione e dalla prevaricazione della parola di Dio, o vinto solo dall'obbedienza alla stessa parola.
Ireneo dunque conia su una base prettamente biblica, e paolina in specie, la sua teoria della ricapitolazione. Adamo, «figura di colui che doveva venire» (Rm 5,14), fu padre dei morenti, ma Cristo, «primogenito di coloro che risuscitano dai morti» (Col 1,18) doveva riconciliare a Dio l'umanità caduta a causa del peccato. E come il primo uomo fu affiancato dalla prima donna che, disobbediente, fu causa di morte, così al nuovo Adamo si affiancò la donna obbediente che doveva cooperare al piano della salvezza voluto da Dio.

Maria porta di salvezza

Maria, antitesi di Eva, è protagonista indispensabile dell'economia salvifica; se Eva fu causa di caduta, Maria è causa indispensabile di redenzione; ella non è soltanto una donna che accoglie nel grembo e partorisce il Figlio di Dio, ma è la Vergine che doveva portare la salvezza a quell'umanità condannata al peccato da Eva. Maria è portatrice di salvezza nel senso più autentico della parola: tiene nel suo grembo il Salvatore e lo dona al mondo; accoglie il Verbo di Dio e lo dona incarnato a beneficio degli uomini, partorendo il Cristo, nuovo Adamo.
Anche nell'antitesi Maria-Eva si compie la ricapitolazione che Ireneo annunzia nelle sue opere; tutto sarà «riunito sotto un solo capo» e perché ciò avvenga è necessario che la storia della salvezza abbia percorso un cammino inverso a quello delta storia del peccato. Lo schema: oboedientia solvens inoboedientiam, è la ripetizione di circostanze analoghe ma con risultato positivo e cioè in vista del conseguimento della salvezza e del ricongiungimento a Dio. In questa struttura salvifica l'obbedienza di Maria nell'accettare la volontà di Dio precede, in qualche modo, l'obbedienza di Cristo, anch'egli «obbediente fino alla morte di croce». L'obbedienza di Maria, contrapposta alla disobbedienza di Eva non è che il primo mezzo, in ordine di tempo, perché si realizzi l'incarnazione e, quindi, l'assotuta e unica ricapitolazione di Adamo, uomo «animalis ut ab spiritalis salvaretur» (Contro le eresie III, 22.3).
Ireneo procedendo in formulazioni perfettamente analoghe, sebbene antitetiche, indica in Eva la causa mortis e in Maria la causa salutis e dimostra come da Eva a Maria si sia realizzata la «generazione» umana, mentre da Maria a Eva la «rigenerazione» attraverso il concepimento del Verbo che fin dall'incarnazione inizia l'opera di salvezza. Essendo la prima donna implicata anch'essa nella caduta per la sua disobbedienza, la risalita prende l'avvio, analogamente, dall'obbedienza di una donna.
Ireneo insiste sulla condizione verginale di entrambe le donne: Eva, perché non ha ancora conosciuto il marito; Maria, perché la sua verginità è segno della paternità divina di Gesù. Ma soprattutto perché tale stato permette e favorisce una totale adesione alla volontà di Dio. E questo dà maggiore rilievo alla di-versa risposta delle due donne, sia a quella negativa della progenitrice, come a quella positiva di Maria. A Maria Dio affida il Figlio suo per la salvezza del mondo e Maria è «il puro seno che rigenera gli uomini a Dio» (Contro le eresie IV, 33.11).







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