Maria nelle Chiese della Riforma
Data: Venerdi 4 Settembre 2009, alle ore 1:46:51
Argomento: Riforma


Varietà di atteggiamenti nei riguardi di Maria

1 - Le Chiese riformate di fronte a Maria

Il riferimento a Maria di queste Chiese è problematico, articolato e conosce alterne vicende che vanno dalla posizione sostanzialmente positiva, come abbiamo appena visto, di Lutero e di altri padri della Riforma come Zwingli e Calvino, alla fase polemica antimariana durata fino al Vaticano II, ad un atteggiamento chiaramente più positivo e costruttivo dei nostri giorni. Il momento attuale sembra essere caratterizzato da questi dati evidenti:
- Si è affermato che il Consiglio Ecumenico delle Chiese, ha volutamente ignorato il dibattito sulla Madre del Signore. In realtà, già nel 1937, dietro insistenza del teologo ortodosso Bulgakov, la Conferenza di Edimburgo elaborò un testo positivo a suo riguardo. L’argomento venne poi approfondito da una commissione mista di teologi delle quattro Chiese (ortodossa – riformata – anglicana e cattolica) e i contributi furono pubblicati nel 1951 nel capitolo “Mariology” della rivista “Faith and Order”. L’anno dopo, nel 1952, Max Thurian presentò una relazione alla Conferenza di Lund che però non pervenne ad un testo ufficiale. Nel 1975 la Conferenza di Nairobi trattò il “Significato della Vergine Maria nella Chiesa”;
- Nel 1982 le Chiese luterane tedesche pubblicarono un documento su Maria e le dichiarazioni ecumeniche circa la venerazione della Vergine, espresse dai gruppi misti di teologi partecipanti ai Congressi mariologici – mariani internazionali;
- Mentre il Concilio Vaticano II stabiliva un correttivo del modo di fare mariologia, richiamata efficacemente alle fonti bibliche e al quadro storico - salvifico, i teologi protestanti si cominciavano ad interrogare sulle ragioni dell’occultazione del tema mariano nella teologia protestante indicandole. Come vedremo dopo, nel momento storico – critico che liquida la concezione verginale di Cristo e nel puritanesimo che elimina il discorso femminile in mariologia;
- Il teologo W. Borowsky elabora un metodo ecumenico, secondo lui valido per cominciare a dialogare su Maria, distinto in tre aree: area comune costituita dalla Maria biblica; area del pluralismo in cui vengono collocati i due più recenti dogmi mariani; area del dissenso che riguarda i titoli e il culto di Maria. Secondo Borowsky, partendo dalla terza area, si dovrebbe via via giungere alla prima.
I contenuti mariologici, dunque, subiscono un positivo sviluppo: dal rifiuto della cooperazione di Maria alla salvezza in K. Barth e W. Wilchens, si comincia a ritiene oggi possibile una positiva presenza di lei nell’efficace unità e solidarietà salvifica che lega la Chiesa ormai perfetta in cielo e la Chiesa pellegrinante sulla terra, come vedremo esaminando l’importante documento mariologico del gruppo ecumenico di Dombes.

 2 - Punti di convergenza e punti di divergenza con la Chiesa Cattolica

1.PUNTI DI CONVERGENZA
I punti di convergenza, con molte sfumature, si possono così riassumere:
a) Maria è pura e semplice creatura. Anche per il Cattolicesimo Maria rimane, nonostante i “privilegi” che le vengono riconosciuti, “una di noi”, una “nostra sorella”, sebbene sia la creatura eccelsa, nella quale Dio ha fatto grandiose e autentiche meraviglie (Cf Lc 1,48-49);
b) Maria è una donna credente perché, nonostante la vicinanza fisica con Gesù, fu nella sua vita una “pellegrina di fede”. Ella compì nella fede, il passaggio dalla “maternità biologica” al discepolato di Gesù, giungendo ad essere membro della comunità escatologica fondata da suo Figlio: l’aver creduto è per Lei il primo e fondamentale titolo di gloria.
c) Maria è la madre verginale di Cristo, perché lo ha concepito verginalmente. Per K. Barth la verginità di Maria è l’espressione esterna e personale della “sola gratia”, dell’esclusione dell’uomo peccatore nell’origine di Gesù. Maria però fu, secondo i Protestanti, solo uno strumento meramente passivo nelle mani di Dio, perché il concepimento verginale avvenne in Lei ad esclusiva opera di Dio, il Solus che opera.
d) Maria è modello e tipo del vero cristiano, proprio partendo dal suo essere la prima credente e la prima discepola di Gesù. Naturalmente tra Maria e Gesù esiste una infinita differenza perché nessuno può essere paragonabile al Verbo Incarnato, modello supremo alla cui sequela tutti i cristiani sono chiamati.
e) Maria è figura e personificazione della Chiesa, anch’essa chiamata all’obbedienza della fede.

2. PUNTI DI DIVERGENZA
Essi vertono sia sul piano dottrinale che su quello cultuale e devozionale:
a) Per il principio del Solus, unico autore della salvezza dell’uomo, le Chiese della Riforma ritengono le creature e quindi anche Maria, strutturalmente incapaci di cooperare in qualche modo all’opera di Dio, impastati come sono soltanto di peccato;
b) Per il principio di sola Scriptura nessun teologo protestante applica in senso letterale alla Madre del Signore i testi biblici perché “non bisogna comprendere la Bibbia in modo diverso da come suona”. A conferma di questo molti di loro sottolineano con vigore il senso “antimariano” dei testi di Mt 12,46-49; Mc 3,31-35; Lc 2,50; 11,25-28; Gv 2,4;
c) Rifiuto totale e incondizionato dei dogmi mariani proclamati dalla Chiesa negli ultimi due secoli;
d) Impossibilità di una qualsiasi forma di cooperazione attiva di Maria alla salvezza e quindi rigetto della sua intercessione e mediazione;
e) Rifiuto delle forme devozionali e cultuali anche liturgiche mariane, strettamente collegato con la negazione di un possibile ruolo attivo della Vergine.

Fonti dell'articolo
1. Stefano De Fiores, Maria nella teologia contemporanea, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa“, Roma 1991, pp. 232-233.
2. Antonio Maria Calero, La Vergine Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa, Saggio di mariologia, Elle Di Ci, Leumann (Torino)1995, pp. 374-375.








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