Maria, modello esistenziale
Data: Mercoledi 20 Gennaio 2021, alle ore 19:11:03
Argomento: Spiritualità


Dal libro di Antonino Grasso, Maria, maestra e modello di fede vissuta, Editrice Istina, Siracusa 2013, pp. 141-144.




Per poter comprendere e presentare all’uomo e alla donna contemporanei la Vergine Maria come una realtà proponibile e imitabile, perché pienamente realizzata sia come persona, sia come donna e sia come credente, «al paradigma moderno di un universo atimistico e individualista, si deve sostituire un modello nuovo a carattere olistico, sistemico, inclusivo, omnirelazionale e spirituale, che dà origine da una solidarietà cosmica e a un progetto alternativo di civiltà […]. È giunto il momento di una visione equilibrata che scopra nella persona un intreccio vivo di due aspetti fondamentali, cioè la sussistenza o insenità e la relazione o rapporto con gli altri. L’originalità della persona consiste nel valore assoluto del suo essere sussistente chiamato a decidere liberamente contro ogni cattura o sistema oggettivante».1
Maria è oggi un modello esistenziale davvero imitabile? La risposta è certamente positiva se sgombriamo il campo, come ha fatto l'esortazione apostolica “Marialis cultus” di Paolo VI, dei penosi e pesanti equivoci che soprattutto hanno offeso la donna ed hanno descritto Maria come un essere insignificante, remissivo, di una religiosità alienante. Dal dato biblico emerge, al contrario, una “Donna” libera, forte, consapevole e orientata all'autentica sequela di Cristo.2 Ella ha vissuto tutta intera la peregrinazione della fede, essendole stato chiesto di oltrepassare la relazione materna - parentale, per acquisire la relazione nuova del discepolo, cioè quella “imitatio Christi” a tutti richiesta e a Lei per prima, per cui Ella diventa un luogo testimoniale della presenza e del sigillo dello Spirito in tutta la sua pienezza trasformante. In questo suo essere pienamente “Donna”, pienamente “Discepola", pienamente "cristiforme" e pienamente “pneumatoconforme”, Maria diventa autentico e supremo modello del vero credente. Ella appartiene perciò al "suo” popolo, ne porta le insegne, ne addita lo statuto e il mistero, proprio per essere Colei che, per prima, tutto riceve, tutto dona e tutta si dona, comprendendo, interiorizzando e mostrando il paradigma antropologico, messianico ed evangelico del Figlio e traducendolo in atto.3
Di questo “suo” popolo, proteso nella fede verso Cristo, Ella è anche la voce potente che "canta" le meraviglie di Dio in ogni epoca della storia, voce che con il suo dire franco e diretto rilegge sapientemente gli eventi, discerne i segni dei tempi, giudica con rettitudine i doni ricevuti, conduce alla compiutezza di senso in un cammino spesso tormentato e oscuro. A fronte di facili compromessi, di scelte accomodanti, di fughe pacificanti verso soluzioni di comodo, la voce di Maria e il suo profetizzare scenari di giustizia, di pace e di piena realizzazione del progetto di Dio, manifesta agli uomini compiuta fino in fondo la loro vocazione e la loro missione e rivela la dignità a cui sono stati chiamati dal Padre per Cristo nello Spirito.4 Da questa "esemplarità" di Maria, scaturisce un perenne invito alla comunione, all'imitazione, alla collaborazione e alla trasparenza nella vita dell’umanità, della Chiesa e dei singoli fedeli, in una dimensione di universalità, sulle coordinate del progetto di Dio e dei bisogni della donna e dell'uomo contemporanei.
La prima “cristiana”, Colei che per prima vive in Cristo e per Cristo e in Lui per gli altri, la prima “Donna spirituale e agonale” del nuovo popolo di Dio, è come una forza rinnovatrice dei costumi che sollecita, in primo luogo, il cambiamento radicale e la trasformazione delle persone ad immagine del Primogenito di ogni creatura.5 Inoltre da Maria proviene un richiamo alla cultura del dialogo della salvezza con tutti; scaturisce un incitamento all'impegno per una società fondata sulla legalità e sulla giustizia; perviene un invito a quel totale rinnovamento della vita che diventa servizio della Verità; parte un monito a schierarsi sempre e totalmente dalla parte di Dio, sempre e totalmente dalla parte degli ultimi.6
Questa “vitalità” della figura di Maria ci dimostra che lei «non risiede solo nel passato né solo nell’alto dei cieli, nell’intimità di Dio; ella è e rimane presente e attiva nell’attuale momento storico, ella è qui e oggi persona agente. La sua vita non sta solo alle nostre spalle, non sta semplicemente sopra di noi: ella ci precede[…], ella ci spiega la nostra ora storica non mediante teorie, bensì agendo e indicando il cammino che ci sta davanti. Da tutta questa attività risulta poi naturalmente chiaro chi ella è, chi siamo noi».7

NOTE
1. De Fiores S., Acquisizioni attuali della mariologia e loro impatto sulla pastorale, in Theotokos 19 (2011), n. 2, p. 585; Maggioni C., Memoria e profezia nella “Marialis cultus”, in Theotokos 12 (2004), n. 1-2, p. 405.
2. Cfr. Siviglia I., La donna del nostro tempo si confronta con Maria di Nazareth, in AA. VV., Maria e la cultura del nostro tempo. A trent’anni dalla “Marialis cultus”, AMI, Roma 2005, pp. 173-183.
3. Militello C., Una spiritualità per l’oggi: il modello mariale, in Credere oggi 142 (2004), n. 4, pp. 106-109.
4. Cfr. Ibidem, pp. 106-113; Grasso A., La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI, PAMI, Città del Vaticano 2008., pp. 201-296.
5. Cfr. Castellano Cervera J., La pietà mariana “forza rinnovatrice del costume cristiano” (MC 52), in AA. VV., Maria e la cultura del nostro tempo, op. cit., pp. 87-90.
6. Cfr. Ibidem, pp. 102-106.
7. Ratzinger J., Maria chiesa nascente, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998, p. 37.

 

 

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