Avvocata clemente
Data: Giovedi 4 Febbraio 2021, alle ore 12:51:25
Argomento: Mariologia


Un articolo su La Madonna della Neve n. 1 - gennaio 2021, pp.4-5.

 



 

Nel secolo XIV il titolo di «avvocata» si è così profondamente affermato che possiamo soltanto portare alcuni dei molteplici esempi. Columba, frate domenicano originario di Vinchio, piccola località dell'astigiano, morto intorno al 1300, come autore di un “Salterio della Beata Maria Vergine”, propone nella prima cinquantina anche questa serie di implorazioni: «Ave, Madre del Signore, molto esaltata, sempre onorata per il tuo dolcissimo nome, piamente addolcita verso noi peccatori dalle lodi dei bambini, clemente avvocata». Assai più noto è l'agostiniano Egidio Romano (†1312), grande maestro della Scolastica e autore del trattato “De Summi Pontificis potestate”, che tanta influenza ha avuto sulla missione del Papa ai tempi di Bonifacio VIII. Nel suo commento all'Ave Maria (Expositio in salutationem angelicam), tratta del titolo di “avvocata” commentando il versetto “Prega per noi peccatori”: «...benedetta è Maria, cioè stella illuminata, illuminatrice e Signora nostra, perché è la Madre di Dio, la Madre di tutti i beni, che non manca di nulla. Se la riconosciamo come tale, mentre noi siamo pieni di molti peccati e di miserie, ricorreremo a lei come alla nostra avvocata e mediatrice dicendo: Prega per noi Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito santo. Noi non giustifichiamo noi stessi, né mettiamo avanti la nostra dignità, ma confessiamo i nostri peccati e imploriamo la tua intercessione e la misericordia di Dio». É questo il tempo in cui la Chiesa si rende conto dei propri limiti e, contemporaneamente, si acuisce la coscienza della santità originale della Madre del Signore, resa capace d'intercedere presso Dio. Quanto e vero in generale, lo troviamo verificato anche in situazioni più particolari come nella nascita dell'Ordine dei Servi di Maria. Nella “Legenda de origine”, una sorta di dichiarazione carismatica sull'identità della nuova famiglia religiosa, leggiamo: «Temendo la loro imperfezione, pensarono rettamente di mettere sé stessi e i loro cuori, con umiltà e devozione, ai piedi della Regina del cielo, la gloriosissima Vergine Maria, affinché ella, come mediatrice e avvocata, li riconciliasse e li raccomandasse al Figlio suo e, supplendo alle loro imperfezioni con la sua pienissima carità, misericordiosamente impetrasse loro fecondità di meriti. Per questo mettendosi, a onore di Dio, al servizio della Vergine Madre sua, vollero fin da allora essere chiamati "Servi di santa Maria", assumendosi un regolamento di vita secondo il consiglio di persone sagge».

Avvocata di perdono

Ubertino di Casale († dopo il 1330) nel suo “Arbor vitae crucifixae Jesu”, una lunga meditazione sulla vita di Cristo, a proposito dell'infanzia di Gesù, scrive: «quali soavi consolazioni si provano qui [a Betlemme], mentre contempliamo i santi baci della Vergine, Madre dell'Uomo-Dio! Quale gradito conforto sento nel vedere il Re; nel vedere la sua graziosissima Madre che si fa avvocata di perdono; net vedere il giudice che diventa pargoletto; un bambino che è muto quando deve pronunciare la sentenza; nel vedere un fanciullo liberalissimo che rimette tutti i debiti; che tutto dona con grande sorriso, che abbraccia; che bacia; che chiama il peccatore convertito a succhiare con lui le mammelle della Madre; purché si converta efficacemente e diventi come questo bambino». Introducendo il “Trattato in cui si prova con la ragione che santa Maria si trova in corpo e anima in paradiso”, Giovanni Manuel (†1348), nipote del sovrani di Castiglia Ferdinando III il Santo e Alfonso X il Saggio, sottolinea proprio all'inizio della sua opera il titolo che stiamo analizzando: «Se ciascuno è tenuto a dimostrare interesse e attaccamento nei confronti di se stesso, del suo prossimo e dei propri superiori, nella misura in cui è verso di essi debitore, ritengo che fra tutte le creature esistenti nel mondo non ci sia nessuna, al di fuori di Gesù Cristo, che meriti maggior interesse e attaccamento da parte degli uomini, e a più forte ragione dei cristiani, della beata Vergine nostra Signora, nostra Madre e nostra avvocata, santa Maria. E fra tutti i peccatori io sono certamente quello più tenuto a ciò». Francesco Eiximenis (†1409), pure lui spagnolo, dell'Ordine del Frati Minori, tratta della devozione a Maria a partire dalla consapevolezza del bisogno che l'uomo peccatore ha del suo aiuto. Nel “Salterio laudativo”, egli scrive: «Consacrata Madre di Dio, fu sempre associata a Cristo e assegnata quale avvocata dei peccatori. Umilissima, purissima, rispettosissima della vera, dolcissima, santissima, stracolma di ogni grazia e virtù. Presiede agli angeli; viene in aiuto agli uomini; si scaglia contro i demoni; quale madre, ha compassione di quelli che quaggiù sono tormentati. Come nessun altro tu sei gradita a quel Dio che ti ha esaltata senza limitazioni e per amore ti ha preferita più di ogni altra pura creatura. Perciò, o clementissima, volgiti a noi peccatori, affinché, grazie a te, il giudice celeste ci salvi, essendo tu la Madre sua carissima e Sposa eccellentissima».

Avvocata di tutti i peccatori

Bernardino da Siena (†1444), e siamo ormai nel XV secolo, ritorna sul tema nella predica sulle “Cinque pietre preziose nella corona di Maria”. Egli parla dell'odio, presente nel cuore dell'uomo, che lo rende nemico di Dio e dei fratelli e gli impedisce di salvarsi. Una sottolineatura quanto mai doverosa ai tempi del santo senese, con una società sovente divisa da odi personali e da rivalità di parte. Da qui l'esortazione: «Adunque ricognoscieti nel fatto tuo e ritorna a Dio, e domandagli misericordia, e farai penitenza prima che giunga il tuo ultimo di. E pregarai questa sua gloriosa Madre e advocata di tutti e' peccatori, che prieghi per te el suo unico e diletto Figliuolo. E se tu farai questo ch'io ti dico, io ti prometto che essa pregarà per te per tal modo, che essa non si partirà mai da lui, ché ella t'arà acatata la grazia. E così ricevutala, te la darà a te come vera dispensatrice, come io t'ho già detto». Un titolo ormai familiare quello di Maria "avvocata": da una parte c'è il popolo cristiano, salvato da Cristo ma con l'esperienza forte del peccato nella vita personale e nella società del tempo e del senso della precarietà dell'esistenza; dall'altra il riconoscimento di Cristo redentore, ma soprattutto giudice severo. In mezzo sta Maria che con la sua intercessione, in forza della maternità divina, interviene presso Dio per convertire il peso della giustizia in sguardo di misericordia.

 

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