Ildegarda di Bingen e Maria
Data: Sabato 8 Maggio 2021, alle ore 19:59:56
Argomento: Santi


Un articolo in La Madonna della Neve, n. 4, aprile 2021, pp. 8-9.



Nella lettera apostolica Lux sui populi suaeque aetatis, del 7 ottobre 2012, con cui Benedetto XVI dichiarava santa Ildegarda di Bingen dottore delta Chiesa, si legge: «La Chiesa stessa è il prima sacramento che Dio pone nel mondo perché comunichi agli uomini la salvezza. Essa, che è la costruzione delle anime viventi, può essere giustamente considerata come vergine, sposa e madre e, dunque, è strettamente assimilata alla figura storica e mistica della Madre di Dio». É questo uno dei punti cardine del pensiero mariologico di questa donna straordinaria, vissuta tra il 1098 e il 1179. Nella sua opere Scivias, si legge: «La Chiesa è la madre verginale di tutti i cristiani, perché li concepisce e li partorisce nel segreto della Spirito Santo, offrendoli a Dio, cosicché sono chiamati figli di Dio. E come lo Spirito Santo ricoprì con la sua ombra la beata Madre, tanto che ella concepì e partorì in modo mirabile e senza doglie il Figlio di Dio e tuttavia rimase vergine, così lo Spirito Santa rende illustre la Chiesa quale felice madre dei credenti; e così anche questa concepisce e partorisce in modo semplice e senza alcuna corruzione i figli, pur rimanendo vergine. [ ... ] Come il balsamo trasuda dall'albero, come delle fortissime medicine debordano dal vaso di alabastro nel quale sono nascoste, e come uno splendore chiarissimo si diffonde senza ostacolo dal carboncino, così il Figlio di Dio nacque dalla Vergine senza che la corruzione vi ponesse ostacolo alcuno. Alla stessa stregua la Chiesa, sua sposa, genera i propri figli senza alcun ostacolo di errore e però rimane vergine per l'integrità della sua fede».
Su Ildegarda di Bingen si è concentrata l'attenzione di molti studiosi, e non solo teologi, dal momento che l'ambito dei suoi interessi va ben oltre lo stretto mondo della fede. Questa monaca rappresenta la tipica "sapiente" medievale che osserva tutta la realtà alla luce della rivelazione.

Sguardo universale

E questa perché l'uomo racchiude tutti gli elementi del mondo, dato che l'universo intero si riassume in lui. «L'uomo infatti è stata creata a immagine e somiglianza di Dio, affinché agisca tramite i cinque sensi del suo corpo; grazie ad essi non è separato ed è in grado di conoscere, capire e compiere quella che deve fare [...] e propria per questo, per il fatta che l'uomo è intelligente, conosce le creature, e così attraverso le creature e le grandi opere, che a stenta riesce a capire can i suoi cinque sensi, conosce Dio, quel Dio che non può essere visto se non con gli occhi delta fede» (Explanatio Symboli Sancti Athanasii).
La dottrina mariana di Ildegarda gravita intorno al mistero della maternità divina e della verginità. «Nel suo petto vi è come un'aurora splendente di un rosso bagliore, perché nei cuori dei fedeli l'integrità della beatissima Vergine, nella generazione del Figlio di Dio, è oggetto rifulgente di ardentissima devozione, e presso di loro senti cantare, a proposito di lei, in vari generi di musiche: "Come un'aurora molto rosseggiante" [quasi aurora valde rutilans, dall'antifona Virgo prudentissima, per la festa dell'Assunzione]. Infatti come tu credi nella tua mente, così la voce di tutti i fedeli nella Chiesa deve accogliere con totale adesione la verità della verginità della medesima Vergine iIlibata» (Scivas).
La contemplazione di Ildegarda riconosce la collaborazione che Maria offre all'opera della salvezza: « ... il Figlio mio fortissimo ha catturato le spoglie e i resti del diavolo quando ha troncato il capo del medesimo serpente antico. Ma come avvenne questo? Nell'utero della Vergine, la quale ha schiacciato questo capo. Per mezzo di chi? Dello stesso Figlio suo. In che cosa consiste questo gesto di schiacciare il capo? É stata la santa umiltà che, apparendo nella Madre e nel Figlio, ha colpito il primo inizio della superbia, la quale si identifica con il capo del diavolo» (Scivias).

Da Maria all'Eucaristia

Lo stretto legame tra Maria e il Figlio si prolunga nella contemplazione del mistero eucaristico. «Nella sua integrità e senza volontà di uomo [Maria] ha generato il suo purissimo Figlio che scendeva dal cielo, vero Dio e vero Uomo. Avendolo ella partorito nella sua verginità, purissimo e senza macchia, ora il pane, che viene consacrato, veramente nella carne sua e che rimane purissimo nella sua integrità, deve essere ricevuto dai fedeli in purezza di cuore e senza mescolanza con altre cose, come io ho indicato ai figli d'Israele e come è scritto nella mia volontà» (Scivias).
E in una lettera, Ildegarda ribadisce lo stesso pensiero: «A proposito del corpo di Cristo, ho visto che quella medesima potenza che discese nell'utero della Vergine e ha fatto si che il Verbo di Dio si facesse vera carne, permane ancora oggi, secondo quanto è scritto: "Tu sei mio Figlio; io oggi ti ho generato". E questa potenza, dal tempo in cui il Verbo s'incarnò nella Vergine, rimarrà fino all'ultimo giorno. Ho pure visto che la stessa potenza appare sull'altare sotto forma di fuoco e di aurora splendente. Colui che si è creato la carne e il sangue nell'utero della Vergine, sull'altare ora trasforma il pane e il vino in carne e sangue» (Epistola 89).
Infine, di Maria è posta in luce la mirabile santità: «La Vergine Maria è uscita dalle angustie delle mondane oppressioni fiorendo nella dolcezza dell'onestà dei costumi, come uno che esce da una casa dove era rinchiuso non salendo in alto al di sopra della casa stessa, ma aprendosi un cammino diritto davanti a sé; oppure come un rigagnolo di vino dal torchio nel quale è stato spremuto, che non schizza verso l'alto al di sopra del torchio stesso, ma che defluisce tranquillamente verso il suo luogo di raccolta. [...1 Dalla radice della medesima verga salì, quale soavissimo profumo, I'integro vigore giovanile della medesima Vergine, volando ad altissima quota, giacché lo Spirito Santo l'aveva talmente irrorata che da lei nacque I'almo fiore. [...] Come un fiore nasce in un campo non seminato, così in lei spuntò il pane celeste senza la radice del connubio virile e senza qualsiasi gravame umano» (Scivas).

 







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