Dal libro di Corrado Maggioni,
La via mariana alla Porta Santa, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999.
1. L'Alto Medioevo
Dal secolo VI si può seguire la progressiva fioritura di importanti feste in
onore di Maria. In Oriente furono due i centri rilevanti per il culto mariano:
Gerusalemme e Costantinopoli.
Poiché la Città santa conserva non soltanto il ricordo dei luoghi di Gesù, ma
anche di sua Madre, a Gerusalemme sorsero - alla luce dei Vangeli apocrifi - le
memorie concernenti la vita di Maria: la Dormizione, la Nascita, l'Ingresso nel
tempio e la Concezione di sant'Anna.
La seconda città è Costantinopoli, con i suoi santuari mariani e la grande
influenza esercitata in tutto l'impero bizantino. Oltre alla festa della Madre
di Dio al 26 dicembre, in questa città trovarono organizzazione e si irradiarono
le festività dell'Annunciazione (25 marzo), della Dormizione (15 agosto) e della
Natività di Maria (8 settembre). Qui ebbero origine anche le feste di reliquie
mariane insigni: fin dal secolo VII, il 2 luglio si commemora nel santuario di
Blachernes la deposizione della veste di Maria e il 31 agosto, nel santuario di Chalcoprateia, la
deposizione della cintura. In assenza del corpo della Madre di
Dio, la sua veste e la cintura che avvolse il suo grembo verginale, tabernacolo
dell'Eterno, resero in qualche modo visibili ai fedeli la sua presenza e
protezione.
In Occidente la pietà mariana trovò forma attorno al Natale del Signore, anche
se non mancano testimonianze sul ricordo di Maria a Pasqua e il convincimento
delle apparizioni del Risorto a sua Madre. A Milano, dal secolo V-VI, la
domenica antecedente il Natale era dedicata a celebrare Colei che mirabilmente
incarnò, nel suo grembo verginale, il Verbo di Dio. Nella stessa linea si
orientò la Spagna, dove il X concilio di Toledo del 656 stabilì di istituire, al
18 dicembre, l'annuale festa di santa Maria. In Gallia è attestata, nel secolo VI, verso il 18 gennaio una solenne
festività della Madre di Dio.
Il centro dello sviluppo occidentale della pietà mariana fu tuttavia Roma, di
cui si è già ricordata la venerazione di Maria nel Natale di Cristo. Qui, nel
secolo VI sorse la prima festa mariana, celebrata il I° gennaio nella chiesa di
S. Maria ad Martyres (Pantheon) e avente per oggetto la divina maternità della
Vergine.
Considerato che le basiliche degli apostoli Pietro e Paolo erano memorie
cimiteriali, la comunità cristiana di Roma trovava nella basilica cattedrale
dedicata al Salvatore e in quella di S. Maria Maggiore l'espressione visibile
della propria comunione orante sotto la guida del vescovo. Tale polarità, da cui
risalta che insieme a Cristo viene onorata la Madre, riappare nelle celebri
«icone» romane: quella del Salvatore, custodita nel Sancta Sanctorum del
Laterano, e quella della Madre di Dio Salus populi romani, custodita in S. Maria
Maggiore; queste venerate immagini venivano portate in processione nelle
festività del 2 febbraio, 25 marzo, 15 agosto e 8 settembre, celebrate dalla
loro introduzione a Roma nel secolo VII, nella splendida basilica mariana
(particolare venerazione all'icona della Vergine, specie nel Medioevo, era
riservata nella veglia dell'Assunta). Papa Sergio I († 701) arricchì queste
feste di una processione notturna che, snodandosi dal foro romano, giungeva per
la messa a S. Maria Maggiore. Con l'espandersi del rito romano, le quattro feste
mariane si diffusero in tutta l'Europa.
Non può sfuggire che queste solennità sono condivise ancora oggi da tutte le
Chiese d'Oriente e Occidente (l'Annunciazione e la Presentazione di Gesù al
tempio anche dalle Chiese della Riforma). Giovanni Paolo II - nell'enciclica
Redemptoris Mater - sottolinea quanto la Chiesa cattolica, la Chiesa ortodossa e
le antiche Chiese orientali si sentano profondamente unite dall'amore e dalla
lode per la Theotókos. Non soltanto i dogmi fondamentali della fede circa la
Trinità e il Verbo di Dio, incarnato da Maria Vergine, sono stati definiti in
concili ecumenici celebrati in Oriente, ma anche nel culto liturgico gli
orientali magnificano con splendidi inni la sempre Vergine Madre di Dio. È
importante tale comunione «mariana», come è da valorizzare la differente
ricchezza cultuale, imparando a respirare a due polmoni: «Tanta ricchezza di
lodi, accumulata dalle diverse forme della grande tradizione della Chiesa, -
afferma Giovanni Paolo II - potrebbe aiutarci a far sì che questa torni a
respirare pienamente con i suoi "due polmoni": l'Oriente e l'Occidente. Come ho
più volte affermato, ciò è oggi più che mai necessario. Sarebbe un valido
ausilio per far progredire il dialogo in atto tra la Chiesa cattolica e le
Chiese e Comunità ecclesiali di Occidente. Sarebbe anche la via per la Chiesa in
cammino di cantare e vivere in modo più perfetto il suo Magnificat» (RM 34).
2. Il Medioevo
La pietà liturgica e privata verso Maria si espande in ogni circolo vitale: da
abbazie e cattedrali, da chiese in città e campagna, risuona concordemente la
venerazione per la Madre di Dio, Regina di misericordia. Vescovi e abati, monaci
e frati, preti e laici, ricchi e poveri si uniscono in un grande coro che, con
molteplici voci, loda e supplica Maria, contemplata assisa nell'alto dei cieli
eppure sentita vicina a quanti, tra le prove del cammino, anelano all'incontro
col Signore della storia.
Non sono soltanto le preghiere a dirlo: l'architettura, la pittura, la scultura,
la vetrata, il mosaico, la miniatura, gli inni, la poesia e la prosa in latino e
in volgare, contribuiscono a manifestare i tratti della venerazione mariana. Si
pensi alle ardite chiese medievali dedicate a Maria: da Chartres a Notre-Dame a
Parigi, al duomo di Milano, di Firenze e di Siena, alla Cappella Sistina in
Vaticano.
Se è soprattutto il sabato, con la messa e l'ufficio votivi di santa Maria
a
esprimere la pietà mariana, occorre notare che alle feste ereditate dal primo
millennio si aggiungono la Concezione di Maria (8 dicembre), la sua
Presentazione al tempio (21 novembre), l'Addolorata, S. Maria della neve
(con
questo nome si diffuse, nel secolo XIV, la festa di S. Maria Maggiore - 5 agosto
-, dovuta al successo incontrato dalla credenza che attribuiva la scelta del
perimetro della basilica a una prodigiosa nevicata). Un accenno particolare
merita la festa della Visitazione, legata al Giubileo del 1390. Nel desiderio di
veder ricomposta l'unità dei cristiani, divisi tra Urbano VI e l'antipapa
Clemente VII, nel 1389 il papa accolse la richiesta del vescovo di Praga
d'introdurre nella Chiesa la festa della Visitazione: per darle giusto rilievo,
indisse per l'anno seguente un Giubileo straordinario, annoverando tra le
basiliche giubilari anche S. Maria Maggiore, dove doveva solennemente
celebrarsi, il 2 luglio, la nuova festività.
La presenza di Maria nei misteri di Cristo, specie dell'infanzia e della croce,
suscita sentimenti di comunione, di confidenza, di affidamento a lei. In Maria
si contempla il capolavoro della grazia di Dio nella natura umana: «umile e alta
più che creatura» la chiama Dante (Paradiso XXXIII, 2); nel pianto della Madre
di Cristo si raccoglie tutto il lamento della sofferenza umana davanti
all'ingiustizia; nella compassione per l'Addolorata viene espresso il desiderio
sia di partecipare al dolore di Maria sia di imparare ad affrontare la
sofferenza del vivere, consegnandosi al volere divino.
Dall'albero della liturgia fiorisce e si articola una devozione mariana che si
esprime tanto in riunioni comunitarie di preghiera (le Confraternite) quanto in
orazioni private. La preghiera dei Salmi trovò la sua facile alternativa per gli
illetterati nella recita di centocinquanta Ave Maria: nasce il cosiddetto
Salterio della Vergine, che si svilupperà nel Rosario.
L'immagine degli austeri monasteri in cui risuonavano inni, antifone e responsori in onore di Maria, e alla fine della giornata si elevava solenne il
canto della Salve Regina, si coniuga con l'immagine del fedele che ripete più
volte al giorno l'Ave Maria, e con quella della gente che, terminato il lavoro
del sabato, si raduna in chiesa per cantare le laudi della santa Vergine.
Si afferma così la preghiera a Maria: senza dimenticare che il destinatario
della lode e della supplica è Dio, prende piede il rivolgersi alla Vergine,
vista quale mediatrice, avvocata, guida, protettrice, stella che indica e
accompagna il cammino dei fedeli, seppur peccatori, fino all'incontro
purificatore col Figlio, Giudice di ciascuno e di tutti. Tra le invocazioni si
sviluppano le litanie (celebri quelle del santuario di Loreto): la ricchezza di
appellativi, biblici e simbolici, manifesta la grandezza di Maria, su cui fa
leva la richiesta della sua protezione.
Ecco un frammento della preghiera di santa Caterina da Siena alla Vergine
Annunziata, da cui traspare il tono della pietà mariana medievale: «Maria,
Maria, tempio della Trinità! Maria che porti il fuoco della carità! Maria che
porgi la misericordia, Maria che hai fatto germogliare il frutto, Maria che hai
ricomprato l'umana generazione, poiché hai portato in te il Verbo per mezzo del
quale è stato ricomprato il mondo: Cristo lo ha ricomprato con la sua passione e
tu con il dolore del corpo e della mente. Maria mare pacifico, Maria donatrice
di pace, Maria terra fruttifera. Tu, Maria, sei quella nuova pianta dalla quale
abbiamo ricevuto il fiore profumato del Verbo unigenito Figlio di Dio, perché in
te, terra fruttifera, questo Verbo fu seminato. Tu sei la terra e la pianta.
Maria carro di fuoco, tu hai portato il fuoco nascosto e velato sotto la cenere
della tua umanità. ... Maria, sii tu benedetta fra tutte le donne, per i secoli
dei secoli, perché oggi ci hai dato della tua farina...» (Orazione XI, scritta
il 25 marzo del 1379).
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