Dal libro di Antonino Grasso, Saggi teologici su Maria di Nazareth,
Editrice Istina, Siracusa 2011, pp. 71-90.
Introduzione
Concludendo la Lettera Enciclica Fides et Ratio, a
proposito di Maria, Giovanni Paolo II scrive:
«Il mio ultimo pensiero è rivolto a
Colei che la preghiera della Chiesa invoca come "Sede della Sapienza". La sua
stessa vita è una vera parabola capace di irradiare luce sulla riflessione che
ho svolto. Si può intravedere, infatti, una profonda consonanza tra la vocazione
della Beata Vergine e quella della genuina filosofia. Come la Vergine fu
chiamata ad offrire tutta la sua umanità e femminilità affinché il Verbo di Dio
potesse prendere carne e farsi uno di noi, così la filosofia è chiamata a
prestare la sua opera, razionale e critica, affinché la teologia come
comprensione della fede sia feconda ed efficace. E come Maria, nell'assenso dato
all'annuncio di Gabriele, nulla perse della sua vera umanità e libertà, così il
pensiero filosofico, nell'accogliere l'interpellanza che gli viene dalla verità
del Vangelo, nulla perde della sua autonomia, ma vede sospinta ogni sua ricerca
alla più alta realizzazione. Questa verità l'avevano ben compresa i santi monaci
dell'antichità cristiana, quando chiamavano Maria «la mensa intellettuale della
fede».1
In lei vedevano l'immagine coerente della
vera filosofia ed erano convinti di dover philosophari in Maria».2
In Maria, il Pontefice vede la sintesi
mirabile del rapporto tra fede e ragione, armonicamente correlate e inseparabili
nella sua vita di donna veramente libera e di autentica credente. Per questo, la
Vergine è il modello dell’homo novus e completo, in cui la consistenza
del credere non è mai in conflitto con la pienezza umana e intellettuale o
disgiunta da essa e che, accogliendo con consapevolezza la novità trasformante
della fede, si apre con la sua intelligenza e col suo cuore, alla reciprocità e
all’incontro con la Verità – Dio in Cristo nello Spirito.3
1. Inscindibile rapporto tra fede, ragione e libertà
La fede e la ragione sono due dimensioni vitali per l’uomo
che si propone di cercare onestamente la Verità e trovare valide risposte alle
domande fondamentali della sua esistenza. Per questo motivo esse non si possono
separare né contrapporre, ma piuttosto devono interagire insieme, come “le
due forze che ci portano a conoscere”.4
Sant’Agostino suggerisce due formule
che sintetizzano anche il punto di arrivo del suo percorso intellettuale e
spirituale: “Credi per comprendere”, perché il credere apre la strada per
entrare nelle porte della verità; “Comprendi per credere”, perché il
comprendere fa trovare Dio e credere.5
Questa armonia tra fede e ragione
significa soprattutto che Dio non è lontano, ma al contrario che è vicino a ogni
essere umano, e che è vicino tanto al suo cuore quanto alla sua ragione.6
Dato, dunque, che "la fede e la
ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la
contemplazione della Verità",7
ogni persona umana ha la necessità e
l’obbligo di percorrere la strada che la porta a questa contemplazione sia con
la fede che con la ragione. La fede, infatti, esige di essere pensata sia
perché la Rivelazione, a causa dei suoi contenuti, chiede essa stessa di essere
pensata e sia perché la natura ontologica dell’assenso umano impone al credente
di far divenire pensiero la sua fede.8
Oggetto della Rivelazione,
infatti, è Dio stesso che, tramite Gesù Cristo, comunica all’uomo la salvezza
che è la sua vita stessa.9
Se, dunque, è Dio il termine ultimo della nostra
esistenza, esso non può essere raggiunto se non è pienamente conosciuto, poiché
l’uomo, come afferma Tommaso d’Aquino, può raggiungere il suo fine soltanto
attraverso una libera scelta che scaturisce dal pieno esercizio della ragione.10
E questo, proprio perché il credere non è un
affidarsi a qualcosa di vago, indistinto o astratto, bensì un aderire a
Qualcuno e, cioè, a Cristo rivelatore del Dio Trinitario; è un penetrare
sempre più profondamente nella conoscenza della sua Persona; è un ascoltare
sempre più intelligentemente e completamente il suo insegnamento; è un
relazionarsi, un essere – con – Lui, in un rapporto intimo e
personale.11
La fede, di conseguenza, non sarebbe veramente tale
se fosse soltanto un’adesione a principi generici o un moto emotivo e restasse
priva di un contenuto razionale e di un’apertura consapevole ad un rapporto
interpersonale.12
La rivelazione cristiana, in definitiva, richiede
di accogliere con piena coscienza il mistero della Parola nella propria
vita ed esige, nel rispetto dell'autonomia e della libertà della creatura,
l’impegno ad aprirsi dialogicamente alla Trascendenza.13
Se la fede invoca la ragione per essere piena, la ragione non può, dal canto
suo, ignorare questa chiamata, senza rinunciare ad essere se stessa e senza
limitarsi arbitrariamente nella sua capacità e nella sua vocazione di rispondere
alle domande radicali che investono il destino dell’uomo. La ricerca della
verità a cui l’uomo per sua natura è chiamato non è, infatti, la conquista di
conoscenze parziali bensì della Verità totale e totalizzante, in grado di
spiegare il senso stesso della vita ed è perciò una ricerca che può trovare
esito ed appagamento soltanto nell’apertura verso l’Assoluto.14
Per questo motivo, secondo papa Ratzinger:
«l’atteggiamento veramente
filosofico [è quello di] guardare oltre le cose penultime e mettersi in ricerca
di quelle ultime, vere».15
In ultima analisi, l’invocazione della fede nasce dalla ragione stessa
che si chiede se esiste un diritto a sperare una pienezza di vita per ogni uomo
e se c’è un significato ultimo all’intera storia umana; la risposta della
fede genera nell’uomo una fiducia nella ragione ed un gusto della ricerca,
poiché gli è già dato di aprirsi così alla luce del Definitivo.16
Fede e Ragione, dunque, anche se
con mezzi e contenuti diversi, sono obbligate a camminare insieme, per
avviare l’uomo alla contemplazione della Verità e all’autentico incontro con
essa in Cristo, affrancandolo così dalle insidie degli integralismi e delle
false libertà.17
2. Maria, Donna completa, razionale e credente
Nella Lettera Apostolica Mulieris Dignitatem, Giovanni
Paolo II, definisce Maria l’archetipo della donna, per il suo essere una donna
completa e straordinariamente moderna, legata profondamente alla famiglia umana,18
presente nel punto chiave della storia come
unico locus dove fede e ragione si incontrano attraverso la sua
consapevole, libera e cosciente accettazione nella mente, nel cuore, nella fede
e nel corpo del Dio che vuole entrare paradossalmente nella storia.19
L’evento di Nazaret, la “pienezza del
tempo”20,
in cui il Verbo-Logos si fa carne, dopo che il Padre ha dialogato con una
donna, appare come il momento più pregnante e il punto più alto della
consapevolezza umana e femminile.21
La Madre del Signore non è stata una “cosa”,
una “funzione”, uno “strumento” nei progetti di Dio, ma si è posta come
soggetto libero e responsabile, come vera e autentica donna davanti a Lui e
con Lui nell’opera dell’Incarnazione.22
Con la sua piena razionalità di
donna, Maria ha compreso che quel Dio che le chiedeva tutto, non opprimeva
la sua libertà; non minacciava la sua identità di donna; non paralizzava la sua
femminilità; non era un rischio per l’autonomia e la maturazione della sua
personalità, ma anzi l’aiutava a essere se stessa in pienezza. Per questo Maria,
aprendosi alla totalità della fede, dona se stessa a Dio con gioia piena e
serena,23
realizzandosi così come donna veramente libera
e come credente.24
Non a torto Edith Stein, grande filosofa e
grande credente, analizzando tutto il vissuto di Maria, soprattutto il suo modo
di credere e di accettare liberamente il progetto di Dio sulla sua vita, l’ha
definita nostra “compagna di viaggio” e “prototipo della genuina
femminilità”.25
E Giovanni Paolo II, dal canto suo, scrive
testualmente: «La figura di
Maria di Nazaret proietta luce sulla donna in quanto tale per il fatto stesso
che Dio, nel sublime evento dell’incarnazione del Figlio, si è affidato al
ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la
donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua
femminilità e attuare la sua vera promozione».26
Rispondendo con la sua
consapevole fede all’appello rivoltole da Dio, scrive il Müller, Maria ha
realizzato senza riserve il vero e autentico rapporto dell’uomo e della donna
con Dio; ha percepito, cioè, quale fosse il vero secreto della propria
“identità” e della vera “autorealizzazione”, assumendosi, da donna autentica,
libera e credente, la piena responsabilità di una risposta che avrebbe inciso
sul futuro di tutti gli uomini, perché riguardava la storia della loro salvezza.27
Pasquale Foresi sintetizza così
questi concetti: «Maria, essendo Madre di Gesù, è Madre dell’unica Persona
umano-divina del Verbo, cui ella dona la natura umana, che in Lui si unisce in
una unione profondissima e perfetta – “senza divisione” e “senza confusione”,
afferma il Concilio di Calcedonia (cf. DS 302) – con quella divina. Maria è
quindi, in senso vero e proprio, Genitrice di Dio (cf. DS 251-252). Tanto Dio ha
potuto realizzare in lei per il suo libero consenso al piano divino preparato da
tutta l’eternità: “avvenga di me quello che hai detto “(Lc 1,38). Al tempo
stesso, Maria, perché pensata da Dio come colei che riassume in sé la creazione
intera, ha aperto alla creazione stessa la possibilità di generare Dio. È così
che con lei e in lei la libertà dell’uomo raggiunge la sua vera pienezza».28
3. Maria, Donna veramente libera
Maria vive e realizza la propria libertà donando se stessa a
Dio ed accogliendo in sé il dono di Dio.29
«I Sommi Pontefici hanno
ripetutamente presentato Maria di Nazaret come l'espressione suprema della
libertà umana nella cooperazione dell'uomo con Dio, che nel sublime evento
dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo di una
donna. Dalla convergenza tra i dati della fede e i dati delle scienze
antropologiche, allorché queste hanno rivolto la loro attenzione a Maria di
Nazaret, è stato più lucidamente compreso che la Vergine è ad un tempo la più
alta realizzazione storica del Vangelo e la donna che, per la padronanza di sé,
per il senso di responsabilità, l'apertura agli altri e lo spirito di servizio,
per la fortezza e per l'amore, si è più compiutamente realizzata sul piano umano».30
Tutta la vita di Maria è stata
un “sì” libero, coraggioso e fiducioso a Dio. In questo “sì”
possiamo scoprire il segreto della sua libertà e, quindi, della sua umanità
pienamente realizzata. Afferma Benedetto XVI:
«Presentandosi in una dipendenza totale
da Dio, Maria esprime in realtà un atteggiamento di piena libertà, fondata sul
pieno rispetto della sua dignità».31
Il suo è un “si” che nasce dal
conservare e meditare nel suo cuore tutte le cose che stavano avvenendo,
cioè da una riflessione approfondita e consapevole all’interno della sua
coscienza. 32
Da questa riflessione sgorga il suo “eccomi”
totalmente libero alla Parola di Dio, compresa e perciò accolta. Lo stesso
Pontefice scrive: «Ella parla e
pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola
nasce dalla Parola di Dio. Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in
sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con Dio.
Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre
della Parola incarnata».33
Questa costante meditazione aiuta
Maria a superare la sua stessa individualità e ad aprirsi alla comprensione e
all’accettazione nella fede del piano misterioso di Dio che la vuole, accanto al
Cristo, come Madre, Socia e Discepola, affidandole una missione universale.
Maria diventa sempre più cosciente che ogni suo atto ed ogni sua scelta
coinvolgono l’umanità intera e proprio in questa consapevolezza c’è il
fondamento stesso della sua libertà, della sua piena realizzazione, della sua
glorificazione e della sua regalità.34
Nell’esperienza vitale di Maria, di
conseguenza, scopriamo il pieno incontro tra due libertà: l’espressione più alta
e autentica della libertà umana, cioè la libertà di scegliere
definitivamente la via della Verità e la manifestazione più stupefacente della
libertà divina che esprime il desiderio profondo e ardente di Dio di
instaurare, in Cristo, una relazione di amicizia con l’uomo. Assistiamo, cioè,
al mirabile ed ineffabile fondersi di due “si”, quello divino e quello
umano, il cui frutto è la pienezza della vita nuova in Cristo, uomo - Dio del
perenne “si” al Padre.35
«Gesù di Nazaret è il
frutto dell’assoluta libertà di Dio che, nella sua infinità bontà, ha deciso di
instaurare con la sua creatura una relazione d’amicizia […]. Il sì di Maria si
innesta […] in quel sì definitivo e fondante che è la salvezza di Cristo come ci
ricorda San Paolo: “Il Figlio di Dio, Gesù Cristo che abbiamo predicato tra voi
non fu ‘sì’ e ‘no’, ma in lui c’è stato il ‘sì’ ” (2Cor 1,19). Da questo
incontro nasce la libertà di Maria e la vera umanità: l’umanità realizzata!».36
4. Maria, modello di razionalità, libertà e fede
Nella Lettera Enciclica Redemptoris Mater Giovanni
Paolo II scrive: «Totalmente
dipendente da Dio e tutta orientata verso di lui per lo slancio della fede,
Maria, accanto a suo Figlio, è l'icona più perfetta della libertà e della
liberazione dell'umanità e del cosmo».37
In Maria, quindi, donna autentica,
innocente e libera da ogni alienazione, risplendono insieme le qualità sincere
della vera umanità e della vera fede, che ogni persona umana, chiamata alla
rinascita in Cristo e in cui si traduce in realtà il progetto originario di Dio
sulla sua creatura, deve possedere e praticare. La Rivelazione di Dio che chiama
alla vera pienezza, sospinge l’uomo e la donna a realizzare la loro liberazione
sull’esempio del “si” della Donna di Nazaret. Facendo risuonare un
identico “sì” nella loro vita, infatti, essi scoprono, come giustamente
affermava Pascal, che “l’uomo supera infinitamente l’uomo”, che gli
aneliti più profondi del suo cuore sono senza confini e che egli è fatto per
vivere nella libertà di Dio che è l’Amore di Dio stesso.38
Rispondendo a Dio con il suo atto
consapevole di libertà, così come fece Maria, l’essere umano si avvia alla sua
piena e completa realizzazione, vola con le ali della fede e della ragione verso
la totale conoscenza della Verità.
39 «La libertà umana
è il potere dell’uomo di autodeterminarsi, di essere autore delle proprie
azioni, rispondendo all’attrattiva dei valori che lo perfezionano, lo realizzano
in pieno come spirito e come spirito nel mondo. L’essenza della libertà è il
poter procedere verso la pienezza del Bene, aderire ad esso, amarlo senza
costrizioni esterne ed interne. Nel confronto con il Bene, la libertà si trova
nel suo elemento, riscontra la sua piena realizzazione, si riconosce in pieno.
Allontanandosi da questa prospettiva di piena realizzazione, l’uomo non è più
libero, ma si auto-distrugge, non si auto – realizza, non raggiunge la propria
pienezza».40
L’uomo contemporaneo, soprafatto dal soggettivismo,
sembra incapace di comprendere e vivere in tal senso la sua vera libertà. Il suo
concetto di libertà, infatti, rivendica l’ assolutizzazione dell’io, cioè, il
bastare a sé stesso, il prevalere sugli altri, il non avere più bisogno di Dio.41
Maria insegna che non nella
divinizzazione della soggettività42
si trova la propria autentica libertà, ma
nel confronto aperto e cosciente con l’Altro, divenuto Partner compreso e
accettato per un autentico dialogo di vita.43
Davanti ai tanti fraintendimenti
moderni su cosa sia e dove abiti la libertà, Maria ci mostra che la libertà,
quella che veramente ci realizza personalmente e ci rende artefici di un mondo
più giusto ed equilibrato, è la libertà che poggia solidamente sulla conoscenza
e sull’accettazione, senza riserve, di Dio – Verità - Amore, fattosi in Cristo
unico Liberatore e Salvatore dell’uomo.44
Coinvolta come Donna pienamente libera e
attiva nel progetto rivoluzionario della salvezza, Maria proclama al mondo che
soltanto la potenza redentrice di Dio, rende giustizia ad ogni uomo e lo libera
dalle catene delle sue molteplici schiavitù.45
Nell’Esortazione Apostolica
Marialis Cultus, Papa Paolo VI scrive:
«Maria di Nazaret […] fu tutt'altro che donna passivamente remissiva o di una
religiosità alienante, ma donna che non dubitò di proclamare che Dio è vindice
degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo (cfr
Lc 1,51-53); […] una donna forte, che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed
esilio (cfr Mt 2,13-23): situazioni che non possono sfuggire all'attenzione di
chi vuole assecondare con spirito evangelico le energie liberatrici dell'uomo e
della società […]. Appare chiaro come la figura della Vergine non deluda alcune
attese profonde degli uomini del nostro tempo ed offra ad essi il modello
compiuto del discepolo del Signore: artefice della città terrena e temporale, ma
pellegrino solerte verso quella celeste ed eterna; promotore della giustizia che
libera l'oppresso e della carità che soccorre il bisognoso, ma soprattutto
testimone operoso dell'amore che edifica Cristo nei cuori».46
Proprio all’uomo che, mentre proclama il trionfo assoluto della sua libertà,
rimane spesso vittima dell’angoscia e delle suggestioni dissolutive del nulla,
lo stesso Pontefice indica Maria, la Donna pienamente realizzata e
glorificata dal Risorto, come la gioiosa personificazione di una fede che,
non avendo temuto l’irruzione del divino, ha conosciuto la sublime pienezza
della Vita:47
«All'uomo contemporaneo, non di rado
tormentato tra l'angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e
assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell'animo e diviso nel cuore,
con la mente sospesa dall'enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre
tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la Beata Vergine Maria
[…], offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della
speranza sull'angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul
turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle
prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte».48
Conclusione
Come profeticamente si augurava il Servo di Dio mons. Tonino
Bello,49
Maria, donna vera, icona del mondo
femminile, aiuti le donne e gli uomini del nostro tempo, in questa faticosa
transumanza quasi da un'era antropologica all'altra, a non disperdersi nel
vuoto, ma a saper individuare i sentieri giusti per aprirsi alla conoscenza di
Dio e interpretare la vita con le categorie tenere e forti, consapevoli e decise
della sua femminilità. In questo mondo così piatto, contrassegnato
dall'intemperanza e dalle deformazioni del raziocinio, Lei, immagine non solo
della donna nuova ma della nuova umanità preservata dai miraggi
delle false liberazioni, insegni loro come si fa ad essere veramente liberi.
Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al
rapidissimo fremito di un “sì”, ci guidi tutti a trovare o ritrovare
nella brevità di un "sì" detto a Dio, il mare sterminato dell’amore.
Proprio Lei, Vergine del mattino, in cui tutto è umanità e tutto è fede,
tutto è meditazione e tutto è risposta, ci accompagni lungo i tornanti della
nostra povera vita, oltre i baratri del nulla e da persone veramente libere,
verso gli splendori della Lux Veritatis.50
NOTE
1
PSEUDO
EPIFANIO, «ή
νοεράτήςπίστεωςτράπεξα» , in
Omelia in lode di Santa Maria Madre di Dio, PG 43, 493.
2 GIOVANNI
PAOLO
II, Fides et ratio, Lettera
Enciclica del 14
settembre 1998, in AAS
91 (1999), 5-88,
n. 108.
3 Scrive Cettina Militello: «Maria,
specchio della Trinità, creatura nella quale Dio Padre e Figlio e Spirito Santo
si compiacciono e prendono dimora, è, dunque, manifesto utopico, profezia di una
cultura nuova, nel segno della reciprocità e dell’incontro, del rapportarsi a
Dio come alle creature, nell’aprirsi alla creazione tutta, anch’essa grazia e
dono. Niente è più rivoluzionario che restituire alla memoria il disegno
originario di Dio, il suo progetto sulla creatura; niente è più rivoluzionario
che sapersi e mostrarsi creature nuove in Cristo e nello Spirito» (MILITELLO
C., Maria con occhi di donna,
op. cit., 113-114).
4 Cf. AGOSTINO
D’IPPONA,
Contra Academicos, III, 20, Green W. M., Turnholti 1970 (CCL 29, 3-61),
43.
5 Cf. IDEM,
Sermones, P. L. 43, 9. Il Card. J. H. Newman, sublimando il pensiero
agostiniano e discostandosi da effimere soluzioni che propongono una coesistenza
superficiale tra fede e ragione, ha affermato molto chiaramente che la fede
“è” anche ragione, perché non è mai irrazionale ma è anzi strettamente
legata all’esercizio stesso della ragione e che, al tempo stesso, la ragione
«è» anche fede in quanto la ragione si esercita sui dati forniti dalla fede
e ad essa congruenti (Cf. SILVESTRI
R., Fede e ragione in John Henry
Newman, Tesi di Laurea, Università degli Studi di Bologna 1999; BOTTO
E. – GEISSLER
H. (a cura di), Una ragionevole
fede. Logos e dialogo in John Henry Newman, Vita e Pensiero, Milano 2009,
117-154; BASTIANON
E., La grammatica dell’assenso e la
razionalità del credere in John Henry Newman, in Filosofia e Teologia,
8 (1994), n. 1, 101-117).
6 Cf. BENEDETTO
XVI, Discorso nell’Udienza
generale del 30 gennaio 2008, LEV, Città del Vaticano 2008.
7 Cf. GIOVANNI
PAOLO
II, Fides et ratio, 5-88.
Sono le prime parole con le quali il Santo Padre inizia la sua Enciclica. Il
breve testo che precede l’Introduzione suona così: «La fede e la ragione sono
come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione
della verità. E Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere
la verità e, in di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere
anche alla piena verità su se stesso (cf. Es 33, 18; Sal 27 [26], 8-9;
[62], 2-3; Gv 14, 8; 1 Gv 3, 2)».
8 Cf. BENEDETTO
XVI, Allocuzione per
l’Università “La Sapienza” di Roma del 17 gennaio 2008, in AAS 100
(2008), 107-114. Questa allocuzione fu preparata dal Pontefice per la visita
all’Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, prevista per il 17 gennaio,
poi annullata in data 15 gennaio 2008.
9 San Paolo afferma chiaramente che
piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il
mistero della sua volontà (cf. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo
di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono
resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2Pt 1,4)". Il concetto paolino
è ripreso al n. 2 dalla Dei Verbum del Vaticano II (Cf. CONCILIO
VATICANO
II, Dei Verbum, Costituzione
Dogmatica sulla Divina Rivelazione del 18 novembre 1965, in AAS 58
[1966], 817-836).
10 Scrive San Tommaso nella
Summa: "finem oportet esse praecognitum hominibus, qui suas intentiones et
actiones debent ordinare in finem" (Cf. TOMMASO
D’AQUINO,
La Somma Teologica, ESD, Napoli 1997, I, q. 1, art.1).
11
Cf. CONCILIO
VATICANO
II, Dei Verbum, n. 5.
12 Se Cristo è il Verbo-Logos
incarnato, la Verità stessa, nel cuore dell’adesione alla sua Persona è insita
una dimensione "intellettuale": un bisogno di essere "illuminati" da chi dice di
sé di essere la Luce. Partendo da questo bisogno, per una necessità inerente
alla nostra intelligenza, la ragione credente elabora una comprensione sempre
più profonda della realtà (Cf. CAFARRA
C., Fides et ratio:
un’introduzione generale, conferenza tenuta a Ferrara il 18 novembre 1999).
13 Cf. GIOVANNI
PAOLO
II, Fides et ratio, 15. Il
temine "fede" può avere due diversi significati: “Fides quae creditur”
ed indica quello che la Rivelazione cristiana svela all’uomo, cioè le verità
eterne che vengono donate per la nostra salvezza e "fides qua creditur”
che indica l’assenso dell’uomo a ciò che la Rivelazione svela. Questi due
aspetti della fede sono in stretta e indissolubile relazione, perché sarebbe
contraddittorio aderire alle verità della fede e poi non fidarsi di Dio, non
crescere nel rapporto con Lui, così come sarebbe egualmente contraddittorio
aderire a Dio ma trascurare le verità che Lui ci dona (Cf. DEFEO
P., La Rivelazione, incontro
di formazione per i membri dell’Associazione culturale “Veritatis Splendor”,
Angri 21 novembre 2007 e anche BLANCO
A.– OCARIZ
F., Rivelazione, fede,
credibilità, Edusc, Roma 2001; LATOURELLE
R., Teologia della Rivelazione,
Cittadella, Assisi 1996; IDEM,
Come Dio si rivela al mondo. Lettura commentata della costituzione del
Vaticano II sulla Parola di Dio, Cittadella, Assisi 2000).
14 Cf. GIOVANNI
PAOLO
II, Fides et ratio, n. 33.
La libertà umana,
essenza e valore sommo dello spirito, non è assoluta o semplicemente riducibile
all’arbitrio del singolo, come oggi comunemente ma erroneamente la si intende.
Essa è, al contrario, una libertà creata, che con responsabilità e
consapevolezza si decide per il Bene e il Vero, come risposta ad una chiamata
divina. Il senso ultimo della vita, presuppone una concezione dell’uomo ben
lontana dal materialismo e dal nichilismo imperanti, perciò non esiste autentica
libertà se non si riferisce all’Assoluto – Dio, come alla suprema Libertà, dalla
quale deriva e a cui è orientata la «libertà finita» dell’uomo (Cf. CHIMIRRI
G., Libertà
dell’ateo e libertà del cristiano, Fede& Cultura, Verona 2007). Le domande
fondamentali sul senso della vita, afferma Giovanni Paolo II,
sono profondamente radicate nel cuore e
nella mente dell’uomo e sollecitano continuamente la sua intelligenza e la sua
volontà a cercare liberamente la soluzione capace di offrire adeguate e
soddisfacenti risposte. Dato che questi interrogativi costituiscono
l'espressione più alta della natura dell'uomo, la risposta ad esse misura la
profondità dell’impegno dell’uomo con la propria esistenza. In particolare,
quando il perché delle cose viene indagato con integralità alla ricerca
della risposta ultima e più esauriente, allora la ragione umana tocca il suo
vertice e si apre alla religiosità. In effetti, l’apertura verso l’Assoluto
rappresenta l'espressione più elevata della persona umana, perché è il culmine
della sua natura razionale. Essa sgorga dall'aspirazione profonda dell'uomo alla
verità ed è alla base della ricerca libera e personale che egli compie del
divino (Cfr. GIOVANNI
PAOLO
II, Discorso nell’udienza
generale del 19 ottobre 1983, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI/2
[1983], 814-815).
15 BENEDETTO
XVI, Discorso durante
l’incontro con il mondo della cultura al Collège des Bernardins, Parigi, venerdì
12 settembre 2008, in AAS 100 (2008), 728 (tutto l’assunto 721-730).
16 Cf. BENEDETTO
XVI, Discorso su Sant’Agostino
d’Ippona, udienza generale del 30 gennaio 2008, LEV, Città del Vaticano
2008.
17 Cf. GIOVANNI
PAOLO
II, Fides et ratio,
n. 15.
Commentando in altro documento il versetto del Vangelo di Giovanni, «Conoscerete
la verità e la verità vi farà liberi» (8, 32), Giovanni Paolo II afferma che
queste parole racchiudono la fondamentale esigenza di un rapporto onesto nei
riguardi della verità, come condizione di un'autentica libertà ed insieme l’
ammonimento perché sia evitata qualsiasi libertà apparente, ogni libertà
superficiale e unilaterale, ogni libertà che non penetri tutta la verità
sull'uomo e sul mondo. Anche oggi, dopo duemila anni, continua il Pontefice, il
Cristo appare a noi come Colui che porta all'uomo la libertà basata sulla
verità, come Colui che libera l'uomo da ciò che limita, menoma e quasi spezza
alle radici stesse, nell'anima dell'uomo, nel suo cuore, nella sua coscienza,
questa libertà. (Cf. GIOVANNI
PAOLO
II, Redemptor hominis,
Lettera Enciclica del 4 marzo 1979, in AAS 71 [1979], 280-281, n.12).
18 Scrive tra l’altro il Pontefice:
«L’intero dialogo dell’annunciazione rivela l’essenziale dimensione dell’evento:
la dimensione soprannaturale. Ma la grazia non mette mai da parte la natura né
la annulla, anzi la perfeziona e nobilita. Pertanto, quella "pienezza di
grazia", concessa alla Vergine di Nazaret, in vista del suo divenire "Theotókos",
significa allo stesso tempo la pienezza della perfezione di ciò "che è
caratteristico della donna", di "ciò che è femminile". Ci troviamo qui, in un
certo senso, al punto culminante, all’archetipo della personale dignità della
donna» (GIOVANNI
PAOLO
II, Mulieris Dignitatem,
Lettera Apostolica del 15 agosto 1988, in AAS
80 [1988] II, 1653-1729,
n. 5).
19 Cf. LAURENTIN
R., Maria chiave del mistero
cristiano, op. cit. 17-34. Giuseppe Torelli, (1658-1709), compositore e
violinista attivo a Bologna, ricordato per l’innovativo contributo dato allo
sviluppo del concerto grosso e del concerto solista e per le sue composizioni
per archi e tromba, nel suo “Inno a Maria Vergine nella festività della sua
concezione” scrive sinteticamente: «Tu lo formasti a la tua propria imago,
con intelletto, volontate e amore: con intelletto,
che conosca il buono; (Non già in se stesso, ma qual ei si mostra Diffuso e
sparso in le create cose); con volontà, che conosciuto il voglia; con
amore, che voluto l'ami; In che l'umana libertà si chiude» (TORELLI
G., 12 Concerti grossi con una
Pastorale per il Sanctissimo Natale op. 8, pubblicati postumi a Bologna nel
1709).
20 Cf. Gal 4,4.
21 Cf. CAPITOLO
GENERALE
DEI FRATI
SERVI
DI MARIA
(210°), Servi del Magnificat.
Il cantico della Vergine e la vita consacrata, in Marianum, 57
(1995), 693-812. Paolo VI, indicando questo atteggiamento come modello di
comportamento per le donne, nella Marialis cultus scrive: «[…] la donna
contemporanea, desiderosa di partecipare con potere decisionale alle scelte
della comunità, contemplerà con intima gioia Maria che, assunta al dialogo
con
Dio, dà il suo consenso attivo e responsabile non alla soluzione di un problema
contingente, ma a quell'opera di secoli, come è stata giustamente
chiamata l'Incarnazione del Verbo» (PAOLO
VI, Marialis Cultus, n. 37).
22 Al numero 4 della Mulieris
Dignitatem, Giovanni Paolo II afferma: «In tal modo «la pienezza del tempo»
manifesta la straordinaria dignità della «donna». Questa dignità consiste, da
una parte, nell'elevazione soprannaturale all'unione con Dio in Gesù
Cristo, che determina la profondissima finalità dell'esistenza di ogni uomo sia
sulla terra che nell'eternità. Da questo punto di vista, la «donna» è la
rappresentante e l'archetipo di tutto il genere umano: rappresenta l'umanità
che appartiene a tutti gli esseri umani, sia uomini che donne. D'altra
parte, però, l'evento di Nazaret mette in rilievo una forma di unione col Dio
vivo, che può appartenere solo alla «donna», Maria: l'unione tra madre
e figlio. La Vergine di Nazaret diventa, infatti, la Madre di Dio» (GIOVANNI
PAOLO
II, Mulieris Dignitatem, n.
4).
23 Lutero notava come «La gioia è
un frutto e una conseguenza della fede perché, quanta più fede c’è, tanto
maggiore è tale gioia» (LUTERO
M., WA 10 I 2, 170). La fede
mette in moto la gioia interiore che dona energia e rinnovamento. È una gioia
profonda e calda dentro il nostro cuore, che riesce ad accompagnarci e a
sostenerci attraverso tutte le avversità dell’ esistenza. (Cfr. LOSHE
E., Gioia della fede. La
gioia nel Nuovo Testamento, Queriniana, Brescia 2008).
24 Cf. SCUDU
M., Maria Donna vera, in
Maria Ausiliatrice n. 3 (1999), 5-6.
25 Edith Stein - Santa Teresa
Benedetta della Croce (†1942), non compose specifiche opere di Mariologia, ma
dedicò alla Vergine molti passaggi nei suoi scritti e diverse poesie. Proprio la
sua appassionata ricerca sullo specifico, sull'ethos professionale e vocazionale
femminile, cioè il dono di essere “donna in pienezza” e "donna per", la porta a
scoprire le peculiari qualità di Maria, donna realizzatasi al massimo grado nel
donarsi coscientemente e completamente a Dio per servire gli altri. Maria, la
donna perfetta e il sublime modello della personale realizzazione, è soprattutto
Colei che "ci è accanto" con un contatto delicato, sentito, emozionante, pervaso
di fremiti. Edith Stein descrive la vicinanza di Maria come un contatto di
chiragogia, mano nella mano, un qualcosa di caldo e affettuoso che aiuta a
realizzarsi in pienezza come persona. Edith Stein sente Maria vicina, ne avverte
il respiro, si sente da Lei guidata come da uno spirito protettore. Maria, è
colei che ci conduce a Dio tenendoci per mano, basta che noi lo vogliamo, basta
che ci abbandoniamo alla sua mano. (cf. BETTINELLI
C., Maria, cuore della Chiesa,
epifania dello Spirito. Spunti mariologici nell’opera di Edith Stein, in
Marianum, 55 [1993], n. 2, 579– 589; DEL
GAUDIO
D., Maria modello e compimento
della relazione nel pensiero di Edith Stein, in Theotokos 18 [2010],
n.1, 269-286. Per una biografia della santa cf. DI
LORENZO
M., Con la Croce sul cuore.
Edith Stein, Edizioni dell’Immacolata, Pontecchio Marconi 2006).
26 GIOVANNI
PAOLO
II, Redemptoris Mater, n.
46.
27 Cf. MÜLLER
A., Discorso di fede sulla madre
di Gesù. Un tentativo di Mariologia in prospettiva contemporanea, Queriniana,
Brescia 1983, 94-95; GEIST
H., Maria Prophetin des Galubens,
Echter, Würzburg 1991, 27-32.
28 FORESI
P., La libertà, la creazione e
Maria. Spunti di riflessione concernenti la filosofia, in Nuova Umanità
28 (2006), 310-311 (tutto l’assunto 309-314).
29 Cf. GIOVANNI
PAOLO
II, Veritatis splendor,
Lettera Enciclica del 6 agosto 1993, in AAS 85 (1993), 1134-1228, n. 120.
30 CONGREGAZIONE
PER L’EDUCAZIONE
CATTOLICA, La Vergine Maria
nella formazione intellettuale e spirituale, lettera del 25 marzo 1988, EDB,
Bologna 1988, 10-11.
31 BENEDETTO
XVI, Omelia nella solenne
ricorrenza del 150° anniversario delle Apparizioni della Vergine Immacolata
nella grotta di Massabielle, Santuario di Lourdes, 14 settembre 2008, in AAS
1000 (2008), 703 (tutto l’assunto 700-705).
32 Cfr. Lc 2,19.51.
33
BENEDETTO
XVI, Deus caritas est, n.
41.
34 Afferma testualmente Giovanni
Paolo II nella Redemptoris Mater: «A tale esaltazione dell’"eccelsa
figlia di Sion" mediante l’assunzione al cielo, è connesso il mistero della sua
eterna gloria. La Madre di Cristo è, infatti, glorificata quale "Regina
dell’universo". Colei che all’annunciazione si è definita "serva del Signore", è
rimasta per tutta la vita terrena fedele a ciò che questo nome esprime,
confermando così di essere una vera "discepola" di Cristo, il quale sottolineava
fortemente il carattere di servizio della propria
missione: il Figlio dell’uomo "non è venuto per essere servito, ma per servire e
dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,28). Per questo, Maria è
diventata la prima tra coloro che, "servendo a Cristo anche negli altri, con
umiltà e pazienza conducono i loro fratelli al Re, servire al quale è regnare",
e ha conseguito pienamente quello "stato di libertà regale", proprio dei
discepoli di Cristo: servire vuol dire regnare!» (GIOVANNI
PAOLO
II, Redemptoris Mater,
n. 41).
35 Cf. BIFFI
I., Il sì di Maria. La
figura della madre di Dio nella teologia medievale, Jaca Book, Milano 2006. Sono
due brevi saggi che si fondano sulla sterminata letteratura mariana del
Medioevo. Il primo saggio mette in evidenza come la Vergine sia stata sempre
dedita a custodire e meditare nel fervore della mente e nel silenzio del cuore
tutti gli eventi della salvezza, divenendo il modello esemplare dell'anima che
si apre alla contemplazione e all’accoglienza della Verità rivelata. La
conseguenza di questo, approfondita nel secondo saggio, è la sua piena
accettazione dell’Evento - Mistero di Cristo, con un'adesione profonda della
mente e del cuore alla scelta di Dio che, per pura grazia e in seguito alla sua
libera corrispondenza di intenti, l'ha eletta alla divina maternità e alla
dolorosa maternità universale. (Cf. anche DELIA
C. C., Maria e l’uomo d’oggi,
Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1989, 12-26).
36 Cf. VITA S., Maria: la
donna veramente e totalmente libera, in Il Messaggio della Santa Casa
n. 6-7, giugno-luglio (2008), 9-10 e anche GRASSO
A., La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI, PAMI,
Città del Vaticano 2008, 247-248. Su tutta la tematica cf. MILITELLO
C., Maria con occhi di donna, op. cit, 33-54; MOLINARO
A., La vita di Maria in rapporto a Cristo verità e liberta, in AA.
VV., Il mistero di Maria e la
morale cristiana, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1991,
157-168.
37 GIOVANNI
PAOLO
II, Redemptoris Mater,
n. 37.
38 Cf. IDEM,
Discorso al Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (CERN), Ginevra 15
giugno 1982, in AAS 74 (1982) 1010-1012. Dice testualmente il Pontefice:
«La filosofia, l’arte, la religione, e soprattutto la religione che è conscia di
collegarsi a una rivelazione trascendente, percepiscono altri aspetti della
realtà dell’universo e soprattutto dell’uomo. Pascal parlava già, in un altro
senso è vero, di tre ordini di grandezza nell’uomo, le grandezze di potenza, le
grandezze d’intelligenza e le grandezze dell’amore, ciascuna di esse superando
infinitamente l’altra e chiamando del resto questo “Altro“ che è il Creatore,
“Padre di tutti gli uomini”, come loro sorgente e loro termine, perché “l’uomo
supera infinitamente l’uomo”».
39 Il si della Vergine di Nazaret e
il si dell’uomo orientati a Dio, si rivelano la vera ed unica possibile risposta
all’eterno anelito della nostra intelligenza verso la pienezza della vita e
verso l’Assoluto (Cf. LETTMANN
R., Maria Mutter de Glaubenden,
Butzon&Bercker, Kevelaer 1986, 39-57).
40 GRASSO
A., La Vergine Maria e la pace
nel magistero di Paolo VI, op. cit., 246 che riassume il pensiero di DELIA
C. C., Maria e l’uomo d’oggi,
op. cit., 5-6.
41 Cf. DOTOLO
C., Maria risposta alle attese
della cultura contemporanea, in AA.
VV.,
Maria e la cultura del nostro tempo. A trent’anni dalla “Marialis Cultus”,
AMI, Roma 2005, 134-139.
42 La lapidaria definizione è del
Card. Ratzinger oggi Benedetto XVI, espressa nei colloqui su Storia, Politica
e Religione fatti insieme allo storico Ernesto Galli della Loggia e
riportati da Il Foglio del 27-28 ottobre 2004.
43 L’antropologia teologica odierna
propone e procede da un’antropologia della libertà, «cioè da quel sapere della
coscienza che sa e decide di sé nella relazione all’altro, superando una
concezione della coscienza come presenza immediata a sé, che non riconosca il
debito originario nei confronti dell’esperienza pratica, per attingere al senso
di cui essa vive e di fronte al quale deve determinarsi. La libertà appare
strutturalmente “in relazione”, anzi come “relazione” prima donata e poi voluta.
Per questo l’identità del soggetto con se stesso accade in un “dramma” (da
drâma, azione), cioè nell’interagire, disteso nel tempo, con diverse forme
dell’alterità. Questa distensione drammatica della libertà connota l’esperienza
del senso che si dà alla coscienza, perchè avviene sempre nella forma di un dono
che istituisce la libertà e di un appello per la libertà, che non si attua se
non in virtù della sua decisione. In tal modo la coscienza della propria
identità non è data a monte del consenso a un debito originario che mi precede e
mi chiama e per il quale mi decido attraverso le forme dell’agire di cui faccio
esperienza nelle molteplici figure dell’alterità (del corpo, dell’altro e degli
altri). Le forme concrete di questo agire hanno necessariamente una distensione
temporale e costituiscono l’infrastruttura fondamentale per comprendere poi la
“drammatica” del peccato e della grazia» (BRAMBILLA
F. G., Antropologia Teologica,
Chi è l’uomo perché te ne curi?, Queriniana, Brescia 2005, 383-384.
44 Cf. GRASSO
A., La Vergine Maria e la pace
nel magistero di Paolo VI, op. cit., 247-252. Vedi anche COMASTRI
A., L’Angelo mi disse.
Autobiografia di Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 2007.
45 Cf. BOFF
C., Mariologia sociale nei
documenti del Magistero, op. cit. 137-167. Per approfondire questa tematica
cfr. IDEM,
Mariologia social. O significado da Virgen para a Sociedade, Paulus, Sau
Paulo 2006.
46 PAOLO
VI, Marialis Cultus, n. 37.
47 Cf. GRASSO
A., Maria, la "Donna"
glorificata dal Risorto, icona di vita e profezia di futuro per i "figli del
nulla", in LAOS 13 (2006), n. 2, 33-42.
48 PAOLO
VI, Marialis Cultus, n. 57.
49 Nato ad Alessano (Lecce) nel
1935, ordinato sacerdote nel 1957, dopo esser stato educatore in seminario e
parroco, don Tonino Bello fu dal 1982 fino alla morte vescovo di Molfetta – Ruvo
– Giovinazzo - Terlizzi. Presidente del movimento Pax Christi, si impegnò
nella difesa dei deboli e degli ultimi, aprì l’episcopio agli emigrati,
partecipò alle marce per la pace e alle rivendicazioni dei lavoratori. Morì
consumato dal cancro il 20 aprile 1993. Dal 2008 è avviato il processo di
beatificazione e canonizzazione. Per conoscere la figura e l’opera di don Tonino
Bello cf. PELLEGRINI
V., Don Tonino Bello, Insieme,
Terlizzi (BA) 2008; SAVOLDI
V., Don Tonino Bello. Profeta,
Sacerdote, Re, Elledici, Leuman (TO) 2006; DE
CANDIA
G., Don Tonino Bello.
Salvatemi l’uomo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2006.
50 Cf. BELLO
A., Maria donna dei nostri
giorni, Paoline, Cinisello Balsamo, 1993, 80-82; 14-16; 121-125. Per
approfondire il pensiero mariano di don Tonino Bello cf. CONTI
G., Maria per compagna di
viaggio. Percorsi di spiritualità mariana per i nostri giorni in compagnia
di don Tonino Bello, Insieme, Terlizzi (BA) 2007.