Canto alla Santa Vergine
Data: Domenica 9 Gennaio 2022, alle ore 9:58:32
Argomento: Santi


L'ultima poesia di Santa Teresa del Bambino Gesù dedicata a Maria prima di morire, da La Madonna della Neve, n. 10/dicembre 2021, pp. 12.13.



Nell'ultimo anno di vita Teresa di Gesù Bambino scrive l'ultima poesia - La giovane monaca realizza un desiderio coltivato da tempo - Sulla Madonna lei vuole dire solo la verità - Non va a cercare episodi straordinari - Ma porre in evidenza le virtù di Maria alla sequela del Figlio.

1.
Vorrei Maria cantare perché io t'amo,
perché al tuo dolce nome mi trasalisce il cuore
e perché mai la suprema tua grandezza
mai potrebbe II mio animo intimidire.
Se nella sublime gloria ti mirassi
mentre i beati tutti in splendore superi,
mai credere potrei che ti sono figlia:
e gli occhi abbasserei; Maria, davanti a te.

2. Perché possa un figlio amar sua madre,
questa ha da spartir con lui le pene e piangere.
O Madre amata, sulla straniera riva
quanta piangesti per attrarmi a te!
Se la vita tua nel Vangelo santo medito,
io oso guardarti e avvicinarmi a te.
Non m'è difficile credermi tua figlia,
ché ti vedo mortale e sofferente come me.

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24.  La casa di Giovanni è il tuo solo asilo:
di Zebedeo il figlio supplisce il tuo Gesù.
Questa notizia il Vangelo ci dà per ultima,
poi più non parla della Regina nostra.
Ma quel silenzio profondo, Madre amata,
non rivela forse che il Verbo Eterno vuole
i segreti cantar Lui stesso della tua vita,
e stupire i tuoi figli, del Cielo eletti?

25. Io presto ascolterò quella dolce armonia
e presto nel Cielo bello verrò a vederti.
Tu che al mattino, di mia vita mi hai sorriso,
vieni e ancor sorridimi! Madre, è già sera!
Non temo più il fulgore della tua gloria eccelsa:
ho sofferto con te ed ora ti domando
di cantar sulle tue ginocchia perché t'amo
e ripetere sempre che sono figlia tua!

Non è fuori luogo considerare il testo con il quale santa Teresa di Gesù Bambino ha, in qualche modo, concluso la sua produzione poetica. Giustamente e stata definita il "canto del cigno", questa poesia dedicata alta Madonna - Perché io t'amo, Maria! -, composta nel maggio 1897, pochi mesi prima di morire.
«Io ho ancora qualcosa da fare prima di morire» - confidava Teresa, già assai malata, alla sorella Celina -: «io ho sempre sognato di esprimere in un canto alla Santa Vergine tutto quello che penso di lei». Tra l'altro in quel mese di maggio, ella incomincia a presentire la probabile diffusione dei suoi scritti, comprese le poesie. E considera i suoi «pensieri» su Maria come parte integrante dell'«opera più importante» che si prepara. Forse addirittura ne sono il coronamento. Perciò la richiesta di una poesia sulla Madonna che la sorella maggiore, suor Maria del Sacro Cuore, le indirizza va a toccare un desiderio personale molto vivo.
Per Teresa, "pensiero" non è sinonimo di "idea". Sono nel cuore che i pensieri si schiudono. Infatti essi affondano nella preghiera e si fanno presto orazione. Ed è nella preghiera che bisogna anzitutto accogliere il lungo poema, una sorta di inno liturgico di 200 versi alessandrini suddivisi in 25 strofe.
É questo il tempo nel quale Teresa «non riesce a nutrirsi che della verità». Ha bisogno di «vedere le cose come sono». Riguardo alla Vergine Maria, l'unica cosa che la interessa è la «sua vita reale, non le supposizioni sulla sua vita». D'istinto, ella si rivolge al Vangelo, ormai sua unica fonte d'ispirazione: «Questo libro mi basta». E ci indica pure il suo metodo: «Mi insegna il Vangelo... e il mio cuore mi rivela».
Ai vangeli, Teresa chiede dei fatti, degli avvenimenti: «quello che Maria ha fatto e insegnato», si potrebbe dire parafrasando il libro degli Atti 1,1. Con attenzione, la giovane monaca «vede... guarda... intende... ascolta ... » quello che t'evangelista riferisce. Tutti i verbi sono al presente, perché ella è . Ella omette dunque, di seguito, i "misteri gloriosi"; Gesù stesso si riserva di svelarli in paradiso: «più non si parla della Regina nostra. Ma quel silenzio profondo, Madre amata, non svela forse che il Verbo Eterno vuole cantar Lui stesso / segreti di tua vita e stupire i tuoi figli, del Ciel gli eletti?».
Il suo cuore le fa «comprendere» (anche questo è un verbo tipicamente teresiano) per connaturalità il senso nascosto dei fatti, la loro portata per la sua vita di oggi e presto anche per la sua eternità. L'intelligenza del cuore le si è affinata durante gli ultimi mesi in mille modi, ma soprattutto in due ambiti: il mistero della sofferenza, sotto la lima della prova della fede; e la profondità delle esigenze della carità, grazie a vive illuminazioni. Il tutto dentro il silenzio.
La sua esperienza personale l'aiuta a scoprire nella vita di Maria la stessa legge che regola la vita di suo Figlio: è necessario che ella soffra per poter entrare netta gloria. Questo ha voluto Gesù per sua Madre, poiché «è un bene soffrire qui in terra». E Maria non si è accontentata di subire la sua condizione «mortale e sofferente», simile alla nostra. Se Teresa non l'afferma esplicitamente, I'intera sua poesia sottintende che Maria ha scelto liberamente questa condizione, per solidarietà con noi.
Per tutta la sua vita, ella poteva dire già e incomparabilmente meglio di come non avrebbe fatto Teresa un giorno: «Mio Dio, io scelgo tutto quello che voi volete... non mi fa paura soffrire per voi» (Ms A, lOv°); o ancora: «É ciò che Lui fa che ama». Maria ha preferito ad ogni altra cosa la sua vita nascosta, povera e sofferente. A Nazareth, ella «non vuole nulla di più» che «vivere di fede come noi», senza nulla di prodigioso. «A lei piace» di percorrere questa «via comune» dove camminano «i piccoli». Quando Gesù sembra trascurarla per «la famiglia» dei suoi discepoli, ella non si rattrista affatto, anzi «t'allieti che Egli ci faccia intendere che sua famiglia è quaggiù l'anima nostra».
Al termine, la firma: La piccola Teresa, con mano ormai incerta, umile e commovente punto di arrivo di tutta la produzione poetica.
 







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