Il Signore di gloria, ammantato di povertà
Data: Venerdi 27 Novembre 2009, alle ore 17:15:57
Argomento: Bibbia


Il Parto di Maria secondo Luca (Lc 2, 4-7)

Il parto di Maria

LA GRAVIDANZA
 Il testo lucano conferma la realtà biologico – effettiva dell’incarnazione. Egli scrive, ad esempio, che Maria “era in stato interessante” allorché si mise in viaggio con Giuseppe verso Betlemme e, quando vi giunsero, si compirono per lei i giorni del parto. Molto lontani sono da Luca coloro che ritengono che Maria non mostrasse i segni della gravidanza perché aveva concepito verginalmente, mentre giustamente vicina è quella variopinta tradizione iconografica che rappresenta la Vergine in attesa, con gli attributi della maternità chiaramente visibili.

LA CITAZIONE INDIRETTA DI MIC 5,2
Alcuni esegeti ritengono che nel descrivere gli eventi della natività, Luca abbia tenuto presente un oracolo profetico di Mic 5,2 che profetizza la nascita del liberatore d’Israele dalla partoriente di Betlemme ed era sicuramente riletto in chiave messianica al tempo del NT. 

MICHEA 5

LUCA 2

1

E tu Betlemme di Efrata, così piccola, per essere tra i capoluoghi di Giuda

2,4

Anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme.

2

…sino al tempo in cui partorirà colei che deve partorire

6-7

..si compirono per lei i giorni del parto e partorì il suo figlio primogenito

3

Egli starà là e pascerà

Con la forza del Signore, con la gloria del nome del Signore, suo Dio

8-9

C’erano in quella regione dei pastori…

E la gloria del Signore li avvolse di luce

4

E tale sarà la pace

14

…e pace in terra…

 IL “KATALYMA”: QUALE ALLOGGIO?
Usando questo vocabolo, di quale alloggio intende parlare Luca? Nella sua radice esso indica “farsi da parte”. Sicuramente è per Luca un ospizio, forse quello pubblico, un luogo di accoglienza per viaggiatori itineranti. Se luogo pubblico era, si capisce facilmente perché Giuseppe non avesse trovato posto probabilmente a causa dell’alto numero dei convenuti per il censimento. Una recente ipotesi pensa ad una casa privata, forse ad una stanza offerta dai parenti di Giuseppe. La presenza della “mangiatoia” verrebbe giustificata dall’usanza palestinese di riservare per gli animali un reparto dell’abitazione stessa adibita per gli animali.

Il bambino avvolto in fasce: segno da decodificare

Annunciando ai pastori che era nato il Salvatore, l’angelo diede come segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Era questa un’abitudine diffusissima attestata, ad esempio nelle zone di cultura greca, fin dal VII – VI secolo a C. Anche di Maria è detto che “lo avvolse in fasce” come ogni donna del suo tempo faceva. Il significato teologico – spirituale che Luca dà a questa frase è che il Figlio di Dio, divenuto figlio di Maria, assume la condizione umana, quella comune a tutti, segnata dal limite e della incompiutezza. La gloria del Signore si ammanta quindi di povertà, la povertà delle fasce ed è lì che bisogna cercarla, non altrove. 

CONTRASTO TRA Lc 2,9 E Lc 2,12
C’è un evidente contrasto tra i due versetti: Nel 9 l’angelo si presenta ai pastori “e la gloria del Signore li avvolse di luce”; nel 12, l’angelo dice ai pastori: “troverete un bambino avvolto in fasce” . Il contrasto può essere letto così: la “gloria del Signore” è per Luca connessa alla glorificazione pasquale che il Padre conferisce a Gesù, ed è la stessa gloria che un giorno investirà Paolo sulla via di Damasco. Questo significa che il bambino è di natura divina, Ma cosa traspare di questo all’esterno? Nulla! Ora che gli è nato per il popolo, deve mostrarsi nella nostra condizione. Se come Figlio di Dio è rivestito di luce, come figlio dell’uomo è ricoperto di pannolini, come ogni altro fragile e inerme bambino della terra. “Avvolto in fasce” significa quindi il pieno inserimento del Figlio di Dio nella condizione umana, di cui condivide tutto, tranne il peccato. La gloria di Dio che spetta all’Unigenito del Padre, è occultata dal velo della sua umanità, soggetta anch’essa alla piccolezza e alle angustie del mondo di quaggiù.

CONFRONTO TRA Lc 2,12 E Lc 2,16
Oltre a dire che troveranno il bambino “avvolto in fasce”, Luca afferma anche che i pastori “trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino che giaceva nella mangiatoia”.
Nei due versetti notiamo subito una discrepanza:
- il 12 si compone di tre elementi: il Bambino, le fasce, la mangiatoia
- il 16, verifica del segno, troviamo: Maria e Giuseppe, il Bambino, la Mangiatoia.
Come si vede tra l’annuncio del segno e la sua verifica due elementi si ripetono in entrambi: fasce e mangiatoia, mentre manca nel 16 la ripetizione di  “fasce”
Ecco una probabile spiegazione: in base a tre passi dell’AT (Sap 7,4; Gb 38,8-9 ed Ez 16,4) un bimbo avvolto in fasce fin dalla nascita non è un trovatello o un abbandonato, ma una creatura custodita teneramente da persone intime, prima di tutto la mamma. Sap 7,4 esclama infatti: “Anch’io appena nato…fui allevato in fasce e circondato di cure”. Un neonato avvolto in fasce è quindi l’espressione vivida delle sollecitudini a lui prestate dalle persone più care, fin dalla culla. Detto questo possiamo comprendere allora come Luca abbia sostituito le “fasce” del 12 con “Maria e Giuseppe” del 16, le persone che si presero cura di lui, fin dalla sua nascita. Il ministero di Maria e del padre putativo Giuseppe, era dunque, nel senso biblico dei passi citati, quello di avvolgere Gesù, di circondarlo di cure, di modo che egli potesse crescere in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

PARALLELISMO TRA Lc2,7 E Lc 23,53
La tradizione biblica legge un parallelismo tra questi due versetti che raccontano l’origine e la fine terrena di Cristo:
- 2,7: “ lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia”
- 23,53: “lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba”
Ecco alcune spiegazioni:
- Il Messia di Dio, una volta ricevuta la condizione umana, di noi assume anche la morte. Venendo tra di noi, nel nostro mondo, viene anche per morire. La morte fu per il lui il varco attraverso il quale poteva entrare nella sua gloria
- Fasce e bende per i Padri sono in continuità con la veste rude e dimessa che Adamo ed Eva portarono fuori dell’Eden a indicare la loro soggezione al dolore e alla morte
- Possiamo ancora scoprire un parallelismo antitetico:
a) Il segno di Betlemme è una mangiatoia, nella quale giace un bimbo avvolto in fasce
b) Il segno della Pasqua invece una tomba vuota dove giacciono soltanto bende e non più il corpo del Signore come al momento della sepoltura. Questo vuol dire che Gesù risorgendo non ha deposto la nostra umanità, ma di essa ha abbandonato soltanto l’aspetto debole, limitato e mortale, significato dalle bende in cui era stato avvolto. Le fasce funerarie rimangono, ma Gesù risorge nel fulgore della sua gloria rivestito di Spirito Santo.

CONCLUSIONE
Raccordando i raffronti fatti, possiamo affermare che Luca, attraverso il linguaggio simbolico delle fasce ci insegna la realtà concreta dell’incarnazione di Cristo che per noi, come dice S. Paolo, si fa ubbidiente fino alla morte. La Luce eterna, quindi, venendo nel nostro mondo, non ci acceca, costringendoci a seguirla, ma al contrario, si è velata nelle sembianze di un uomo, che inizia la sua missione mescolato ai peccatori che si fanno battezzare da Giovanni, è tentato da Satana e muore appeso ad una croce. Il nostro Dio Onnipotente si ammanta di debolezza e l’ si rivela. L’esperienza che facciamo di Lui e quella di un Dio fragile, fasciato di silenzio; il volto del Verbo va ricercato nella banalità del quotidiano, intessuto di gioia e di pena, di luce e di tenebra, di amore e di morte.Queste sono le fasce di cui ancora oggi egli si cinge il Dio con noi!.

Bibliografia

- Stefano De Fiores e Salvatore Meo, Nuovo Dizionario di Mariologia, Paoline, Cinisello Balsamo 1986, pp.249 - 251
- Aristide Serra, Maria di Nazareth, una fede in cammino, Paoline, Cinisello Balsamo 1993, pp. 19 - 30







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