Perchè ti amo, o Maria
Data: Martedi 6 Luglio 2010, alle ore 12:31:06
Argomento: Santi


La Vergine nella vita di Santa Teresa del Bambino Gesù in un articolo di Mario Scudu, SDB su Maria Ausliatrice 2005



19 ottobre 1997. Giovanni Paolo II dichiara Santa Teresa di Gesù Bambino Dottore della Chiesa. La neo laureata è la terza donna, dopo santa Teresa d’Avila e santa Caterina da Siena, ad essere insignita di tale titolo. Questo significa che non solo la sua vita è degna di essere imitata dai fedeli (infatti è santa) ma anche i suoi insegnamenti e scritti sono riconosciuti dalla Chiesa come sicuro e valido nutrimento spirituale per tutti nel proprio itinerario a Dio.

Ogni santo e santa della Chiesa (e quindi anche santa Teresa di Gesù Bambino) ha vissuto l’unico Vangelo in modo originale, sotto la guida ispiratrice del medesimo Spirito. Lo stesso possiamo dire del loro rapporto spirituale con Maria. Non c’è santità autentica senza una devozione a Maria, la madre di Gesù, il Salvatore di tutti i credenti.

Paolo VI ha affermato il 24 aprile 1970 nel santuario della Madonna di Bonaria, a Cagliari: «Se vogliamo essere cristiani dobbiamo essere mariani». La neo dottore della Chiesa, Teresa, non fa eccezione. Anch’ella ha vissuto e anche descritto il suo rapporto filiale e devoto con la Madonna.

Il sorriso di Maria su Teresa

Maggio 1897. La parabola terrena di Teresa volge ormai al termine. Ancora pochi mesi (morirà il 30 settembre) e volerà incontro al suo Sposo tanto amato, Gesù. Forse presagendo la prossima fine, affida ad una composizione poetica dal titolo «Perché ti amo, o Maria», il proprio testamento mariano. In questa lunga poesia di 200 versi troviamo una vera sintesi della spiritualità mariana di Teresa. Maria è per lei non tanto la regina, potente ma inaccessibile, gloriosa ma lontana da risultare quasi estranea, ma è soprattutto una Madre, la Madre di Gesù. La maternità divina è il titolo più grande e importante della Madonna. La Maria di Teresa è quella che viene fuori dai vangeli «mortale e sofferente» come noi, vicina ai suoi figli anche «deboli e peccatori», capace di «tacere e di nascondersi» umile donna tra le donne di Nazaret. Una Maria capace di «gioire e di piangere», tutta occhi e sollecitudine materna come a Cana, che si mescola alla povera gente che va ad ascoltare suo Figlio, senza reclamare il privilegio della prima fila. Una madre coraggiosa e fedele nel proprio amore e dedizione alla causa del Figlio, fino a seguirlo ai piedi della croce. Nel proprio dolore condivideva il suo dolore. Una madre molto terrena quindi, vicina a noi nella vita di ogni giorno. Una madre premurosa non una regina solenne, una sorella più che una sovrana. Una come noi, ma nello stesso tempo ben più di noi: da amare più che da ammirare. Da imitare e seguire nella nostra vita, non solo da esaltare nelle celebrazioni e processioni.
Questa è la Maria di Nazaret che Teresa trova nei Vangeli. Ella l’ha sentita vicina tutta la vita, cominciando dal primo «sorriso» che ricevette dalla Madonna, nel 1883, quando era ancora bambina e malata. Si ritrovò guarita. Maria le è stata vicina tutta la vita ma particolarmente nella «notte oscura» che dovette attraversare e nella malattia finale.

«Bisognerebbe dire che Maria viveva di fede come noi»

Il Concilio Vaticano II raccomanda di evitare due eccessi parlando della Madonna. I teologi e i predicatori devono astenersi «da false esagerazioni e dall’eccessiva ristrettezza di spirito» (LG 67). Anche Teresa fece un rimprovero ai predicatori del suo tempo (solo del suo?). Ella affermava che tutte le prediche ascoltate l’avevano lasciata fredda, perché la Madonna così presentata non la sentiva vicina alla propria vita. Scrisse infatti: «Perché una predica sulla Vergine dia frutto, è necessario mostrare la sua vita reale, così come il Vangelo ce la fa intravvedere e non la sua supposta vita. Si capisce subito che la sua vita reale, a Nazaret, e anche più tardi, dovette essere totalmente ordinaria... bisognerebbe dire che essa viveva di fede come noi e portare le prove tolte dal Vangelo...».
Teresa è certa inoltre che non si amerà mai abbastanza la Madonna. Scrivendo alla cugina Maria Guerin, un po’ scrupolosa, le dice: «Non temere di amare troppo la Madonna: non l’amerai mai abbastanza, e Gesù ne sarebbe molto contento perché la Madonna è sua madre». Questa affermazione è in sintonia con quanto affermava il santo Louis Grignion de Monfort. Questo grande teologo mariano diceva ai «devoti scrupolosi» che temevano di dispiacere a Gesù amando troppo la Madonna: non si ama mai abbastanza Maria perché per Lei, in Lei e con Lei si ama Gesù.
Talvolta si è pensato o si pensa a Teresa di Gesù Bambino e alla sua dottrina in termini di
«infantilismo spirituale», di cose da e per bambini. Si diceva che la sua «piccola via» o «via dell’infanzia spirituale» (definizione quest’ultima data dalla sorella Pauline) non avessero radici o fondazioni sicure né bibliche né teologiche.

Una dottrina mariana biblica, cristologica ed esistenziale


La realtà è molto diversa. Santa Teresa era innamorata della Scrittura. Nei suoi scritti si trovano più di 1000 citazioni bibliche, sia dell’Antico Testamento sia del Nuovo. Teresa portava giorno e notte il santo Vangelo sul cuore. Questo per lei era un segno del suo amore a Gesù. Ed è proprio sul Vangelo che lei basa la propria conoscenza, devozione e imitazione di Maria. Nel rimprovero ai predicatori già citato, affermava che devono rifarsi, nella loro predicazione, ai Vangeli e ai passi che la riguardano direttamente. Le prove su Maria devono essere tolte da quelle fonti. È qui che troviamo Maria nella sua semplicità, piccolezza, povertà quotidiana. Una Maria insomma «piccola e semplice» e per questo imitabile da tutti.

Fortemente cristologica è inoltre la sua dottrina mariana. Teresa è sempre stata guidata e «nutrita» dalla certezza che Gesù l’ha continuamente amata e personalmente. Affermava che la sua missione in terra e in cielo era di «amare Gesù e di farlo amare». Per Teresa Gesù era sempre al centro della sua vita, delle sue aspirazioni, del suo amore. Maria era vista sempre in rapporto con Lui (tutta relativa a Lui), in quanto sua madre e in quanto è modello di amore e dedizione suprema a Cristo.

C’è un terzo aspetto della «dottrina mariana» di Teresa. Potremmo chiamarla esistenziale. Alcuni aspetti sono già stati posti in risalto. Teresa contempla la vita di Maria nella sua ordinarietà, fatta di piccole cose quotidiane, faccende familiari e sociali da sbrigare. Pensiamo a tutto quello che una mamma deve fare al e per il suo bambino, e che Maria ha fatto per il bambino Gesù. I Vangeli non dicono che Maria nella sua vita terrena abbia fatto miracoli o azioni eclatanti, grandiose o sensazionali. Ha fatto invece della propria vita quotidiana, feriale, lo strumento e il «materiale» per la propria santificazione. Alla base di tutto c’era l’amore totale a Dio e l’abbandono nelle sue mani, nei momenti di luce e nell’oscurità della fede.

Teresa ha effettivamente assimilato questo esistere quotidiano (il «terribile quotidiano» come qualche volta si dice), nell’amore a Gesù, suo sposo e a Maria, sua madre. Teresa è vissuta nel proprio convento nel nascondimento, nel silenzio, nel compiere gli uffici e le incombenze più umili: tutto fatto con un amore grande e ordinariamente straordinario. Ha vissuto la propria esistenza quotidiana o ferialità non con pena e fatica ma con grande dedizione a Dio e al prossimo. Tutto per amore di Gesù e nel ricordo e nella imitazione di Maria.
Ecco la sua santità e il suo messaggio per noi.
 







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