di Georges Gharib in Rivista Liturgica, 85 (1988), n. 2-3, marzo-giugno, LA «THEOTOKOS» nel dialogo ecumenico, pp. 351-361.
Icona, dal greco eikon, immagine, designa una pittura sacra eseguita su pannello di legno con una tecnica particolare tramandata da secoli. Le più antiche sono eseguite a encausto: secondo questa tecnica i colori sono legati con della cera e stesi con ferro rovente. Alcune sono eseguite in mosaico: in maggioranza sono pitture a tempera: i colori sono amalgamati non con olio ma con giallo d'uovo preparato con aceto o, in Russia, con una specie di birra, il kvas. La tavola di legno è accuratamente scelta tra legni non resinosi e diversi secondo le regioni d'origine, e preparata sui due lati. La parte riservata a ricevere la pittura viene leggermente incavata per ottenere sui bordi una specie di cornice naturale. Alcune tavole sono dipinte sui due lati e servono per lo più a essere portate in processione. Nel corso dei secoli molte icone sono state ricoperte di una ricca ornamentazione metallica, chiamata riza dai russi, che copriva tutto il dipinto, tranne il viso e le mani della figura rappresentata. Da notare, però, che l'icona è preziosa prima di tutto per la pittura e non per gli oggetti preziosi che la ricoprono.
1. MARIA NELLE ICONE
Icona, oggetto di culto- Le icone sono in primo luogo oggetti di culto destinati alla venerazione dei fedeli. Esse sono destinate prima di tutto alle chiese: davanti ad esse si accendono lumi e ceri, si svolgono le preghiere del clero e dei fedeli. Spesso vengono portate in processione nelle più svariate occasioni. I fedeli a loro volta chiedono di far fare delle copie delle icone più amate che sono esposte nelle chiese per poterle avere a portata di mano a casa, trasformando così la casa in una vera chiesa domestica. I temi trattati nelle icone sono molto diversi e coprono quasi tutti gli argomenti della storia sacra dell'Antico e del Nuovo Testamento, seguendo i cicli liturgici del temporale e del santorale, con particolare attenzione rivolta ai personaggi e al loro specifico ruolo svolto nella storia della salvezza e della Chiesa. Ma i personaggi maggiormente raffigurati sono Cristo e la sua santissima Madre. Qui parleremo esclusivamente delle icone mariane.
Le icone mariane- Le icone mariane sono le più numerose dell'iconografia e anche quelle più amate dai fedeli. La Madonna vi è raffigurata il più delle volte in busto, ma talvolta anche a pieno corpo seduta o in piedi. È dipinta obbligatoriamente su fondo oro, simbolo del cielo dove essa si trova. Regge sempre il divin Figlio seduto in grembo o appoggiato sul braccio sinistro, talvolta anche destro. Il bambino e tale per la statura, ma ha i tratti di un adulto: veste abiti coperti di striature d'oro: questa messa in scena apparentemente inconsueta vuole suggerire che egli è l'Emmanuele, Figlio di Dio e Dio egli stesso. Maria e, così, designata come «Madre di Dio», e la sua maternità divina è significata dai due digrammi posti ai due lati del suo capo: MP ΘY, abbreviazione per Meter Theou. ossia Madre di Dio. Secondo la tradizione antica le icone mariane riproducono un ritratto originale di Maria dipinto dall'evangelista Luca. Il ritratto, fatto dopo la Pentecoste, mentre Maria viveva ancora a Gerusalemme, sarebbe stato portato a Costantinopoli nel corso del secolo quinto, e posto nel santuario mariano dell'Odigitria, da cui prenderà il nome. Ciò spiega che molte icone mariane siano venerate come Madonna di san Luca, Madonna Greca, Madonna di Costantinopoli, Madonna Odigitria. Quest'ultimo vocabolo, molto diffuso in Italia, è anche abbreviato in «Itria».
2. PRINCIPALI ICONE MARIANE
Le icone mariane si dividono in gruppi, comunemente chiamati tipi. Il tipo più diffuso è naturalmente quello dell'Odigitria. Nel corso dei secoli vi sono stati apportati alcuni cambiamenti più o meno grandi, ma facilmente riconoscibili. Ogni tipo porta un nome che lo distingue dagli altri e che viene iscritto in lettere vistose in corrispondenza del capo della Madonna. I principali tipi per ordine di importanza e di diffusione sono:
2.1. Il tipo ieratico dell'Odigitria
La Madonna Odigitria è tra le icone più celebri della Madre di Dio, venerata tanto in Oriente quanto in Occidente. Il nome gli viene dal santuario mariano di Costantinopoli dove l'immagine era custodita, quello detto «degli odigoi». o delle guide, dal nome dei monaci custodi del santuario che facevano da guide ai frequentatori del santuario, in maggioranza ciechi, venuti a chiedere la guarigione alla Madonna. Col tempo il nome fu dato alla stessa Madre di Dio e alla sua icona che, usato nella forma femminile di «Odigitria», le divenne un nome proprio. Ciò che aggiungeva lustro all'immagine era la sua fama di essere un ritratto fatto dal vivo a Gerusalemme dall'evangelista Luca mentre la Madonna era ancora in vita.
L'icona originale dell'Odigitria è stata definitivamente distrutta dai Turchi nel 1453 quando la città di Costantinopoli fu da loro occupata. Di essa sono rimaste numerose repliche fatte in diverse epoche e venerate in molte chiese dell'Oriente e dell'Occidente. I diversi paesi dell'Occidente cristiano venerano in diversi modi e con diversi titoli le immagini dell'Odigitria conservate in musei, chiese, santuari: così nella Francia, nella Germania, nella Spagna, nei Paesi Bassi, nella Polonia e, soprattutto, in Italia e a Roma. L'Italia e Roma ne possiedono una serie infinita, per la vicinanza delle coste italiane alla Grecia e alla stessa Costantinopoli, e per le molte vicende storiche che ne hanno fatto una terra di rifugio, oltre che di scambi e di commerci. Alcune di queste icone pretendono addirittura di essere lo stesso originale dell'Odigitria, pervenuto in Italia o durante l'iconoclastia (VIII-IX secolo), o ai tempi della Quarta Crociata (1204) e dell'occupazione latina di Costantinopoli, o alla caduta della capitale dell'impero bizantino in mano ai Turchi nel 1453. Da notare che l'arte italiana è rimasta fedele al tipo per lunghi secoli, come si può notare in molte Madonne presenti a Firenze, a Napoli. nella Sicilia e a Venezia e risalenti ai secoli XII-XIV. Il Rinascimento segna un abbandono, riempito pero dall'arte dei cosiddetti «madonneri» che perpetueranno la memoria della Madonna Odigitria a Venezia e nelle regioni confinanti.
Fra le repliche celebri del tipo venerate in Italia, vanno segnalate: la Madonna Odigitria della cattedrale di Bari e di Piana degli Albanesi, la Nuova Achiropita di Rossano, la Madonna Consolata di Torino, la Madonna di san Luca di Bologna, la Mesopanditissa della chiesa della Salute a Venezia, ecc. Roma, a sua volta, possiede non meno di dieci icone di questo tipo: la più antica (secolo V-VI) si conserva nella chiesa di Santa Maria Nuova, detta anche Santa Francesca Romana. La Madonna del Pantheon e del secolo VII. Al secolo XII appartiene la famosa Madonna Salus popoli romani, venerata nella basilica di Santa Maria Maggiore e fatta conoscere in molti paesi di missione dai gesuiti. Vengono poi la Madonna di Santa Maria in Cosmedin, nell'omonima Chiesa, e la Madonna della salute, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Al secolo XV appartengono due Madonne attribuite a Fra Angelico: la Madonna del Rosario di Santa Maria sopra Minerva, e la Madonna Salus infirmorum, di Santa Maria Maddalena. Al secolo XV appartiene anche la Madonna detta del Bessarione venerata nella basilica dei Santi Apostoli. Fra le altre meritano menzione, anche se non è possibile precisarne la data: la Madonna di Costantinopoli della chiesa di Sant'Agostino: la Madonna d'Itria nell'omonima chiesa nazionale dei Siciliani in via del Tritone: Santa Maria dei Miracoli nella chiesa di San Giacomo in Augusta: la Madonna Odigitria venerata nella chiesa del Santo Nome di Maria al Foro Romano. ecc.
2.2. Il tipo affettuoso dell'Eleousa
In questo tipo viene abbandonata la rigidità di atteggiamento propria dell'Odigitria, nella quale non v'è posto per i sentimenti umani, per lasciare il posto a uno scambio di affetti fra Madre e bambino. Nel tipo, infatti, sono stati introdotti alcuni cambiamenti più o meno vistosi: le guance del bambino e della Madre si avvicinano fino a toccarsi. le due figure si scambiano bacio e carezze, la Madre tiene tra le sue la mano del bambino, questi infine spinge l'affetto sino a cingere il collo della Madre col braccio.
Il termine greco «Eleousa» designa, appunto, l'atteggiamento amoroso tra Madre e Figlio, volto a provocare la pietà (dal greco eleos) e la misericordia del Figlio verso i fedeli. I1 tipo mette, quindi, in rilievo l'affetto che lega Madre e Figlio in vista del bene da elargire ai fedeli: insiste, inoltre, sulla umanità del Figlio, in contrasto con il tipo dell'Odigitria, ove l'accento è messo sulla divinità di lui. Il tipo riflette, infine, un cambiamento di atteggiamento nella stessa devozione mariana della Chiesa e dei fedeli.
Esistono diverse varianti dell'Eleousa: in esse si ritrovano i tratti distintivi del tipo, ma con alcune modifiche nei gesti della Madonna, del bambino o di entrambi e nell'espressione affettiva: il bambino inizia a presentare movimenti del corpo. si agita, accarezza con la mano la guancia della Madre, e questa cerca di calmarlo. di trattenerlo, di consolarlo, ecc. Il nome stesso di Eleousa e attestato in epoca relativamente tarda e sembra dall'inizio legato a due chiese mariane di Costantinopoli che portano questo nome e che risalgono ai secoli XI e XII. La più recente fu costruita dall'imperatore Giovanni II Comneno (1118-1143) nel palazzo imperiale, non lontano dalla cappella funebre gentilizia dedicata a San Michele. È noto che durante il regno dei Comneni, l'Odigitria veniva trasferita in processione ogni venerdì nella chiesa dell'Eleousa per una solenne cerimonia. Documenti figurativi di questa processione attestano la presenza di una icona di questo tipo nel XII secolo e, quindi, in epoca non lontana nella quale la famosa icona della Madonna di Vladimir lascio la capitale bizantina per Kiev e ciò tra il 1130 e il 1135. Questa era l'icona originale o una copia? Niente permette di rispondere. In ogni modo, da allora si perdono le tracce del prototipo costantinopolitano di cui si può seguire le tracce solo attraverso le numerose repliche esistenti in tutto il mondo cristiano.
La più antica raffigurazione della Madonna del tipo Eleousa a noi pervenuta e che può essere considerata come precursore, e attestata in un avorio del secolo VIII-lX. proveniente dall'Egitto e conservato oggi nella «Walters Art Gallery» di Baltimora. I1 prototipo originale dell'Eleousa non ha lasciato tracce, ma molte repliche ne sono state fatte nel corso dei secoli, che si trovano disperse e venerate in tutti gli angoli della cristianità di Oriente e di Occidente. Esse si trovano su mosaici, affreschi, monete, stemmi e, naturalmente, icone. I1 tipo esiste con maggiore frequenza a mezzo busto, ma altre raffigurazioni riproducono la Madonna a piena figura, in piedi o seduta. Da notare che l'iscrizione «Eleousa» si trova di rado sulle icone di questo tipo, che portano in cambio altri nomi, vocaboli mariani e nomi di luoghi d'origine o di venerazione. Due repliche meritano una menzione speciale: quella detta Madonna di Viadimir, diventata il palladio della Chiesa russa, e quella detta Madonna Damascena, venerata alla Valletta nell'isola di Malta.
2.3. Il tipo umano dell'allattante
Il tipo dell'Allattante (in greco Galaktotrophousa). è una raffigurazione mariana che ha conosciuto grande diffusione nel corso dei secoli. Il tipo, già attestato nelle catacombe e in Egitto, è conosciuto in Occidente col nome di Maria Lactans. Madonna del latte. Madonna allattante. In questo tipo Maria regge sul petto il bambino in genere sul braccio sinistro, mentre con la mano destra gli porge il seno scoperto. Il tipo si ispira direttamente all'episodio evangelico riferito da Luca. il quale mette in bocca a una donna del popolo il grido di ammirazione: «Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!, (Lc 11,27). L'omaggio indirizzato in primo luogo a Gesù, lo e indirettamente alla Madre. Per questo il brano e stato recepito dalla Chiesa che lo legge in tutte le feste di Maria.
I testi patristici e liturgici si fermano spesso sull'episodio, vedendo nella funzione materna dell'allattamento il segno tangibile della realtà dell'incarnazione. San Giovanni Damasceno (t749), l'ultimo grande Padre della Chiesa greca, così esclama: «Sei divenuta, in realtà, più preziosa di ogni creatura. Da te sola il Creatore ha ricevuto in eredità le primizie della nostra natura; la sua carne dalla tua carne. il sangue dal tuo sangue: Dio ha succhiato il latte dalle tue mammelle, e le tue labbra hanno toccato le labbra di Dio. Meraviglie inafferrabili e inesprimibili!».
2.4. Il tipo intercedente dell'orante
Il tipo iconografico della Madonna Orante è molto antico e si ritrova già nelle più antiche raffigurazioni delle catacombe. In esso Maria è raffigurata in busto o in piedi le braccia protese verso l'alto nel gesto della supplica rivolta verso la persona invisibile del Figlio. Il tipo esprime visibilmente il tema dell'intercessione mariana per i fedeli e per la Chiesa. Inoltre, essendo Maria considerata come simbolo e Madre della Chiesa, ciò dà al tema una profondità tutta particolare e attuale.
Nel mondo bizantino il tema iconografico conosce almeno due varianti riferite ciascuna a un celebre santuario mariano di Costantinopoli: la prima che raffigura la Madonna in piedi e le mani alzate, é detta Blachernitissa, in referenza al santuario di Blachernes dove si conservava la reliquia mariana del Maforio. o mantello della Vergine: la seconda, che raffigura la Madonna in busto e girata verso la sua destra con le mani alzate, è detta Agiosoritissa, in referenza al santuario dello stesso nome, dove era custodita «l'Aghia Soros». o sacra urna, contenente la reliquia mariana della cintura. Quest'ultima variante, conosciuta come Madonna Avvocata, gode di grande venerazione a Roma dove esistono non meno di sei diverse repliche risalenti a diverse epoche; tutte, che hanno fama di essere Madonne di san Luca, raffigurano Maria a mezzo busto, vestita di tunica con maniche strette al polso, e mantello sollevato all'altezza delle braccia rivolte verso il Figlio invisibile in forma di supplica. Esse sono:
· la Madonna del Rosario, dal nome del monastero di Monte Mario dove è venerata dal 1931; l'icona, che ha una lunga storia, risale al secolo VIII.
· la Madonna di Edessa, venerata nella chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio sull'Aventino. Opera risalente al secolo IX.
· la Madonna dell'Aracoeli, così detta per il santuario dove viene venerata. L'antica icona, collocata al di sopra dell'altare maggiore, risale molto probabilmente alla metà del X secolo.
· la Madonna di Santa Maria in via Lata, dall'omonima chiesa in via del Corso. L'antica icona, risalente probabilmente al secolo XI e ritenuta miracolosa, è attualmente esposta sopra l'altare maggiore; anticamente però era custodita in una splendida cappella laterale, sulla cui porta c'era scritto: «Una e septem a Luca dipictis».
· la Madonna della Concezione, nella chiesa di San Lorenzo in Damaso, secondo gli archeologi risale al secolo XIII.
· la Madonna di Santa Maria in Campo Marzio, nell'omonima chiesa contigua a Montecitorio, risalente molto probabilmente al secolo XII.
2.5.Il tipo della Kyriotissa o «regina»
Può anche denominarsi «Dominatrice del mondo». Il tipo raffigura la Madonna seduta in trono, in abito di Basilissa. o «imperatrice». Questo tipo trionfale, già abbozzato nelle catacombe nella scena dell'adorazione dei Magi, si è imposto dopo il concilio di Efeso del 431. A partire dall'epoca di Giustiniano I (527-565) lo vediamo risplendere a Parenzo, a Santa Sofia di Costantinopoli. a Ravenna, a San Demetrio di Salonicco, ecc. Dopo le lotte iconoclaste il tipo torna in auge e alla Madonna in trono è riservato il posto d'onore nel catino delle absidi centrali delle chiese. La Theotókos è raffigurata vestita di porpora, assisa da sovrana, con tutti gli onori che sono dovuti a una Basilissa. Il bambino le è seduto in grembo, e ha la destra alzata in segno di benedizione. La Madonna si presenta Cosi «trono della Sapienza». La solennità è resa dalla staticità frontale di Madre e Figlio, sullo stesso asse verticale. Questa grandiosa visione è stata spesso cantata dai Padri della Chiesa e dai testi liturgici.
Tra le icone del secolo VI raffiguranti Maria Regina, ne esistono solo due pervenute in buono stato di conservazione. La prima si trova nel monastero del monte Sinai, e rappresenta Maria con in grembo il bambino, seduta su un trono gemmato, circondata dagli arcangeli Gabriele e Michele, e dai martiri Giorgio e Teodoro. La seconda, chiamata Madonna della Clernenza, proviene dalla basilica romana di Santa Maria in Trastevere: Maria vi appare vestita da Basilissa, seduta su un trono gemmato, circondata da due angeli che le fanno da guardia. In ambedue le raffigurazioni Maria e rappresentata come Regina degli angeli e dei santi.
Alcune notevoli varianti da segnalare: la Nicopeia - il cui originale era custodito nel santuario di Blachernes, e una copia del quale e a Venezia - è la Madonna del così detto «miracolo consueto»; la Panaghia Angeloktistos dell'abside della chiesa di Kiti a Cipro, mosaico del secolo Vl; la Panachrantos o «Tutta pura, dell'abside di Monreale; la Pantanassa o «Regina universale», affresco della metà dal secolo XIV a Mistra; la Più eccelsa degli angeli del monte Athos, ecc. Il tipo si ritrova ovunque irradia l'arte bizantina: Siria, Cappadocia, Egitto, Cartagine, Italia, Russia, Romania, Bulgaria... e passerà, inoltre, all'arte romanica e gotica.
3. CONTENUTI DELLE ICONE DELLA MADRE Dl DIO
Per la tradizione antica, e per l'Oriente cristiano che continua a seguire questa tradizione, l'icona mariana é un vero ritratto che trasmette ai fedeli un profilo insieme fisico e teologico; l'icona contiene, cioè, i tratti insieme somatici e spirituali della persona raffigurata. Questo spiega l'importanza che viene accordata alla tradizione di san Luca pittore.
3.1. Il ritratto fisico di Maria
Le prime immagini della Madonna nelle catacombe raffigurano Maria come una matrona romana. Ben presto, però, in Oriente si e andati alla riscoperta di un vero ritratto: questa e l'origine del ritratto attribuito a san Luca. I tratti somatici di Maria sono anche tramandati dai Padri della Chiesa e contenuti nei manuali di pittura. Il manuale di Dionisio da Furnà, monaco greco del monte Athos, del secolo XVIII, dà il seguente ritratto di Maria: «La santissima Madre di Dio era di statura media (alcuni dicono che anche lei era alta tre braccia), del colore del grano, con i capelli biondi e gli occhi chiari e belli, le sopracciglia lunghe, un naso medio, una mano lunga con dita affilate: era semplice, umile, naturale: amava i vestiti dal colore naturale, come testimonia il suo Maphorion che si trova nel tempio a lei dedicato.»
La descrizione fornisce tre elementi del ritratto fisico di Maria: la statura di Maria descritta come media; i tratti somatici di volto e mani, i soli visibili sulle icone mariane; l'abito che copre il capo, le spalle e il corpo di Maria, che l'autore identifica con il cosiddetto Maphorion che i bizantini possedevano a Costantinopoli e veneravano nel santuario mariano di Blachernes della stessa città. Altri testi insistono sulla somiglianza di Madre e Figlio; ne citeremo qui solo uno tratto dalla Vita di Maria, scritta da un certo Epifanio, monaco di Costantinopoli, vissuto nel secolo IX. Parlando di Gesù, Epifanio ne fa il seguente ritratto: «Gesù era di circa sei piedi, con capigliatura bionda e un po' ondulata, sopracciglia nere non del tutto arcuate, con una leggera inclinazione del collo in modo che il suo aspetto non era del tutto perpendicolare col viso non rotondo ma alquanto allungato, come quello di sua Madre. alla quale del resto egli rassomigliava in tutto.» «Maria era di media statura; alcuni, invece, sostengono che la superasse. Di carnagione color del grano, aveva capelli biondi, begli occhi dal color nocciola dorato. le sopracciglia nere, un naso profilato, mani, dita e faccia allungate; era tutta grazia e bellezza, senza superbia, semplice, laboriosa e sommamente umile; perciò, come lei stessa dice, Iddio la guardò perché lei magnificava il Signore; amava portare vesti non tinte, come testimonia il suo sacro velo dal colore naturale.»
3.2. Il ritratto spirituale teologico
L'icona mariana contiene anche il ritratto spirituale e teologico della Madre di Dio. I Padri parlano spesso della bellezza di Maria. Basti qui citare la descrizione data da Gregorio Palamas, autore greco del secolo XIV: «Volendo creare un'immagine della bellezza assoluta e manifestare chiaramente agli angeli e agli uomini la potenza della sua arte, Dio ha fatto Maria tutta bella. Egli ha riunito in lei le particolari bellezze distribuite alle altre creature e l'ha costituita comune ornamento di tutti gli esseri visibili e invisibili: o piuttosto, ha fatto di lei come la sintesi di tutte le perfezioni divine, angeliche e umane, una bellezza sublime che nobilita i due mondi, che si eleva dalla terra fino al cielo e che supera anche quest'ultimo... Maria è come la linea di demarcazione tra il creato e l'increato. Ella sola ha ricevuto i doni divini senza misura e Dio ha posto tutto nelle sue mani: ella è il luogo di tutte le grazie, la pienezza della bontà, l'immagine viva di ogni virtù; ella sola è stata ricolmata dei carismi dello Spirito Santo, ed e eccelsa su ogni creatura per la sua unione con Dio».
Abbiamo in questa descrizione gli elementi della bellezza spirituale. soprannaturale della Madre di Dio che il pittore e chiamato a rendere visibile con la sua arte. Il compito e però così arduo e cosi sublime da dover ricorrere a un grande numero di iscrizioni e di simboli che costituiscono ognuno una specie di finestra aperta sull'invisibile, sul soprannaturale, sull'ultraterreno. Questo fa dell'arte bizantina un'arte mistica e simbolica aperta sull'infinito.
3.3. I simboli e le iscrizioni
I simboli principali, accompagnati da iscrizioni a cui normalmente ricorre l'artista, sono i seguenti. La posizione frontale delle figure e gli occhi aperti rivolti allo spettatore hanno lo scopo di mettere il fedele che prega in diretto contatto con il modello raffigurato. Il fondo oro esprime la gloria celeste in cui vivono attualmente le figure rappresentate. Il nimbo dorato suggerisce la santità della Panaghia, o «Tuttasanta». Le tre stelle dipinte sul capo e sulle spalle di Maria simboleggiano la Aeiparthenos, o «perpetua verginità di Maria prima, durante e dopo il parto». Le Iscrizioni che figurano sulle icone mariane sono di due tipi. Le prime sono obbligatorie, le seconde facoltative. Quelle obbligatorie accompagnano le figure di Maria e del bambino. Quella che accompagna la figura di Maria è costituita dai due digrammi del nome di Maria, scritti in grandi caratteri, spesso ornati, ai due lati del capo della Madonna. Essi sono MP ΘY, abbreviazione per Meter Theou, o Madre di Dio. Questi due digrammi hanno soppiantato ben presto il nome Aghia Maria, o Santa Maria, che si incontrano in alcune rare raffigurazioni antiche. Essi corrispondono inoltre al nome Theotokos divenuto un nome proprio di Maria a partire del concilio di Efeso del 431, nel quale i Padri della Chiesa ravvisano la fonte di tutte le sue grandezze e di tutti i suoi privilegi. San Giovanni Damasceno (+749) cosi lo celebra: «Il solo nome Theotókos contiene tutto il mistero dell'economia della salvezza». Esso comprende anche per i bizantini la fonte nascosta della sublime bellezza della Madre di Dio.
Anche il bambino che siede in braccio o nel grembo della Madre è raffigurato in posizione frontale. Veste chiton. o tunica. e imation. o mantello color oro coperto di assist, ossia di una ragnatela di fili d'oro che esprimono la sua divinità. Ha la statura di un bimbo di tre anni, ma le sembianze sono di un adulto, per sottolineare il carattere soprannaturale e divino. Il nimbo è crociato, per indicare il Salvatore, e contiene il trigramma sacro O WN, o Yahweh, il nome rivelato da Dio a Mosè. Ai due lati del capo sono iscritti IC XC, per Gesù Cristo, Figlío di Dio e Dio lui stesso. La mano sinistra regge un rotolo di pergamena, simbolo della sapienza; la mano destra alzata suggerisce un segno di benedizione.
3.4. La litania dei nomi aggiunti
Un'altra iscrizione presente sulle icone della Madonna è facoltativa e scritta in bei caratteri sui lati del capo. Il nome può essere quello del tipo iconografico: Odigitria, Eleousa, Galaktotrophousa (Allattante), Glykophilousa (del dolce abbraccio), Agiosoritissa (della santa urna), Blachernitissa (di Blachernes), Nicopeia (Colei che dà la vittoria), ecc. In maggioranza dei casi il nome è tratto dai testi liturgici, dal nome di un santuario, da un luogo di culto o dalla pietà popolare.
I manuali di pittura propongono. ad esempio. i seguenti titoli mariani: Odigitria (Guida), Eleousa (della Tenerezza), Gorgoepikoos (Pronto soccorso), Platytera ton ouranon (Più vasta dei cieli), Pantanassa (Regina universale), Kyria ton angelon (Signora degli angeli), Panachrantos Despoina (Regina immacolata), Ypsilotera ton ouranon (Più alta dei cieli), Elpis ton christianon (Speranza dei cristiani), Fouera Prostasia (Temibile protezione), Chara ton christianon (Gioia dei cristiani), Paramithia ton thliuomenon (Consolazione degli afflitti), Rodon ton amaranton (Rosa immarcescibile), ecc. Questi titoli sono solo indicativi e non esauriscono il vastissimo numero di altri nomi che possono essere di luogo, di personaggio storico, di inno mariano, di miracolo, ecc.
3.5. Le icone mariane della Russia
In Russia. le icone della Madre di Dio costituiscono una delle espressioni maggiori della venerazione dei fedeli della Chiesa russa alla celeste patrona. Ovunque presenti, costituiscono, insieme alle icone di Cristo, il tesoro più prezioso. Il loro numero è così grande da non poter esattamente essere circoscritto. Basta qui ricordare che le icone mariane venerate prima della Rivoluzione russa superavano le mille. Almeno 230 giorni l'anno erano consacrati al loro culto. Di queste un grande numero non era di provenienza russa, eppure i russi le veneravano alla pari delle proprie. Ecco alcune cifre: 75 icone provenivano da Costantinopoli e dalla Grecia, 15 dal monte Athos, 19 dalla Georgia, 4 dalla Ucraina, 8 da Cipro. 3 rispettivamente dalla Romania, dall'Egitto e dalla Bulgaria. Altre 2 provenivano rispettivamente da Gerusalemme, dalla Serbia e dalla Polonia; 1 rispettivamente dall'Armenia, dall'Isola di Chio, dall'Asia Minore, da Corfù e dall'Ungheria. Non mancavano nemmeno icone mariane provenienti dall'Occidente: accanto, difatti, a un'icona proveniente dalla Spagna, esistevano ben 10 di origine italiana: di queste 5 provengono da Roma, e 1 rispettivamente dalla Sicilia, da Modena, da Loreto, da Firenze e da Venezia.
Tutte queste icone sono venerate, o nell'originale o anche nelle numerose repliche che ne sono state fatte, nei grandi santuari mariani sparsi nell'immenso paese e nelle cappelle modeste dei più piccoli villaggi; lo sono anche nelle case private nel cosiddetto «angolo bello» esistente in ogni casa della Russia o della diaspora. Per celebrare le icone mariane i russi hanno composto ufficiature proprie per quelle considerate taumaturgiche: per le altre si ricorre ai numerosi inni mariani contenuti nei libri liturgici e ad altri inni di composizione russa, in maggioranza Acatisti a imitazione del famoso inno Acatisto.
CONCLUSIONE
Abbiamo detto che l'icona è prima di tutto oggetto di culto. Questo significa che l'icona è sotto la diretta giurisdizione della Chiesa che obbliga l'artista a non inventare (o creare, come si suole dire adesso) il suo personaggio. Questo controllo si esercita durante la benedizione richiesta per ogni icona nuovamente dipinta. Il sacerdote, prima di procedere alla benedizione, verifica la corrispondenza del nome iscritto con la persona raffigurata. In caso positivo, pronuncia la preghiera di benedizione. Il rituale slavo propone la seguente preghiera di benedizione, accompagnata da aspersione con acqua benedetta e con incensazione: «Signore Dio Padre onnipotente. che ti sei degnato di scegliere tra tutto il genere umano una pura colomba e immacolata agnella, la sempre Vergine Maria, per essere la Madre del tuo Figlio unigenito, e l'hai santificata con la discesa dello Spirito Santo nella sua dimora, tu l'hai fatta più venerabile dei cherubini e dei serafini e più gloriosa di ogni creatura, orante e interceditrice di tutto il genere umano, benedici e santifica con la tua grazia nell'aspersione di quest'acqua santa questa icona dipinta in suo onore e ricordo, e a gloria di colui che da lei e nato, il tuo Figlio unico e consustanziale, e di te, suo Padre senza inizio, e del tuo santissimo, buono e vivificante Spirito, e fanne per tutti quanti pregheranno con fede davanti a essa, una sorgente di guarigione dalle malattie dell'anima e del corpo, di liberazione e protezione da tutte le calamità dei nemici, e fa' che le loro preghiere ti siano gradite. Per la misericordia del tuo unico Figlio. che da lei è nato nella carne, il nostro Signore Gesù Cristo, con il quale tu sei benedetto assieme al tuo santo. buono e vivificante Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen».
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