La presenza di Maria nei vari Tempi dell'Anno Liturgico
Data: Domenica 12 Giugno 2011, alle ore 16:27:29
Argomento: Culto


dal libro di Jesús Castellano Cervera, L'Anno Liturgico. Memoriale di Cristo mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1991, pp.203-208.



L'inserimento della memoria della Vergine nell'anno liturgico permette di far emergere lo stretto legame tra la memoria della Madre ed i misteri del Figlio.
In questa annuale celebrazione sono ovviamente privilegiati i momenti dell'attesa e della nascita del Salvatore che fin dai tempi antichi hanno costituito la radice della commemorazione di Maria nell'anno liturgico. Meno vistosa la presenza di Maria nel mistero pasquale, nella sua preparazione quaresimale e nel suo prolungamento fino alla Pentecoste che pure in altre liturgie orientali è più equilibrata.

a. Maria nel tempo di Avvento

La MC enuncia sinteticamente l'importanza di questo tempo:
«... nel tempo di Avvento, la liturgia... ricorda frequentemente la beata vergine soprattutto nelle ferie dal 17 al 24 dicembre e, segnatamente, nella domenica che precede il Natale, nella quale fa risuonare antiche voci profetiche sulla Vergine Madre del Messia e legge episodi evangelici relativi alla nascita imminente del Cristo e del suo Precursore» (n. 3).
In realtà, tutto il tempo di Avvento diventa una celebrazione di quella economia dell'AT nella quale ella è già presente. Nel breve spazio delle quattro settimane si accumulano tre celebrazioni misteriche: la solennità dell'Immacolata Concezione, l'annunzio a Maria e la visitazione ad Elisabetta; il primo mistero ha una celebrazione autonoma, mentre gli altri due, commemorati nella settimana che precede il Natale, avranno nel corso dell'anno liturgico un'altra appropriata memoria. Nelle ferie dal 17 al 24 dicembre Maria diventa protagonista del mistero, testimone silenziosa del compimento delle promesse; si leggono i vangeli dell'infanzia e quindi gli episodi in cui Maria appare come protagonista nell'annunciazione e nella visitazione. Nei formulari della messa sono stati ricuperati preziosi testi eucologici fra i quali bisogna segnalare la colletta del 20 dicembre, mirabile sintesi di teologia e di pietà ispirata con qualche modifica ad una orazione del Rotolo di Ravenna; notevole anche per l'allusione allo Spirito Santo e ai doni eucaristici la preghiera sopra le offerte della IV domenica di Avvento, ispirata al Sacramentario di Bergamo. Condensa la spiritualità dell'attesa di cui Maria diventa il modello della Chiesa nell'Avvento l'inciso del prefazio II: «La Vergine Madre lo attese e lo portò in grembo con ineffabile amore».
Per tutti questi motivi liturgici, ampiamente commentati dai Padri nelle letture dell'ufficio divino, il tempo di Avvento ed in maniera speciale l'ultimo tratto dell'attesa è un tempo particolarmente adatto per celebrare il culto della Madre del Signore; è notevole l'equilibrio con cui Maria viene presentata, tutta protesa verso il Figlio che attende, fedele serva del mistero che è stato affidato alla sua obbedienza nella fede.

b. Maria nel tempo di Natale

La ricchezza di riferimenti evangelici alla presenza di Maria nella nascita del Salvatore e nei primi episodi che la seguono fanno del tempo di Natale «una prolungata memoria della maternità divina, verginale, salvifica di Colei la cui 'illibata verginità diede al mondo il Salvatore» (MC 5). In questo tempo si accumulano i riferimenti alla nascita di Gesù e alla adorazione dei pastori; si celebra la sacra Famiglia che ricorda la presenza di Maria accanto a Giuseppe a Betlemme ed a Nazareth; si ricorda la circoncisione e l'imposizione del nome, la presentazione al tempio, la adorazione dei magi; la chiesa ha ricuperato per questo tempo anche la solennità della santa Madre di Dio della quale si parlerà più avanti.
Come si può apprezzare si tratta di un ciclo breve e carico nel quale i motivi mariani sono costanti nel Messale, nel Lezionario e nella liturgia delle ore.
Alla mancanza di riferimenti mariani nei prefazi di Natale e di Epifania supplisce lo speciale ricordo contenuto nel «Communicantes» proprio del Natale nel canone romano. La solennità dell'Epifania mostra Maria quale trono della Sapienza e Madre del Re delle genti che offre il suo Figlio per essere adorato dai magi venuti dall'Oriente (MC 5). Diversi formulari della messa per il tempo di Natale sottolineano la maternità di Maria e la sua funzione personale nel mistero della salvezza.
Anche il tempo di Natale, idealmente protratto fino alla presentazione del Signore al tempio - come ricorda la monizione iniziale della antica festa - si considera come celebrazione della maternità di Maria e del suo ruolo nella manifestazione del Signore come Salvatore; in questo contesto bisogna cogliere l'episodio della presenza di Maria alle nozze di Cana, ricordato globalmente anche nell'Epifania, proposto dalla Chiesa nella II Domenica per annum del ciclo C. Maria dopo aver dato alla luce il Salvatore lo addita a tutti perché sia accolto come Signore nella fede dei veri discepoli.

c. Maria nel tempo pasquale e nella sua preparazione

L'esortazione MC tace a proposito della presenza di Maria nel ciclo liturgico di quaresima e del tempo pasquale. Questo silenzio è stato notato ed interpretato in diverse maniere; forse la mancanza di elementi validi per elaborare una sintesi ha consigliato il silenzio.
Rimane chiaro che la presenza della Vergine nella liturgia quaresimale e in quella del tempo di pasqua non è così evidente come nei tempi di Avvento e di Natale. Anzi, da più parti si è auspicato in tempi recenti un maggiore arricchimento mariano nella celebrazione del mistero pasquale per sottolineare la presenza attiva e privilegiata di Maria accanto al Figlio, come testimonia il Vangelo di Giovanni 19,25-27. La questione merita un po'di attenzione da parte nostra
Notiamo innanzitutto che il genio e la tradizione della liturgia romana in questo caso non hanno dato tanto spazio alla presenza della Vergine nella celebrazione del mistero pasquale come altre liturgie, specialmente quella bizantina; a questa mancanza di elementi liturgici ha corrisposto d'altra parte in Occidente un ampio sviluppo della religiosità popolare che sottolinea volentieri la presenza di Maria ai piedi della croce, la sua desolazione, la gioia dell'incontro con il Cristo Risorto.
Anteriormente, la liturgia romana anticipava la sofferta partecipazione della Madre al mistero pasquale di Cristo nel venerdì prima della domenica delle Palme; questa memoria è scomparsa per conservare una più grande linearità alla celebrazione della quaresima.
Una accurata analisi dei testi liturgici del triduo pasquale ci mostra che nella sobrietà e nello stile eucologico della liturgia romana la Vergine non è affatto assente come si crede.
Già nell'ufficio delle letture del giovedì santo, la chiesa propone la lettura dell'omelia pasquale di Melitone di Sardi con quel significativo ricordo di Maria, «agnella senza macchia» che possiamo riconoscere come uno dei testi liturgici più antichi sulla Madonna. Il canto che accompagna la reposizione del santissimo sacramento dopo la messa «in Coena Domini» non lascia di ricordare l'intimo legame che esiste fra l'Eucaristia e Maria: «fructus ventris generosi...nobis natus ex intacta Virgine».
Nel venerdì santo della passione del Signore l'antico inno liturgico «Pange lingua gloriosi lauream certaminis» ricorda nella storia della salvezza l'incarnazione e la funzione materna di Maria; questo Inno proposto per la liturgia delle ore della settimana santa viene segnalato per l'adorazione della croce.
Nella celebrazione della passione del Signore viene letta la pericope che ricorda Maria ai piedi della Croce. Nella vigilia pasquale la Santa Madre di Dio viene invocata nelle litanie, ricordata nella professione di fede battesimale, nel «Communicantes» del canone romano. Il canto del Regina coeli può fin dalla veglia pasquale unire il gaudio della Chiesa alla gioia della Madre che contempla il Figlio Risorto, consacrandone l'uso che darà la chiesa fino alla pentecoste.
Forse questi sobri riferimenti ed altri che si trovano nelle preci della liturgia delle ore, possono lasciare insoddisfatti e non colmano il bisogno celebrativo di tante espressioni di pietà popolare.
Per speciale concessione della santa sede alcuni rituali particolari prevedono al venerdì santo la commemorazione della Vergine ai piedi della croce subito dopo la adorazione della croce; ed il saluto alla Vergine Madre del Risorto alla fine della veglia pasquale.
In realtà, nulla vieta che si esegua alla fine dell'adorazione della croce il canto di alcune strofe della sequenza Stabat Mater, precedute eventualmente da una monizione che ne sottolinei il senso preciso; e non c'è difficoltà per intonare alla fine della veglia il Regina coeli convenientemente introdotto con una monizione che ne specifichi il senso di un ricordo esplicito della Madre del Cristo Risorto.
Altri elementi forse sono superflui e non si inseriscono nella armonia delle celebrazioni del rito romano. Si potrebbe invece favorire una degna celebrazione del Sabato santo, come momento particolarmente forte dell'esperienza di Maria, tra la croce e la risurrezione; la tradizione latina ed orientale offrono elementi validi per la composizione di una celebrazione di lettura e di preghiera che colmi il vuoto celebrativo del Sabato santo in una intensa speranza della Pasqua come quella che fioriva nel cuore della Madre. È forse il momento di celebrare l'ora della Madre, secondo valide proposte già collaudate.
Durante il tempo pasquale, fino alla pentecoste, la Chiesa ripete con gioia il Regina coeli; nei formulari di messe votive della Madonna per questo tempo e per la preparazione prossima alla pentecoste Ci sono elementi validi per una celebrazione e per la catechesi. La sobrietà di riferimenti a Maria in questo tempo è un invito a fissare, come lei, gli occhi ed il cuore nel volto del Risorto e nelle sue parole, col senso nuovo che offre l'esegesi di Cristo Maestro alla luce della Risurrezione.
Forse meriterebbe qualche cenno mariano in più la festa dell'Ascensione del Signore, alla luce almeno dell'icona di questa festa, come appare fin dall'Evangeliario di Rabula (s.VI) e in antichissime icone del Sinai, dove Maria occupa il posto centrale quale madre dei discepoli di Gesù e figura della chiesa.
Lo stesso si dica della pentecoste e della sua prossima preparazione negli ultimi giorni del tempo pasquale; lo chiede la menzione degli Atti degli Apostoli 1,14 che ricorda la presenza attiva di Maria al Cenacolo.
Nella liturgia quaresimale i riferimenti alla Madonna sono piuttosto scarsi, ridotti qua e là a qualche menzione nelle intercessioni del vespro. Ma l'implicita presenza di Maria, suggerisce nel discreto silenzio su di lei, la sua esemplarità per la chiesa nel cammino verso la Pasqua, l'attento ascolto della parola che caratterizza questo tempo, sul suo esempio, il fedele adempimento della volontà di Dio, il grande pellegrinaggio della fede in cui questo tempo di grazia diventa «sacramento».
In Maria, pur nel suo silenzio, un modello per vivere la preparazione alla Pasqua, fatti discepoli di Cristo, per arrivare con lei fino alla croce e alla risurrezione.

d. Maria nel tempo ordinario

Nella liturgia del tempo ordinario che copre un ampio arco dell'anno liturgico e che è da ritenere di grande importanza, la memoria quotidiana della Vergine trova il suo posto nella celebrazione eucaristica e nella liturgia delle ore.
Ricordiamo che il canto del Magnificat viene spesso ripreso, in alcuni dei suoi motivi, nella colletta del vespro del ciclo delle quattro settimane del salterio, ad iniziare dal lunedì della prima settimana così la preghiera della Chiesa si ispira ai sentimenti e alle parole della Madre.
La memoria del sabato conferisce il ritmo mariano alla settimana, sia con la celebrazione della memoria esplicita, con i testi proposti nel proprio di questa memoria, sia con elementi significativi quali la colletta dell'ora sesta e la bella litania di preci delle lodi del sabato della terza settimana. MC rileva in genere la presenza di Maria nel Lezionario e nella Liturgia delle ore ed il contributo mariano offerto da questo ricordo alla meditazione della parola e alla preghiera della Chiesa (MC 12-13).


 







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