L'Assunta, emblema della speranza in Jung
Data: Venerdi 24 Giugno 2011, alle ore 10:31:59
Argomento: Cultura


da Sabino Palumbieri, Maria assunta risposta divina al dolore umano, in AA. VV., L'Assunzione di Maria Madre di Dio. Significato storico-salvifico a 50 anni dalla definizione dogmatica, PAMI, Città del Vaticano 2001, pp. 346-349.



È significativa la posizione di Carl Gustav Jung circa il dogma dell'Assunta"117. Lo rilegge in chiave psicoanalitica, a livello della sua ermeneutica di simbologia archetipo. La formulazione di questa verità di fede viene considerata come espressione storica dell'anelito primordiale della speranza, presente già nell'inconscio collettivo, in risposta al grido del dolore umano.
L'Autore evidenzia il carattere simbolico-psicologico della proclamazione dogmatica, in chiave di sbocco significativo della marea montante di sofferenze, angosce e tragedie. Riferendosi alle simbologie icastiche dell'Apocalisse, dice: «Il flusso di sentimenti negativi sembra essere inesauribile e gli avvenimenti paurosi continuano a succedersi l'un l'altro. Dal mare escono mostri muniti di corna (cioè provvisti di potenza), nuova prole dell'abisso. Di fronte a questo strapotere delle tenebre e della distruzione è comprensibile che la coscienza umana angosciata cerchi intorno a se una montagna su cui salvarsi, un punto d calma e di sicurezza. Giovanni intreccia perciò qui in maniera acconcia una visione dell'Agnello sul Monte Sion (cap. 14), dove i centoquarantaquattromila eletti e salvati sono riuniti intorno all'Agnello»118.
Jung saluta l'evento della proclamazione del dogma come «il più importante evento religioso dai tempi della Riforma. Si tratta di una pietra dello scandalo per una mente priva di sensibilità psicologica»119.
E questo perché sull'evento del 1° novembre del '50 si è attuata la confluenza plurisecolare di innumerevoli movimenti popolari, che avevano creduto e sostenuto tale verità. Ma tali movimenti hanno alla base il bisogno psichico di decodificazione. Jung accentua la rilevanza che Pio XII dà alla tradizione popolare: «Il metodo dell'argomentazione papale è però del tutto chiaro e lampante per una mente dotata di sensibilità psicologica, in quanto si appoggia in primo luogo alle indispensabili prefigurazioni e in secondo luogo su di una tradizione di testimonianze più che millenaria. Il materiale di prova che dimostra l'esistenza dei fenomeni psichici è perciò più che sufficiente. La circostanza che si tratti dell'affermazione di un fatto fisicamente impossibile non cambia assolutamente nulla, in quanto tutte le affermazioni religiose sono altrettante impossibilità fisiche. Se non lo fossero, dovrebbero venir trattate nell'ambito delle scienze naturali. Esse si riferiscono però tutte alla realtà dell'anima e non a quella del mondo fisico»120.
Jung si propone, con i suoi strumenti psicanalitici, di scandagliare il profondo della coscienza collettiva e del suo inconscio, che a suo parere sarebbero il vero movente121.
«Per la nostra epoca è psicologicamente significativo che nell'anno 1950 la fidanzata celeste sia stata unita al suo fidanzato. Per l'interpretazione di questo avvenimento non vengono presi in considerazione, naturalmente, soltanto gli argomenti ai quali si riferisce la Bolla papale, ma anche la prefigurazione nelle nozze apocalittiche dell'Agnello e nell'anamnesi anticotestamentaria della Sophía. L'unione nuziale del talamo rappresenta lo hierósgamos e questo a sua volta rappresenta il prologo all'incarnazione, cioè alla nascita di quel salvatore, considerato, sin dall'antichità come il filus solis et lunae, come il filius sapientiae e come la corrispondenza di Cristo»122.
Lo hierósgamos  qui rappresenta l'unione del Figlio con la Madre al livello di intima collaborazione nella salvezza degli uomini.
Entrando più nel cuore dell'ermeneutica junghiana dell'evento dogmatico, va ricordata l'affermazione dell'Autore che «la posizione soddisfò ai bisogni dell'archetipo. Il nuovo dogma è l'espressione di una rinnovata speranza di adempimento dell'aspirazione, che si muove nel più profondo dell'animo, alla pace e all'equilibrio tra i contrari tesi e minacciosi»123.
Jung esamina anche le opposizioni al nuovo dogma non solo di marca protestante, ma anche «all'interno della Chiesa cattolica. [...] Comunque, un certo razionalismo appare più adatto al protestantesimo che non allo spirito cattolico. Quest'ultimo lascia campo libero al secolare processo di sviluppo del simbolo archetipo e riesce a far accettare questo nella sua forma originale senza preoccuparsi delle difficoltà di comprensione e delle obiezioni critiche. È qui che la Chiesa cattolica rivela il suo carattere materno lasciando che l'albero che cresce dalla sua matrice si sviluppi secondo la legge che gli è propria»124.
Qui si afferma nella lettura della definizione dogmatica lo sbocco di una esplosione di attese e di speranze nel superamento del male imperversante e nell'esperienza del dolore cupo. «Non c'è nulla di sorprendente, perciò se nella profondità dell'inconscio collettivo e al tempo stesso nelle masse sorge la speranza o meglio l'attesa di un intervento divino. La dichiarazione papale, esprimendo questa aspirazione, la conforta»125.
Jung plaude al coraggio dimostrato dalla Chiesa cattolica nell'area delle Chiese cristiane, in quanto ha sostenuto e tenacemente voluto la proclamazione di contro a tante obiezioni interne e rifiuti esternino.
Se un messaggio comune si può ricavare dalle osservazioni di Jung nella sua riflessione Risposta a Giobbe, può essere trovato nel principio che la verità di fede dell'Assunzione è perfettamente combaciante con la struttura d'essere dell'uomo come animal sperans, come anelito alla pace alla comunione alla beatitudine perfetta. Che trova in Maria assunta l'universale concreto. Lo homo patiens interroga Dio. La mulier patiens, che il sigillo dell'Assunzione a trasformato in mulier gaudens, è la risposta di Dio alla ricerca di senso dell'immane sofferenza dell'uomo.

NOTE

117 C. G. JUNG, Risposta a Giobbe, in ID., Opere complete, IX, pp. 337-457.
118 Ibidem, p. 425. Jung annota che «forse indicativo il fatto che qui non si parli più della "moltitudine immensa che nessuno poteva contare d'ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, descritta in Apocalisse 7,9.
119 Ibidem, pp. 444-445
120 Ibidem, p 445.
121 «La proclamazione del nuovo dogma avrebbe potuto fornire un motivo all'esame degli sfondi psicologici. È stato interessante osservare che, tra i numerosi articoli di fonte sia cattolica che protestante, pubblicati in occasione della dichiarazione solenne, a quanto ho avuto modo di vedere, non è stato possibile trovarne uno solo che abbia messo in rilievo in alcun modo il suo vero movente, indubbiamente potentissimo, cioè il movimento popolare e il bisogno psichico che ne era alla base. [...] Poteva specialmente dar da pensare il fatto che erano spesso bambini coloro che avevano le visioni, poiché in casi simili è sempre all'opera l'inconscio collettivo» (Ibidem, p. 442).
122 Ibidem, pp. 442-443.
123 Ibidem, p. 446.
124 Ibidem, p. 446.
125 Ibidem
126 «Come mai, dal punto di vista protestante, si è potuto trascurare ciò? [Si riferisce all'opportunità unica, in un tempo di disperazione, di offrire l'espressione più dell'anima che dell'animus, di presentare cioè più una risposta in chiave materna della logica del cuore, che paterna della logica razionale, agli uomini alla ricerca del significato del dolore]. Si può spiegare questa incomprensione soltanto constatando che i simboli dogmatici e le allegorie ermeneutiche hanno perduto il loro senso per il razionalismo protestante» (Ibidem).
 







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