Coro mirabile per l'Assunta
Data: Martedi 27 Settembre 2011, alle ore 15:59:07
Argomento: Dogmi


Quello che sessantuno anni fa portò alla proclamazione del dogma dell'Assunta. Dalla rivista "La Madonna della Neve", n. 7 - agosto - settembre 2011, pp.12-13.

 

«L'attenzione dell'universo cattolico è rimasta fissa durante questi tre ultimi anni sul "nuovo dogma" definito da Pio XII il 1° novembre 1950 in ambiente di una solennità straordinariamente impressionante. Nessuno tra le centinaia di migliaia di spettatori, attratti da una visione quasi celeste, dimenticherà mai quest'apertura dell'aldilà nelle nostre umane contingenze».Queste parole sono state scritte nel 1952 da un teologo di Lovanio che svolgerà un ruolo importante nel Concilio Vaticano II, come segretario della Commissione dottrinale, Gérard Philips.Tra l'altro sarà proprio grazie alla sua opera che vedrà la luce il documento sulla Chiesa, Lumen Gentium, e quindi anche il capitolo VIII relativo a Maria, madre del Signore.
Effettivamente il 1° novembre di 61 anni fa fu una giornata memorabile nella storia della Chiesa cattolica. Allora, in presenza e in comunione con il collegio cardinalizio, con 700 vescovi e con la folla delle grandi circostanze, Pio XII riconobbe opportunamente la solennità di quel momento: «Come scosse dai palpiti dei vostri cuori e dalla commozione delle vostre labbra, vibrano le pietre stesse di questa patriarcale basilica e insieme con essa pare che esultino con arcani fremiti gli innumerevoli e vetusti templi, innalzati per ogni dove in onore dell'Assunta».

Il «consenso dei fedeli»

La profonda commozione di quel giorno è proporzionale all'imponente lavoro di ricerca storica, di riflessione teologica, di amorosa meditazione sul mistero della Vergine Maria. Giustamente Pio XII per definire l'assunzione si richiama al fatto ecclesiale (factum ecclesiae, dicono i teologi; alla vita stessa della Chiesa, diciamo noi), cioè il sentimento dei fedeli (sensus fidelium) favorevole alla prerogativa finale della Vergine. Una percezione e un sentimento che si tramutano in un vero e proprio consenso (consensus fidelium) verificato dal magistero della Chiesa.
Nel documento di promulgazione del dogma, la costituzione apostolica Munificentissimus Deus si legge: «Dal consenso universale del magistero ordinario della Chiesa si trae un argomento certo e sicuro per affermare che l'assunzione corporea della beata Vergine Maria al cielo - la quale, quanto alla celeste glorificazione del corpo virgineo dell'augusta Madre di Dio, non poteva essere conosciuta da nessuna facoltà umana con le sole forze naturali - è verità da Dio rivelata».
Qualche giorno prima, rivolgendosi ai cardinali, Pio XII ricordava la lettera da lui inviata nel 1946 a tutti i vescovi. In essa chiedeva loro di pronunciarsi su questo nuovo dogma. Le risposte documentavano la presenza di un «coro mirabile e quasi unanime» delle voci dei pastori e dei fedeli, che professavano la stessa fede e chiedevano la stessa cosa «come sommamente desiderata da tutti». E il papa concludeva: «Poiché' la Chiesa cattolica tutta non può ingannare né essere ingannata, tale verità, fermamente creduta dai pastori e dal popolo, è stata rivelata da Dio e può essere definita con la nostra suprema autorità».

La Chiesa non inventa, la Chiesa scopre

Sia chiaro: il popolo cristiano non «inventa» il dogma dell'assunzione! I fedeli semmai lo riconoscono presente all'interno del patrimonio rivelato da Dio. E anche l'imponente raccolta di firme tra i cristiani che accompagnò la vigilia dell'evento del 1° novembre 1950 deve collocarsi in questa prospettiva. Sono invece ricordati all'ingresso della Basilica di S. Pietro i vescovi che invitarono il Pontefice a procedere nella promulgazione del dogma.
Il primo a chiedere esplicitamente la definizione dogmatica dell'assunzione sembra essere stato il servo di Maria Cesario Shguanin (1692-1769), mediante una lettera indirizzata a papa Clemente XIII che la rimise alla Congregazione del Santo Uffizio. Poco dopo la definizione dell'Immacolata (1854), Isabella di Spagna, su suggerimento del confessore, Sant'Antonio Maria Claret, indirizza a Pio IX la medesima domanda, rilevando che anche il re la condivide. Il tentativo fu ripetuto in occasione del Concilio Vaticano I; ritornò agli inizi del XX secolo per opera del beato Bartolo Longo, il quale, poi, riprovò nel 1925, ancora senza successo. Comunque dal 1921 al 1940 si ebbero ben 6.411.000 petizioni, mentre nei sessant'anni precedenti se ne ebbero 1.615.000. Tutta questa documentazione fu resa nota mediante due grossi volumi pubblicati col permesso del Santo Padre. L'apparizione di questi testi diede nuovo impulso al movimento assunzionistico, tanto che Pio XII, il primo maggio 1946, con l'enciclica Deiparae Virginis, invitò i vescovi ad esprimere un parere sulla definibilità dell'assunzione e sulla sua opportunità. Ben 1169 vescovi su 1191 risposero in senso affermativo. I rimanenti 22 manifestarono qualche dubbio, in genere sull'opportunità della definizione. Qualcuno, forse con un po' di malizia, ha definito questa operazione «un concilio per posta».
Si raggiungeva così un consenso non solo morale ma anche matematico, un motivo in più per procedere alla proclamazione del dogma.







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