Ausiliatrice nel quotidiano
Data: Martedi 7 Agosto 2012, alle ore 13:14:19
Argomento: Società


Un articolo di Mario Scudu in Maria Ausiliatrice, Anno XXXII, n. 3 - 2011, pag. 25



Con impressionante chiarezza san Giacomo apostolo ci ricorda che: “la fede senza le opere è morta” (Gc 2,26). Questa fede o trasforma e plasma tutta la nostra vita (diventa totalizzante) o non è fede profonda. E la vita la intendiamo con tutte le sue stagioni, belle o brutte, con i suoi giorni caldi o freddi, con i suoi alti e bassi, “nella buona e nella cattiva sorte”, cioè nella salute o malattia. Quindi non solo la domenica, più leggera perché senza i soliti impegni, ma specialmente nei giorni feriali quando le “opere” da compiere (i nostri doveri professionali) li sentiamo pesanti e stressanti. La fede quindi vista come motore spirituale del proprio vissuto quotidiano, fatto di piccole o grandi azioni.
Questo lo possiamo dire anche della devozione a Maria di Nazaret, la Madre di Gesù. O la sentiamo vicina esistenzialmente come costante modello di fede e comportamento, oppure la nostra devozione è debole e inconsistente. Su questo ha insistito anche Teresa di Lisieux. Di lei non abbiamo ponderosi volumi di mariologia, ma poche illuminanti parole sotto forma di poesia (200 versi) in “Perché ti amo, Maria”. Maria è per lei non tanto la regina, inaccessibile quanto grande, potente quanto estranea, ma è soprattutto una Madre, la Madre di Gesù. La Maria di Teresa è quella che emerge dai Vangeli “sofferente e mortale”, capace di “tacere e di nascondersi”, “umile donna tra le donne di Nazaret”. Una Madre capace di “gioire e di piangere”, tutta occhi e premure come a Cana, umile tra la gente umile che ascoltava suo Figlio, senza reclamare la prima fila (nessun minaccioso “Lei non sa chi sono io”!). Una Madre coraggiosa e fedele, che ha posto la vita tutta in relazione alla missione del Figlio, fino a seguirlo ai piedi della Croce, condividendone il dolore, fino a morire con Lui senza morire. Una Madre molto terrena, vicina alla nostra vita di ogni giorno, una sorella maggiore più che una sovrana. Una come noi, ma nello stesso tempo molto più di noi, da amare e imitare non solo da ammirare, o celebrare in qualche processione. Teresa fece un rimprovero ai predicatori del suo tempo (e del nostro?) affermando che tutte le prediche ascoltate l’avevano lasciata fredda. “Perché una predica sulla Vergine Maria dia frutto, è necessario mostrare la sua vita reale, così come il Vangelo ce la mostra. La sua vita a Nazareth e anche più tardi dovette essere totalmente ordinaria. Bisognerebbe dire che ella viveva di fede come noi e portare le prove tolte dal Vangelo”. E Teresa contempla Maria nella sua ordinarietà, fatta di piccole cose quotidiane, faccende familiari e sociali da sbrigare. Riflette su tutte le azioni e tutte le attenzioni che una mamma deve avere per il proprio bambino piccolo e che anche Maria ebbe per il piccolo Gesù che non “recitava” a fare il bambino ma lo era davvero. Con tutti i piccoli e talvolta grandi problemi che un bambino pone e che Maria certamente ha affrontato. Tutto questo come ogni buona mamma, con tutta la fede e tutto l’amore di cui ella disponeva, dispiegato nelle innumerevoli piccole azioni quotidiane. In altre parole Teresa, dottore della Chiesa, ci insegna a guardare Maria con “occhi feriali” come la nostra ausiliatrice nella vita quotidiana, per fare di questa un avvenimento di salvezza, come lei.

 

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