Maria e la Comunità che celebra l'Eucaristia
Data: Domenica 13 Settembre 2009, alle ore 17:42:41
Argomento: Culto


A. AMATO, Eucaristia, in S. DE FIORES – S. MEO (a cura di), Nuovo Dizionario di Mariologia, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano), 1987, 527-528.

1. Maria nella Comunità che celebra l'Eucaristia

1.1. Un tema ancora poco trattato
Nonostante l’indiscussa verità teologica ed esperenziale della presenza di Maria nella comunità ecclesiale che celebra l’Eucaristia, essa, tuttavia, solo raramente ha accentrato su di sé l’interesse dei teologi. Essi, infatti, si sono concentrati su aspetti particolari di questo rapporto come Maria – Chiesa; Maria – Eucaristia; Chiesa – Eucaristia, ma solo rarissimamente su tutti e tre contemporaneamente.
a) Nella relazione Maria – Chiesa, viene sottolineato il fatto che il popolo credente riconosce nella Chiesa la famiglia che ha per madre la Madre di Dio. Maria è, cioè, ritenuta madre della Chiesa, così come nel 1964 venne proclamata da papa Paolo VI al termine della III sessione conciliare. Divenuta, a ragione del suo “Fiat”, Madre di Cristo, capo del corpo mistico, Maria divenne madre della Chiesa. Sul Calvario, affidando a Maria il suo discepolo, Gesù riteneva in un certo senso conclusa, con la sua morte, la maternità umana di lei, per inaugurarne la maternità spirituale. Maria e la Chiesa, sono indissolubilmente unite nella vocazione alla maternità: entrambe concorrono al generare il corpo mistico di Cristo: «l’una e l’altra madre di Cristo, anche se nessuna di esse genera tutto il corpo senza l’altra», come afferma Isacco della Stella.
b) Nella relazione Chiesa – Eucaristia, vengono sottolineati gli strettissimi legami tra le due realtà, tanto che de Lubac esclama: «E’ la Chiesa che fa l’Eucaristia, ma è anche l’Eucaristia che fa la Chiesa», nel senso che tra l’una e l’altra intercorre una reciproca causalità: ognuna, per così dire, è stata affidata all’altra dal Salvatore. Secondo la Lumen Gentium, l’Eucaristia è nella Chiesa fonte e culmine di tutta la vita cristiana, perché è il sacramento che fa continuamente vivere e crescere la Chiesa e ne manifesta il vero volto e l’unità. (26)
c) La relazione Maria – Eucaristia e Maria – Comunità che celebra l’Eucaristia, è un tema inusuale nella grande teologia. Essa sembra appartenere alla letteratura devota, spirituale, al mondo dell’intuizione più che a quello della riflessione teologica e speculativa e tutti sappiamo come, fino a non molto tempo fa, il mondo della devozione o della pietà popolare, non veniva ritenuto come significativo nell’ambito della riflessione teologica. Un ulteriore motivo di tale emarginazione si può riscontrare nel fatto che i tre elementi dell’asserto Maria – Comunità ecclesiale – Eucaristia, sembrano essere tutti e tre partire dal basso, dalla parte del sensibile, piuttosto che dall’alto, dalla parte dell’Assoluto che è Dio. Essi, infatti, non hanno consistenza in se stessi, ma rimandano decisamente ad una presenza senza la quale resterebbero difficilmente correlati e con la quale, invece, si illuminano a vicenda. Tale presenza, che dà senso e valore all’asserto, è Cristo, figlio di Maria, realmente presente nel suo corpo mistico e nel suo corpo eucaristico. Insomma, come affermava Paolo VI nella Marialis cultus: «Nella Vergine Maria [e noi possiamo aggiungere: “nella Chiesa che celebra l’Eucaristia”], tutto è relativo a Cristo e tutto da lui dipende»

1.2. Una realtà vissuta dai fedeli
Ancorati i termini Maria – Comunità che celebra l’Eucaristia al loro necessario centro e punto di riferimento che è Cristo, possiamo aggiungere che ultimamente le tematiche della pietà popolare «considerate meno pure e talvolta disprezzate» come afferma Paolo VI, sono state rivalutate ufficialmente nel loro giusto contesto di fede. Il documento dei vescovi di Puebla del 1979, ad esempio, ritiene la pietà popolare «autentica espressione della fede cattolica» Lo stesso documento afferma che essa è un insieme di valori che rispondono con saggezza cristiana ai grandi interrogativi dell’esistenza. La sapienza popolare cattolica possiede una capacità di sintesi vitale, così congiunge creativamente il divino e l’umano, Cristo e Maria, spirito e corpo, comunione e istituzione, persona e comunità, fede e patria, intelligenza e affetto. Essa avverte ancora la presenza trinitaria; il sentimento della provvidenza di Dio Padre; Cristo celebrato nel mistero dell’Incarnazione e nella sua crocifissione; nell’Eucaristia e nella devozione al S. Cuore; l’amore a Maria che diventa parte dell’identità dei popoli e caratterizza la loro pietà. A questa rivalutazione teologica sta contribuendo anche una svolta nella storiografia internazionale, non più ancorata alla sola storia per vertici – o storia qualitativa o dall’alto – ma aperta anche al riconoscimento del contributo storico di un popolo intero nella globalità delle sue espressioni e manifestazioni individuali e sociali, religiose e civili, private e pubbliche in un determinato spazio – tempo. Di qui il sorgere di una storia quantitativa che può offrire un notevole contributo alla comprensione e alla valutazione della pietà popolare. Questa pietà, profondamente vissuta e manifestata, unisce intimamente Maria alla Chiesa e all’Eucaristia. La fede cattolica, insomma, vive di queste tre realtà perfettamente in sintonia tra di loro. Maria, cioè, è una presenza viva e significativa nella comunità che celebra l’Eucaristia. Questa relazione, dunque, merita di maggiore attenzione ed esplicitazione, dato che il legame stretto e naturale esistente, nella prassi cattolica contemporanea e nella pietà popolare della materna presenza di Maria nella comunità ecclesiale che celebra l’Eucaristia è innegabile. In questo caso, possiamo davvero parlare di intuito da parte dei fedeli, che colgono in modo immediato la verità di tale asserto nel suo centro fontale che è Cristo, e nei suoi collegamenti interni esistenti tra Maria – Chiesa – Eucaristia.

2. Dimensione eucaristica e mariana del vissuto ecclesiale

2.1. Constatazione di un fatto
Il vissuto ecclesiale, da sempre, è caratterizzato nella sua prassi da una decisa dimensione eucaristica e mariana. Questo è un dato facilmente constatabile nella liturgia sia occidentale che orientale, le feste, la pietà popolare, i santuari mariani, la spiritualità dei movimenti contemporanei anche giovanili, le grandi e piccole famiglie religiose. Ad esempio, nella spiritualità salesiana, secondo l’indicazione di Don Bosco, la Chiesa, rappresentata dal papa, attraversa indenne il mare del mondo in tempesta soltanto se rimane ancorata a due salde colonne: quella della Vergine e quella dell’Eucaristia. Anche a Lourdes, dove imponente si avverte la presenza di Maria, si riscontra con altrettanta evidenza, che il centro della preghiera individuale e comunitaria è l’Eucaristia. In tutte le nostre chiese, la presenza della Vergine è scontata come quella dell’Eucaristia. Nella tradizione orientale, la Vergine, oltre ad essere invocata come da noi nella S. Liturgia, è anche rappresentata di fronte all’altare nell’iconostasi che deve necessariamente portare, oltre all’immagine di Gesù, anche quella della Vergine detta dell’euanghelismos, che segna l’inizio della nostra redenzione. Maria, dunque, è sempre vista come strettamente associata a suo Figlio nella comunità che celebra l’Eucaristia per cui, nella coscienza dei fedeli, il culto mariano ha una nota cristologica unita ad una dimensione specificamente eucaristica.

2.2. Fondamenti biblici
A prima vista i dati biblici sembra non dicano nulla sul rapporto esistente tra Maria e la comunità che celebra l’Eucaristia, o semplicemente, tra Maria e l’Eucaristia. Ci sono passi che accennano alla partecipazione della prima comunità cristiana alla cena del Signore (1Cor 11,16-20) o alla frazione del pane (At 2, 42-47; 20,7). Si fa notare, quindi, che anche Maria molto probabilmente si sia inserita nella vita comunitaria, partecipando all’Eucaristia, presieduta dagli Apostoli. Alla domanda se anche Maria ha partecipato all’Ultima Cena, la risposta affermativa non si può escludere almeno per due motivi: 1. Secondo Gv 19,27 Maria era a Gerusalemme proprio in quei giorni; secondo l’uso ebraico della cena pasquale, spettava alla madre di famiglia – e spetta tutt’ora – accendere le luci. Può darsi sia stata proprio Maria ad adempiere a questo compito anche nell’Ultima Cena.Altro indizio può essere quello della presenza di Maria nella comunità della Pentecoste (At 1,14) e della enfatica sottolineatura da parte di Luca di Betlemme come “casa del pane” e, quindi di Maria, come “domus” per eccellenza del pane di vita che è Cristo. (Lc 2,7.12.16). Ponendo maggiore attenzione al testo biblico non sfuggono altre due scene altamente simboliche sotto l’aspetto eucaristico: l’episodio delle nozze di Cana, strettamente legato alla moltiplicazione dei pani di Gv 6 e l’episodio del Calvario. Nel primo episodio il simbolismo eucaristico è evidente; nel secondo Gesù, dopo aver consegnato il discepolo alla madre, emette lo spirito, l’acqua e il sangue: offre, cioè i doni dello Spirito e dei sacramenti. (Gv 19,30.34). All’inizio del segno del vino, c’è l’iniziativa di Maria e soprattutto il suo comando: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,5). Cana è l’inizio dei segni, anche del segno del pane di Gv 6. Cana è l’inizio della nuova economia sacramentale, il cui centro è dato dall’Eucaristia. L’appellativo “Donna” dato a Maria in tale contesto, significa che lei diventa capostipite (= Gn 2,23) di una nuova generazione, quella della comunità ecclesiale che si nutre del sangue e del corpo eucaristico di Cristo. L’evangelista, quindi, sottolinea il ruolo che la Vergine madre ha nella comunità ecclesiale postpasquale. Questa, infatti, ha ricevuto, proprio dalla sua iniziativa materna, la possibilità del dono di vita, proveniente dal Cristo eucaristico, pane e sangue della vita. Anche Gv 19, 25-27, dà un deciso apporto alla dimensione eucaristica della figura di Maria. Maria diventa qui portatrice di una maternità misteriosa e il rinnovato appellativo di “Donna”, sottolinea l’inizio di una nuova generazione, quella della Chiesa, che sgorga dal costato aperto di Cristo, da cui fuoriescono il sangue e l’acqua, simboli dei sacramenti della Chiesa. Nella nuova economia sacramentale, che d’ora in poi caratterizzerà la vita della Chiesa, Maria rimane la madre, madre della Chiesa, non più solo del Figlio, ma anche madre dei discepoli. La sua maternità fisica viene quasi drasticamente abolita con la terribile morte del Figlio e ad essa subentra la maternità spirituale. Al posto di Gerusalemme, Maria nuova “Figlia di Sion”, sarà la madre dei figli dispersi e radunati da Gesù nel tempio della nuova alleanza, che è il suo corpo e il suo sangue versato per tutti in remissione dei peccati. Nell’economia della nuova alleanza, Maria diventa così la personificazione della nuova Gerusalemme, la Chiesa animata sacramentalmente dal Cristo eucaristico. In Giovanni, l’Eucaristia si situa nello stesso movimento d’incarnazione. Se la carne di Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, è il sacramento della presenza di Dio, il sacramento per la vita eterna, la via della salvezza, il suo corpo eucaristico è di conseguenza il pane di vita, la “carne” donata per amore: «Avendo amato i suoi li amò fino alla fine» (Gv 13,1). Maria ha un ruolo decisivo sia nell’incarnazione, sia nell’economia dei sacramenti della Chiesa: in entrambe essa ha detto il suo “Fiat” nella fede, nella speranza e nella carità; in entrambe essa è capostipite di una nuova generazione voluta da Dio: nella prima la generazione del Figlio di Dio fatto carne; nella seconda la generazione della comunità ecclesiale che sgorga dal costato di Cristo e che si nutre del corpo e del sangue di cristo, per cui essa non solo è essenzialmente ma anche esistenzialmente eucaristica. Maria è legata, dunque, a questo dono di vita che è l’Eucaristia. Da questa verità appena esaminata, emerge la necessità di riscoprire biblicamente lo stretto legame che intercorre tra Maria e la comunità che celebra l’Eucaristia.

2.3. Sguardo storico – dogmatico sulla relazione Maria – Eucaristia
2.3.1. Età patristica
Nei santi Padri non mancano accenni sul rapporto che intercorre tra Maria – Chiesa – Eucaristia. Partendo dalla relazione Maria – Chiesa, essi rivelano ’identità esistente tra i corpo fisico di Gesù e il suo corpo eucaristico. Citiamo il famoso epitaffio che Abercio di Ieropoli dettò all’età di 72 anni. Dopo aver intrapreso un viaggio a Roma per volere di Marco Aurelio (161-180), per liberare dal demonio la stessa figlia dell’imperatore Lucilla, durante il suo viaggio di ritorno visitò la Mesopotamia, e l’Asia Minore, trovando ovunque fedeli e fratelli in Cristo. Egli scrive «La fede ovunque mi guidava e ovunque mi forniva in cibo un pesce di sorgente, grandissimo, puro, che casta vergine ha pescato e lo distribuiva agli amici da cibarsene in perpetuo. Essa possiede un vino delizioso e lo dà misto con il pane» Questo epitaffio viene considerato la regina delle iscrizioni cristiane. Oltre che del battesimo, esso parla espressamente dell’Eucaristia, il cui simbolo è, come noto, il pesce, che è l’acrostico per Cristo Figlio di Dio Salvatore. Parlando dell’Eucaristia, Abercio parla di una “casta vegine” che ha pescato questo pesce e lo distribuisce agli amici perché se ne cibano in eterno. Gli autori sono divisi nell’identificazione della “casta vergine”: alcuni vi vedono Maria, altri la Chiesa, altri ancora sia Maria che la Vergine. Questa alternativa sottolinea maggiormente lo stretto legame che intercorre tra Eucaristia – Chiesa – Maria. Per H. Crouzel, la più sicura identificazione è quella con Maria, madre del corspo di cristo e madre dell’Eucaristia. Maria, come la Chiesa, dona ai cristiani il Cristo eucaristico per il loro nutrimento spirituale. Poco più tardi Efrem Siro (306-373), con il suo linguaggio poetico evoca in modo profondo i legami esistenti tra Maria e la comunità che celebra l’Eucaristia. Per Efrem, non solo la Chiesa, ma anche Maria ci dona l’Eucaristia, in opposizione al pane di fatica che ci diede Eva: «La Chiesa ci ha dato il pane vivo, al posto dell’azzimo che aveva offerto l’Egitto; Maria ci dona il pane che conforta, al posto del pane che affatica datoci da Eva.». Maria è considerata il tabernacolo dove abitò il Verbo fatto carne, simbolo dell’abitazione del Verbo presente nell’Eucaristia della Chiesa. Lo stesso corpo nato da Maria è nato per diventare Eucaristia. Con il dono del pane eucaristico del suo Figlio, Maria diventa la vera madre dei viventi. L’Eucaristia è anche un dono materno di Maria. Il patriarca Proco di Gerusalemme (+ 446) sottolinea che Maria è il tempio in cui Dio è diventato sacerdote e vittima, per cui ogni celebrazione eucaristica, che è il memoriale del sacrificio della core, ha un intrinseco ed essenziale riferimento a Maria, alla sua fecondità misteriosa che ci ha donato il vero ed unico sacerdote, il pane vivo disceso dal cielo, il vino della vita eterna. E’ proprio nel seno della Vergine, la sorgente del sacerdozio di Cristo e della Chiesa.
2.3.2. Il Medioevo
Nella controversia con Berengario (+1088), contro un simbolismo che rischiava di svuotare la realtà fisica dell’incarnazione e dell’Eucaristia, si ricorre al ruolo storico di Maria, vera madre di Dio, per cui nell’Eucaristia si tratta del vero corpo di cristo, nato realmente dalla Vergine. Il ricorso al rapporto Maria – Eucaristia, diventa quindi un test di verità e di ortodossia. San Bonaventura arriverà ad esclamare: come il corpo fisico di Cristo ci è stato dato dalle mani della Vergine, così da queste stesse mani deve essere ricevuto il suo corpo eucaristico. Gersone definisce Maria “Madre dell’Eucaristia”. L’iconografia mediale, a partire dal IX secolo, presenta la figura di una donna alla destra del Cristo in croce, che solleva una coppa per raccogliervi il sangue del Salvatore che sgorga dal costato ferito. Essa simboleggia la nascita della Chiesa, sorta dal costato trafitto, secondo la tipologia patristica. Presto a questa figura verranno associate quelle di Maria e di Giovanni. Qualche secolo più tardi, accanto alla croce rimangono soltanto Giovanni e Maria che è l’unica a sollevare la coppa verso Cristo. L’iconografia ha finito, cioè, con l’assimilare Maria alla Chiesa nella loro relazione essenziale con l’Eucaristia.
2.3.3. Dal XVII secolo in poi
A partire da questo secolo sii assiste a qualche degenerazione a danno della verità. Citiamo la dottrina di alcuni che affermavano che una porzione della carne di Maria si sarebbe conservata nel corpo di Cristo in modo che Maria potrebbe essere anche venerata nel SS. Sacramento dell’altare! Al di là di queste esagerazioni senza alcun fondamento teologico, restano valide ancora oggi alcune intuizioni mario – ecclesiologico – eucaristiche di Olier che trovano la loro espressione nei famosi dipinti di Miguel de Santiago (sec. XVII), il quale creò nelle chiese barochhe di Quito in Equador, il tema dell’”Immacolata Eucaristica”: la Vergine viene raffigurata con una tunica bianca e un manto azzurro. Essa sostiene sul suo cuore un ostensorio e guarda in ato, dove sono rappresentate le tre divine persone, unite in un essenziale legame d’amore. Il significato è questo: la Vergine, figlia prediletta del Padre, madre del Figlio e tempio dello Spirito, ci offre nella Chiesa il suo Figlio eucaristico come alimento delle anime. La sua immacolata concezione è l’ideale della santità richiesta dal sacramento dell’Eucaristia.

3. Prospettive teologiche

3.1. L’apporto della teologia preconciliare
I pochi teologi che prima del Concilio Vaticano II si interessarono al nostro tema, si preoccuparono in certo senso di quantificare la relazione Maria – Eucaristia, coscienti dell’enorme difficoltà di determinare la natura dell’influsso di Maria sul mistero eucaristico e su tutta la struttura e la funzione dell’opera redentrice. Essi parlano così di “Cooperazione di Maria nella SS. Eucaristia” (Parente); “Missione della Vergine nell’economia eucaristica” (Lercaro); “Presenza di Maria nella ricezione dei sacramenti e suo influsso nella grazia in generale” (Miralles”; “Mediazione attuale di Maria nell’Eucaristia” (Alonso, Franzi). Altri autori hanno ancora parlato del “concorso prossimo o remoto” di Maria nell’istituzione dell’Eucaristia” ecc. Tralasciando di scendere nei particolari e al di là delle spesso macchinose suddivisioni, questa teologia preconciliare ha offero un apporto considerevole alla relazione esistente tra Maria e il mistero eucaristico che si celebra nella comunione ecclesiale. Partendo, infatti, dalla definizione del sacramento come segno sensibile di una realtà soprannaturale resa presente e attuale, l’Eucaristia viene definita come il sacramento per eccellenza, dal momento che rende presente il corpo e il sangue di Cristo. L’Eucaristia contiene il Cristo stesso in tutto il suo mistero pasquale, cioè il Figlio di Dio incarnato, crocifisso e risorto, che si offre in nutrimento di vita e che raccoglie attorno a sé la Chiesa. Maria ha un posto unico e singolare in questo mistero d’incarnazione salvifica, associata come fu da Dio nella fede e nell’amore al compimento della redenzione. Di conseguenza la Chiesa che celebra nell’Eucaristia il mistero dell’incarnazione redentrice, non può non sottolineare il ruolo che Maria ha avuto e ha con la sua maternità spirituale. Legata indissolubilmente al mistero del Verbo incarnato, Maria non può essere separata dal Cristo eucaristico, così come non può essere separata dalla Chiesa che è il suo corpo mistico. L’Eucaristia, pur legata ai segni del pane e del vino, ci rimanda in modo particolare al mistero dell’Incarnazione, mediante il quale il Figlio di Dio è entrato nel mondo, prendendo carne da Maria vergine. Il sacramento dell’Eucaristia ci offre – anche se velato dal segno – lo stesso corpo ora glorioso nato dalla Vergine Maria: «Ave, verum corpus, natum de Maria virgine». Il sacramento dell’Eucaristia è anche nutrimento e comunione. La comunione al sangue e al corpo di Cristo, unisce i fedeli alla sua vita divina destinandoli alla resurrezione. Tale unione eucaristica è stata preceduta dall’unione personale di Maria con Cristo. Ella è, quindi il modello santo dell’unione con Cristo che ci chiama a congiungerci a lui in modo di cambiarci totalmente in lui.

3.2. La maternità verginale di Maria e della Chiesa e l’Eucaristia
La Chiesa riconosce in Maria madre e vergine, la sua figura ideale, il suo esemplare, il suo traguardo di perfezione. Contemplando la santità di Maria, imitandone la carità e adempiendo la volontà del Padre, anche la Chiesa diventa essa pure madre, perché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli e vergine, perché custodisce integra e pura la fede data allo Sposo. Soprattutto il titolo di “madre” accomuna la Chiesa e Maria: Colui che Maria vergine ha generato, la Chiesa genera ancora tutti i giorni. Entrambe generano per opera dello Spirito Santo, entrambe sono animate dallo Spirito in vista della comunicazione di una vita tutta santa, quella di Cristo. Se la funzione di Maria consiste principalmente nel donare al mondo il Figlio di Dio, anche la funzione materna della Chiesa consiste nel donarci il Cristo, capo, sacrificio ed alimento del suo corpo mistico. Per questo motivo l’Eucaristia costituisce il culmine della maternità della Chiesa. La maternità di Maria ha, quindi, una piena corrispondenza nella maternità della Chiesa, significata e motivata dal “potere sull’Eucaristia”, attraverso il quale la Chiesa assolve alla sua funzione materna nei confronti dei Cristo. Cosciente di questo intimo legame, la Chiesa non celebra mai l’Eucaristia senza invocare a più riprese l’intercessione della Madre del Signore. Pur non essendo sacerdote, ella partecipa in modo eminente al sacerdozio di tutti i battezzati e quindi anche al sacrificio della Chiesa. Maria sembra prolungare attraverso la Chiesa la domanda fatta a Cana: «Non hanno più vino» (Gv 2,5); offre associandosi alla Chiesa il suo consenso passato all’incarnazione e alla croce, ma anche i suoi meriti e la sua presente intercessione materna e gloriosa.. .

3.3. Implicazioni teologico – pastorali della presenta di Maria nella comunità che celebra l’Eucaristia
Ecco alcune indicazioni teologico – pastorali utili a comprendere e vivere il rapporto Maria – comunità che celebra l’Eucaristia:
1. La comunità che celebra l’Eucaristia rende grazie al Padre.
L’Eucaristia è, infatti, anche un’azione di grazie. Maria è modello della Chiesa in questa azione di grazie con tutta la sua vita. Si pensi al Magnificat. La comunità che celebra l’Eucaristia si unisce,quindi a Maria in questa preghiera al Padre, al quale ella presenta continuamente le necessità dei suoi figli, lodando incessantemente il Signore e intercedendo per la salvezza del mondo;
2. La comunità che celebra l’Eucaristia fa memoria di Cristo.
L’Eucaristia è, infatti, il memoriale della passione e della morte redentrice del Cristo, immolatosi per la salvezza del mondo. Ora la presenza di Maria sul Calvario non fu una presenza arbitraria o facoltativa, ma ebbe un suo preciso significato sul piano della redenzione. Da qui il rapporto reale e misterioso tra Maria e il sacrificio eucaristico, memoriale della croce. Inoltre, celebrando l’Eucaristia, la comunità rivive l’evento pasquale, che è l’evento della liberazione globale e definitiva della comunità. Ora Maria è la prima redenta a godere in pieno della liberazione totale portata dal Cristo pasquale. Da qui ancora la sua presenza non solo paradigmatica nella comunità eucaristica;
3. La comunità che celebra l’Eucaristia invoca lo Spirito Santo.
La presenza di Cristo tra di noi, anche nell’Eucaristia, è resa possibile attraverso l’opera dello Spirito Santo. E’ lo Spirito che agisce sul pane e sul vino trasformandoli in corpo e sangue di Cristo ed è lo Spirito che agisce sulla comunità dei fedeli, per renderli veramente uniti nel corpo ecclesiale.. Ed è per lo stesso Spirito che Maria diventò madre del Figlio di Dio, per cui ha con lo Spirito un intimo rapporto e ne è il tempio santo. La Spirito tempra e sospinge la Chiesa a generare, come Maria e con la santità di Maria, il Cristo eucaristico e a farlo, come fece lei, presente nel mondo;
4. La comunità che celebra l’Eucaristia partecipa alla missione di Cristo.
L’Eucaristia, in quanto memoriale, in quanto sacramento e in quanto presenza, continua nella Chiesa e nel tempo della Chiesa il dinamismo dell’incarnazione salvifica di Cristo che è l’incarnazione massima e onnicomprensiva della parola, dell’azione e della presenza di Dio per noi. Chi celebra l’Eucaristia e chi si nutre di essa, non solo si ciba del pane di vita, ma entra anche lui nel dinamismo di Cristo. Il “fare” della Chiesa deve, di conseguenza tradursi in una continua prassi di incarnazione della parola di vita eterna che è Cristo, della sua azione e della sua presenza salvifica tra gli uomini. Riecheggiamo allora, nella celebrazione dell’Eucaristia le parole di Maria ai servi di Cana: «Fate quello che vi dirà», quasi anticipo di quelle del Signore ai suoi discepoli: «Fate questo in memoria di me».







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