Riscopriamo il Santo Rosario
Lettera Pastorale del Card. Salvatore De Giorgi del 1 dicembre 2002
ARCIDIOCESI DI PALERMO



Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore,

1. All’inizio dell’Avvento, cammino di preparazione al Natale, illuminato dall’ascolto più assiduo della Parola di Dio, sostenuto dalla preghiera più intensa e animato dallo spirito di sobrietà, che apre il cuore alle necessità dei fratelli, mettiamoci alla scuola di Maria, l’Immacolata, modello di ascolto, di preghiera e di carità.
Lei ci viene incontro, quest’anno, con un dono fatto alla Chiesa e a ciascuno di noi, attraverso la mente e il cuore del nostro grande Papa Giovanni Paolo II: la riconsegna del Rosario, al quale ha voluto consacrare un anno intero, chiamato perciò l’Anno del Rosario.
Per aiutarci a riscoprire la bellezza e l’efficacia di questa preghiera, che concentra in sé la profondità dell’intero messaggio evangelico e ci mette in comunione viva con Gesù attraverso il cuore di Maria, il Papa ha pubblicato una Lettera apostolica, “Il Rosario della Vergine Maria”, che ho il piacere di donarvi in una breve sintesi come un valido sussidio di preparazione al Santo Natale.

2. Il Natale, per noi cristiani, è per eccellenza la festa della pace, donata al mondo dal Figlio di Dio diventato uomo come noi, e annunziata dagli Angeli con le parole che esprimono il migliore augurio natalizio di ogni tempo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14).
Ma il dono della pace oggi non da tutti viene accolto e apprezzato. “All’inizio di un Millennio, che è cominciato con le raccapriccianti scene dell’attentato dell’11 settembre 2001 e registra ogni giorno in tante parti del mondo nuove situazioni di sangue e di violenza, riscoprire il Rosario significa immergersi nella contemplazione del mistero di Colui che è la nostra pace e lasciarsi coinvolgere in un preciso impegno di servizio alla pace” (n. 6).
Di pace hanno bisogno anche le nostre famiglie, oggi insidiate e tante volte frantumate da forze disgregatrici a livello ideologico e pratico. Cresce, infatti, anche da noi, il numero delle separazioni e dei divorzi, con grave danno soprattutto dei figli e della stessa società, della quale la famiglia è cellula fondamentale.

3. Particolarmente cara alla Vergine Santa e da lei stessa raccomandata, come risulta dalle apparizioni di Lourdes e di Fatima, la preghiera del S. Rosario ha costituito un’autentica via di santificazione per uno stuolo innumerevole di Santi: si pensi al Beato Bartolo Longo, che non si stancava di dire: “chi prega il Rosario è salvo!”, e a San Pio da Pietrelcina, che è morto esortando a recitare il Rosario.
Il Rosario ci aiuta a contemplare il volto di Cristo con gli occhi e col cuore di Maria, che è modello insuperabile di contemplazione del Figlio suo: con lo sguardo accogliente a Betlem, penetrante a Cana, addolorato sotto la Croce, radioso il giorno di Pasqua, ardente in quello di Pentecoste.
Maria nella sua vita terrena ha sempre serbato nel cuore i ricordi della vita del Figlio suo, che hanno costituito, in certo senso, come il Rosario recitato continuamente da lei. Ora li ripropone continuamente ai credenti nel suo Figlio, col desiderio che siano contemplati, affinché possano sprigionare tutta la loro forza di salvezza.
Il Rosario, infatti, è una preghiera spiccatamente contemplativa, per cui la sua recita “esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudessero le insondabili ricchezze” (n.12).
La contemplazione è anzitutto ricordo, memoria di eventi del passato, che si attualizzano, si rivivono nel presente. Questa attualizzazione si realizza soprattutto nella Liturgia, azione salvifica per eccellenza. “Ma anche il Rosario, quale meditazione su Cristo con Maria, è contemplazione salutare” (n.13): ci immerge, infatti, di mistero in mistero nella vita del Redentore e ci aiuta ad assimilare profondamente quanto egli ha operato e la Liturgia attualizza.

4. Il Rosario, inoltre, ci mette alla scuola di Gesù, il nostro unico Maestro: non solo per imparare le cose che Egli ha insegnato, ma per “imparare Lui”. Maestra impareggiabile di questo apprendimento è Maria: nessuno tra gli esseri umani conosce meglio di lei Gesù, nessuno come lei può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero, per capirne il messaggio, per conformarci a lui.
Conformarci sempre più pienamente al nostro Maestro è il principale impegno di noi cristiani.
Il Rosario, immettendoci nella vita di Cristo e facendoci come respirare i suoi sentimenti, ci aiuta a crescere nel cammino di assimilazione a Lui, sorretti dall’azione materna di Maria. Madre di Gesù e madre nostra, icona perfetta della maternità della Chiesa, Maria, attraverso il Rosario, ci accompagna in questo cammino con la stessa sollecitudine materna con cui seguì la crescita umana di Gesù.
Maria ci sostiene sempre con la sua intercessione e, come a Cana, si fa portavoce presso Gesù delle nostre necessità. Ciò appare in modo particolare nella recita del S. Rosario: “mentre è supplicata da noi, Maria si pone per noi davanti al Padre che l’ha colmata di grazia e al Figlio nato dal suo grembo, pregando con noi e per noi” (n. 16).
Scuola di preghiera, il Rosario è anche un percorso di annuncio e di approfondimento del mistero di Cristo e offre una significativa opportunità catechetica attraverso la ripresentazione orante e contemplativa dei suoi misteri.
Questa preghiera è stata utilizzata dai Domenicani in un momento difficile della Chiesa a causa della diffusione delle eresie. Oggi deve essere utilizzata da noi in un momento non meno difficile della Chiesa, a causa della crescente scristianizzazione della società e della diffusione anche nel nostro territorio delle “sette”, delle forme di superstizione e di movimenti religiosi che sono in netto contrasto col Vangelo.
Il Rosario, se riscoperto nel suo pieno significato, riaccende nel cuore dei cristiani l’impegno di annunciare il Vangelo contemplato nei misteri.

5. Il Rosario è il compendio del Vangelo, dei tanti misteri della vita di Gesù. E proprio perché Gesù è al centro di questa preghiera, il Santo Padre ha voluto apportare una significativa integrazione alla sua forma tradizionale. Ha ritenuto conveniente che, dopo aver ricordato l’Incarnazione e la vita nascosta di Gesù (misteri della gioia) e prima di soffermarci sulle sofferenze della sua passione (misteri del dolore), culminate nel trionfo della risurrezione (misteri della gloria), la meditazione si porti anche su alcuni momenti particolarmente significativi della sua vita pubblica (misteri della luce), perché mettono in evidenza che egli è la luce del mondo (n.19).

6. Il primo ciclo, dei misteri gaudiosi, è effettivamente caratterizzato dalla gioia che irradia dall’evento della Incarnazione(n. 20).
Mistero di gioia è l’Annunciazione a Maria da parte dell’angelo Gabriele col saluto: “Rallegrati Maria”.
Mistero di gioia è la visita di Maria a S. Elisabetta, nel cui seno Giovanni Battista “sussultò di gioia”.
Mistero di gioia è la nascita di Gesù a Betlem, annunziata dall’angelo come “una grande gioia per tutto il mondo”.
Mistero di gioia, pur nella predizione del dolore, è la presentazione di Gesù al tempio.
Mistero di gioia, dopo la sofferenza dello smarrimento di Gesù, è il suo ritrovamento nel tempio mentre ascolta e interroga i maestri d’Israele.

7. Il secondo ciclo, dei misteri luminosi, ci riporta alla contemplazione degli eventi della vita pubblica di Gesù, luce del mondo (n. 21).
Mistero di luce è anzitutto il Battesimo di Gesù nelle acque del fiume Giordano.
Mistero di luce è l’inizio dei segni a Cana, quando Gesù cambiò l’acqua in vino, grazie all’intervento di Maria, la prima dei credenti, e aprì alla fede il cuore dei discepoli.
Mistero di luce è l’inizio della predicazione con la quale Gesù annuncia l’avvento del suo Regno, invitando alla conversione e rimettendo i peccati di chi si accosta a lui con umile fiducia: inizio del ministero di misericordia che egli continuerà ad esercitare sino alla fine del mondo, soprattutto attraverso il sacramento della Riconciliazione affidato alla sua Chiesa.
Mistero di luce per eccellenza è la sua Trasfigurazione sul Tabor, dove, inondato dalla gloria della Divinità, dal Padre viene accreditato come il suo Figlio che tutti devono ascoltare.
Mistero di luce, infine, è l’istituzione dell’Eucaristia, nella quale Gesù si fa nostro nutrimento con il suo Corpo e il suo Sangue sotto i segni del pane e del vino.

8. Il terzo ciclo, dei misteri dolorosi, sceglie alcuni momenti della Passione e c’induce a fissarvi lo sguardo del cuore e a riviverli.
“Il percorso meditativo si apre col Getsemani, lì dove Cristo vive un momento particolarmente angoscioso di fronte alla volontà del Padre, alla quale la debolezza della carne sarebbe tentata di ribellarsi. Lì Cristo si pone nel luogo di tutte le tentazioni dell’umanità e di fronte a tutti i peccati dell’umanità, per dire al Padre: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). Questo suo “si” ribalta il “no” con cui i nostri progenitori, Adamo ed Eva, nell’Eden si ribellarono a Dio. E quanto questa adesione debba costargli emerge dagli altri misteri dolorosi, la flagellazione, la coronazione di spine, la condanna a morte e la morte in croce, vertice della più umiliante abiezione, che rivela l’amore di Dio e il senso stesso dell’uomo” (n. 22).

9. Ma il Crocifisso è risorto. E sulla gloria del Risorto il Rosario ci fa fissare lo sguardo nel quarto ciclo, dei misteri gloriosi.
Contemplando il Risorto noi riscopriamo le ragioni della nostra fede e riviviamo la gioia di Maria nel partecipare alla gloria del Figlio. Partecipazione, divenuta piena e definitiva, quando lei è stata associata all’Ascensione del suo Figlio con l’Assunzione, che anticipa per specialissimo privilegio il destino riservato a tutti i giusti con la risurrezione della carne, per essere coronata Regina degli angeli e dei santi, come anticipazione e vertice della condizione finale della Chiesa.
“Al centro di questo percorso di gloria del Figlio e della Madre, il Rosario pone, nel terzo mistero glorioso, la Pentecoste, che mostra la Chiesa quale famiglia riunita con Maria, ravvivata dalla effusione potente dello Spirito Santo, pronta per la missione evangelizzatrice” (n. 23).

10. La contemplazione dei misteri indicati nei quattro cicli ci aiuta a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Gesù Cristo, offrendoci “il segreto” della via più sicura e coinvolgente: l’esempio della Vergine Maria, donna di fede, di silenzio e di ascolto. I misteri di Cristo sono anche in certo senso i misteri di Maria.
Ma il Rosario ci aiuta pure a penetrare in una maggiore conoscenza del mistero dell’uomo. I misteri di Cristo riflettono le vicende della nostra esistenza umana, per cui ciascun mistero del Rosario, ben meditato, getta luce sul mistero dell’uomo. Davvero “il Rosario batte il ritmo della vita umana per armonizzarla col ritmo della vita divina” (n. 25).
E in realtà, contemplando la sua nascita, impariamo la sacralità della vita umana. Guardando alla casa di Nazareth, apprendiamo la verità originaria della famiglia secondo il disegno di Dio. Ascoltando il Maestro nei misteri della vita pubblica, attingiamo la luce per entrare nel Regno di Dio. Seguendolo sulla via del Calvario, impariamo il senso del dolore salvifico. Contemplando Cristo e sua Madre nella gloria, vediamo il traguardo a cui ciascuno di noi è chiamato e che raggiungerà se si lascia trasfigurare dallo Spirito Santo.

11. Col Battesimo, infatti, attraverso l’azione dello Spirito Santo, siamo stati inseriti in Cristo e siamo diventati, anche noi, figli di Dio. A lui, perciò, dobbiamo conformarci nelle intenzioni, nelle scelte di vita, nei comportamenti personali e sociali.
Il Rosario ci aiuta a crescere in questa conformazione a Cristo sino al traguardo della santità, alla quale tutti indistintamente siamo chiamati nelle ordinarie condizioni della vita di ogni giorno, compiendo i nostri doveri personali, familiari e sociali, nell’esercizio della nostra professione, con grande amore a Dio e al prossimo per amore di Dio.
Ma affinché il Rosario produca questi effetti salutari, è necessario che sia recitato come vera preghiera di contemplazione, di lode e di intercessione.

12. La recita ha inizio con l’invocazione dell’aiuto del Signore, ripetendo col Salmista: “O Dio, vieni a salvarmi”.
- Segue poi l’enunciazione del mistero, possibilmente davanti a un’immagine che lo raffigura, per concentrare l’attenzione.
- All’enunciazione del mistero è bene far seguire la lettura o la proclamazione di un brano del Vangelo corrispondente, nella certezza che la Parola di Dio è pronunciata “per l’oggi” e “per me”.
- Per questo facciamo una breve pausa di silenzio nella quale possiamo fissare più facilmente lo sguardo sul mistero meditato.
- Al Signore che ci parla rispondiamo con la preghiera del Padre Nostro, che ci fa gustare la gioia di essere figli di Dio e fratelli tra di noi.

13. Dopo esserci rivolti al Padre, per dieci volte ci rivolgiamo alla Madre di Gesù e Madre nostra, con l’Ave Maria. Ben compresa, questa preghiera, mentre si rivolge a Maria, ha il suo centro in Gesù.
- Nella prima parte, desunta dalle parole rivolte a Maria dall’Angelo Gabriele e dalla cugina Elisabetta, noi esprimiamo la gioia, lo stupore e il riconoscimento del più grande miracolo della storia, l’incarnazione del Figlio di Dio nel grembo verginale di Maria per opera dello Spirito Santo, vero capolavoro del Padre.
- Nella seconda parte dell’Ave Maria ci rivolgiamo a lei con le parole della Chiesa, affidando alla sua materna intercessione la nostra vita e l’ora della nostra morte.
- Quasi cerniera tra la prima e la seconda parte è il nome di Gesù, vero baricentro dell’Ave Maria. E’ bene dargli il giusto rilievo, “aggiungendo una clausola evocatrice del mistero che si sta meditando” (n. 33). Così, ad esempio, nel primo mistero della luce, il Battesimo di Gesù, si può aggiungere al nome di Gesù, “battezzato nel Giordano”. Molto utilmente si può recitare ogni Ave Maria con una particolare intenzione. Nelle decine del S. Rosario il nostro cuore può racchiudere tutti i fatti che compongono la nostra vita individuale, familiare, sociale: “vicende personali e vicende del prossimo e, in modo particolare, di coloro che ci sono più vicini, che ci stanno più a cuore” (n. 2).

14. Dopo aver contemplato le meraviglie operate da Dio nella vita di Gesù e di Maria, viene spontaneo rivolgere alla SS. Trinità la lode e il ringraziamento con la recita o col canto del Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, culmine della contemplazione cristiana.
- Nella pratica corrente del Rosario, si è soliti aggiungere una giaculatoria, “una preghiera volta ad ottenere i frutti specifici della meditazione di quel mistero“ (n. 35).
- La recita si conclude pregando secondo le intenzioni del Papa: il nostro sguardo si allarga così sull’ampio orizzonte delle necessità ecclesiali, e, nello stesso tempo, assolviamo a una condizione per ottenere le indulgenze annesse a questa preghiera.

15. Così vissuto, il S. Rosario è per noi un vero percorso spirituale sotto la guida di Maria, nostra madre e maestra. Ecco perché, alla fine di questo percorso, sentiamo il bisogno di lodare la Vergine Santa con la splendida preghiera della Salve Regina e invocarne la intercessione con le Litanie lauretane.
Si comprende allora anche meglio il significato della corona della quale ci serviamo per recitare il Rosario. Non è un semplice strumento di conteggio per registrare il succedersi delle Ave Maria. E’ anzitutto un segno. Con la convergenza di tutti i grani verso il Crocifisso, ci ricorda che il punto di partenza e di arrivo della nostra vita è il Crocifisso. E poiché i grani sono tutti legati tra di loro, ci ricorda anche che tutti noi cristiani dobbiamo essere uniti e concordi nella comunione ecclesiale. E’ davvero una “catena dolce” che ci unisce a Dio, a Maria, ai fratelli.

16. Comprendo benissimo che non è possibile, per tutti, recitare ogni giorno tutte e quattro le corone del Rosario. Ma è possibile, per tutti, recitarne almeno una parte. Per questo si suggerisce una distribuzione settimanale: il lunedì e il sabato i misteri gaudiosi; il martedì e il venerdì i misteri dolorosi; il giovedì i misteri luminosi; il mercoledì e la domenica i misteri gloriosi. Esigenze spirituali e coincidenze liturgiche, tuttavia, possono suggerire opportuni adattamenti.

17. Preghiera tradizionalmente semplice e popolare, ma profondamente teologica, il Rosario è da sempre preghiera della famiglia e per la famiglia. “La famiglia che prega unita, resta unita” (n. 41).
Purtroppo, dobbiamo amaramente riconoscere che oggi - come è risultato anche da una recente indagine - è diventato difficile comunicare, stare insieme, stare uniti, nelle nostre famiglie. E’ vero quanto afferma il Papa: “I momenti dello stare insieme sono assorbiti dalle immagini di un televisore. Riprendere a recitare il Rosario in famiglia significa immettere nella vita quotidiana ben altre immagini, quelle del mistero che salva: l’immagine del Redentore, l’immagine della sua Madre Santissima” (ib.): due immagini che non possono mancare nelle case dei cristiani.
Sarà così agevole riprodurre nelle nostre famiglie il clima della casa di Nazareth: per i genitori seguire i figli nelle varie tappe della vita, e per i figli considerare la famiglia come il luogo privilegiato della loro formazione, che li aiuti a sottrarsi “alla seduzione della droga, alle attrattive di un edonismo sfrenato, alle tentazioni della violenza, alle più varie espressioni del non senso e della disperazione” (n. 42).
Mi auguro, pertanto, che nelle famiglie si torni a “pregare col Rosario per i figli e ancor più con i figli”. Le nuove generazioni, se verranno iniziate a questa preghiera con opportuni accorgimenti simbolici e pratici che ne favoriscano la comprensione e la valorizzazione, saranno capaci di sorprendere ancora una volta noi adulti, “nel far propria questa preghiera e nel recitarla con l’entusiasmo tipico della loro età” (ib).

18. Carissimi fratelli e sorelle amati dal Signore.
Per tutte queste ragioni accogliamo, con gratitudine e con spirituale interesse, l’invito del Santo Padre a riscoprire un “tesoro” così prezioso, che la Vergine Santa ha posto nelle nostre mani.
Si! Riprendiamo con fiducia tra le mani la corona del Rosario.
L’appello del Papa non cada inascoltato. L’Anno del Rosario costituisca per tutti noi un’occasione provvidenziale per meglio conoscere e valorizzare una preghiera tanto cara alla Madonna, a cominciare da questo tempo di Avvento, utilizzando le novene dell’Immacolata e del Natale, particolarmente partecipate nelle nostre Parrocchie, nelle quali lodevolmente il Rosario è recitato ogni giorno.

19. A Palermo e nella nostra Regione viviamo un momento particolarmente difficile, per diverse ragioni, ma soprattutto a causa della crisi occupazionale, divenuta gravissima a Termini Imerese.
Con tutti gli altri Vescovi della Sicilia non mi sono sottratto al dovere pastorale di dar voce al grido di migliaia di famiglie di disoccupati e di quanti rischiano la disoccupazione, divenuta da noi una tragica calamità sociale. Per amore del mio popolo, come il profeta Isaia, non tacerò (Is 62,1), non mi stancherò di ricordare a quanti hanno responsabilità dirette e indirette su questa gravissima situazione a cercare concordemente e a trovare concretamente adeguate e non più differibili soluzioni.
C’è in gioco il futuro di tante famiglie, di tanti giovani, della Sicilia e dell’Italia intera. Non è umano, né tantomeno cristiano, negare un diritto fondamentale dell’uomo, qual è quello al lavoro, o prometterlo senza mantenere le promesse.
Vicini spiritualmente a questi nostri fratelli, intensifichiamo la preghiera al Signore. Lui, che ha conosciuto la dignità ma anche le asprezze e le delusioni del lavoro, illumini gli imprenditori perchè non sacrifichino al profitto i diritti dei lavoratori e sostenga i lavoratori perché non perdano la speranza e non cedano alla disperazione.
Con questo auspicio, auguro a tutti un Santo Natale, da vivere cristianamente partecipando alla Messa della notte o del giorno e solidarizzando con i più poveri, con i quali il Bimbo di Betlem ha voluto identificarsi. Nel suo nome tutti benedico di cuore.

Palermo, 1 dicembre 2002
Prima Domenica di Avvento
+ Salvatore Card. De Giorgi





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