Maria ci precede
Lettera Pastorale di Mons. Germano Zaccheo del 8 dicembre 2007
 DIOCESI DI CASALE MONFERRATO

Anno Vocazionale

Introduzione
 
Siamo in cammino e Maria ci precede. È l’anno di passaggio dopo il Triennio di preparazione e di sviluppo del IX Centenario della consacrazione del nostro Duomo (1107-2007). Questo lungo periodo è stato vissuto con un progetto pastorale che ruotava attorno ad un simbolo (il Duomo) e ad una sua significazione (La Chiesa nella città). Il Duomo dei nove secoli è in mezzo alla città: è una Chiesa nel cuore di una città che le è cresciuta attorno, quasi facendo perno su di esso, come suo centro e cuore. Da questo simbolo abbiamo tratto una conseguenza pastorale: oggi il nostro compito di Chiesa deve essere quello di stare “tra la gente” come un segno vivo e palpabile, un punto di aggregazione e di comunione e insieme una forza propulsiva di missione. Così le due lettere pastorali che hanno caratterizzato all’inizio e alla fine questo Triennio, nei loro stessi titoli, facevano luce su questo cammino: - “Una chiesa in mezzo alla città” (Ecco il simbolo). - “Una Chiesa fra la gente” (Ecco il compito). Abbiamo camminato su questa traiettoria, certi di collocarci su di un sentiero che viene da lontano. Da ben oltre i nove secoli che sono trascorsi dalla consacrazione del nostro Duomo. Questa nostra Chiesa casalese, che sempre si è riconosciuta attornio all’Urna del santo patrono Evasio, sulla cui memoria nove secoli fa veniva innalzato e consacrato questo straordinario monumento di arte e di fede, cammina nella storia e la continuità del suo cammino “in mezzo alla città” e “nel cuore della gente” è, per così dire, simboleggiato proprio nel grande Duomo di cui abbiamo celebrato il Centenario. Siamo in cammino, dunque. Una chiesa che cammina nella storia e nell’attualità. Una chiesa che, nel suo secolare cammino, scopre che Maria la precede. Di qui il titolo di questa nuova Lettera Pastorale, che fa da ponte tra la celebrazioni del Centenario e il cammino che prosegue. Siamo in cammino e Maria ci precede.

Ma come ci precede?

La bella espressione che fu di Giovanni Paolo II dice “Maria ci precede nella peregrinazione della fede”. È dunque un cammino segnato per Lei e per noi . In questi mesi, appena trascorsi e imminenti, il cammino della Chiesa in Italia resta segnato dal Convegno di Verona, con la grande prospettiva della speranza. Ora, la Nota pastorale dei vescovi italiani ci sollecita a proseguire in questo cammino. Le ultime parole della Nota si agganciano a queste nostre riflessioni. “In questo cammino - dice- non siamo soli(...) ci accompagna la presenza amorevole di Maria, Madre della chiesa, invocata con mille nomi nei tanti Santuari a lei dedicati nel nostro Paese, vera testimonianza del Risorto e modello autentico per il nostro cammino di speranza”. E tra i mille nomi anche noi ne abbiamo due carissimi: “Nostra Signora, Regina di Crea” e “La Madonna del Pozzo” l’uno e l’altro a richiamarci una fervorosa pietà popolare che da secoli riconosce in Maria una Madre premurosa, una Sorella luminosa, una mano tesa a ciascuno e a tutti per accompagnarci nel nostro cammino e nella nostra faticosa “peregrinazione” . Qui ci agganciamo per il nuovo anno pastorale, in continuità con il lavoro fin qui condotto e in prospettiva di impegno per il nuovo anno che avrà una connotazione mariano-vocazionale, di cui diremo subito. Maria, dunque, ci precede. E se ci interroghiamo su come Ella ci preceda, possiamo bene riprendere i tre passi che da Verona abbiamo scelto come significativi del nostro cammino pastorale: parlavamo nella Lettera Pastorale per il dopo Verona di tre grandi passi da fare nella nostra azione pastorale. Il primo passo è l’impegno ad essere una “chiesa concentrata su Cristo ”. Il secondo passo è la viva responsabilità di diventare sempre più una “chiesa decentrata sull’uomo”. Il terzo passo ci responsabilizza tutti ad essere una “chiesa tutta ministeriale” posta al servizio dell’intera comunità umana a cui urge sia ancora “comunicato il vangelo” proprio “in questo mondo che cambia”. Ebbene su questi tre passi Maria ci precede. Lei che ne è madre ci indica in Figlio Gesù e, come nelle belle icone della chiesa d’oriente è colei che ci indica la via ( Odigitria) . E la via è Gesù. Maria ci precede (come allora nel viaggio “in fretta” verso la casa di Elisabetta) nell’attenzione all’uomo, in tutte le sue attese e speranze. 3 Maria ci precede, guidando la nostra comunità ecclesiale, anzi partecipando lei stessa al nostro cammino pastorale, nella comunione e nella missionarietà. A noi resta un impegno: come seguirla, visto che Ella ci precede. Quest’anno che sta tra due stupende feste mariane, l’Immacolata 2007 e la Natività 2008, sia contrassegnato, dunque, dall’impegno di tutti noi a seguire con fedeltà, amore e riconoscenza i passi di Maria “che ci precede nella peregrinazione della fede e nel cammino della speranza”.

L'Anno Pastorale

L’ispirazione per dare, a questa annata che segue il Centenario, una connotazione mariana, ci viene provvidenzialmente dall’imminente 150° anniversario delle apparizioni di Lourdes che, come tutti sappiamo, si sono svolte tra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858. Dunque l’annata che ci accingiamo a vivere sarà segnata da questo avvenimento. Del resto anche questi mesi del 2007 sono ancora illuminati da un altro avvenimento il 90° dell’apparizione di Fatima dal 13 maggio al 13 ottobre 1917. C’è anche un secondo avvenimento molto meno importante, che riguarda la mia persona: sono stato ordinato il 29 giugno 1958 e dunque l’anno che incominciamo sarà quello del mio cinquantesimo di “Messa”: come si usa dire una “Messa d’oro” . E spero che sia tale. Di qui l’idea di affiancare alla dimensione mariana anche quella vocazionale , perché, al di là della mia persona, occorre dare rilievo all’importanza e all’urgenza di far crescere, in tutta la nostra comunità, una rinnovata coscienza vocazionale. Di tutte le vocazioni , ovviamente, ma delle vocazioni presbiterali in primo luogo. E non solo perché ne abbiamo estremo bisogno, ma soprattutto perché il ministero presbiterale resta un fondamento sacramentale per lo sviluppo di tutte le altre vocazioni nella chiesa. Sarà dunque, per queste due circostanze , un “anno mariano-vocazionale, quello che ci accingiamo a vivere fra l’Immacolata del 2007 e la Natività di Maria del 2008.

Il Rosario in famiglia

Sceglieremo un piccolo strumento per rendere facile e visibile a tutti il senso marianovocazionale della nostra annata . Lo strumento è il Rosario. Ma di più: è il Rosario da portare in tutte le case , come segno mariano, ma anche come messaggio vocazionale nelle nostre famiglie. So bene che la scelta è piuttosto ardita, per non dire controcorrente. Sappiamo tutti, infatti, che le nostre famiglie non hanno più nè l’abitudine, nè la disponibilità di un Rosario in casa. Al massimo l’hanno ridotto al “Rosario” in parrocchia per qualche amico o parente defunto. Buona costumanza, ovviamente. 4 Ma guai se ai nostri ragazzi e giovani lasciamo l’impressione che il Rosario sia soltanto “la preghiera dei morti”. Vogliamo prendere questa occasione dell’anno mariano-vocazionale per provare, nelle più diverse forme, a riproporre il Rosario in famiglia.. Ribadisco: so bene, perché non sono così ingenuo, che proponiamo una strada in salita. Ma non mi scoraggio in partenza. So infatti che, magari percentualmente irrilevanti, ci sono alcune famiglie che sarebbero disposte a continuare o ricominciare questa bella tradizione popolare. Magari non proprio tutti, tutte le sere. Magari solo in qualche giorno della settimana e insieme a qualche famiglia vicina. Qualcuno ci sarà. E non facciamo questione di quantità, ma di qualità. Poi però so anche che il Rosario (portato da Lourdes o da Fatima o dalle mani del Papa, nel pellegrinaggio a San Pietro) è ancora per molti un regalo gradito. So anche che qualcuno lo colloca in bella vista sopra il cruscotto della macchina e spero non sia solo per scaramanzia. Insomma, mi pare di capire che il Rosario può essere un buon messaggero in ogni casa: messaggero di Maria che farà poi Lei il resto di cui noi non siamo capaci. Dunque, diffonderemo il Rosario nelle famiglie perché vi sia recitato, ma anche perché diventi memoria e messaggio per ogni famiglia circa il suo compito nativo di essere esperienza umana e cristiana fondamentale. Così forse ( e non è un’illusione!) molte famiglie che pregano possono diventare una fucina di vocazioni. Di tutte le vocazioni comprese quelle sacerdotali.

Il Programma Pastorale

Questa intenzione di svolgere un Anno mariano-vocazionale si concretizzerà in un programma pastorale diocesano che cercherà di tradurre in proposte concrete l’ispirazione dell’anno. Non rientra nei compiti della Lettera Pastorale, ma non mancheremo di stenderlo e di metterlo a disposizione dei parroci e dei loro collaboratori, soprattutto dei Consigli Pastorali. Ma dentro la cornice del “programma pastorale” voglio evidenziare a supporto del Rosario in tutte le case, una proposta che qualificherà la nostra annata: la “Visita di Maria” . La chiameremo così. È la proposta che in ogni parrocchia si individui qualche giornata per accogliere con devozione una statua dell’Immacolata di Lourdes, che, per iniziativa dell’Oftal diocesana, viene messa a disposizione e accompagnata con un proposito di collaborazione. Ho avuto la gioia di benedire questa bella immagine proprio davanti alla Grotta nel nostro pellegrinaggio del maggio scorso. 5 Penso che una “visita di Maria” ben programmata e vissuta possa essere, in ognuno delle nostre Parrocchie, un’occasione speciale anche per consegnare a tutte le famiglie il Rosario, insegnando anche a recitarlo per le vocazioni. Questa iniziativa della “visita” sarà anche finalizzata al pellegrinaggio a Lourdes della nostra diocesi nel giugno 2008 con l’organizzazione dell’Oftal. Sarà come il momento culminante e simbolico di questa annata mariano-vocazionale. Abbiamo infatti in animo di accompagnare a Lourdes anche un vasto gruppo di ragazzi e di giovani come abbiamo fatto nel 1999, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù a Roma. Quest’anno viviamo così il messaggio della G.M.G 2008 (in unione spirituale con il Papa a Sjdney) proprio ancora a Lourdes. Il resto delle proposte del programma pastorale le lasciamo al documento operativo di cui faremo ampia diffusione soprattutto presso gli operatori pastorali. Ora mi preme, nella seconda parte della Lettera pastorale, tracciare qualche elemento di una spiritualità diocesana ispirata alla presenza materna di Maria nella nostra vita.

Se Maria ci precede

Non vogliamo che l’anno che si delinea tra l’Immacolata 2007 e la Natività di Maria 2008 si riduca ad una semplice prassi pastorale e organizzativa. Il programma va bene. Ma è l’ispirazione che lo precede e lo accompagna che più deve interessarci. Così, mi permetto di completare questa Lettera programmatica con qualche riflessione di fondo che sia ispiratrice di un vero cammino spirituale per tutti noi. Potremo dire che cercheremo in quest’anno di rifondare e rafforzare la dimensione mariana della nostra pastorale attingendo ad una profonda sorgente di spiritualità. Mi sono domandato quali caratteri dovrebbe avere una spiritualità mariana nella nostra Diocesi. E mi sono dato questa triplice risposta: che sia una spiritualità “attenta” alla pietà popolare; che sia aperta ai segni dei tempi; che sia memore della nostra storia. Provo a commentare ed esemplificare queste tre caratteristiche di una nostra spiritualità mariana nei suoi stili, nei tempi nuovi e nelle tradizioni della nostra terra.

Uno stile: la popolarità

Quella che spesso viene chiamata “pietà popolare” ha avuto , in tempi recenti, una sua rivalutazione. 6 Ciò vuol dire che c’era stata anche una revisione critica che,dal Concilio in poi soprattutto, ha rischiato di cancellarne addirittura il significato. Avviene sempre così. La critica radicale spesso comporta la cancellazione “tout court”. Come si dice: gettar via il bambino con l’acqua sporca in cui si è lavato. Così rischiava di avvenire, nella purificazione necessaria di tanti atteggiamenti e comportamenti popolari (e forse anche un po’ popolareschi) nell’esprimere fede, preghiera, liturgie. Un provvidenziale Documento della Santa Sede (Direttorio sulla Pietà Popolare e liturgicaprincipi e orientamenti) ci ha aiutati nell’ultimo decennio a purificare, ma anche a valorizzare la pietà popolare. Che cosa essa sia lo dice bene il Documento che ho citato. Nell’introduzione, il documento della “Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti” affronta la questione della terminologia e della “pietà popolare” e scrive: La locuzione “pietà popolare” designa qui le diverse manifestazioni culturali di carattere privato o comunitario che, nell’ambito della fede cristiana , si esprimono prevalentemente non con i moduli della sacra Liturgia, ma nelle forme peculiari derivanti dal geniodi un popolo o di un’etnia e della sua cultura. La pietà popolare ritenuta giustamente un “vero tesoro del popolo di Dio” “manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di generosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera atteggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura agli altri, devozione”(Direttorio su Pietà popolare e liturgia – Principi e orientamenti. Libreria Editrice Vaticana). La citazione inserita in questo testo è tratta dall’Esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi” n. 48 del Papa Paolo VI di venerata memoria. Così la pietà popolare si nutre di un ricco passato e serve anche ad un intenso presente. E soprattutto conosce esperienze e stili spesso molto originali. Il radicamento nella tradizione popolare ne è anche il nucleo di valore su cui far leva per rivalutarla. Il popolo cristiano infatti è il depositario di una fede vissuta e praticata, a cui basta l’attenzione al confronto con la Parola, la Liturgia e la prassi ecclesiale. La “popolarità” che è anche una preziosa categoria interpretativa che la “Nota” dei Vescovi italiani dopo il Convegno di Verona ha messo in evidenza, soprattutto delineando il ruolo della parrocchia nella Chiesa che è in Italia, può ben essere coniugata con la forte pietà mariana di cui la nostra terra è erede. 7 Pietà popolare, dunque, come valore da recuperare per il nostro anno pastorale , dando significato a tutte le sue espressioni autentiche ed a tutte le sue valenze spirituali. Possiamo esemplificare? Penso a diverse espressioni ancora presenti nella nostra prassi pastorale che, vivificate e valorizzate, possono riattivare il fuoco che ancora è vivo sotto la cenere. Talvolta mi succede di essere presente a quel gesto di solidarietà che la nostra gente esprime a persone e famiglie colpite da gravi lutti: il Rosario e il Funerale nelle nostre parrocchie. È un sentimento radicato nella nostra gente a cui dobbiamo soltanto offrire una prospettiva veramente spirituale, per farlo diventare costruttivo nella sua “popolarità”.. Esempi simili si possono moltiplicare. Le feste per le Prime Comunioni o le Cresime, ancora così radicate nel costume delle nostre parrocchie, ma purtroppo bisognose di purificazione, perché non si riducano a sagre di consumismo diseducativo per tutti. Le processioni, i pellegrinaggi, le feste devozionali, i Santuari, il Culto delle Reliquie, perfino i canti tradizionali o l’aggancio delle Feste Patronali: tutte circostanze che sono come recipienti (talvolta vuoti o scarsamente significativi) a cui però basterebbe un poco di attenzione e di sensibilità per offrire nuovi contenuti di spiritualità. L’anno mariano ce ne offre l’occasione.

Una sensibilità: il tempo

Ma non basta rimpiangere i tempi passati e le glorie (apparenti) d’una pastorale ormai datata. Il rischio c’è . La sensibilità che urge è appunto quella di leggere l’originalità del tempo. È quell’atteggiamento pastorale a cui il Concilio ha dato il nome di “Segni dei tempi”. È questa la sensibilità nuova che ci deve ispirare nell’impegno di rendere autentica la “pietà popolare”. È indubitabile che i tempi storici e culturali in cui vivono i nostri ragazzi e i nostri giovani (ma in cui siamo tutti costretti a vivere, compromettendoci con essi) sono davvero “tempi nuovi”: moderni o postmoderni che si vogliano chiamare, essi chiedono di essere interpretati e vissuti con cordiale disponibilità. Calare la spiritualità mariana tradizionale nei tempi nuovi è difficile, ma non impossibile. Ce ne ha offerto uno stimolo l’indimenticato Paolo VI con un Documento a cui dovremo più spesso fare ricorso: la “Marialis Cultus”. Rimando tutti a quelle pagine davvero ispirate, a cui anche noi in quest’anno potremo fare culturalmente ricorso. 8 E in tema più specifico (il Rosario) analogo è il contributo di Giovanni Paolo II in “Rosarium Virginis Mariae” in cui coraggiosamente ha addirittura arricchito i tradizionali misteri con altri cinque tutti rigorosamente biblici. La sensibilità ai tempi che viviamo è la condizione per non contribuire anche noi a mummificare la nostra prassi pastorale e la stessa devozione a Maria. La sapienza dello scriba evangelico che sa coniugare “nova et vetera” deve essere anche il nostro stile pastorale. E, ripeto, il tema mariano è occasione straordinariamente preziosa per rinnovare l’intero impianto pastorale nella logica di una popolarità illuminata.

Un segreto: la memoria

In questo ordine di riflessioni mi viene da valorizzare un segreto: la viva memoria che la nostra storia ci offre. Ne abbiamo fatto esperienza con il IX Centenario del Duomo. Un antico monumento che avrebbe anche potuto essere confinato in archivio, è invece diventato, anche culturalmente, attualissimo e carico, perfino, di futuro. La nostra storia si è così radicata nella cultura del territorio, che una sua intelligente rivisitazione può farla diventare una “chance” per la nostra pastorale. Pensiamo ai nostri due grandi Santuari: Crea e Madonna del Pozzo. Sono diversi, ben inteso, ma sono ambedue così radicati nei territori monferrini da costituire per l’Anno Mariano una opportunità pastorale certamente insostituibile. Così è ancora della “Grotta Ganora” alle porte della città nel ricordo del Miarcolo lourdiano che ha toccato sì la famiglia Ganora nel 1950,ma che è diventato possesso spirituale dell’Oftal e della stessa nostra Diocesi. Penso al bene che ha seminato nei decenni passati quella straripante azione missionaria che ci caratterizza, grazie all’indimenticabile Padre Avidano e ai suoi collaboratori e collaboratrici: la “Propaganda mariana ” che portò il nome di Casale in tutta Italia. E ancora: che dire dell’azione capillare e profonda dell’Oftal nell’accompagnare a Lourdes, a Oropa, a Loreto a Banneaux malati e pellegrini, ogni anno, da tanti anni con costanza, generosità, impegno missionario? Sono tutte connotazioni di una “spiritualità mariana” diffuse capillarmente nella nostra tradizione monferrina. a cui faremo bene a porre attenzione. Qualcosa c’è da conoscere e qualcosa c’è anche da scoprire: è il caso del nostro Venerabile Casimiro Barello, nato a Ostino di Cavagnolo e sepolto ad Alcoy in Spagna, dove nell’occasione del 150° della nascita, siamo andati quest’anno in pellegrinaggio. Il suo Rosario è una reliquia. 9 Il suo insegnamento un messaggio. A proposito di pietà popolare e di recupero di una memoria diocesana, la straordinaria figura del Venerabile Casimiro Barello è indubbiamente un’opportunità da valorizzare. È un giovane, è un pellegrino di Dio, è un povero per elezione e per scelta, è un testimone dell’Assoluto, è un devoto dell’Eucaristia, è un apostolo del Rosario, è un esempio di carità. Conoscere e far conoscere la bella figura di questo giovane laico anticonformista e coraggioso, bandiera e manifesto di un Vangelo alternativo alla mollezza dei tempi e al consumismo dilagante può essere davvero una proposta significativa per questa annata che stiamo per avviare. Resta da dire che in tema di memoria ogni nostra parrocchia può vantare occasioni privilegiate: vi sono splendidi altari del Rosario in molte chiese piccole e grandi, a cominciare dalla stupenda Chiesa di San Domenico in città. Del resto sono dedicazioni patronali a Maria in tutti i suoi misteri, nella ricchezza delle nostre parrocchie . E in città vi è anche il piccolo (e un po’ dimenticato) Santuario della Madonna sulle Mura. La parrocchia di Sant’Ilario lo valorizza nel mese mariano. Forse quest’anno potrebbe essere un’occasione qualificata per riproporre alla città intera, con qualche speciale iniziativa, una rinnovata valorizzazione di questo antico e suggestivo luogo mariano, che può essere considerato il Santuario mariano cittadino per eccellenza. Vi sono feste patronali (moltissime per l’Assunta) che costellano l’anno pastorale e il territorio in ogni suo angolo. C’è insomma in questa benedetta nostra terra un tessuto di storia e di devozione mariana che deve essere, in quest’anno attentamente valorizzato. È possibile farlo. È l’occasione per farlo.

Il Giubileo Sacerdotale

A questa ricchezza di spiritualità mariana che ha nel 150° di Lourdes il suo perno strutturale, si aggiunge provvidenzialmente in questa annata 2008, l’anniversario della mia Ordinazione Presbiterale, avvenuto il 29 giugno 1958, che era l’Anno Centenario di Lourdes. Fu in quell’anno che per la prima volta, andai a Lourdes, nell’ottobre, con il pellegrinaggio della diocesi di Novara. Avevo vinto un concorso che aveva per premio, appunto, un viaggio a Lourdes: una ricerca tra i seminaristi di Italia su Lourdes e le Apparizioni. Credo d’aver smarrito quel testo che oggi rileggerei con un certo interesse, per capire qualcosa di ciò che mi spinse allora ad occuparmi di Lourdes e del suo messaggio. 10 Resta il fatto che il mio sacerdozio è iniziato nel Centenario delle Apparizioni lourdiane e ora, nel celebrare la “messa d’oro” come si usa dire, mi trovo ancora coinvolto con Lourdes e il suo mistero. Al di là di queste circostanze autobiografiche, bisognerà dare un senso pastorale al “Giubileo sacerdotale” del vescovo in questo 2008. E l’aspetto pastorale è presto trovato: aggiungere alla componente mariana quella vocazionale, come s’è detto nella delineazione del programma. Al “Sì” di Maria , dare risposta con tutti i nostri “sì” e con i “sì” dei nostri giovani. “Vocazione e vocazioni”, potrebbe essere lo slogan. Perché la vocazione è una, ma nello stesso tempo le vocazioni possono essere tante. Alla base c’è per tutti la vocazione: quella fondamentale radicata nel Battesimo e rinsaldata nella Cresima. È la vocazione cristiana. È la vocazione a seguire Gesù come discepoli che, posta mano all’aratro, non si volgono indietro. Dentro alla vocazione (che è di tutti) ci stanno tutte le vocazioni (che sono di ciascuno). Ciò che conta è concepire la vita come vocazione. È la vita stessa, con le sue circostanze di persone, di situazioni, di tempi e di luoghi a definire le vocazioni. Che sono molte e diverse, come i carismi di cui parla l’Apostolo Paolo. Per me ci fu, dall’infanzia, la vocazione al sacerdozio ministeriale. Talvolta i bimbi e i ragazzi che incontro in diverse circostanze mi interrogano su molte cose, tra cui questa: come è nata la sua vocazione? A tutti quei ragazzi dedico oggi questa conclusione della Lettera Pastorale . Ancora oggi, cinquant’anni dopo l’ordinazione sacerdotale, non so come rispondere in modo corretto alle vostre domande, cari ragazzi. Però posso dire ci ho pensato fin da ragazzo. Facevo il chierichetto nella mia parrocchia e presso il santuario del mio paese: un santuario bello e antico in cui si venera l’immagina della Pietà: Gesù con Maria e Giovanni. E Maria si accosta a Gesù e con la mano gli apre il costato ferito dalla lancia. Ricordo di aver sempre sentito parlare di quella mano della Madonna che mi impressionava per la sua grande umanità, ma anche per lo sconvolgente realismo. Ora a distanza di ormai tanti anni (quasi cinquanta di sacerdozio, ma molti altri di infanzia, adolescenza e giovinezza) mi par di capire che anche la mia vocazione è sgorgata da quel Fianco squarciato e da quella mano materna. 11 Vorrei essere anch’io come Giovanni che fissando lo sguardo su quel costato benedetto , si rivolge ancora a tutti dicendo “Chi ha visto ne dà testimonianza”. Quanto vorrei essere stato in questi cinquant’anni di sacerdozio, testimone dell’Amore! Per questo vivo l’imminenza del mio “giubileo” nella speranza che ad altri giovani della nostra terra venga offerto il fascino della vita vissuta come una vocazione: la vocazione della testimonianza. Di qui nasce l’intenzione di un anno vocazionale, dentro l’anno di Maria. Non c’è contrasto fra le due prospettive. Anzi. È l’occasione per radicare la pastorale vocazionale all’interno delle nostre famiglie, nel cuore delle nostre mamme: quelle di una volta e quelle di oggi che mamme lo sono pur sempre: mamme con Maria dalla cui mano osiamo ancora sperare, possano nascere le nuove vocazioni, anche quelle alla vita sacerdotale di cui le nostre comunità sentono una acuta nostalgia.

- E infine....

Abbiamo siglato questa Lettera nel segno di Maria che “ci precede” . Essa infatti sempre ci precede. Anche verso l’ultima meta. Per questo ho scelto come icona di questa Lettera la bella immagine di Maria incoronata Regina , mentre ascende al cielo, nell’abbraccio della Trinità: l’ultimo mistero del Rosario così ben raffigurato al culmine del cammino del Sacro Monte di Crea. Fin lassù ci precede Maria. Lungo il sentiero che sale, lungo la vita che si snoda, oltre le tappe, le soste, le incertezze, oltre la stanchezza e i tradimenti. Maria ci precede “nella peregrinazione della fede” come il santo cammino di Crea ci insegna, verso la meta che ci addita. Nella cappella del Paradiso fra le schiere degli angeli che portano in trionfo la Madonna, un coro di santi ci invita e ci accompagna. Sono i tanti fratelli e le tante sorelle che ci hanno preceduto, seguendo Maria. Anch’essi ci accompagnano in questo anno vocazionale perché è vero: “La nostra Chiesa è la Chiesa dei santi”, come più volte ho detto e scritto citando una pagina di poesia e di verità del grande scrittore Bernanos. La “Chiesa dei Santi” ci precede, con Maria che è Regina di tutti i santi. Auguri a tutti per questo nuovo anno pastorale, in compagnia dei Santi, in compagnia di Maria.


+ Germano Vescovo di Casale Monferrato, 8 dicembre 2007







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