Maria Donna del «Si»
Omelia di Mons. Tarcisio Bertone del 29 settembre 2004
SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA GUARDIA DI GENOVA



Nella devozione a Maria, si è soliti invocare la Vergine con diversi titoli: quelli della tradizione sono chiamati Litanie Lauretane, ma poi arricchite dall'insegnamento dei Sommi Pontefici e dagli spontanei slanci popolari. Fra questi titoli più recenti attribuiti a Maria c'è quello fortemente biblico di donna del sì. Nella narrazione evangelica Maria pronuncia il fiat, che è un assenso pronto e generoso – un sì appunto – al piano di salvezza di Dio. E' un sì che impegna tutta la sua persona, e che riempie di gioia il mondo intero. San Bernardo descrive quel momento cercando di immaginare l'attesa degli angeli in cielo e di tutto il Creato sulla terra: appena Maria dice il suo sì, tutti sono pieni di gioia: il Creatore, che nella sua benevolenza voleva una salvezza operata insieme con l'umanità e non senza di essa trova nella giovane ragazza di Nazareth una collaborazione piena, fiduciosa. Maria non comprende tutto subito, ma da subito dona tutto di sé a quel Signore che ama e che ha imparato a riconoscere come Salvatore potente del suo popolo. In questa collaborazione libera e fattiva di Maria troviamo il paradigma, la misura di ogni risposta umana alla chiamata di Dio: la Vergine del Sì ci svela la bellezza e l'importanza che ha nella vita di ogni uomo la risposta alla proposta di Dio, la propria libera, responsabile e convinta risposta alla vocazione.


1. La vocazione di Maria

Pur collocandosi nell'ambito di vocazioni umane che seguono nel tempo le varie tappe della storia della salvezza, la vocazione di Maria (Lc 1,26 38) appare particolarmente significativa ed eminente, perché non è vocazione di singola individualità, responsabile in un certo senso solo di se stessa, ma anche e soprattutto figura e modello della Chiesa, nuova Eva e immagine dei viventi. Alla luce dei testi del Nuovo Testamento e della loro rilettura da parte della Chiesa, i principali atteggiamenti interiori con i quali Maria ha interpretato la sua singolare vocazione possono ridursi a quattro: - la fede, una fede, la sua, come quella di Abramo (Gn 15,6), che esprime fiducia assoluta in Dio e determina tutto un comportamento esistenziale ed operativo di fronte al graduale e misterioso manifestarsi di Dio nella storia della propria vita; - l'obbedienza di fronte all'esplicitarsi della volontà salvifica di Dio, che la chiama ad una cooperazione totale. Essa non va intesa come un inevitabile accondiscendimento servile e passivo, ma come libera accettazione, filiale e gioiosa, del progetto salvifico che implica coscienza e libertà, consenso e responsabilità, impegno e partecipazione attiva, consacrazione totale della propria persona perché il piano di Dio si realizzi, giorno per giorno, anche mediante il dono della propria vita; - la speranza: questa virtù la troviamo già implicitamente affermata da Elisabetta, allorché, dopo averla chiamata «beata» perché ha creduto, aggiunge: «Perché si avvereranno le cose predette dal Signore» (Lc 1,45); indicando così a Maria quel cammino della speranza che lei dovrà percorrere nell'attuazione piena del tempo messianico, che è appena cominciato con l'annuncio e il concepimento del Salvatore del mondo. La Vergine stessa poi, nel suo cantico, si proclamerà come colei che, fra gli umili e i poveri, il Signore ha scelto per realizzare le sue promesse ed attuare il regno (Lc 1,46 56). In questo senso il Vaticano II asserisce che «Ella primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali attendono con fiducia e ricevono da Lui la Salvezza» (Lumen Gentium, 55), annoverando così Maria fra i testimoni della speranza veterotestamentaria e ponendola al primo posto nella speranza che si attua con il Nuovo Testamento; - l'amore: questa quarta caratteristica della risposta vocazionale della Vergine nasce dalle tre enunciate prima, le anima e le perfeziona dando loro un senso squisitamente umano ed un timbro profondamente religioso e spirituale, sia in quanto l'amore esprime il più bello e profondo dei sentimenti umani, sia in quanto esprime, a detta dell'apostolo Paolo, il più alto carisma dello Spirito, cioè la carità (1 Cor 12,3). Giustamente il Vaticano II dice che Maria «accolse nel cuore» (Lumen Gentium, 53), fu «amorosamente consenziente» (Lumen Gentium, 58), «coopera con amore di madre» (Lumen Gentium, 63), e conclude con l'affermazione: «La Vergine infatti nella sua vita fu il modello di quell'amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che nella missione apostolica della Chiesa cooperano alla rigenerazione degli uomini» (Lumen Gentium, 65). La Vergine Maria, come Madre delle Vocazioni, è, inoltre, modello della Chiesa che prega e sostiene il ministero dei chiamati. Ce lo ricorda ancora il Santo Padre: «Maria non ha ricevuto direttamente questa missione apostolica. Non era tra coloro che Gesù inviò «in tutto il mondo per ammaestrare tutte le nazioni» (Mt 28,19), quando conferì loro questa missione. Era, invece, nel cenacolo, dove gli apostoli si preparavano ad assumere questa missione con la venuta dello Spirito di verità: era con loro. In mezzo a loro Maria era «assidua nella preghiera» come «madre di Gesù» (At 1,13), ossia del Cristo crocifisso e risorto» (Redemptoris Mater, 26).


2. Difficoltà e nuovo impulso per la pastorale vocazionale

Nella lettera pastorale dello scorso 7 ottobre ho indicato a tutta la Diocesi uno stile pastorale, la "spiritualità del con": è quella comunione da edificare sempre e tenere viva (concordiam servare) a partire soprattutto dall'amicizia con Dio. Perché la catechesi dell'iniziazione cristiana sia rinnovata, perché i nostri giovani siano adulti nella fede, perché ci sia una famiglia secondo il progetto di Dio, perché la scuola sia palestra di formazione della personalità umana e cristiana, è necessaria una forte consapevolezza dell'amore di Dio: quanto più essa è viva, tanto più coerente sarà allora la riposta che daremo, la responsabilità che assumeremo. Di fronte all'amore di Dio per noi, che giunge sino a farsi uomo, nasce il coraggio per rispondere alla chiamata di Dio: "Coraggio, Chiesa di Genova, il Signore ti chiama!" Certo oggi una delle preoccupazioni più brucianti per qualsiasi Vescovo, anche per l'Arcivescovo di Genova è data dalla «difficoltà che provano i giovani nei confronti della vocazione cristiana, in particolare verso quella sacerdotale e religiosa. Le difficoltà non sono mai mancate nel corso della storia, e non mancheranno mai. La chiamata a seguire Gesù in modo radicale è sempre stata difficile da accogliere. Oggi, in modo speciale, se osserviamo le statistiche relative al numero dei preti e dei religiosi e se consideriamo le previsioni per i prossimi anni, potremmo essere facilmente indotti al pessimismo. Anche nella nostra Arcidiocesi, negli ultimi dieci anni il numero dei nuovi presbiteri non è mai stato superiore a quattro, e sebbene non ci siano stati anni senza ordinazioni presbiterali, constatiamo numerosi decessi tra il clero: solo lo scorso anno ci hanno lasciato 14 sacerdoti. Il clero di giovane età diminuisce sensibilmente, anche per l'innalzata età anagrafica dei seminaristi: sono sempre più frequenti ingressi in Seminario di ragazzi che hanno conseguito un titolo di studio universitario, oppure che hanno già fatto significative esperienze professionali. I seminaristi - quest'ultimo anno - erano 20, compresi i 4 diaconi ordinati presbiteri a Pentecoste. Il presbiterio della Chiesa genovese sembra orientato a vedere un progressivo innalzamento dell'età media dei sacerdoti: diciamo «sembra», perché ogni considerazione sociologica, oggettiva, seppure incontestabile, è sempre un dato da considerare con attenzione, ma di partenza. Non dobbiamo dimenticare che la storia delle nostre comunità e di ciascuno di noi è nelle mani di Dio e degli uomini e delle donne che Egli suscita al servizio del Suo progetto di Salvezza: attendiamo e preghiamo per essere pronti ad accogliere ogni novità e trasformazione che il Signore vorrà operare, perché il Suo popolo "abbia pastori secondo il Suo cuore"» («Il tesoro nascosto e la perla preziosa», Introduzione). Ho pensato allora di rivolgere alla Diocesi una Lettera, proprio per dare nuovo impulso alla pastorale vocazionale: una riflessione appropriata sulla vita come vocazione, sulle diverse vocazioni e in particolare sulle vocazioni di speciale consacrazione che il Signore suscita nel suo popolo per una particolare collaborazione alla sua opera di salvezza. E' qualcosa di bello ed entusiasmante, che ricorda il fascino evangelico del tesoro nascosto nel campo da scoprire e della bellezza della perla preziosa per cui niente vale di più.


3. Affidamento a Maria, in unione con il Santo Padre

Questo impegno, che prenderà avvio formalmente il giorno dell'apertura del prossimo anno pastorale - il 26 settembre, in Cattedrale – lo affidiamo alle mani di Maria, donna del sì, per imparare da lei a rispondere generosamente e con perseverante dedizione alla volontà di Dio. Ci muove la stessa fiducia che 50 anni fa ispirò i genovesi di allora ad incoronare la statua Madonna della Guardia collocata nei giardini Vaticani con la corona benedetta da Pio XII; il pensiero va quindi spontaneo al Santo Padre, che ci ha onorati domenica scorsa con la citazione del nostro Santuario, e di cui ora ascolteremo la preghiera dell'Angelus e specialmente al suo impegno per la pace tra i popoli, all'interno delle nazioni e nelle famiglie: questo anelito di pace è stato profeticamente impersonato dal grande devoto della Madonna della Guardia, il genovese Benedetto XV: 150 anni nasceva e veniva battezzato in uno dei più antichi Santuari marinai della città, la Basilica di S. Maria Chiesa delle vigne, proprio nell'anno in cui Pio IX avrebbe proclamato il dogma della Immacolata Concezione. In quest'anno si è svolto al Santuario il convegno dei rettori di tutti i santuari della Guardia sparsi nel mondo (soprattutto in America Latina, ma anche in Africa e Australia). E proprio questo pomeriggio avremo un collegamento radiofonico con alcuni di questi Santuari. La Guardia potente e materna di Maria ci aiuti in questo nostro impegno per la vocazione di tutti e di ciascuno, con la stessa convinzione che animava il Beato Tommaso Reggio: «Maria è la regina dei martiri e degli Apostoli. Specchiatevi in lei, giovani, come la vedete ai piedi della croce offrire con il Figlio il sacrificio della redenzione, oppure nel cenacolo implorare, accesa di un fuoco celeste, il fuoco dello Spirito Santo sugli Apostoli. Anime che amate Maria, imparate da lei la principale virtù senza la quale le altre sarebbero nulla, l'amore. (...) Chi dopo di lei sulla terra amerà il Signore maggiormente se non un tenero discepolo che cerca di somigliarle e trova in lei una mano potente che lo sorregge nel difficile cammino? La carità è corona e principio di ogni virtù» (Esercizi ai chierici).


X Tarcisio Bertone, SDB Arcivescovo di Genova





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