Festa della Madonna delle Grazie
Omelia di Mons. G. Torti del 21 maggio 2000
DIOCESI DI LUGANO



Nella preghiera iniziale di questa messa pasquale, abbiamo pregato per diventare primizie di umanità nuova e portare frutti di santità e di pace 1). È la vocazione di tutti i cristiani, realizzata perfettamente in Maria, il frutto più splendido della Pasqua. Nella stessa preghiera si riconosceva la dignità di ogni battezzato, inserito come tralcio nella vera vite che è Cristo, vivente della sua stessa vita. Cristo e Maria hanno vissuto letteralmente, anche con il loro corpo, una vita unica: la vita condivisa dalla Madre con la creatura che porta in grembo. Rapporto unico, ineffabile, intessuto di tenerezza. Dante traduce in modo mirabile la posizione personalissima e irripetibile di Maria nei confronti del Verbo di Dio: Vergine Madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura. Maria è il segno vivo della possibilità di una nuova umanità, quella dei redenti. È la prova che Cristo, speranza e futuro dell'umanità, non delude mai. Chi rimane in Lui davvero porta molto frutto 2). Maria diventa allora la Madre della fiducia. Ella è testimone che, credendo nel suo Figlio, nasciamo dalla verità. E nulla ci deve più intimorire: "possiamo rassicurare il nostro cuore, qualunque cosa ci rimproveri. Poiché Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" 3). La misericordia di Dio sa perfino trasformare il cuore dei persecutori per farne discepoli e apostoli zelantissimi: è l'esperienza di Saulo di Tarso, divenuto Paolo, apostolo delle genti. È la stessa misericordia che, per ciascuno di noi, si fa sollecitudine di salvezza e perdono.
Per questo le generazioni cristiane —la profezia era già contenuta nel Magnificat quando, stupita e commossa, la Vergine stessa affermava che tutte le generazione l'avrebbero chiamata beata— hanno riservato a Maria i titoli più belli suggeriti dalla teologia e dalla devozione. Oriente e Occidente, fin dalla più remota antichità, hanno fatto a gara per cantare Maria con l'intelligenza del cuore. Ci uniamo ad essi inneggiando con Adamo da San Vittore: "Tu porti una palma unica e non hai pari sulla terra, né nella corte celeste" 4). La palma è la sua divina maternità che poi —nel testamento di suo Figlio morente sulla croce— s'è estesa spiritualmente a tutti noi.
Nella scia della tradizionale devozione mariana, Lugano ha ringraziato la Madonna delle Grazie, erigendoLe una mirabile cappella barocca. Con la fine del mese di maggio, essa verrà chiusa per un restauro ormai improcrastinabile. Il restauro sarà di tipo strettamente conservativo e ridarà a questo carissimo e santo luogo lo splendore originale. Sarà la prima tappa d'intervento all'interno della Cattedrale. Già sono iniziati i lavori esterni: la mirabile facciata rinascimentale, i tetti, la torre campanaria. Tutte opere urgenti. Approfitto di questa occasione per ringraziare le Autorità Federali, Cantonali e Comunali per la fattiva collaborazione e l'aiuto finanziario.
Il restauro della chiesa cattedrale è atto cultuale e culturale di grande importanza sia per la comunità religiosa che civile: lavoro difficile e delicato su cui si sono chinati commissioni ed esperti. L'iniziativa —promossa da Mons. Martinoli e raccolta da tutti i suoi successori— pone una quantità di problemi, spesso difficili da conciliare. Da una parte si tratta di custodire gelosamente i valori trasmessici dal passato. Dall'altra di aprire la chiesa madre della diocesi alle esigenze di una liturgia che il Vaticano II ha riformato per motivi essenzialmente pastorali.
In questa prospettiva sono necessarie alcune precisazioni tutte ispirate a documenti ufficiali. Evidentemente mi limito ad alcune di esse e ad interpretarne lo spirito. La cattedrale è la chiesa del vescovo, con altissima valenza simbolica: è tempio costruito da pietre inerti che rimanda alla comunità formata dalle pietre vive che sono i fedeli. Perciò la cattedrale, conformemente alla sua vocazione è destinata al culto, in primo luogo alle celebrazioni presiedute dal vescovo. Non è il loro numero a giustificarne la funzione, bensì la loro importanza ed il significato per tutta la diocesi. Si pensi alle ordinazioni, alla Messa crismale, ai tanti e diversi raduni. Ricordo le parole del santo vescovo e martire Ignazio d'Antiochia: "Ove c'è il vescovo, là ci sia anche la comunità, allo stesso modo che ove c'è Cristo c'è la chiesa cattolica" 5). Giustamente la chiesa cattedrale è il centro della vita liturgica della diocesi 6). Eventuali manifestazioni culturali —magari di altissimo livello— non possono pretendere di condizionare né i restauri né l'uso liturgico dell'edificio. Faccio mio l'assioma: Prima l'esigenza liturgica, poi l'esigenza artistica, poi ogni altra fruizione compatibile.
In questa visuale va collocata la sistemazione del presbiterio in cui ci saranno tre elementi liturgici essenziali: l'altare 7), l'ambone per la proclamazione della parola di Dio, la cattedra episcopale 8). Elementi tutti e sempre degni del massimo rispetto, anche quando l'edificio viene usato per manifestazioni non a carattere religioso. Ad esempio il documento sui concerti nelle chiese della Congregazione del culto divino precisa: "musicisti e cantori eviteranno di occupare il presbiterio. Il massimo rispetto sarà dovuto all'altare, alla sede presidenziale, all'ambone 9). In particolare, i documenti ecclesiali prescrivono che questi elementi siano fissi. Come tali, impreziositi dalla qualità artistica a sottolinearne la funzione, saranno punto di riferimento cultuale non ambiguo.
Chiedo a tutti voi —ai canonici, al clero, al popolo di Dio, come pure alle istituzioni e alle ditte— di voler collaborare con fattivo entusiasmo a questo lavoro cultualmente importante e culturalmente qualificante per la città.
La Vergine Maria accompagni il nostro sforzo e benedica la nostra attività per la sua gloria e quella di suo Figlio nostro Salvatore e Signore.





1) cf Messale Romano Italiano, colletta ad libitum per la Quinta domenica di pasqua, anno B.
2) cf Gv 15, passim.
3) cf 1 Gv 3, 18.
4) Adamo da san Vittore, Alla Beata Maria, in La preghiera dei cristiani, Milano 2000, pag. 479.
5) Ignazio d'Antiochia, Ai cristiani della chiesa di Smirne, 8,2.
6) cf Caeremoniale episcoporum, Roma, 1984, n. 44.
7) L'altare della chiesa cattedrale "de more fixum sit et dedicatum, (...) Attamen quando altare antiquum ita situm est, ut difficile reddat partecipationem populi nec transferri possit sine detrimento valoris artis, aliud altare fixum, arte confectum et rite dedicatum, extruatur". ib. n. 48.
8) Cathedra una sit et fixa, ita collocata ut Episcopus revera universae communitati praesse videatur, ib. n. 47.
9) Documento citato, n. 10e.




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