La protezione della Vergine
Omelia di Mons.Pietro Prollo del 8 settembre 2006.
PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A CASTELMONTE - ARCIDIOCESI DI UDINE



Carissimi fratelli e sorelle,
è la trentunesima volta che ci rechiamo quassù in pellegrinaggio nel santuario della Vergine Maria, ove siamo saliti la prima volta 30 anni fa, sconvolti da un terremoto che non sembrava finire mai e che metteva in crisi le nostre sicurezze e anche la nostra speranza.
Erano i momenti della sofferenza, del disorientamento, del dolore che hanno reso spontaneo al popolo fedele innalzare una sofferta invocazione di aiuto a colei che per tutti noi è Madre, proprio per chiedere il suo patrocinio affinché non venissero meno le energie, il coraggio e l’entusiasmo per una ripresa sollecita e vigorosa, secondo quanto recita l’inno dei vespri:
Se le tenebre scendono
sulla città degli uomini,
non si spenga la fede
nel cuore dei credenti. (Vesperi)
Il ricorso alla protezione della Vergine continua però nel corso degli anni da parte dei fedeli che sono consapevoli del ruolo di mediazione che il Signore ha concesso a Maria e continuano così i pellegrinaggi a Castelmonte, alla Madonna delle Grazie, al Lussari, a Lourdes, a Fatima ecc.
La spinta iniziale può essere spesso dettata da domande di grazie particolari che si riferiscono a svariati motivi o necessità e così anche noi in questa festa della Natività della Vergine portiamo nel cuore il desiderio di rendere omaggio alla Madre, ma anche l’intenzione di presentare a Lei le nostre suppliche e quelle delle tante persone che si sono raccomandate a noi.
Anch’io oggi mi sento in dovere di ringraziare la Vergine per il recupero della salute e nello stesso tempo esprimere riconoscenza a tanti di voi che mi avete accompagnato con la vostra preghiera. Non può non essermi ritornata alla mente l’esperienza della Chiesa primitiva quando, secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, dopo l’arresto di Pietro, “…una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui. (Atti 12, 5).
Tutti noi siamo ben consapevoli di quante siano le necessità odierne per cui chiedere l’aiuto del Signore, ma la Chiesa è comunione che guarda anche oltre il cammino della vita terrena per allietarci con una speranza che supera l’umano e diventa nutrimento del nostro spirito, aperto ad orizzonti più ampi e significativi.
Il Cristiano scopre allora la funzione più alta della Vergine Madre che è quella di offrirci il fondamento di questa speranza e ci propone per questo il Figlio suo, Cristo Signore.
E’ in questo senso che ci sentiamo anche noi in pellegrinaggio con tutta la Chiesa Italiana che si prepara a celebrare il grande Convegno ecclesiale che si terrà a Verona il prossimo mese di ottobre e che ha come tema: “Testimoni di Gesù Risorto, speranza del mondo”.
L’esperienza dei grandi pellegrinaggi come Lourdes, Loreto, Fatima, mi hanno sempre testimoniato questa verità. Si parte spesso con la speranza di una guarigione fisica e si conclude inevitabilmente con una grande serenità di spirito, perché la mediazione della Vergine ci fa fare esperienza viva della presenza di Dio nella nostra vita, presenza che rasserena e infonde fiducia, oltre le difficoltà umane.
E’ la mediazione di Maria nei confronti di Elisabetta, quando, richiesta di un aiuto per assisterla in occasione della nascita del Battista, ella diviene apportatrice di una grazia ben più importante che fa esclamare alla cognata: “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?” (Lc 1, 43).
E’ questa l’esperienza spirituale più alta che chiedo per tutti voi e per me anche in questo pellegrinaggio, perché ciascuno di noi possa fortificare la propria fede, facendo profonda esperienza della presenza del Cristo e divenire così presso i fratelli “testimone di Gesù Risorto, speranza del mondo”.
Testimoni prima di tutto per le nostre famiglie, rappacificate nel Signore e trasformate in autentiche chiese domestiche; per le nostre comunità parrocchiali, perché divengano sempre più gioiose ed accoglienti; per il nostro presbiterio, per le comunità religiose e per tutte le aggregazioni laicali.
Comunità accoglienti e gioiose!
Ecco una nota caratteristica e fondamentale, frutto di questa crescita nello spirito.
“La madre dice ai servi: ‘Fate quello che vi dirà” (Gv 2, 5) si legge nel vangelo di Giovanni a proposito delle nozze di Cana.
Il Vangelo non riporta il seguito della narrazione, ma certamente quel miracolo contribuì non solo a trasformare l’acqua in vino, ma anche a riportare allegria e serenità nell’ambiente. “Fate quello che vi dirà”, continua a raccomandarci la Madre e l’esito non potrà che essere quello di avere persone pacificate e quindi serene e gioiose, capaci di diventare membra attive di “comunità accoglienti e gioiose”.
Avete mai interpellato i pellegrini al loro ritorno? E’ stupefacente che la prima grazia ottenuta sia proprio quella di animi rasserenati e contenti, particolarmente quelli degli ammalati: è questa una grazia che va oltre la dimensione umana e che anche noi desideriamo implorare.
“Fate quello che vi dirà” è la condizione essenziale per arrivare a questo risultato; è avere la grazia di fare esperienza della presenza di Dio nella nostra vita: una presenza che ci impegna e ci incoraggia, donandoci le motivazioni e la forza per realizzare in noi il progetto di vita che Dio ha nei nostri confronti.
Carissimi fratelli e sorelle, siamo giunti fino qui per chiedere alla Vergine il suo aiuto per tante necessità nostre e di parenti ed amici e lo abbiamo fatto, ma alla fine della celebrazione eucaristica saliremo ancora più su, fino al Santuario, per il tradizionale omaggio alla Vergine. Mi piace leggere questo fatto come un invito ad elevare ancora più in alto le nostre aspirazioni e le nostre preghiere per invocare, come gli Apostoli nel Cenacolo con Maria, il dono dello Spirito Santo perché da discepoli del Cristo ci trasformi in apostoli e quindi testimoni nel mondo della speranza che Dio ci ha offerto in Cristo Signore per mezzo della Vergine.




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