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Ave Maria
Lettera Pastorale di Mons. Luigi Bressan del 21 aprile 2003



ARCIDIOCESI DI TRENTO


Carissimi fedeli del Trentino,
il Papa Giovanni Paolo II ci ha invitati più volte a mettere sotto la particolare protezione di Maria, attraverso la preghiera del Rosario, la nostra vita e quella del mondo, ed ha dichiarato il 2003 come “Anno del santo Rosario”; soprattutto ci ha invitati con Maria a far “memoria delle meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza, secondo la promessa fatta ai padri (cfr. Lc 1,55), annunciando la meraviglia che tutte la supera, l’incarnazione redentrice” (Ecclesia de Eucharistia, 58).

1. Maria, pellegrina nella fede
Se osserviamo la Bibbia, notiamo che semplicità e grandezza sono note tipiche di Maria che così è la lettera vivente, in cui ogni credente può leggere lo stile di Dio. Con il suo “sì” al momento dell’Annunciazione (“Ecce ancilla Domini: fiat mihi secundum verbum tuum”) la donna di Nazareth si offre a Dio come pagina bianca, sulla quale egli può scrivere ciò che vuole; con la domanda: “Come è possibile? Non conosco uomo” (Lc 1,34), infatti, non vuol tanto capire il progetto di Dio, quanto fare la sua volontà. E’ questa la meditazione iniziale del santo Rosario.
Non fu una fede facile nemmeno quella di Maria. Come Abramo si è fidata di Dio, si è messa in cammino senza sapere dove esattamente sarebbe arrivata. Gesù ha detto: “Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!” (Gv 20,29). Maria è la prima tra coloro che hanno creduto pur non avendo visto.
Davanti a questo grande esempio è facile restare sconcertati e delusi, perché non ci sentiamo all’altezza di una simile scelta, di un affidamento generoso; ma l’atto di Maria non fu solamente umano. La sua fede nasce nello Spirito Santo, che, sceso su di lei, la porta a dire di sì: Dio non impone forzosamente la sua volontà, ma ci raggiunge con il suo amore discreto e libero. Maria si sente amata e così fa un dono di sé al Signore. Dio dialoga profondamente con la persona, rispetta la sua libertà, ne impegna la responsabilità, ma ci provoca anche a una risposta.
Ecco allora che noi vediamo la donna di Nazareth realmente messa alla prova, nell’attesa di comprendere; ella deve affrontare l’oscurità, non tanto su Dio, quanto su di sé. Le domande che affollano il suo cuore sono presenti anche in noi, chiamati ad una grande dignità, ma dubbiosi nell’avanzare sulla via della risposta all’amore di Dio. Il notare in Maria un percorso è davvero una bella scoperta, poiché c’insegna che anche noi possiamo affrontare con serenità le sfide della vita, avendo Maria come compagna nel “pellegrinaggio della fede” (cfr. Lumen Gentium).
Resta fondamentale il mio atteggiamento d’ascolto della parola di Dio e di attenzione alla volontà di Dio, nella coscienza che tutti abbiamo una missione. Gesù stesso, per riprendere un testo della Lettera agli Ebrei, entrando nel mondo, dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato… Allora ho detto: Ecco io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7; Sal 40,7-9). Tanti altri testi neotestamentari confermano questo senso di disponibilità e di missione (cfr. Mt 12,50; Gv 5,30; 6,38, ecc.). Ed è anche quanto chiediamo nella preghiera del Padre Nostro: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.
2. Maria indica la méta
Oltre che pellegrina nella fede, Maria è immagine viva della comunità credente. Pensando alla Chiesa come ad una nave, che traccia una lunga scia sul mare fino a perdersi all’orizzonte del tempo, la punta di questa imbarcazione è Maria, perché lei è la prima credente. Come insegna il Concilio Vaticano II: “La beata Vergine per il dono e ufficio della divina maternità che la unisce col Figlio redentore, e per le sue singolari grazie e funzioni, è pure intimamente congiunta con la Chiesa: la Madre di Dio è figura della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti, nel mistero della Chiesa, la quale pure giustamente è chiamata madre e vergine, la beata Vergine Maria è andata innanzi, presentandosi in modo eminente e singolare, quale vergine e quale madre” (LG 63).
E’ ovvio dunque che come cristiani dobbiamo saper guardare a colei che ci ha preceduto nel cammino della fede in modo così elevato. Maria, infatti, mostra come iniziare il nostro itinerario, ossia nella fede, ma lei ci mostra anche quale è la méta verso cui siamo protesi. Veramente Maria è modello della Chiesa. Al riguardo, possiamo osservare che i testi dell’Apocalisse si riferiscono sia al popolo santo dei tempi messianici, sia alla nuova Eva, la figlia di Sion che ha dato vita al Messia: “Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle” (Ap 12,1). E l’ultimo dei “misteri” del Rosario corrisponde appunto a questa visione, completata poi dagli ultimi testi della stessa Apocalisse: “Vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo di prima e la terra di prima erano scomparsi… Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo… Non vi sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21,1-4).
Nel percorrere i grani del Rosario non possiamo non pensare all’itinerario di ogni donna e di ogni uomo nel mondo, e nel recitare la preghiera del “Gloria” sentiamo elevarsi a Dio l’invocazione perché quella Chiesa che è nata sul modello della Trinità possa effettivamente diventare tale nella vita quotidiana, senza distogliere lo sguardo dalle realtà ultime.

3. Maria porta all’impegno quotidiano
Carissimi, compiamo ancora qualche passo nella scoperta della figura di Maria come guida di vita. Come abbiamo visto, il suo “sì” fu completo e pieno di fiducia, ma non rimase chiuso nel solo rapporto tra lei e Dio; ella non crede in un Dio astratto, tutto suo, ma si inserisce nella fede del suo popolo: basti pensare al Magnificat, tutto pieno di riferimenti alle Scritture e alle meraviglie di Dio lì narrate. Il suo sguardo, conscio di una tradizione ricca di rapporti con Dio, si spinge al futuro “di generazione in generazione”, ma si allarga anche alle necessità degli umili e degli affamati, invocando una correzione delle ingiustizie del mondo, con un piano che assicuri la misericordia di Dio per sempre (Lc 1,46-55). Il riferimento a Dio da cui parte tutto l’inno si mostra altamente fecondo di coinvolgimento nelle sorti del mondo, e spingerà Maria ad interessarsi ad esempio dei due giovani sposi di Cana, che si sono visti mancare il vino nel bel mezzo della festa di nozze (Gv 2, 1-11).
Ci chiediamo allora come possa cambiare la nostra vita davanti all’immagine di Maria, donna piena di fede verso Dio e d’attenzione per gli altri. Il Rosario ci aiuta ad imitare l’impegno di Maria e di Gesù nel servizio degli altri, soprattutto nella meditazione del loro esempio attraverso la considerazione dei vari misteri, oltre che suscitare riconoscenza per il loro amore verso di noi. Ma questa pratica di devozione ci fa sentire comunità anzitutto nelle preghiere del Padre Nostro e del Gloria, ma anche nell’Ave Maria e della Salve Regina poiché sono tutte al plurale. Inoltre, questo senso partecipativo si farà più forte se possiamo recitare il Rosario con altri.

4. L’itinerario del Rosario
Cosa fare in concreto? Un suggerimento autorevole ci viene dal Papa che, nella lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” del 16. ottobre 2002, c’invita a riprendere e valorizzare quest’antica preghiera anche con approcci nuovi. Egli ricorda che è un metodo ancora valido perché, pur basato per alcuni aspetti sulla ripetizione, non è arido, ma è espressione dell’amore che non è mai stanco di ritornare alla persona amata; il Rosario risponde bene inoltre al desiderio di meditazione oggi molto forte pure in Occidente.
Giovanni Paolo II ci esorta a ripensare al senso delle varie parti che compongono il Rosario. L’inizio si apre con la presentazione di un fatto della vita di Cristo: ecco il “mistero”. La parola può talora trarre in inganno, quasi si trattasse di realtà che supera la nostra comprensione. In verità, è usata qui nel suo senso originale che vuol dire evento con il quale Dio si comunica all’uomo. Nella tradizione più recente si erano fissati a quindici i misteri del Rosario, sia nella recita che nelle molte illustrazioni che troviamo nelle nostre chiese, suddivisi in gaudiosi, dolorosi, e gloriosi. Per potenziare lo spessore cristologico del Rosario, il Papa ha proposto di aggiungerne altri cinque misteri, che chiama “della luce”, da inserire tra il secondo e il terzo gruppo, poiché riguardano la vita pubblica di Cristo tra il suo Battesimo e l’Ultima Cena. E’ un’innovazione che il Papa lascia “alla libera valorizzazione dei singoli e delle comunità”, ma che è stata accolta dappertutto con viva gioia e con lode al Signore che, attraverso il Romano Pontefice, dona alla sua Chiesa una freschezza che sa sempre essere nuova. Enunciare un “mistero” è come “aprire uno scenario su cui concentrare l’attenzione”. Sarebbe bene poi leggere un passo della Bibbia che narra l’evento stesso, in modo da dare più profondità alla meditazione e così lasciar parlare Dio a noi. È importante sostare un attimo in silenzio contemplativo, per permettere alla Parola ascoltata di entrare nel nostro cuore.”.
La recita successiva del “Padre Nostro” ci aiuta ad innalzare l’anima verso Dio e ci ricorda che egli è, prima di tutto, Padre. La parte più corposa è poi costituita dalla serie di dieci Ave Maria. Questa antica preghiera esprime lo stupore e la gioia davanti al più grande miracolo della storia: un Dio che si fa uomo nel grembo di una Vergine! Al centro dell’Ave Maria sta il nome di Gesù: la sua ripetizione insieme con quello di Maria ci aiuta ad entrare sempre più profondamente nella vita di Cristo. E preghiamo per tutto l’arco della vita “adesso e nell’ora della nostra morte”! Il Gloria, che segue, c’indica l’ultima meta della contemplazione cristiana, l’amore della Trinità. Vi si può aggiungere una “giaculatoria”.

5. Quando e dove recitare il Rosario
Il Rosario è anzitutto preghiera della famiglia e per la famiglia: “La famiglia che prega, resta unita” diceva Madre Teresa di Calcutta. Attraverso il Rosario si riproduce un po’ il clima della casa di Nazareth: Gesù è posto al centro, “si condividono con lui gioie e dolori, si mettono nelle sue mani bisogni e progetti, si attingono da lui la speranza e la forza per il cammino” (RVM, 41). Inoltre è bello poter affidare a Maria l’itinerario di crescita dei figli; è sempre più difficile oggi per un genitore seguirli nelle tappe della loro vita e spesso diventa angoscioso affrontare le loro esperienze e i rischi che essi corrono. Pregare il Rosario per i figli e con i figli, fin dai primi anni, non è certo la soluzione di ogni problema, ma è un aiuto spirituale da non sottovalutare. Con il Papa raccomando dunque una continuità o una ripresa di questa preghiera nelle famiglie, educando i figli stessi, magari con progressitivà, a questa preghiera, iniziando con questo mese di maggio particolarmente dedicato a Maria.
Il Rosario poi si presta anche per gli incontri di gruppi sia vasti che ristretti di persone che desiderano rinsaldare i legami di fraternità ed elevare a Dio la supplica per sé e per le necessità comuni. Anche lì dove non può essere presente un sacerdote, si potrà ritrovarsi regolarmente a pregare il Rosario, ed è bene che quando possibile si faccia insieme, animando anche le piccole chiesette delle nostre vallate. Se è veramente difficile riunirvisi tutto l’anno, lo si faccia almeno nei mesi di maggio e d’ottobre, e nei sabati di ogni settimana.
Questa è poi una forma di preghiera che ben si presta pure alla preghiera individuale, sia che siamo in casa come nei viaggi. Facciamoci un impegno di recitare cinque “misteri” al giorno! Vi sono varie forme di sostegno per favorirne la pratica, e i nostri anziani hanno sempre desiderato averlo tra le mani.
Parlando ai giovani, il 10 aprile di questo mese, il Papa diceva: “Accogliere Maria nella propria casa, nella propria esistenza, è il privilegio di ogni fedele. Lo è soprattutto nei momenti difficili, come sono quelli che anche voi, giovani, a volte vivete in questo periodo della vostra vita. Mi ricordo anch’io questo momento, quando ero giovane e lavoravo nella officina chimica: ho trovato queste parole: Totus Tuus. E con la forza di queste parole ho potuto camminare attraverso la terribile guerra, la terribile occupazione nazista e poi anche attraverso le altre esperienze difficili del dopoguerra. La possibilità di accogliere Maria nella propria casa, nella propria esistenza, è offerta a tutti voi… “Dolce catena che ci rannoda a Dio”. Portatela sempre con voi! Il Rosario, recitato con intelligente devozione, vi aiuterà ad assimilare il mistero di Cristo per apprendere da Lui il segreto della pace e farne un progetto di vita”. Non è dunque una preghiera riservata agli anziani.
Come ha già fatto il Papa, affido il Rosario ai giovani, che spesso si pensa non siano in grado di apprezzare questa forma di preghiera. Sono convinto, invece, che possa essere per loro un prezioso strumento per arrivare a conoscere ed apprezzare la bellezza di Cristo.
E’ bene comunque che ogni cristiano porti sempre in tasca la corona. Essa converge nel Crocefisso, che apre e chiude il cammino della preghiera: tutto parte da Cristo e tutto tende a Lui.
Le intenzioni per le quali offrire la preghiera del Rosario possono variare. La Chiesa vi ha sempre riconosciuto una particolare efficacia, affidando a questa pratica le situazioni più difficili. In questo momento vogliamo chiedere particolarmente al Signore il dono della pace: il Rosario, infatti, è da sempre preghiera di pace, perché contempla Cristo e, mentre ci fa guardare a Lui, ci rende anche costruttori della vera pace. Ma penso anche a tutti i problemi delle nostre famiglie, a quelli della povertà nel mondo, e alla mancanza di vocazioni a una consacrazione speciale anche nella nostra diocesi, alla freddezza nella risposta d’amore del Signore, alle violazioni dei diritti umani iniziando da quelli alla vita e alla libertà religiosa.. Affido queste situazioni alla vostra preghiera mariana.
Carissimi, al termine di questa lettera vi rivolgo un caloroso invito: riscopriamo il Rosario, preghiera così facile e così ricca, riprendiamo tra le mani con fiducia la corona, per camminare insieme a Maria sulla strada di Gesù. Facciamolo iniziando proprio con questo mese di maggio.
E la clemente, pia e dolce Vergine Maria non mancherà di ottenerci abbondanti grazie.
+ Luigi, Arcivescovo

Trento, 21 aprile 2003 - Lunedì dell’Angelo



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Autore: - Pubblicato il: 2009-09-11 (1174 letture)

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