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IRENEO DI LIONE



3.1 Cenni biografici
1. Nato con ogni probabilità a Smirne verso il 135-140 d.C., ancora giovane fu alla scuola di Policarpo e di qualche altro presbitero, che erano stati a loro volta discepoli degli apostoli. In data incerta Ireneo si trasferì dall’Asia Minore alla Gallia Lugdunense, molto probabilmente in coincidenza dei primi sviluppi dell’importante comunità cristiana di Lione, dove nel 177 troviamo il vescovo novantenne Potino e, annoverato tra i suoi presbiteri, Ireneo. Proprio in quest’anno la comunità lionese invia a Papa Eleutero una lettera a favore dei montanisti, un gruppo di carismatici della Frigia, mandando come ambasciatore Ireneo. Proprio durante questo viaggio però Ireneo scampò alla persecuzione di Marco Aurelio che mieté quarantotto vittime, tra le quali il vescovo Potino. Tornato a Lione Ireneo viene eletto vescovo. Il suo lavoro apostolico si realizzerà in tre direzioni o scopi: adoperarsi per la diffusione del cristianesimo lungo il Rodano; opporsi con la predicazione e gli scritti allo gnosticismo di Valentino che si andava diffondendo nella Gallia del Sud; risolvere la questione pasquale con papa Vittore, in modo da portare la pace tra i vescovi orientali e il Papa. Questo triplice lavoro lo tenne occupato per tutto il resto della vita che si concluse nel 202-203, forse con il martirio. Le sue reliquie furono profanate da parte degli ugonotti nel 1562.

2. Gli scritti
Le sue numerose opere si possono dividere in maggiori e minori. Le prime sono:
- Smascheramento e confutazione della falsa gnosi
più comunemente conosciuta come Adversus Haereses e scritta in due tranche, i primi tre libri sotto papa Eleutero e gli altri due sotto papa Vittore. Il libro viene scritto per rispondere al desiderio di un suo amico, forse un vescovo, che gli aveva chiesto informazioni sugli errori degli eretici. L’opera inizialmente doveva essere brevissima, ma a poco a poco la materia si andò ampliando, assumendo le vaste proporzioni attuali. La struttura del libro è la seguente: a) 1° Libro: Detectio falsae agnitionis: smascheramento. Il principio di partenza infatti è: basta svelare le loro teorie per confutarle. Così Ireneo inizia a smascherare tutti i sistemi gnostici, partendo da quello di Tolomeo, da lui particolarmente avversato. b) 2° – 5° libro: Eversivo falsae cognitionis. Per far ciò nel secondo libro ricorre alla dialettica e alle prove della ragione, nel terzo, che è la parte più importante, trae i suoi argomenti dalla Tradizione, dalla regola della fede che si trova nell’insegnamento degli apostoli, conservato senza alterazioni dalla Chiesa, mediante la successione dei vescovi delle principali sedi apostoliche: questo insegnamento è in contraddizione con quello degli gnostici. Nel quarto libro gli argomenti vengono presi dalle parole di Gesù Cristo nelle quali, per Ireneo, c’erano anche le dottrine dell’Antico Testamento, visto che erano scritte sempre dal Verbo che li esprimeva tramite autori sacri. Così facendo mette in luce dei due testamenti contestata da marcioniti e gnostici. Nel quinto libro continua a portare argomenti del Nuovo Testamento e tratta anche del fine ultimo, condividendo le idee millenariste. Dal punto di vista teologico ques’opera ha un’importanza capitale, che sorpassa di molto la sola questione gnostica, confutando anticipatamente tutte le eresie di ogni genere e di ogni tempo, perché stabilisce i principi dell’autorità dottrinale della Chiesa ed in particolare di quella grandissima e antichissima e conosciuta da tutti, fondata e stabilita in Roma dai gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo.
Esposizione della predicazione apostolica
Scritta dopo l’A. H. è l’opera della maturità ed è indirizzata ad un amico che si chiama Marciano. La si può considerare un compendio catechetico con lo scopo di edificare, e quindi è assente ogni forma di polemica. Anche quest’opera si può dividere in due parti: a) Dopo alcune osservazioni introduttive (cap. 1-3) l’autore studia il contenuto della fede cristiana: SS. Trinità, creazione, caduta dell’uomo, incarnazione del Verbo e redenzione. b) Si dimostra la verità della rivelazione cristiana, attingendo alle profezie dell’Antico Testamento, per cui il Redentore viene presentato come il Figlio di David e il Messia promesso. Infine Ireneo invita i lettori a vivere in modo coerente la loro fede, mettendoli in guardia dall’eresia e dalle sue empietà.
- opere minori
a) Sulla monarchia, ovvero Che Dio non è l’autore del male, che sarebbe la lettera indirizzata a Florino. b) Il trattato Sulla Ogdoade, sempre indirizzato a Florino. c) La lettera a Blasto Sullo scisma. d) Estratti di una lettera al Papa Vittore sulla data di Pasqua. e) Il trattato Sulla conoscenza oggi andato perso, ma citato da Eusebio.

3. Linee guida della mariologia di sant’Ireneo

La cristologia è il nucleo centrale di tutta la teologia di Ireneo, il cui cuore è la ricapitolazione. L’idea viene da Paolo, ma Ireneo le dà uno sviluppo notevole: l’uomo in sé non è né buono, né cattivo, è libero, ma in Adamo suo capo, ha liberamente peccato, provocando la rovina dell’intera umanità; Gesù Cristo, novello Adamo, ricapitola in sé l’umanità intera e la riconcilia con Dio e può farlo perché è Dio, ma anche Uomo in modo tale da redimere tutti e in qualsiasi circostanza della vita in cui si trovino. Con Cristo quindi Dio vuole restaurare il suo piano primitivo di salvezza per rinnovarla, restaurarla e riorganizzarla in Cristo suo Figlio, vero Dio e vero Uomo. Tutto questo piano di salvezza realizzato da Cristo rivelatore-redentore-deificatore è chiamato da Ireneo Economia. Dopo aver visto Cristo come il nuovo Adamo, Ireneo (come Giustino) propone Maria come una seconda Eva che ripara il danno provocato da Eva con l’obbedienza, mediante cui diventa la madre dei viventi, seno dell’umanità, ma anche l’avvocata di Eva. Inoltre Ireneo ammette la verginità perpetua di Maria, chiamandola essere puro che apre con purezza quel puro seno che rigenera gli uomini in Dio.

4. Madre del Verbo

Ireneo viene considerato come il più grande mariologo della Chiesa, egli assegna alla Santa Vergine un ruolo pregnante nell’economia della salvezza. Afferma che “un unico e identico Dio che è dall’inizio alla fine della storia, per mezzo di diverse disposizioni, ha accompagnato il genere umano”. In questa economia della salvezza nell’evento dell’incarnazione ha un posto privilegiato Maria, in quanto madre del Verbo Incarnato. Per il vescovo Ireneo esistono due verità centrali, riguardo alla maternità di Maria: lo stesso figlio di Dio in persona si è incarnato ed è diventato ”figlio di Maria Vergine” e con l’incarnazione ”egli era ciò che appariva” e “ciò che era, quello stesso appariva”. Ciò vuol dire che il Verbo di Dio si è fatto vero uomo nel grembo di Maria, e la Vergine è divenuta vera madre del Figlio Di Dio, a garanzia di autenticità nella storia della salvezza. La vergine ha offerto la sua fede nel mistero che l’angelo le annunciava e per Ireneo lei non è solo vera madre del Verbo, ma ha cooperato a tale mistero per mezzo della sua accettazione con fede del ruolo che avrebbe dovuto svolgere. La sua volontà aderì al disegno divino, divenendo madre nel vero senso della parola: nel corpo e nello spirito. La sua maternità porta con sé una nuova nascita per il genere umano, così che tutti gli uomini diventano, in qualche modo, figli di Maria. Quando Cristo era nel grembo di Maria, in modo misterioso, tutti gli uomini erano lì generati. Il verbo si fece uomo, affinché l’uomo potesse ricevere l’adozione divina nel portare, accogliere, abbracciare il figlio di Dio, per mezzo della sua incarnazione divenne il primogenito di molti fratelli. Ciò implica che la stessa incarnazione è già un evento salvifico, e lo è anche l’economia della Vergine, essendo vincolati tutti i redenti a quel grembo che ci rigenera per la vita. Ireneo ha espresso le conseguenze soteriologiche della maternità di Maria, che diventa nostra madre nell’ordine della salvezza perché Cristo ricapitola in sé l’uomo e quindi tutta l’umanità.

5. Verginità di Maria
Sant’Ireneo afferma senza esitazioni e indugi, come il concepimento di Maria fosse verginale, poiché è una prova inconfutabile della realtà divina di Gesù. Il concepimento non fu opera di Giuseppe ma dello Spirito Santo che intervenne su Maria, lasciando intatta la sua verginità. Il Vangelo attesta che prima che  Giuseppe andasse ad abitare  con Maria - dunque mentre ella era in stato di verginità - si trovò incinta per opera dello Spirito santo. Lo Spirito santo in tal modo ha indicato esattamente, con queste parole, l’origine pneumatica della concezione del Verbo, la sua natura divina e la sua vera umanità. É importante notare due sfumature nel pensiero di Sant’Ireneo: da una parte ribadisce che il concepimento del bambino fu verginale perché non intervenne alcun uomo; d’altra parte assicura che fu frutto del suo seno, per cui,  pur trattandosi di un concepimento verginale, Maria fu vera madre, rimanendo vergine e dando a Gesù la condizione umana. La generazione di un vero uomo, in maniera verginale anche se impensabile, fu reale; addirittura fu precedentemente annunciata dalle Scritture. Per questo Ireneo conferma il passo di Isaia e lo chiama “segno della Vergine. Il Signore stesso dando un segno, mostrò la straordinarietà della  generazione umana di Cristo. Che bisgono c’era del segno se Maria avesse concepito per opera di un uomo? Ma poiché stava per compiersi, con l’aiuto di Dio, una salvezza inattesa a favore degli uomini, si compiva anche un parto inatteso, di una vergine: era Dio che dava questo segno, senza che vi partecipasse l’uomo. Il segno promesso dal profeta era qualcosa di Mirabile e insolito. Tale concepimento risultò ammirabile ed inatteso come lo era anche la salvezza che con esso si realizzava; fu un segno chiaro della venuta  della salvezza di Dio, che si fece carne per noi. Perciò un parto normale non sarebbe giudicabile come un evento divino. Dio stava per salvare l’umanità in una forma inattesa attraverso la venuta del Salvatore tra gli uomini e quindi tutto doveva essere realizzato in modo inatteso; dare il segno della Vergine era un modo per far comprendere agli uomini che il suo agire salvifico nel mondo umano.

6. Maria fonte di salvezza

Maria è divenuta causa di salvezza per tutto il genere umano, grazie alla sua obbedienza verginale alla volontà di Dio, divenendo avvocata della vergine Eva e di tutta la sua discendenza, essendo stata scelta come nuova madre degli uomini, insieme al suo Figlio, rompendo il nodo della disobbedienza che opprimeva l’umanità. Con la sua maternità verginale ha fornito il sostrato necessario alla ricapitolazione di Adamo in Cristo. Maria offri se stessa come terra vergine per mezzo della quale Dio ricreò il genere umano nel suo Figlio, che è il principio di vita; nel suo seno ha avuto inizio la nuova generazione degli uomini, per Dio, perché tutti gli uomini erano misteriosamente presenti in Cristo incarnato, ricapitolando tutte le cose. L’affermazione di Maria come causa salutis è una confessione sulle conseguenze soteriologiche universali dell’incarnazione del Verbo; lei venne scelta come strumento obbediente, affinché concepisse figli per Dio per mezzo della fede che rigenera per la vita nuova in Dio. La sua disposizione cooperante all’obbedienza la rende idonea a portare in grembo lo stesso Dio, quindi si può dire che Maria è figura della Chiesa. Maria è la Chiesa in germe; la sua maternità, la sua obbedienza, la lode al Signore sono la maternità della Chiesa, l’obbedienza della Chiesa e la lode della Chiesa. Essendo Madre di tutti gli uomini perché li ha generati in Cristo, è al tempo stesso madre della Chiesa poiché i figli suoi diventeranno figli della Chiesa per mezzo della vita nuova concessa da Dio.

Bibliografia
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