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PROTOVANGELO DI GIACOMO


1. L’opera e l’autore

È il capofila dei Vangeli dell’Infanzia non canonici e risale alla seconda metà del II secolo. Il nome, Protovangelo è recente; i titoli più originali sono Natività di Maria o Apocalisse di Giacomo,  come si può leggere nell’epilogo stesso dell’opera: «Io, Giacomo, ho scritto questa storia a Gerusalemme. Al momento della sollevazione che scoppiò alla morte di Erode, mi ritirai nel deserto fino a quando questa sollevazione a Gerusalemme non si calmò. Io glorificherò sempre il Signore che mi ha dato la sapienza di scrivere questa storia. E la grazia sia con tutti coloro che temono il Signore. Amen». Il Giacomo di cui si tratta, si spaccia per Giacomo il Minore, «fratello» di Gesù e scrive sicuramente prima del 200 d.C. Egli racconta la vita della Vergine e poi di Gesù fino alla strage degli innocenti e alla morte di Erode, facendo larga parte alla narrazione di avvenimenti miracolosi e prodigiosi di ogni genere. Proprio per questi motivi lo scritto ha incontrato il favore popolare ed ha esercitato largo influsso sulla formazione delle leggende della Vergine, fornendo ampio materiale per le arti figurative nei secoli successivi.

2. Contenuti
Lo scritto, volendolo schematizzare, presenta tre testi base:
- una vita di Maria fino all’Annunciazione;
- il racconto dalla nascita di Gesù fino all’adorazione dei Magi;
- una relazione sulla strage degli innocenti e sul martirio di Zaccaria.
L’autore scrive in greco elaborando dati estratti dai Vangeli canonici e arricchiti con trazioni legati all’ambiente di Gerusalemme. Menziona per la prima volta i nomi di Gioacchino e Anna come genitori di Maria, descrive il fidanzamento di Giuseppe e si prefigge di difendere la verginità di Maria presentando, «fratelli» di Gesù come figli di Giuseppe avuti da precedenti matrimoni.
In seguito alle preghiere di Anna (§ III), Dio fa annunziare loro la nascita di un figli, che Anna promette di consacrargli. Così Maria, sin dalla nascita, viene allevata in una camera trasformata, in una specie di santuario, e a tre anni è condotta al tempo per esservi custodita dai sacerdoti. Quando ha dodici anni e la sua imminente pubertà minaccia di contaminare il tempio (§ VIII), una rivelazione divina ordina al gran sacerdote Zaccaria di convocare tutti i vedovi d’Israele, e un prodigio designa il vegliardo Giuseppe per custodire Maria in perpetua purezza. Durante un’assenza prolungata di Giuseppe, Maria riceve l’Annunciazione della nascita di Gesù (§ XI), poi va a trovare Elisabetta (§ XII). Al suo rientro dopo tre mesi, Giuseppe si dispera constatandone la gravidanza, ma un angelo in sogno la rassicura, annunziandogli la nascita di Gesù (§ XIII-XIV). Dopo aver superato con successo la prova delle acque amare (§ XVI), davanti ai sacerdoti che sospettano Giuseppe di aver violato il suo impegno di salvaguardare la castità di Maria, i due partono per Betlemme in seguito all’ordine del censimento (§ XVII). A metà strada tra Gerusalemme (dove apparentemente abitano) e Betlemme, Maria sente il parto imminente, e Giuseppe fattala rifugiare in una grotta va a cercare una levatrice (§ XVIII). Quando torna con questa, la grotta e circondata da una nube, che poi si dilegua lasciando apparire il bambino appena nato (§ XVIII). Uscendo dalla grotta, la levatrice incontra una conoscente, Salomè, la quale rifiuta di credere all’annunzio del parto di una vergine, quando va a constatare la verginità di Maria, la mano le si paralizza per la sua incredulità, ma viene poi guarita per il suo pentimento (§ XX). Con la visita e l’adorazione dei magi (§ XXI) e la successiva strage degli innocenti (§ XXII), durante la quale Maria nasconde Gesù in una mangiatoia (manca la fuga in Egitto) ed Elisabetta si salva con Giovanni perché una montagna li inghiotte miracolosamente (§ XXII), mentre il marito Zaccaria viene ucciso dai soldati di Erode (§ XXIII), l’opera si conclude affermando come Giacomo, rifugiatosi nel deserto per sfuggire ai soldati, scrive il racconto.

3. Significati e incongruenze
Sicuramente l’autore del Protovangelo conosce i Vangeli scritti dagli evangelisti Matteo e Luca e si sforza di armonizzarli tra loro, ma tutta la prima parte non viene naturalmente da essi. Nonostante l’apparente predominio di Maria in quest’opera, la genesi di quest’ultimo è dovuto a esigenze di apologetica cristologica. La figura di Maria è onnipresente, ma ciò che interessa non è la sua persona, bensì la sua verginità. Come personaggio, Ella è quasi sempre passiva, oggetto dell’agire e dei sentimenti di altri: Dio, i genitori, Giuseppe, i sacerdoti, la levatrice.  Significativo è il destino del Magnificat nel Protovangelo: al saluto di Elisabetta, Maria risponde con una frase tratta dal Vangelo secondo Luca ma che esprime un senso contrario a quello che ha nella fonte, perché Maria, per esigenze di armonizzazione con Matteo, ha dimenticato l’annunzio dell’angelo e non si rende conto della propria situazione. Altresì, il testo del Magnificat scompare di conseguenza, tranne alcuni echi nella benedizione rivolta a Maria dal sacerdote; in altri termini, a Maria è letteralmente tolta la parola.  Il Protovangelo ha esercitato grandissima influenza anche sull’iconografia, come ad esempio: l’incontro di Gioacchino e Anna, la nascita di Maria, la presentazione al tempio, il matrimonio della Vergine; e sulla liturgia: basti pensare alla festa della Presentazione.

Bibliografia
LAURENTIN R., I Vangeli dell’infanzia di Cristo, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1985; GHARIB G., Maria di Nazareth secondo gli Apocrifi, Città Nuova, Roma, 2001; GILA A., padri e tradizione ecclesiale dalle origini al vi secolo, Marianum, Roma 1999-2000; GAMBERO L., L'immagine popolare di Maria negli Apocrifi del Nuovo Testamento, in Riparazione mariana, marzo 2002; CRAVERI M., I Vangeli apocrifi, ET Einaudi, Milano 2008.

VEDI ANCHE
 - APOCRIFI
 - DORMITIO MARIAE
 - ODI DI SALOMONE






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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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