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INCORONAZIONI MARIANE



1. Origini della consuetudine di incoronare le immagini mariane
La consuetudine d’incoronare le immagini della Beata Vergine in forma solenne e pubblica e poi con un rito liturgico, la troviamo diffusa in Occidente a partire dal fine del secolo XVI. Tra i pii fedeli, religiosi e laici, che hanno concorso al nascere e al diffondersi di questa tipica espressione di pietà mariana, un posto di rilievo viene riconosciuto al cappuccino fra Girolamo Paolucci de' Calboli da Forlì (1552-1620), ritenuto l'iniziatore della pia usanza d'incoronare le immagini della Vergine. L'opera di fra Girolamo, nata da una fervente devozione a Maria, si distingue per la sua impronta prettamente popolare. L'iniziativa si colloca nell'ambito dell'azione pastorale del periodo postridentino, caratterizzato da intensa predicazione tra le masse popolari. A tale predicazione, in cui alla figura della Vergine è dedicata un'attenzione particolare, l'Ordine dei Cappuccini ha reso un notevole contributo.  Nella prassi apostolica di fra Girolamo, l'incoronazione della Vergine avviene al termine di un ciclo di predicazione, di cui costituisce una degna conclusione. Il gesto devoto include pure un momento penitenziale, poiché l'argento e l'oro con cui viene confezionata la corona sono spesso frutto di una spoliazione di monili, le vanità. con le quali i fedeli adornavano la persona o la casa. Dell'Apostolo della Madonna., come veniva amabilmente chiamato fra Girolamo, è nota la solenne incoronazione di immagini mariane venerate a Cremona, Parma, Comacchio, Bologna, Cento, Cesena, Faenza, Forl., Rimini, Roma...  L'iniziativa di fra Girolamo viene ripresa da un altro cappuccino, fra Fedele da S. Germano (†1623), cui si deve la solenne incoronazione della Madonna di Oropa nel 1620, e da altri confratelli che fondano la Pia Opera dell'Incoronazione.

2. Interventi del Capitolo Vaticano, Rituale dell'incoronazione e prassi
a)
Tra i fedeli cui fra Girolamo trasmette l'amore per questa forma di pietà mariana emerge Alessandro Sforza Pallavicino, conte di Borgonovo (Piacenza). Il Pallavicino, con testamento del 3 luglio 1636, dispone un cospicuo lascito a favore del Capitolo di San Pietro in Vaticano, perché dopo la sua morte provveda a coronare le immagini più celebri della Vergine. Ha così inizio quella serie di incoronazioni eseguite a nome del Capitolo Vaticano, che ancora oggi prosegue. L'assunzione da parte del Capitolo Vaticano della fondazione di Alessandro Sforza ha due conseguenze: tutta la materia dell'incoronazione delle immagini mariane viene a trovarsi nell'ambito d’immediata vigilanza e di promozione pastorale del Romano Pontefice; inoltre, si avverte la necessità di un apposito rituale per l'incoronazione. Quest'ultimo, composto molto presto, certamente nello stesso secolo XVII, non è mai entrato a far parte dei libri liturgici romani: viene inserito senza mutamenti sostanziali nell'Appendice del Pontificale Romano solo alla fine del secolo XIX (29 marzo 1897).
b)
Nella prassi ecclesiale l'atto d'incoronare le immagini costituisce un fatto in un certo senso straordinario: una prassi d’incoronazione facile e indiscriminata sarebbe fuori luogo. Lo stesso promotore dell'iniziativa, fra Girolamo Paolucci de' Calboli, limita l'incoronazione alle immagini più venerate dell'augusta Madre di Dio. Il Capitolo Vaticano, dal canto suo, stabilisce che la domanda d’incoronazione deve essere accompagnata da documenti che provino l'antichità, la venerazione e il carattere miracoloso dell'immagine. A questo criterio si sono attenuti i Romani Pontefici, che non solo assecondarono questa forma di pietà popolare, ma spesso personalmente, e per mano di vescovi da loro delegati, ornarono di diadema immagini della Madre di Dio già insigni per la pubblica venerazione. Tra le incoronazioni compiute personalmente dai Sommi Pontefici se ne possono ricordare alcune:
- il 3 maggio 1782 Pio VI incorona l'immagine di Santa Maria del Popolo nella cattedrale di Cesena;
- Pio VII, il 30 giugno 1800, cinge di corona l'immagine della Vergine nella cattedrale di Spoleto; lo stesso Papa nel febbraio 1801 corona la statua della Madonna di Loreto e il 10 maggio 1815 l'immagine della Madonna della Misericordia a Savona;;
- la Madonna Salus Populi Romani della basilica di Santa Maria Maggiore, che già era stata incoronata da Clemente VIII, viene nuovamente incoronata da Gregorio XVI il 15 agosto 1838 e, ancora, da Pio XII il 1 novembre 1954.
c) Nel 1933 viene edita dalla Società tipografica Macioce e Pisani di Isola del Liri la monografia del cappuccino fra Anselmo da Reno Centese intitolata: Catalogo delle immagini mariane incoronate dal rev.mo Capitolo Vaticano.. L'elenco comprende 1043 incoronazioni, quasi tutte per opera del Capitolo Vaticano, e poche, circa un centinaio, compiute o direttamente dal Papa o per sua autorità. L'interessante lavoro inizia con la data del 27 agosto 1631, giorno e anno della prima incoronazione dell'immagine di Santa Maria della Febbre nella sacrestia maggiore di San Pietro, e termina il 10 agosto 1931, data dell'incoronazione dell'immagine di Santa Maria Materdomini di Avellino.
d) Da allora altre immagini mariane sono state incoronate, specialmente dopo la guerra del 1939-1945 e in particolare durante gli anni mariani 1954 e 1987-1988. Del 1954 ci piace ricordare l'incoronazione dell’immagine dell'Addolorata di Rovigo avvenuta il 21 novembre ad opera del Capitolo Vaticano, a conclusione dell’Anno mariano. Tra le ultime incoronazioni fatte in Italia a nome e per autorità di Paolo VI segnaliamo la Madonna del Miracolo, nella chiesa di Sant'Andrea delle Fratte, decretata il 19 aprile 1975. Per autorità di Giovanni Paolo II indichiamo: la Madonna «Iconavetere» o «Dei Sette Veli» nella cattedrale di Foggia, il 21 gennaio 1981; la Madonna della Purità, a Pagani, in diocesi di Nocera (Salerno), il 22 maggio 1983; la Madonna del Rosario, nel santuario di San Domenico in Soriano Calabro, diocesi di Mileto (Catanzaro), il 3 giugno 1983.

4. Premesse al Rito per l'incoronazione dell'immagine della beata Vergine Maria
Secondo il rinnovato Rito per l'incoronazione dell'immagine della beata Vergine Maria anche i vescovi possono liberamente procedere al rito delle incoronazioni. Non incluso in alcun libro liturgico, il nuovo Rito in un certo senso ritorna alla sua condizione originaria e non per questo viene pregiudicata la sua natura di libro liturgico. Ha seguito infatti lo stesso iter redazionale e giuridico degli altri libri liturgici postconciliari. E come ogni libro liturgico, anch'esso è preceduto dalle note introduttive che ne chiariscono la natura e il significato.
Ecco le Premesse del Rito per l'incoronazione dell'immagine della beata Vergine Maria:
-
2029. La santa madre Chiesa non ha mai esitato ad affermare a più riprese la legittimità del culto prestato alle immagini di Cristo, della sua Madre e dei santi, e ha spesso ammaestrato i fedeli sul significato di tale culto.
- 2030. La venerazione verso le immagini della beata Vergine Maria viene espressa non di rado ornando il suo capo con una corona regale. Se poi la santa Madre di Dio viene effigiata col divin Figlio in braccio, si incoronano tutte e due le immagini. Nell'azione rituale s'incorona prima l'immagine del Figlio e poi quella della Madre.
- 2031. La consuetudine di raffigurare la beata Vergine Maria ornata di un diadema regale andò affermandosi, sia in Oriente che in Occidente, fin dai tempi del Concilio di Efeso (431). Gli artisti cristiani dipinsero spesso la gloriosa Madre del Signore assisa su di un trono regale, ornata delle insegne proprie di una regina e circondata da una schiera di angeli e di santi. In tali immagini, non di rado vien rappresentato il divin Redentore nell'atto di recingere la Madre di una corona fulgente.
- 2032. La consuetudine di incoronare le immagini della beata Vergine Maria venne diffusa in Occidente da pii fedeli, religiosi e laici, specialmente verso la fine del secolo XVI. I Romani Ponte­fici non solo assecondarono questa forma di pietà popolare, ma «spesso, o personalmente, o per mano di vescovi da loro delegati, ornarono di diadema immagini della Vergine Madre di Dio già insigni per la pubblica venerazione». Con il progressivo affermarsi di questa consuetudine, venne preparato un rito per l'incoronazione delle immagini della beata Vergine Maria, che nel secolo XIX fu accolto nella Liturgia romana.
- 2033. Con questo rito la Chiesa afferma che a buon diritto la beata Vergine Maria vien ritenuta Regina e come tale invocata; ella è:
                - Madre del Figlio di Dio
, e Re messianico; Maria infatti è Madre di Cristo, Verbo incarnato, «per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà»; Madre del Figlio di Davide, del quale l'angelo disse con parole profetiche: «sarà grande e sarà chiamato Figlio dell' Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine»; ed Elisabetta, piena di Spirito Santo, salutò la beata Vergine, che portava Cristo in grembo, come «Madre del Signore»;
                - collaboratrice augusta del Redentore; la beata Vergine infatti, quale nuova Eva, ebbe per eterna disposizione di Dio un compito rilevante nell'opera della salvezza, con la quale Cristo Gesù, nuovo Adamo, ci ha redenti e ci ha a sé acquistati non a prezzo di cose corruttibili come l'argento e l'oro, ma con il suo sangue prezioso e ha fatto di noi un regno per il nostro Dio;
                - perfetta discepola di Cristo; la vergine di Nazaret, dando il suo assenso al disegno divino, progredendo nel suo cammino di fede, ascoltando e custodendo la parola di Dio, rimanendo fedelmente unita al Figlio sino alla croce, perseverando con la Chiesa nella preghiera, intensificando il suo amore verso Dio, meritò in modo eminente la «corona di giustizia», la «corona della vita» , la «corona di gloria» promessa ai fedeli discepoli di Cristo; e pertanto, «terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta anima e corpo alla gloria celeste e fu dal Signore esaltata quale regina dell'universo, perché in maggior pienezza divenisse conforme al Figlio suo, Signore dei signori e vincitore del peccato e della morte» ;
                - membro sovreminente della Chiesa; è infatti serva del Signore, coronamento dell'antico Israele e inizio santo del nuovo popolo di Dio; Maria è «la persona più qualificata, l'espressione più perfetta, la rappresentante più insigne, la figura più dotata» della Chiesa ; benedetta fra le donne, per il compito tutto particolare a lei affidato verso Cristo e tutte le membra del suo mistico Corpo, come pure per la ricchezza di virtù e la pienezza di grazia, Maria emerge nella stirpe eletta, nel regale sacerdozio, nella nazione santa che è la Chiesa; giustamente quindi è invocata come Signora degli uomini e degli angeli e Regina di tutti i santi. La gloria della beata Vergine, figlia di Adamo e sorella degli uomini, non solo fa onore al popolo di Dio, ma nobilita tutto il genere umano.
- 2034. Spetta al vescovo diocesano, insieme con la comunità locale, giudicare sull'opportunità di incoronare l'immagine della beata Vergine Maria. Si tenga tuttavia presente che è opportuno incoronare soltanto quelle immagini che, essendo oggetto di venerazione per la grande fiducia dei fedeli nella Madre del Signore, godono di una certa notorietà, tanto che il luogo in cui son venerate è diventato sede e centro di genuino culto liturgico e di attivo impegno cristiano. A tempo debito, prima della celebrazione del rito, si devono istruire i fedeli sul suo significato e sul suo carattere esclusivamente religioso, perché possano partecipare con frutto alla celebrazione e coglierne la giusta portata.
2035. Per il diadema o la corona si usi una materia atta ad esprImere la dignità singolare della beata Vergine; si eviti tuttavia una troppo dispendiosa fastosità, come pure uno sfoggio esagerato di gemme che disdica alla sobrietà del culto o risulti in qualche modo offensivo per quello che è l'umile tenore di vita dei fedeli del luogo.
2036. È opportuno che il rito venga officiato dal vescovo diocesano. Qualora questi non possa farlo di persona, ne affiderà il compito a un altro vescovo o anche a un presbitero, a quello specialmente che è stato suo attivo collaboratore nella cura pastorale dei fedeli nella cui chiesa si venera l'immagine da incoronare. Se l'immagine viene incoronata a nome del Romano Pontefice, si osservino le norme indicate nel Breve apostolico.
2037. Il rito dell'incoronazione si compie opportunamente nelle solennità e feste della beata Vergine Maria e in altri giorni festivi. Non si svolga però nelle maggiori solennità del Signore e nemmeno nei giorni a carattere penitenziale.
2038. Secondo le circostanze, l'incoronazione dell'immagine della beata Vergine Maria si può fare durante la Messa, ai Vespri nella Liturgia delle Ore o in una celebrazione adatta della parola di Dio.
2039. Per il rito dell'incoronazione, oltre alle cose necessarie per la celebrazione dell' azione liturgica in cui s'inserisce, si preparino: — il Benedizionale; — il Lezionario adatto; — la corona o le corone collocate in luogo adatto; — il secchiello dell'acqua benedetta con l'aspersorio; — il turibolo con la navicella dell'incenso e il cucchiaino.
2040. Si usino vesti sacre di color bianco o festivo, a meno che non si celebri una Messa che richieda un altro colore (cfr sopra n. 2037). Se si celebra la Messa, si preparino: — per il vescovo: camice, stola, casula o piviale, mitra, pastorale; — per i diaconi: camici, stole e, secondo l'opportunità, dalmatiche; — per il lettore e gli altri ministri: camici o altre vesti legittimamente approvate.

5. Valore e significato delle incoronazioni mariane
a) Oggi per il cristiano incoronare le immagini mariane si configura come memoria e segno di ben altra «incoronazione» della Vergine: quella che Dio Padre, per Cristo, nello Spirito ha compiuto nel momento in cui la Madre di Dio al termine della sua vita terrena viene assunta in corpo e anima al cielo. Si tratta di un fatto di grazia afferrabile solo con la fede. Senza ricorso a segno alcuno, la Vergine è pienamente configurata a Cristo risorto e resa partecipe della sua signoria. L'ambiente di tale «incoronazione» è costituito dalla comunità celeste, dove sono «quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo» (1Cor 2,9). Oggi per il cristiano l'incoronazione «rituale» di un'immagine della Vergine è un atto cultuale ed espressione di fede del popolo di Dio. Il suo ambiente è la comunità ecclesiale che crede e ama. Attraverso il rito i fedeli sono condotti a congiungere in un unico sguardo di fede la comunità celeste e i luoghi «storici» della regalità di Maria:
- la casa di Nazaret, dove l'umile Vergine, elevata al culmine della comunione con Dio - nel suo grembo il Verbo si fece carne - si dichiara «Serva del Signore» (Lc 1,38);
- la «città di Giuda» (Lc 1,39), dove Maria si reca a visitare Elisabetta e dove risuona il Magnificat, cantico-sintesi della spiritualità degli umili e dei «poveri del Signore»;
- il Golgota, dove è presente la Madre e dove il Figlio dell'uomo, essendo stato «esaltato», attira tutti a sé (cf. Gv 12,32).
b) Il popolo di Dio con la celebrazione del Rito fa una vigorosa professione di fede nella maternità regale di Maria. È chiamato a interpretare la regalità della Vergine, come quella del Figlio, non secondo le categorie di questo mondo (cf. Gv 18,36), ma secondo le categorie evangeliche. Maria ha dato alla luce il Re della gloria (cf. Sal 24,8.10), colui che «regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il cui regno non avrà fine» (Lc 1,33). Ora è esaltata come «regina» perché si è abbassata quale umile «serva» del Signore (cf. Lc 1,38.48). Anche in cielo la sua regalità continua ad essere una regalità di servizio e di misericordia. La via della regalità percorsa da Cristo e da Maria - l'amore e il servizio - è la stessa che il vero devoto della Vergine è chiamato a percorrere. Amore e servizio ricorrono appunto quale binomio inscindibile nella prece di benedizione del nuovo Rito: «Guarda con bontà, Signore, il tuo popolo, che nel porre il diadema regale all'immagine della Madre del Cristo tuo Figlio, riconosce il Signore Gesù re dell'universo e acclama regina la Vergine Maria. Concedi, o Padre, che seguendo il loro esempio anche noi ci consacriamo al tuo servizio e ci rendiamo disponibili l'un l'altro nella carità; così nella vittoria sull'egoismo e nel dono senza riserve adempiremo la tua legge e condurremo a te i nostri fratelli». In Maria la dignità regale, di cui viene insignito ogni discepolo di Cristo nel battesimo, ha già raggiunto il più alto livello, la massima espressione. E il popolo di Dio ha sempre compreso nel simbolo della corona il «segno visibile di una riuscita». L'umile Vergine di Nazaret, incoronata ed esaltata presso Dio, è il simbolo dell'umanità chiamata ad essere, in tutte le sue membra, un popolo libero, sacerdotale e regale (cf. 1Pt 2,9; Es 19,5-6); il termine cui conduce il cammino discepolare, che attraverso la croce giunge alla «corona della gloria» (1Pt 5,4); l'avveramento supremo della parola di Gesù: «Chi si umilia sarà esaltato» (Lc 14,11).
c) Gli studi condotti in questi ultimi anni sulla pietà popolare, nella quale la pietà mariana ha una parte rilevante, confermano che spesso nei fedeli la venerazione verso la Regina del cielo, potente e misericordiosa, non è disgiunta da un coerente impegno di vita cristiana. Nella prospettiva del nuovo Rito, infatti, il gesto dell'incoronazione non si esaurisce in semplice atto di culto alla Vergine, ma continua nel gesto consolante verso i «poveri del Signore» del nostro tempo, verso quanti cioè ai nostri giorni sono perseguitati e umiliati per la loro fedeltà al Vangelo. Il Rito richiama ad essi che Dio è fedele alla sue promesse e il suo stile di agire non muta: come ha esaltato Maria di Nazaret, donna umile e povera, fedele alla Parola, così esalterà pure loro. L'incoronazione delle immagini di santa Maria orienta dunque il popolo di Dio a sperimentare la presenza amica e materna della Madre del Signore. Vivente nella gloria, Maria non ha deposto la sua materna sollecitudine per l'umanità: innalzata accanto a Cristo al di sopra degli angeli, ella regna gloriosa e intercede per tutti gli uomini come avvocata di grazia e regina di misericordia. Il Rito non isola quindi la figura della Vergine, né l'allontana da noi, ma la fa sentire contemporaneamente presenza da imitare e speranza da raggiungere. Il titolo di regina e l'immagine incoronata racchiudono sentimenti di meraviglia e di stupore per le grandi cose compiute in lei, di fiducia e di speranza per il suo atteggiamento amoroso verso tutti. In Cristo Re e in Maria Regina noi scopriamo la nostra grandezza presente e il nostro destino futuro, scopriamo la nostra vocazione regale: «stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa...» (1Pt 2,9).

Bibliografia

DAINOTTI V., Valore e significato del Rito dell'incoronazione delle immagini mariane, dal sito webdiocesi.chiesacattolica.it; AA. VV., La Vergine Maria incoronata. Storia - dottrina - devozione, Centro mariano SMR, Rovigo 1980; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Rito per l'incoronazione dell'immagine della Beata Vergine Maria, Roma 1982; MAGGIONI C., Storia e significato del rito di incoronazione delle immagini della Beata Vergine Maria, in La Madonna delle Grazie espressione teologica e storico – artistica per un culto mariano, Atti del Convegno mariologico San Giovanni Valdarno (11 Settembre 2004), San Giovanni Valdarno (AR) 2004; BONCI P., Madonne coronate in Italia e nel Mondo, Fiesole (FI) 2004; AA. VV., Maria, Serva del Signore, incoronata di gloria, Edizioni Monfortane, Roma 2002.

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