CATEGORIA: MAGISTERO
TITOLO DELLA PUBBLICAZIONE: La Vergine Maria e la pace nel Magistero di Paolo VI


Antonino Grasso
La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978)
Pontificia Academia Mariana Internationalis
Città del Vaticano 2008


INTRODUZIONE DELL''AUTORE

1. FINALITA'', CONTENUTI E STRUTTURA

Con il presente studio mi sono riproposto, delineando il cammino della Chiesa e del cristiano verso la realizzazione della pace, di rilevare e poi sottolineare alcuni aspetti della presenza misterica ed esemplare della Vergine Maria e alcune potenzialità della devozione e del culto mariano, che trovano profondo ancoraggio nel magistero e nella mariologia socio-spirituale di Paolo VI. Il lavoro è stato diviso in due parti e sette capitoli.

1.1. Parte I: Paolo VI in dialogo con gli uomini per la pace nel mondo
Questa prima parte, delinea anzitutto quale fu la situazione storica in cui si svolse il pontificato di Papa Montini; un periodo drammatico che conobbe sanguinose rivoluzioni e guerre, crisi destabilizzanti e contestazioni radicali che costituirono il naturale richiamo della sua azione relativa alla pace (Capitolo I).
Il Pontefice, conosciuta e analizzata la disastrosa situazione di molte nazioni e dei singoli uomini, si impegnò in un’azione di dialogo aperto a tutte le componenti della società, anche le più lontane per ispirazione ideologica, perché esse ritrovassero la via della concordia e della cooperazione. Era logico che la Chiesa da lui avviata, alla luce del Concilio Vaticano II, su questo sentiero verso il mondo moderno, dovesse essa stessa anzitutto assoggettarsi ad una radicale trasformazione, consistente in una maggiore consapevolezza del suo essere e della sua missione, per adeguarsi alle nuove esigenze dell’evangelizzazione e del dialogo. Fondamento indispensabile della pace era, per Paolo VI, il riconoscimento della inviolabile dignità dell’uomo, il rispetto e la tutela dei suoi diritti fondamentali, la sua piena realizzazione come singolo e come membro della società e della famiglia universale dei popoli. Per questo egli affermò che il nuovo nome della pace era lo sviluppo, inteso come la realizzazione piena e totale dell’uomo, in tutti i gradi della sua presenza nel mondo, senza la quale nessuna pace è possibile. Tutta la sua azione pastorale fu rivolta alla concretizzazione della Civiltà dell’amore, cioè una società equilibrata, giusta, rispettosa, aperta all’accoglienza, al perdono, alla collaborazione universale, illuminata dalla luce di Cristo. Ogni cristiano, di conseguenza, è chiamato ad essere, nella sua esperienza di vita, un operatore e un costruttore di pace in questa nuova civiltà; deve operare, cioè, dopo essersi riempito della pienezza di Cristo, la trasformazione del mondo, partendo dagli ultimi, da coloro a cui ogni diritto viene negato; deve favorire la crescita veramente globale della persona; deve dare il suo contributo per ristabilire il legame di solidarietà e fraternità nel cuore degli uomini (Capitolo II).

1.2. Parte II: La Madre di Dio e la pace
In questo contesto socio-politico e antropologico, parlando del rapporto della Madre di Dio con la pace, la mariologia innovativa e propositiva di Paolo VI, ancorata agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e alla millenaria tradizione teologica e dogmatica della Chiesa (Capitolo III), si riveste necessariamente di risonanze sociali e politiche. La persona, la vita e la missione della Vergine, così come delineato dalla Scrittura, hanno, infatti, una profonda relazione con l’uomo, sollecitano la sua emancipazione da ogni tipo di schiavitù e, nell’ottica di Dio, incoraggiano il trionfo della giustizia e della pace sulle strutture riottose e pertinaci del peccato. Da quando, nella pienezza del tempo (Gal 4, 4), diede alla luce il Redentore, la Madre è perennemente presente nella storia, interviene maternamente nelle vicende degli uomini e indica al cristiano, quale suo modello e maestra, la ricchezza interiore, le disposizioni d’animo e gli orientamenti che egli deve possedere per diventare operatore di pace nel mondo (Capitolo IV).
Il rapporto Madre di Dio–Pace-Uomo, trova la sua emblematica unità nella fusione celebrativa della Solennità liturgica di Maria SS. Madre di Dio, del Capodanno civile e della Giornata Mondiale della pace del 1 gennaio, da Paolo VI istituita. La ripristinata solennità liturgica, che celebra anzitutto Cristo re della pace, si riveste di pregnanza socio-politica, per cui, in un contesto in cui si afferma che la pace è fondata sulla piena realizzazione dell’uomo in cammino nell’evolversi del tempo, la maternità divina di Maria, diventa simbolo del riscatto della maternità umana da ogni forma di repressione e costrizione; emblema della natura relazionale della creatura, vessillo della Civiltà dell’amore, segno della presenza rigenerante e benedicente di Dio nella storia; forte richiamo alla cultura della vita e dell’accoglienza, soprattutto in relazione ai piccoli e ai deboli (Capitolo V).
La pace, tuttavia, pur essendo fatica dell’uomo, è anche e soprattutto un dono di Dio, per cui il cristiano deve chiederla con preghiera costante. Collegandosi con palese volontà alla tradizione della Chiesa, alla devozione popolare mariana e al magistero dei sui predecessori, Papa Montini invita la Chiesa a invocare da Dio, intercedente la Vergine, il dono della pace, tramite i pii esercizi del Rosario e del Mese di maggio, ai quali viene riconosciuta in tal modo, oltre a quella spirituale, anche una profonda significanza socio–politica. Il Rosario, infatti, così come emerge dal magistero pontificio, oltre ad essere una preghiera completa, cristologica ed evangelica, è anche un’autentica scuola di vita cristiana, a partire dalla famiglia; una preghiera universale che irradia la potenza trasformante del messaggio evangelico; un elemento di evoluzione spirituale e realizzazione dell’uomo, considerato cellula vitale e fondamento della società giusta e pacifica, fondata sull’amore (Capitolo VI).
Anche il mese di maggio, può divenire un percorso di impegno religioso e sociale. Seguendo le direttive del magistero sociale e mariano di Paolo VI, il pio esercizio: può essere proposto come strettamente legato alla festa della Visitazione (Cf. Lc 1, 39-56) e, sul modello orientale, essere considerato una preparazione ad essa (via liturgica); diventare un cammino verso l’uomo cercato per essere rievangelizzato, compreso e aiutato (via antropologica); trasformarsi in un itinerario di contemplazione della luce di grazia che avvolge la Nuova Arca dell’Alleanza che ha portato nel suo seno l’Autore della vita e della bellezza che non tramonta e in un momento di rigenerazione sacramentale (via della bellezza); diventare l’occasione per un rinnovato impegno e servizio verso gli anziani e le gestanti (via della solidarietà), di cui Elisabetta è il santo modello (Capitolo VII).
La conquista e la realizzazione della pace, che si fonda sul riconoscimento della centralità dell’uomo, trovano la presenza attiva di Maria, donna in relazione, solidale con la famiglia umana, prima evangelizzatrice e icona della pace stessa. Santa Maria insegna e mostra che quello della pace è un cammino fatto prima di tutto di conversione, cioè di vita cristiana veramente e pienamente vissuta alla luce di Cristo e del suo Vangelo di pace e riconciliazione e di preghiera costante a Colui che è l’unica fonte di ogni pace, di ogni riconciliazione e di ogni fraternità (Conclusioni)

2.METODOLOGIA

La struttura del presente lavoro è stata concepita come un teorema discendente o ascendente che arriva a Maria o parte da Maria e costituisce, nella sua duplice possibilità o nella sintesi delle due possibilità, una delle più autentiche chiavi di lettura della mariologia socio–spirituale di Paolo VI.

2.1.Teorema discendente: dalle crisi del mondo a Maria. Prospettiva socio/politica–spirituale.
Le crisi, le guerre, le rivoluzioni e le trasformazioni del mondo, esigono che il Vescovo di Roma e la Chiesa con lui, dialoghino con tutti gli uomini e si adoperino perché esso viva nella giustizia, nella pace e nella luce di Cristo. In questo contesto, la mariologia montiniana non può non avere risvolti socio–politici, attestati ed evidenziati nel magistero e nell’azione pastorale di Paolo VI, dalla presentazione di Maria quale modello antropologico e spirituale non solo del discepolo di Cristo, ma della donna e dell’uomo in generale; dall’istituzione della Giornata Mondiale della pace proprio nella solennità della Madre di Dio, la cui maternità è un irrevocabile impegno sociale verso l’umanità; dal legame Situazione del mondo–Pace–Principe della pace–Madre del Principe della pace, su cui insistono alcuni documenti montiniani. Tutto questo deve indurre i cristiani, singolarmente presi e come Popolo di Dio–Chiesa, a realizzare e vivere la pace col cuore di Maria, cioè nella prospettiva spirituale, sociale e antropologica della Madre del Signore, icona e modello dell’autentico operatore di pace per e nella Civiltà dell’amore. La Madre di Gesù, infatti, cooperò con la sua vita e il suo impegno e continuamente coopera attraverso la sua sollecitudine materna, all’avvento del regno di Dio, che è un regno d’amore, in cui viene resa giustizia ai poveri e agli ultimi.

2.2.Teorema ascendente: da Maria alle crisi del mondo. Prospettiva spirituale–socio/ politica.
Vivendo e realizzando la pace col cuore di Maria, cioè nella sua prospettiva spirituale, sociale e antropologica, si riscopre anche il suo legame–impegno materno, attivo e solidale con gli uomini. Come Madre del Principe della pace, con e in subordinazione a Lui che è la luce del mondo e allo Spirito Santo, la Vergine coopera alla nascita dell’uomo nuovo, del vero cristiano, che nella vita e attraverso le opere rende attiva e dinamica la sua fede e la sua appartenenza a Cristo, evangelizza, cioè, il mondo, portando con la Chiesa agli uomini la Buona Novella della giustizia e della pace. In dialogo con il mondo, il cristiano e la Comunità dei discepoli si riscoprono, con e come la Madre del Figlio dell’Uomo, esperti in umanità, capaci di proporre le vie nuove del regno di Dio, di cui il Magnificat della Madre e della Sorella delle donne e degli uomini, è il proclama solenne e valido per ogni tempo.

Il rapporto Madre di Dio–Pace presente e proposto da alcuni documenti magisteriali di Paolo VI si colloca, di conseguenza, nel contesto di una mariologia socio–spirituale, come in postazione naturale e adeguata. Fuori da questo contesto, certo singolare ma perfettamente in simbiosi con il progetto pontificale di Papa Montini, non si comprenderebbe nella sua pienezza il riferimento e il collegamento che egli fa del problema e della conquista della pace con Maria e si lascerebbe nell’ombra un’illuminante chiave di lettura della pietà e del culto mariano. Questa lettura, tra l’altro, spiega adeguatamente in chiave socio-spirituale, l’assioma dello stesso Pontefice: «Non possiamo essere cristiani senza essere mariani», che vuol dire: non possiamo divenire costruttori di pace nella Civiltà dell’amore, se non possediamo le doti spirituali, teologali e antropologiche di Maria e se il culto di venerazione e di imitazione di lei, non si realizza in una vita condotta alla luce del Vangelo, divenendo essa stessa testimonianza e annuncio del Signore della pace in un mondo spesso sconvolto da immani tragedie e sempre bisognoso di perdono, di riconciliazione, di fraternità universale e di salvezza.


Antonino Grasso

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