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  La maternità verginale nel Magistero dal 392 al 649 
DogmiDa: E. Toniolo, La maternità verginale nel Magistero dal 392 al 649, Marianum, Roma 1999-2000.


Il periodo storico

Dal Concilio di Capua del 392 al Concilio Lateranense I del 649 e poi ancora fino al Concilio Costantinopolitano II, Ecumenico VI del 681, il Magistero della Chiesa ha avuto una straordinaria fecondità ed una grande importanza in quanto dettava sia norme pratiche da tutti accolte e seguite o proponeva linee dottrinali che tutti avrebbero dovuto accogliere e seguire. Questo era favorito dall'unità sociale indivisa della comunità cristiana, dal momento che Costantino aveva fatto del Cristianesimo la religione di stato.
Per molti secoli ci fu una fusione di interessi religiosi e politici perché gli imperatori vedevano nell'unità della fede un mezzo formidabile per mantenere l'unità dell'impero. Gli imperatori furono spesso al centro delle controversie teologiche o convocarono dei Concili perché essi non degenerassero in divisioni etniche e politiche.
Al periodo del nostro studio, cioè dal 392 al 649, appartengono i tre maggiori Concili Ecumenici: Efesino del 431, Calcedonense del 451, Costantinopolitano II del 553 e, poco più in là del nostro arco storico, il Costantinopolitano III del 680 - 681. Inoltre furono anche celebrati oltre 400 Concili particolari nei vari centri della Cristianità. In genere tutti i Concili riservarono comuni attenzioni alla disciplina ecclesiastica e liturgica, mentre si differenziarono le conclusioni dogmatiche, secondo le diverse correnti teologiche. Così abbiamo in Africa conclusioni antidonatiste e antipelagiane; In Spagna antiariane; In Oriente antiorigeniste, anticalcedonesi e antimonofisite.
In questo contesto si colloca il Concilio di Capua, in parte disciplinare e in parte dogmatico, riunitosi per condannare l'errore del vescovo Bonoso sulla perpetua verginità di Maria.

In Oriente e in Occidente

In Occidente il tema della Verginità di Maria era scottante perché a causa del monachesimo dilagante, favorendo la vita celibataria, si offuscò o si pose in secondo ordine la vita matrimoniale. A questo indirizzo che vedeva nella Verginità di Maria il suo modello, si oppose il Vescovo Bonoso con Elvidio e Gioviniano che, pur affermando la Verginità ante partu, negavano la verginitas in partu e post partum e questo per sostenere la tesi che Maria, oltre ad essere modello di coloro che si dedicano alla vita celibataria, è anche modello degli sposati in quanto anche lei era stata una buona sposa e una buona madre dopo la nascita di Cristo. I tre vennero contestati dai singoli Padri come Ambrogio e Girolamo e poi condannati dai Concili di Roma, Milano e Capua che riaffermarono la perpetua verginità di Maria.
In Oriente dilagò invece la controversia cristologica causata dalle tesi monofisite di Apollinare che sosteneva in Cristo la presenza dell'anima razionale con la stessa sussistente persona del Verbo e, dopo la sua nascita, solo la natura incarnata del Verbo di Dio. Singoli Padri e i Padri Cappadoci si opposero ad Apollinare, come Gregorio di Nissa. Ma la contrapposizione si estese alle grandi scuole teologiche di Alessandria e Antiochia sempre sul modo di intendere l'unione delle due nature nell'unica persona di Cristo. Dopo il Concilio di Efeso e soprattutto dopo quello di Calcedonia si frantumò l'unità delle chiese d'Oriente che si schierarono pro o contro di esso. Dal V al VI secolo, fino all'invasione degli Arabi, si cercarono costantemente vie di compromesso tra Calcedonia che affermava due perfette nature sussistenti nell'unica persona del Figlio di Dio e i monofisiti che invece sostenevano l'unica persona e l'unica natura del Verbo come unico principio di operazione. Uno dei compromessi fu l'accettazione di due nature, ma l'esistenza di un'unica volontà e un'unica operazione del Verbo. Questi punti furono anche oggetto di discussione nel Concili Costantinopolitano II e III e nel Concilio Lateranense I del 649. In questo contesto la Verginità di Maria passò in secondo ordine e fu chiamata in causa come corollario della maternità divina.

Il Concilio di Efeso

1. Efeso (431)
A - TESTI FONDAMENTALI
Sono le lettere di Cirillo e di Nestorio e riguardano il modo di intendere l'unione delle nature in Cristo e, di conseguenza, la liceità di chiamare o no la Vergine Maria con l'appellativo di Theotokos.
LA LETTERA DI CIRILLO A NESTORIO APPROVATA DAL CONCILIO
6.: Professiamo un solo Cristo e Signore, non nel senso che adoriamo l'uomo insieme al Logos, ma nel senso che adoriamo uno solo e lo stesso perché il corpo non è estraneo al Logo che siede accanto al Padre, uno solo unito alla sua carne…;
7.: la Scrittura non dice che il Logo ha unito a sé un prosopon di uomo, ma che si è fatto carne, è cioè nato realmente come uomo da una donna, senza perdere il suo essere Dio e il suo essere stato generato dal Padre. Per questo la Santa Vergine deve chiamarsi Theotokos, non perché ha generato la natura del Logos, ma perché ha generato il corpo del Logos, cioè ha generato il Logos secondo la carne……
LA LETTERA DI NESTORIO A CIRILLO CONDANNATA DAL CONCILIO
5.: i Padri parlano di incarnazione e non di generazione;
6.: le nature sono divise e unite in solo prosopon, ma il Dio Logos non ha bisogno di una seconda nascita da donna;
7.: la divinità non può subire passione, né nascita: nasce e soffre solo l'umanità di Cristo per cui la Santa Vergine non è madre del Logos e quindi Theotokos, ma è madre dell'uomo e quindi soltanto Christotokos.
Sia Cirillo che Nestorio chiamano Maria la "Santa Vergine" e cioè Nestorio non nega la maternità verginale, ma solo la maternità divina. Il "santa" che precede "Vergine", nella dottrina del III secolo in Oriente, indica che la Vergine mai perse la sua verginità e che la visse in esemplare santità.
B - TESTI AUSILIARI AGGIUNTI AGLI ATTI DEL CONCILIO
Negli Atti di Efeso, oltre alle due lettere citate e ai 12 anatemismi di Cirillo, furono anche incluse: l'omelia sulla Madre di Dio di Proclo; l'omelia sul Natale di Teodoro d'Ancira; l'omelia di Cirillo pronunciata al ritorno dei suoi legati al Sinodo nella Chiesa di S. Maria.
OMELIA SULLA MADRE DI DIO DI PROCLO
Da Maria nacque un Dio, ma non puro Dio e un uomo, ma non un semplice uomo. Se Maria non fosse rimasta vergine il suo nato sarebbe stato un semplice uomo, ma essendo nato un Dio, nacque senza corruzione, lo stesso Signore che a porte chiuse entrò nel Cenacolo. Non parlo di un uomo deificato, ma di un Dio incarnato che come uomo aprì le porte della natura, ma come Dio non ruppe i sigilli verginali e uscì dall'utero senza corromperlo.
OMELIA SUL NATALE DI TEODORO D'ANCIRA
La natura non conosce una partoriente che resti vergine, ma la grazia fece la partoriente e conservò la Vergine, fece la madre e non danneggiò la verginità.
Che il generato è il Figlio di Dio è manifestato da ciò che non sciolse la verginità: colei che genera una semplice carne cessa di essere vergine; il Verbo di Dio nato dalla carne, custodisce la verginità, mostrandosi Verbo.
OMELIA DI CIRILLO AL RITORNO DEI LEGATI
In questo discorso Cirillo si rivolge direttamente alla Theotokos riconoscendola radice di tutta l'azione salvifica del Figlio, in quanto tutto quello che lui opera come Dio a nostro favore, trova nella santa umanità ricevuta da Maria il suo inalienabile fondamento. Cirillo chiama Maria anche più volte la "santa Madre di Dio Maria, la Semprevergine", dimostrando che il linguaggio corrente usava indifferentemente già sia "Vergine" come "Semprevergine" per indicare Maria.

Il Tomus Leonis del 449

La lettera di Leone Magno a Flaviano di Costantinopoli, applaudita dal Concilio di Calcedonia, è un punto costante di riferimento. Basandosi sull'antico simbolo romano e sulle Scritture, Leone propone contro Eutiche una chiara dottrina: due perfette nature unite nell'unica persona divina, mantenendo ognuna di esse integre e inconfuse le proprietà e le operazioni.
Commentando l'articolo del simbolo, Leone sottolinea come il Verbo si sia fatto uomo ma lo ha fatto senza concupiscenza, ma da Spirito Santo e dalla Vergine. Per potenza divina egli è stato concepito da quella creatura la cui verginità inviolata non conosce concupiscenza nel concepimento e rimane integra nel parto. Questa nascita, mentre nulla toglie e nulla ha dato a quella nascita divina e sempiterna, ha restaurato l'uomo che era stato ingannato. Le due nature, restando integre nelle loro proprietà, confluiscono in una sola persona. Anche per Leone Maria è la Semprevergine santa e gloriosa, in strettissimo rapporto con la sua funzione di Madre di Dio.

Il Concilio Costantinopolitano II, Ecumenico V del 533

Convocato da Giustiniano si ripropose di comporre l'aintica e perdurante controversia tra nestoriani e monofisiti. Condannati furono tre personaggi: Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Iba di Edessa. Nei 14 anatemismi viene riaffermata la divina maternità di Maria che in quel momento era al centro di un forte movimento devozionale:
2: chi non professa la nascita eterna e quella temporale del Verbo che ha preso carne dalla santa gloriosa Madre di Dio e Semprevergine Maria, sia condannato;
6: Chi afferma che Maria è Madre di Dio in senso improprio e non reale, sia condannato;
14: Chi nega che Dio Verbo, incarnandosi dalla santa Madre di Dio e Semprevergine Maria, non si è fatto vero uomo, sia condannato.
Il Concilio assume come forma corrente e normale quella di chiamare Maria la "Semprevergine", titolo collegato a "Theotokos" in modo da far risaltare un'immagine unitaria di Maria e sottolineare come verginità e maternità si fondono insieme e la santità e la gloria che da esse promana avvolgono la persona e la funzione della Vergine Madre.

Il Concilio Lateranense I del 649

Questo Concilio ebbe un'importanza straordinaria per il momento storico - teologico in cui fu celebrato e per la presa di posizione chiara e precisa della Chiesa sul piano dogmatico contro tutti compromessi orientali tesi a conciliare il diofisismo di Calcedonia con il monotelismo e il monogenismo.
Il Concilio fu indetto da papa Martino V nell'ottobre del 649 e gli procurò persecuzioni, esilio e morte. Le sessioni furono cinque, gli atti vennero stilai in latino e greco per dare immediata notizia all'imperatore e a tutte le chiese. Per i valori formali e la prassi seguita, è considerato un concilio ecumenico.
Tra gli anatematismi solo i canoni 2,3,4 riguardano la Vergine:
2: se qualcuno non confessa che lo stesso Dio Verbo……..si è incarnato dallo Spirito Santo e da Maria Semprevergine e si è fatto uomo, sia condannato;
3: Se uno non confessa che la santa e Semprevergine e illibata Maria è in modo proprio e secondo verità Genitrice di Dio in quanto in modo proprio e vero lo stesso Dio Verbo che è nato da Dio Padre prima di tutti i secoli, Ella, alla fine dei tempi, lo ha concepito senza seme dallo Spirito Santo e in modo incorrotto lo ha generato, conservando indissolubilmente anche dopo il parto la sua verginità, sia condannato;
4: Se uno non professa che in modo vero e proprio ci sono due nascite dell'unico Signore Gesù Cristo, una da Dio……. Ed una in maniera corporale dalla santa Semprevergine Genitrice di Dio Maria, sia condannato.
Il testo dogmatico del Concilio segue quello di Calcedonia, introdotto come simbolo di fede prima degli anatematismi. Il Concilio chiaramente afferma la concezione verginale e la verginità in partu che porta come conseguenza il permanere della verginità anche dopo: la vera generazione corporale è anche un parto verginale operato dalla potenza di Colui che nacque Dio dalla carne umana. Il titolo "Semprevergine" dato a Maria dimostra ormai l'essere stesso di Maria e si applica a tutti i momenti della sua vita, divenendo non il segno di un momento ma uno stile di vita che la caratterizza per sempre nel mistero di Cristo e della Chiesa.

Inserito Lunedi 14 Settembre 2009, alle ore 16:07:38 da latheotokos
 
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