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  Dimensioni mariane del mistero pasquale 
Bibbia

Introduzione di Aristide Serra, in ID., Dimensioni mariane del mistero pasquale, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo 1995, pp. 7-11.



La Pasqua fu l'epicentro anche della questione mariana. In che senso?
La Risurrezione rivelo l'identità profonda di Gesù, come Figlio divino del Padre, nel quale è sigillata l'Alleanza nuova ed eterna. « In quel giorno - aveva detto Gesù stesso - conoscerete che io sono nel Padre, e voi in me e io in voi » (Gv 14,20). Perciò «in quel giorno», cioè «il terzo giorno» di Pasqua, in presenza del Risorto l'apostolo Tommaso esclama: «Signore mio e Dio mio» (Gv 20,28).
Parallelamente a questa rivelazione decisiva sulla persona di Gesù, la comunità cristiana delle origini cominciò a interrogarsi più a fondo sulla Madre di Gesù.
Anzitutto si imponeva una constatazione. La carne del Signore risorto era la carne che il Verbo divino aveva assunto dal grembo di Maria di Nazaret. La Chiesa, pertanto, imparava a venerare Maria come la Madre del suo Signore (cfr. Lc 1,43).
Vi fu poi la maniera con la quale Gesù uscì dalla tomba verso il Padre. Si trattò, in verità, di un fatto prodigioso che impressionò fortemente la Chiesa. Nel momento ineffabile della Risurrezione, la pietra del sepolcro non fu ribaltata, ma rimase sigillata (cfr. Mt 28,2). Inoltre le bende funerarie nelle quali era stata composta la salma del Crocifisso non furono sciolte o dipanate, ma giacevano afflosciate nella stessa posizione in cui erano state avvolte attorno al corpo del Signore (cfr. Gv 20,5-7).
Dunque: il Cristo rinacque dal grembo della tomba (il grembo della terra-madre) in modo miracoloso. E da questo segno la Chiesa fu sospinta a chiedersi in che modo Gesù di Nazaret, il Risorto, si rivesti della nostra carne nel grembo di Maria (il grembo della donna-madre).
A somiglianza dei pastori di Betlemme, anche i pastori della primitiva comunità cristiana (gli apostoli e i loro collaboratori), dopo che la gloria del Signore risorto rifulse al loro sguardo, presero a dirsi l'un l'altro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo... » (Lc 2,15). La Pasqua, in altre parole, rimandava al Natale, e il Natale si chiariva alla luce della Pasqua. La Chiesa, guidata dallo Spirito, giunse a comprendere che nell'uno e nell'altro evento « ...c'era la Madre di Gesù» (cfr. Gv 2,1).
Maria ebbe un ruolo nel mistero dell'Incarnazione. Nel grembo di lei, lo Spirito santo suscitò in maniera prodigiosa l'umanità del Verbo, cosi come nella Risurrezione avrebbe risuscitato in maniera egualmente portentosa quella stessa carne. La nascita diveniva profezia della rinascita.
E anche nel mistero della Risurrezione v'è un posto per Maria. Possono essere messi in risalto cinque aspetti della presenza della Madre di Gesù nell'economia pasquale: quella che Giovanni definisce come «l'ora di Gesù» (cfr. Gv 2,4; 7,30; 8,20; 12,23. 27; 13,1; 19,27), l'Ora in cui egli passa da questo mondo al Padre (Gv 13,1). Quindi: passione-morte-risurrezione.
1. Sul Calvario, Gesù condivide coi discepoli anche il dono della Madre. Da quell'Ora, la maternità di Maria si estende da Gesù alla Chiesa intera (Gv 19,25-27). E questo non per scelta dei cristiani, ma per volontà di Cristo. Accogliere Maria, di conseguenza, è un impegno della nostra fede.
2. Un'antica e persistente tradizione della Chiesa d'Oriente e d'Occidente - ricordata da Giovanni Paolo II il lunedì di Pasqua 4 aprile 1994 - ritiene che Gesù risorto abbia voluto onorare sua Madre con un'apparizione speciale. Varrà la pena spendere qualche parola per definire le modalità narrative e la portata dottrinale di questa opinione: familiare alla massa degli umili, ma condivisa altresì da illustri maestri del pensiero cristiano.
3. Secondo At 1,14, vediamo Maria nella Chiesa e con la Chiesa di Gerusalemme, in attesa orante dello Spirito santo promesso dal Cristo asceso presso il Padre (Lc 24,49; A t 1,4-5.8). La Pentecoste è l'atto di nascita della Chiesa. In essa confluiscono reminiscenze della genesi di Israele come popolo dell'Alleanza al Monte Sinai (Es 19, 3-8), e anche della genesi del Figlio dell'Altissimo nel seno di Maria ad opera dello Spirito (Lc 1,35).
4. A Gerusalemme (assicurano le attestazioni più venerande) Maria chiude i suoi giorni. Col suo esodo da questo mondo, la santa Vergine è assunta al cielo. Prima fra tutti, ella sperimenta i frutti della Pasqua nella completezza della propria persona. Glorificata in anima e corpo presso il Figlio risorto, «Maria è il frammento del cosmo, che lo Spirito ha già riportato compiutamente a Cristo» (Fate quello che vi dirà, p. 55, n. 55e, cfr. nota n. 31 del primo capitolo).
5. «Grandi cose», dunque, ha operato il Potente in Maria (cfr. Lc 1,49), dall'Incarnazione alla Risurrezione. A questi fatti salvifici renderà testimonianza la Vergine stessa, facendoli conoscere alla Chiesa. E la Chiesa, dal canto suo, da una generazione all'altra narra - celebrandole in sede liturgica - le meraviglie compiute dal Signore in Maria. Detto altrimenti: la Madre di Gesù è un capitolo della missione evangelizzatrice della Chiesa.
Confidava Jean Guitton nel 1949: «Mi sono accorto, strada facendo, nel corso del mio lavoro, che la riflessione sulla Vergine costituisce il punto di uno stupefacente incontro: gli stati della vita umana, i sentimenti più comuni e più vivi, le nozioni più profonde sulla storia della Chiesa, sullo sviluppo del pensiero cristiano, tutto vi si ritrova in prospettive assolutamente nuove» (La Vergine Maria, trad. it. di Renzo Fenoglio, Boria, Torino 1964, p. 13).
Da questa confessione di Jean Guitton scaturisce l'augurio che tutti i discepoli di Cristo - uomini e donne, anche se frammentati dalle divisioni delle rispettive Chiese - giungano a salutare in santa Maria il microcosmo della nostra salvezza. Gusteremo allora in misura più espansa la pienezza di quella gioia che Gesù, dal suo cuore, vuole riversare sul nostro (cfr. Gv 15,11; 17,13).

 

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Inserito Domenica 22 Febbraio 2015, alle ore 8:53:27 da latheotokos
 
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